UNA RECENTE PUBBLICAZIONE

 

 

Ambrogio Ietto

 

LE   ISTORIUCOLE   NOCERINE

 

di

 

Aldo Di Vito

 

 

Ci sono mezzi e metodi diversi per ottenere il ritratto di una persona, la sintesi espressivamente efficace del suo modo di essere, del livello di autonomia raggiunto, dei comportamenti assunti in tempi e in contesti diversi, del suo stile di vita.

Per me, che nocerino non sono e che non ho avuto la fortuna di godere del dono di una lunga e sistematica frequentazione con l’avvocato Aldo Di Vito, è stata più che sufficiente la lettura di queste sue istoriucole per avere la conferma di trovarmi dinanzi ad una personalità dal solido retroterra culturale, intransigente con se stessa, indisponibile ai compromessi, indissolubilmente legata a forti, irrinunciabili richiami valoriali, ma anche dotata di un ricco potenziale di creatività, di un sottile senso di umorismo, di un sofferto sentimento di nostalgia nei riguardi di un passato contraddistinto da modi di vivere e di comportarsi ormai definitivamente superati dall’invasivo pragmatismo dei nostri giorni.

E’ lo stesso termine di istoriucole a confermare il rigore e la serietà degli studi umanistici compiuti dall’autore presso il rinomato liceo classico ‘ G. B. Vico ‘ di Nocera Inferiore. La ‘ i ‘ anteposta al primitivo ‘ storia ‘ , definita dagli esperti di linguistica come forma prostetica utilizzata per dare armonia musicale alla parola, si va a connettere col suffisso ‘ ucole ‘, un elemento morfologico che, posponendosi all’originale radice, ne modifica il senso, mescolando la sfumatura diminutiva con quella dispregiativa.

Di Vito, dunque, intende conferire un’idea di piccolezza a questi suoi scritti, apparsi in un lungo arco di tempo, in prevalenza sul glorioso Risorgimento Nocerino, e  contraddistinti anche dai tratti di un appassionato sdegno, di una sofferta riprovazione, di una documentata critica, di un severo biasimo verso decisioni, pronunciamenti, comportamenti non veritieri, ambigui, offensivi della dignità della persona, disancorati del tutto da valori primari quali la giustizia, l’onestà, l’ordine, la libertà, l’interesse generale, la coerenza e da un’etica politica lontana dal tatticismo e dal trasformismo oggi così di moda.

Che le istoriucole si riferiscano a fatti, episodi, volti, esperienze, accadimenti della sua Nocera, oltre che dal titolo della raccolta, lo si ricava dai tanti, continui  richiami descrittivi di notevole intensità partecipativa che Di Vito compie, così da offrire al lettore una cornice antropologicamente corretta della città dell’Agro.

L’autore, anche se porta dentro di sé sangue irpino, sente verso Nocera un amore illimitato che si manifesta in tristezza ‘plumbea, desolante, opprimente e deprimente ‘ nel constatarne lo stato di abbandono, il processo di graduale deterioramento percepibile anche nella diffusa atmosfera di silenzio, di rassegnazione, di pigrizia, di carenza di entusiasmo che si respira tra la gente.

Certo, ad esprimere considerazioni così gravi non è un cittadino qualunque, è un uomo che ha dato metà della sua esistenza all’impegno civico fino a svolgere per un quadriennio le funzioni di sindaco. Le sue valutazioni, pertanto, possono essere di parte e risentire delle non sempre lineari e tranquille vicende che caratterizzano le campagne elettorali, gli scontri in consiglio comunale, le polemiche scaturite da decisioni assunte e non condivise.

Nella dichiarata tristezza di Di Vito, però, si rileva un tasso di partecipazione e di sofferenza così elevato da fargli richiamare alla memoria analoghi stati d’animo vissuti da un Garcia Lorca o da un Federico Fellini.

La preziosità di questi scritti, infatti, sta anche nell’offrire al lettore, prioritariamente interessato ai piccoli e grandi problemi della città, stimoli e spunti per personali approfondimenti che consentano di saperne di più su rappresentanti significativi della letteratura nazionale e mondiale, su personaggi ed episodi del patrimonio storico, su esponenti importanti della pittura e della musica. I riferimenti sono lapidari ed incisivi, immuni da ogni deteriore pedagogismo.

Doverosamente descrittivi, invece, sono i profili di alcune figure emblematiche della città quali il poeta Pasquale Galante, cantore di una solitudine ‘ aulica e serena ‘, del medico Rocco Fasciani, portatore della ‘ virtù rara dell’onestà’, del docente Carlo Ferrante, fedele interprete dell’umanesimo e dell’idealismo gentiliano, dell’ottuagenario notaio Trotta, ineguagliabile gentiluomo d’altri tempi, dell’avvocato Fulvio Torquato, dotato del ‘valore positivo e tonificante della fede ’ a differenza dell’amico Di Vito, ben disposto ad atteggiarsi a sostenitore dello scetticismo e del primato della ragione.

La memoria dell’autore richiama altri personaggi , altrettanto cari e popolari, riconducibili ad una stagione della vita piuttosto spensierata e gaudente. E’ il tempo delle serate trascorse ‘ in strane ed arcaiche danze, corpo a corpo con le ragazze ‘ o dei pomeriggi occupati da focose partite di calcio. Di Vito, da inguaribile sognatore, lascia trasparire una sia pur contenuta nostalgia per un tempo in cui ‘ si soffriva e si scherzava con molta buona grazia ‘ e non si era tentati dai fermenti contestativi così violenti dei successivi decenni.

Non mancano nelle periodiche riflessioni di Di Vito i momenti della bonaria irrisione, dell’approccio paradossale a determinate situazioni, della garbata e scherzosa insofferenza nei confronti di quanti, congiunti o amici, vorrebbero costringerlo a rinunciare a pietanze, particolarmente gradite ma giudicate poco compatibili con lo stato di salute, o al fumo della Malboro così ben sponsorizzato nei film dal mitico Humphrey Bogart.

La prosa, sempre essenziale ed efficace e, spesso, anche mordace, caustica, pungente, assume particolare gradevolezza nel momento in cui l’autore recupera parole ed espressioni linguistiche proprie del dialetto nocerino o conia inediti neologismi.

Le Istoriucole Nocerine , pertanto, nel confermare il modo di essere intransigente, rigoroso, coerente e una  modalità comunicativa ‘ papale papale ‘ dell’autore, si collocano nel contesto culturale e nel dibattito politico – istituzionale della città, superano ampiamente i limiti della marginalità e della parzialità dichiarati dallo stesso Di Vito e si trasformano in un’insostituibile fonte di riferimento per quanti, soprattutto tra le giovani generazioni, si dispongono a ricercare fatti, eventi, personaggi di un periodo, comunque interessante, del centro dell’Agro.

 

                                                                                                                                                 Ambrogio  Ietto

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