Archivio per dicembre, 2009

IN ATTESA DEL 2010

31 dicembre 2009

Ambrogio IETTO

PENSIERI DI FINE ANNO

Sono queste le ultime ore di vita di un altro anno che va via. Televisione e stampa  informano che, nonostante la crisi, è sensibilmente aumentata la percentuale dei nostri connazionali che hanno deciso di salutare il novello anno in luoghi lontani dall’abituale residenza. Molti di essi hanno preferito  recarsi in ambienti caldi e dall’indiscutibile fascino esotico al fine primario non solo di abbandonare, sia pure temporaneamente, il clima non incoraggiante delle nostre contrade ma anche, e soprattutto, per dare un taglio netto ai problemi dell’ordinaria quotidianità e, di conseguenza, all’inevitabile accumulo di tensioni, di preoccupazioni e di frustrazioni che la stessa produce.

Chi scrive non ha ombra di invidia verso costoro, anzi augura loro un avvio festoso del nuovo anno contraddistinto, nel corso dell’intera sua durata, da serenità e benessere. E’ segno di maturità e di corretto, dignitoso distacco evitare anche di cadere in anacronistiche comparazioni col tempo che fu, quando qualche stellina, bruciando con fiamme colorate, dava il segnale del passaggio all’anno nuovo cui seguiva l’incivile lancio sulla strada sottostante di vasi lesionati e bottiglie con residui di filetti di pomodoro giudiziosamente conservati durante il mese d’agosto.

Tra gente di una certa età queste ore quasi sempre sono vissute per compiere, con o senza commozione, un consuntivo dell’anno trascorso. Spesso si è portati ad esprimere un giudizio non positivo per le attese ambiziose andate deluse, per i gravi torti subiti, perché anche gli umani, possibili  desideri espressi  non si sono attuati.

Così si cerca di investire le proprie aspettative sull’anno nuovo che sta per arrivare. In questo modo tra traguardi sognati e non raggiunti, tra bilanci negativi e prospettive incoraggianti ci si  rende conto che buona parte della propria esistenza si è consumata e che il consuntivo da sottoporre ad esame interessa ormai l’intero arco della vita vissuta.

Una serie nutrita di fotogrammi viene passata in rassegna con sorprendente velocità: sequenze significative del proprio percorso esistenziale, volti cari e meno noti, immagini e suggestioni di stagioni ed esperienze che non possono più riproporsi si susseguono.

Si intrecciano, a volte anche in modo confuso, i ricordi.

Troppi volti sono volati altrove in un’entità fuori dallo spazio che si spera e si considera decisamente migliore e più rasserenante dell’angolo di mondo in cui si è ancora tormentati da pensieri e suggestioni. La rapida successione di eventi, di volti, di melodie, di incontri che hanno segnato la personale esistenza sottopone  la coscienza a severi interrogativi.

Qual è stato il personale rapporto col prossimo? La ricerca della possibile verità, il richiamo frequente dei motivi dell’onestà, della coerenza, dell’autonomia, il cosiddetto senso del dovere, della responsabile partecipazione alla vita della comunità sono state espressioni soltanto profferite e, quindi, non messe in pratica sia pure entro i limiti dell’umano?

L’educazione ricevuta, la consueta severità nel sottoporre a verifica i propri comportamenti solleciterebbero una risposta per niente incoraggiante.

A rendere meno fallimentare il bilancio della personale esistenza giunge salvifico il meccanismo della comparazione e della compensazione. Intorno si colgono, purtroppo, insistenti, consolidati segnali e messaggi di un diffuso individualismo, di una ricerca sfrenata di edonismo fine a se stesso, di elucubrazioni messianiche di questo o di quel politico, di un protagonismo senza limiti, di una contagiosa sindrome di autocelebrazione e di personalizzazione, di un abituale ricorso ad un codice linguistico sconcio ed offensivo, di una comune pratica dell’affarismo e dell’inciucio, di una consolidata abitudine a rifuggire dalle proprie responsabilità per scaricarle su altri soggetti, di un’ossessiva  presunzione da parte di chi si sente arrivato, di un  ricorrente analfabetismo di ritorno, di una navigante incultura.

Il confronto, comprensibile dal punto di vista umano, fa correre il rischio di presumere di sentirsi diversi e migliori.

Per fortuna rimbombano le botte che salutano il 2010. Si abbandonano i tristi pensieri e le facili congetture.

Si spera che l’anno nuovo porti almeno un po’ di serenità.

NOTTE DI NATALE 2009

25 dicembre 2009

UNA LETTERA SPECIALE PER VINCENZO

Caro Vincenzo,

manca qualche ora  all’arrivo del Bambino Gesù ed avverto forte il bisogno di mettermi, comunque, in contatto con te. Non sapendo come fare per raggiungerti nella postazione celeste che occupi ho pensato di utilizzare il mezzo informatico al posto di quello cartaceo che, fin da piccolo, raccoglieva i miei anemici ma teneri pensieri diretti al neonato di Betlemme.

Sai, la mia cara e buona maestra aveva alimentato in noi scolari questo rapporto particolare con Lui. Ci riferiva della sua origine divina ma anche, e soprattutto, della scelta coraggiosa e drammatica compiuta di nascere in una misera, fredda capanna, di accontentarsi del respiro di un bue e di un asinello per riscaldarsi, di manifestare, nel corso della sua breve vita terrena, straordinarie qualità di trascinatore di folle ma di affrontare anche, con un’eccezionale testimonianza di amore nei confronti di tutti noi, il sacrificio della croce.

Sono certo  che Egli condivida la mia iniziativa di scriverti nelle stesse ore in cui ripropone all’intera umanità il messaggio di salvezza e di pace per tutti gli uomini di buona volontà.

Anche tu, infatti, sei stato a modo tuo un predicatore ed un testimone di pace. Lontano dai pettegolezzi e dai contrasti, assertore convinto che le stesse competizioni sportive vanno disputate all’insegna della correttezza e del rispetto reciproco, responsabilmente impegnato a ridimensionare e ad attutire ogni parvenza di situazione conflittuale,  hai conquistato – grazie al tuo modo naturale di essere e di comportarti – l’affetto e la stima di quanti hanno avuto la fortuna di conoscerti e di frequentarti.

Tra noi due, Vincenzo carissimo, non c’è stata una sistematica frequentazione. Nel corso della tua infanzia ti incontravo quasi sempre la domenica quando, nel solco di una tradizione che, ahimè, non si ripropone più, ci ritrovavamo in tanti a consumare il ricco e saporito pranzo preparato da nonna  Emilia e ad ascoltare gli interventi austeri e piuttosto severi di nonno Bartolomeo. Tra i tanti cugini che cercavano di contenere la tua vivacità preferivi trattenerti con Nicola la cui esuberanza percepivi più prossima al tuo modo di essere e di esprimerti. Soltanto qualche giorno dopo la tua dipartita ho appreso che con lui avevi consolidato questo periodico, personale rapporto, raggiungendolo spesso a tarda sera nel suo studio professionale di Salerno per discutere non solo dei fatti del giorno e dei progetti per l’avvenire ma anche per offrigli alcune delle tue simpatiche, spontanee battute che gli alleggerivano di molto la fatica della giornata.

Avrai avuto modo, poi, di renderti conto dell’entità della sofferenza prodottagli  dall’interruzione di questa privilegiata relazione.

Con l’altro cugino Bartolomeo, pur ammirandolo per la serafica pacatezza e per il ruolo ricoperto, amavi discutere del comune, grande amore verso la Salernitana. Entravate nel merito anche delle prestazioni dei singoli calciatori e, non di rado, ricordandovi entrambi del mio passato di arbitro di calcio, ricercavate il mio assenso per legittimare la presunta, errata decisione assunta dal direttore di gara a danno, ovviamente, della vostra squadra del cuore.

Verso di me provavi un po’ di soggezione, una sorta di timidezza. Da parte mia ho cercato sempre di comunicarti con naturalezza e nel modo più immediato. Mi rendevo conto, però, che non avevo colpa nell’essere percepito come persona sostenuta o, peggio, superba. Lo stesso problema, infatti, si era presentato con tuo padre fin dalla sua adolescenza quando, su delega di nonno Bartolomeo, dovevo seguire il suo profitto scolastico presso i docenti della scuola secondaria da lui frequentata oppure quando ero costretto a rimproverarlo, sempre per le mie funzioni vicariali, perché sorpreso a fumare una sigaretta.

Col tempo ho avuto modo di apprezzarti sempre di più. La tua onesta decisione di non proseguire gli studi universitari, l’autonoma ricerca di un lavoro dignitoso, la responsabile scelta compiuta in campo affettivo, preferendo la cara Rosanna, hanno fatto crescere sempre di più la mia stima nei tuoi riguardi. Così in più di un incontro diretto vissuto con te ho avuto modo di prendere atto e di compiacermi per il livello di maturità raggiunto e per il grande senso di responsabilità che caratterizzavano le tue riflessioni.

Poi…poi è successo quel che è successo.

Tu sai bene che anch’io mi sono sentito uno sconfitto. Col passare dei giorni, però, mi sono andato convincendo che quanto accaduto andava interpretato in modo meno condizionato dall’emotività del momento.

Ora ti trovi nella privilegiata condizione di verificare  quanto siamo stati superficiali tutti noi nel non capire fino in fondo l’intensità e la ricchezza del tuo messaggio di concordia e di bene.

E’ per questo motivo che ho deciso di aprirmi a te nella prima notte dell’Avvento che trascorreremo senza di te e, per quanto mi riguarda, senza la tua telefonata di augurio.

Mi manchi anche per questo.

Zio Ambrogio

Salerno, Notte di Natale 2009

L’INDAGINE DEL ‘SOLE 24 ORE ‘ SULLA QUALITA’ DELLA VITA A SALERNO

22 dicembre 2009

 

 

Ambrogio Ietto

SALERNO CON LA SUA PROVINCIA

 

CENERENTOLA PER TENORE DI VITA

 

 

I disastrosi risultati emersi dall’annuale indagine de ‘ Il Sole 24 ‘ sulla qualità della vita a Salerno e in provincia non hanno scosso più di tanto i responsabili delle diverse istituzioni che, a livello nazionale e territoriale, compartecipano al governo delle stesse nel tentativo, per niente riuscito nel Mezzogiorno, in Campania e a Salerno, di fare sistema.

Parlamentari nazionali, consiglieri regionali, pubblici amministratori, esponenti del mondo imprenditoriale e mercantile o hanno preferito tacere sul problema oppure si sono limitati ad esprimere generiche .considerazioni, optando magari per lo scaricabarile delle responsabilità.

Il caso Salerno, al di là dei puntuali, infantili  tentativi di attribuire ad altri interlocutori compiti mancati e mandati non rispettati, assume una particolare gravità per una serie di motivi. Il primo: sono almeno dieci anni che la città e la sua provincia navigano costantemente nei bassifondi della graduatoria. Infatti nel 2000 ci si collocava al 90° posto per poi trovarsi relegati l’anno successivo nove posti più in giù, precedendo, sulle 103 province analizzate, soltanto Lecce, Caserta, Benevento e Palermo. L’anno successivo ( 2002 ) fu salutato con particolare enfasi, da parte della classe politica locale, il recupero di ben 18 posti grazie all’avvenuta collocazione all’81^ posizione. Nel 2003 si retrocesse di nuovo, secondo il quotidiano della Confindustria, al 90° posto. La graduatoria compilata, invece, da ‘ Italia Oggi ‘ fu ancora più severa, relegando Salerno alla novantaseiesima posizione. Andò ancora peggio nel 2004 quando si persero ulteriori quattro postazioni, raggiungendo il primato al negativo col 94° posto. Tra il 2007 e il 2008 si passò di nuovo dall’87° al 90° posto mentre nella graduatoria generale del 2009 è stato compiuto un ulteriore passo indietro di cinque postazioni, collocandoci al 95° posto.

Il minimo storico ora raggiunto è aggravato ulteriormente dall’avvenuta relegazione in fondo alla classifica ( 107° posto su 107 province comprese le quattro di nuova istituzione) nella speciale graduatoria del tenore di vita. Le stesse altre quattro province della Campania hanno un indice di ricchezza più elevato del nostro o, se si preferisce, vivono una condizione di miseria più sopportabile della nostra ( Napoli 106° posto, Benevento 96°, Caserta 94°, Avellino 87° ). I sei indicatori presi in esame per la stesura di questa graduatoria sono più che significativi. Essi riguardano il prodotto interno lordo pro capite ( il cosiddetto trend della ricchezza ), l’entità dei depositi bancari pro – capite, l’importo medio al mese delle pensioni, la spesa pro capite in auto, mobili ed elettrodomestici, l’indice di inflazione e il costo a metro quadro di un’abitazione in zona semicentrale.

Questi dati trovano conferma nella disastrosa situazione economica in cui si dibatte la nostra provincia con l’alto tasso di imprese commerciali che aprono, si ritirano e chiudono, l’elevato importo pro capite di protesti ( 123 euro ), la bassa quota di occupazione femminile e il sempre crescente tasso di disoccupazione ( 84° posto tra le 107 province ).

C’è, per fortuna, una collocazione decisamente positiva in fatto di ordine pubblico e di criminalità (46° posto ) grazie al modesto numero di appartamenti svaligiati e alla contenuta entità di cittadini di minore età arrestati e denunciati. Per grazia di Dio godiamo ancora di un clima accettabile con un numero sopportabile di morti per tumore.

Spaventosamente lenti nell’attività giudiziaria ( 97° posto ) non brilliamo nella realizzazione di edifici per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado. Infatti per ogni 1000 allievi delle superiori sono destinati appena due scuole. La rilevazione, ovviamente, non può registrare il dato che l’Amministrazione provinciale di Salerno impegna 5 milioni e mezzo di euro all’anno per fitti di locali impropri di privata proprietà al fine di ospitare istituzioni scolastiche prive di strutture specificamente realizzate per attività didattiche.

I sei indicatori presi in considerazione per la stesura della classifica relativa alla fruizione del tempo libero ( 87° posto ) riguardano gli acquisti in libreria, il numero degli spettacoli, la ristorazione, l’indice di sportività, le sale cinematografiche e le organizzazioni di volontariato. Il 105° posto acquisito in questo settore la dice lunga sul marcato individualismo dei salernitani e sulla carente azione promozionale svolta da comuni e provincia a sostegno di aggregazioni ed associazioni impegnate a favore del prossimo.

L’articolata ricerca del quotidiano della Confindustria si contraddistingue anche per lo speciale sondaggio che è stato realizzato tra il 15 settembre e il 15 novembre 2009 dall’Istituto demoscopico IPR Marketing mediante interviste telefoniche e telematiche a 700 nostri concittadini e comprovinciali ai quali è stato sottoposto un questionario contenente 14 domande inerenti alla percezione che essi hanno della qualità della vita nell’ambito territoriale in cui risiedono.

In sostanza la ricognizione tende a restituire la possibile soggettività all’oggettività dei fatti sui quali è stata redatta l’indagine sopra  richiamata. In linguaggio anglofono questo giudizio personale è denominato sentiment, cioè parere, opinione. Ebbene negli ultimi  due anni ( 2007 e 2008 ) la provincia di Salerno si era piazzata addirittura al primo posto con la maggioranza dei nostri concittadini e comprovinciali che avvertivano la percezione di un possibile, complessivo miglioramento della qualità della vita nelle nostre zone. Ora, più realisticamente, questa favorevole impressione è andata scemando tanto da essere relegati al decimo posto e da cedere il primato della speranza a Cagliari. Insomma anche i sogni hanno una durata relativa.

Da quanto rilevato dall’annuale ricognizione de ‘Il Sole 24 Ore ‘ non c’è da stare allegri né da rimanere indifferenti: Salerno e provincia in dieci anni hanno continuato a perdere posizioni anche in rapporto al resto del Mezzogiorno.

Sostenere il contrario significa soltanto fare della strumentale ed improduttiva demagogia.

L’AGGRESSIONE A BERLUSCONI

15 dicembre 2009

 

Salerno, 14 dicembre 2009

 

Ambrogio IETTO

 

UNA STRATEGIA BEN MIRATA

 

La notizia dell’aggressione subita da Berlusconi a Milano mi è giunta domenica sera all’interno di un gruppo ufficialmente impegnato a riflettere, in quanto credenti cattolici, a come disporsi a vivere, interiormente e nei riguardi del prossimo, questo periodo iniziale dell’anno liturgico durante il quale la Chiesa si prepara alla festa della nascita di Gesù.

Qualcuno dei presenti non è riuscito a frenare il suo desiderio di sghignazzare, sottolineando che l’atto di violenza consumato nel capoluogo lombardo potesse costituire la giusta strategia per liberarsi di un personaggio che sta mandando alla rovina il Paese. Che non si scherzasse si è compreso subito dopo quando, in modo informale, qualche altro interlocutore ha cercato di offrire elementi aggiuntivi a sostegno della tesi accusatoria contro il Cavaliere.

La lettura dell’intervista concessa dalla cattolica Rosy Bindi al quotidiano ‘ La Stampa ‘ di Torino conferma che anche da ambienti formati alla cultura della non violenza, dell’appartenenza ad un Padre comune e del perdono, nel pronunciarsi su uno degli episodi più gravi che la storia repubblicana del nostro Paese sia costretta a registrare, filtrano sentimenti che, se non sono proprio prossimi all’odio, si avvicinano di molto alla legittimazione di un atto di per sé non giusto né corretto.

La presidente del Partito Democratico ha testualmente detto che tra gli artefici del clima di tensione e di violenza “ c’è anche Berlusconi che non può sentirsi la vittima. Questi gesti vanno sempre condannati, mai giustificati. Qualche volta però sono spiegabili“.

Le espressioni che si sono lette da mesi e che tuttora si leggono su Facebook costituiscono una delle prove più eloquenti di quanto odio sia stato seminato da un antiberlusconismo preconcetto e strumentale. Non c’è stata trasmissione televisiva o dichiarazione di esponenti dell’opposizione che non abbia avuto quale riferimento centrale la figura del presidente del Consiglio e le sue vere o presunte malefatte.

L’eccessiva personalizzazione della lotta politica, motivata anche da provvedimenti legislativi funzionali alla desiderata salvaguardia della posizione del Cavaliere nei confronti delle concentriche iniziative processuali di diversi uffici giudiziari, ha contribuito in misura determinante a condizionare una parte dell’opinione pubblica già di per sé  sofferente a causa della crisi economica ed occupazionale che ha prodotto anche da noi conseguenze molto gravi su migliaia di famiglie.

La ripetizione continua, insistente, ossessiva di accuse e di apprezzamenti severissimi nei confronti  del premier, i settimanali processi mediatici attivati da ‘ Annozero’, ‘ Ballarò ‘, ‘ Che tempo che fa‘, gli strumentali attacchi di blasonati quotidiani stranieri alimentati anche da mirate campagne di stampa di ben individuabili gruppi editoriali italiani, i quotidiani interventi di distinguo e di cavillose distinzioni da parte del suo nemico – amico Fini, hanno ottenuto due importanti risultati facenti parte di un’unica strategia: incidere sulla personalità passionale del Cavaliere, fargli perdere sempre di più il self-control, spingerlo a pronunciare considerazioni e battute anche di dubbio gusto e, contestualmente, alimentare nella mente di decine di migliaia di persone condizionabili una successione progressiva di intolleranza, di avversità anche fisica nei confronti del capo dell’esecutivo.

Il fatto che sia stato proprio un labile mentale a compiere l’insano gesto conferma che un mirato bombardamento verbale, condito di accuse più o meno fondate, di giudizi più o meno condividibili ed amplificato dai canali mediatici, trova terreno straordinariamente fertile soprattutto in soggetti emotivamente fragili.

Ecco perché mi sento di sottoscrivere in pieno una considerazione di fondo espressa dalla nostra conterranea Lucia Annunziata: ‘ Ora che il pericolo di violenza si è materializzato, la discussione su come si combatte il governo dovrebbe invece assumere dei contorni ben più precisi: cambiare molte parole e moduli fin qui usati, rompere con ogni personalizzazione e concentrarsi completamente sugli aspetti politici dello scontro ‘.

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