I NOVANTA ANNI DI CARMINE MANZI POETA, SAGGISTA, GIORNALISTA

Mercato San Severino, domenica 27 settembre 2009

 

I novanta anni di Carmine Manzi

poeta, saggista, giornalista

Un uomo senza tempo

di Ambrogio Ietto

 

Non è evento di tutti giorni ritrovarsi in tanti, nel parterre di un dignitoso teatro di provincia, al solo fine di salutare i novanta anni di una persona, grazie a Dio, pienamente autonoma, lucidissima nell’elaborazione cognitiva, attenta e vigile alle diverse fasi della non breve serata, particolarmente sensibile alle diverse forme di linguaggio ( interventi ufficiali, prosa, poesia, musica, canto, danza ) che un intelligente, delicato regista, Pasquale De Cristofaro, è riuscito così bene ad amalgamare e ad offrire.

Né risulta facilmente acquisibile la disponibilità di un sindaco che mette a disposizione dell’avvenimento l’intera struttura organizzativa di cui la sua amministrazione è dotata per assicurare all’illustre festeggiato e alla qualificata platea ospite quasi tre ore di gradevole immersione culturale. I novanta anni compiuti felicemente appartengono a Carmine Manzi, poeta, scrittore, critico d’arte, giornalista mentre l’iniziativa di celebrare con solennità l’evento è di Giovanni Romano, noto ormai in tutta Italia come l’amministratore esperto per eccellenza di politica ambientale, ma egualmente attento alla crescita civile e culturale della comunità di cui è il primo responsabile.

Novanta anni non sono un traguardo agevolmente raggiungibile da parte della maggioranza dei mortali. Essi, poi, esaltano  la suggestività e la ricchezza della vita quando vengono raggiunti in una condizione non solo sufficientemente autonoma dal punto di vista fisico ma  ancora straordinariamente fertile sul versante del potenziale creativo, della freschezza elaborativa, dell’interconnessione logica, di una sensibilità adolescenziale, tutti fattori che consentono al protagonista di una vicenda umana, vissuta anche tra restrizioni materiali e sofferenze fisiche, coi condizionamenti socio – politici propri del ventennio fascista, impegnata in un’attività appagante ma anche logorante qual è l’azione educativo – didattica nella scuola primaria, di continuare a sognare ad occhi aperti, di sentirsi ancora profondamente giovane nell’anima, di delineare progetti fortemente motivati per il futuro.

Carmine Manzi oggi è ancora tutto questo e la sua immagine domenica sera, discretamente compiaciuta ma anche teneramente commossa, ha richiamato in chi scrive quella di un suo illustre collega, Giuseppe Ungaretti che, a Salsomaggiore Terme, poco tempo prima di lasciare questo mondo, offrì con gioia ma anche con maschile compiacimento il suo volto in video ad Iva Zanicchi che cantava il più tenero dei motivi poetici e musicali dedicati ad un padre: ‘ Un uomo senza tempo ‘ ( Mi viejo ) di Piero & José, autori argentini.

Carmine Manzi, infatti, ritorna spesso a contesti, volti, situazioni, motivi, paesaggi del tempo lontano della fanciullezza e dell’adolescenza. Lo fa con profonda, nostalgica, tenera sofferenza. E’ il mondo del luogo natio, è quella realtà antropologica in cui bastava un niente per essere contenti mentre oggi c’è il tutto che, purtroppo, rende infelici. Gli viene, però, in aiuto la poesia che, per fortuna, produce in lui un effetto catartico, liberatorio. Gli rialimenta, infatti, la motivazione a girarsi intorno e ad osservare, ad interagire ancora in termini significativi  con la natura, le cose, le persone, ad avvertire, come accadeva in gioventù, forti slanci emotivi, ad inventare fantastici, imprevedibili  voli, a trovare, nel rapporto verticale con la preghiera e con Dio, la desiderata condizione di pace e di interiore serenità.Dunque, proprio un uomo senza tempo.

 

                                                                                           Ambrogio  Ietto

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