LETTERA APERTA AL MINISTRO DELL’ISTRUZIONE

IL MATRIMONIO DELL’ONOREVOLE MARIASTELLA GELMINI

 

 

Onorevole ministro,

 

desidero innanzitutto parteciparle gli auguri più vivi per l’avvenuto matrimonio. La stampa nazionale, nel pubblicare la notizia, ha sottolineato il carattere assolutamente privato della cerimonia che si è concretizzata addirittura poco dopo la mezzanotte al fine di evitare il molto probabile assalto dei paparazzi e dei curiosi dimoranti a Sirmione e dintorni.

Peccato che analoga discrezione ella non ha avvertito quando è stata costretta a partecipare ai cronisti e, quindi, all’opinione pubblica, di essere in attesa di un bimbo concepito alcuni mesi prima del programmato evento nuziale. Anzi ha voluto anche dare assicurazioni sui tempi piuttosto brevi che la vedranno lontana dalla Minerva di viale Trastevere. A quanto sembra è intenzione sua, infatti, non rispettare la legge che la obbliga ad astenersi dal lavoro nei due mesi precedenti la data presunta del parto e nei tre mesi successivi.

Evidentemente non considera l’impegno ministeriale un’attività che possa incidere sulla sua serenità di madre che deve assicurare al nascituro le necessarie cure e la desiderata protezione. E’ probabile, infatti, che provvederà a fare allestire in uno degli aridi stanzoni ministeriali una vera e propria nursery dotata di speciali strutture ed animata da capaci puericultrici. La stessa cosa, purtroppo, non possono fare le tante donne impegnate in attività extradomestiche le quali,  il più delle volte, vivono l’ipotesi della maternità con particolare sofferenza non potendo garantire al piccolo sufficienti condizioni di assistenza e di tutela. Senza poi far riferimento alle donne docenti catalogabili tra quelle di ruolo, la cui età media non consente più la procreazione, e le migliaia di precarie prive della stabilità del lavoro e, quindi, impossibilitate a fruire di tutti i benefici che le norme sulla maternità pur prevedono.

Chi le scrive non è preso dal dubbio che ella, in tanto ebbe a fare quella dichiarazione in quanto volesse imitare la sua  collega Rachida Dati, ex ministro della giustizia francese, presentatasi un anno fa al consiglio dei ministri appena dopo cinque giorni dalla nascita della piccola Fatimi – Zhora. La Dati, ora degradata al ruolo di europarlamentare per un probabile, incisivo intervento della signora Carla Bruni sul marito presidente Sarkozi, la fece veramente grossa, non rilevando il nome del partner col quale aveva concepito la piccola.

Lei, invece, non ha avuto difficoltà a dichiarare il suo amore per un rispettabile imprenditore bergamasco già sposato in precedenza e padre amatissimo di una ragazzina dodicenne. Da questo punto di vista è meritevole di pubblica ammirazione, avendo superato più o meno agevolmente le perplessità che il suo dichiarato cattolicesimo e la sua ferma difesa della presenza del crocifisso nelle aule scolastiche avevano generato.

L’esigenza di scriverle, onorevole ministro, scaturisce soltanto e semplicemente dal fatto che ella abbia deciso di coronare il suo sogno d’amore in  avanzato stato di gravidanza senza pensare alla probabile, negativa ricaduta che la sua scelta avrebbe potuto e potrebbe determinare sulle tante preadolescenti ed adolescenti che frequentano le scuole del nostro Paese delle quali lei è l’espressione più alta e, quindi, la referente istituzionale più significativa.

Lei sa molto meglio di me che il Censis ha rilevato recentemente che appena il 9% delle nostre ragazze tredicenni non hanno rapporti completi coi loro giovani partner. L’altro 91%, infatti, non considera l’integrità della vulva un valore da tutelare, correndo rischi frequenti di precoce ed indesiderato concepimento con le comprensibili conseguenze. La scuola anche su questo tema è chiamata in causa e non mancano coloro che l’accusano di essere incapace di dettare nel merito prescrizioni varie ed istruzioni per l’uso.

Ora, per carità, non sarà la sua decisione a far ridimensionare ulteriormente la già ristretta percentuale delle ragazzine indisponibili a praticare sesso completo. Essa, però, consente di rendere ancora più naturale l’eventuale evento della procreazione. E’ fuor di dubbio, infatti, che il riferimento alla giovane donna, prima responsabile del servizio educativo – scolastico del Paese e testimone diretta di un comportamento un tempo discutibile, sarà decisamente spontaneo ed inevitabile.

Risulta, pertanto, piuttosto normale chiederle: ‘ tenuto conto che il suo matrimonio ha avuto carattere molto intimo perché non ha pensato di formalizzarlo e di darne immediata notizia non appena si è resa conto di essere  incinta ? ‘. Lei, invece, ha ritenuto di comportarsi  così come fanno ormai migliaia di donne ed altrettante coppie, dimenticando che ricopre un ruolo istituzionale impegnato in un settore, quello dell’educativo – formativo, già di per sé cosparso da mille contraddizioni e bisognevole ancor di più di modelli significativi.

Forse l’aver bruciato così rapidamente le tappe che l’hanno portata ad occupare un ruolo, che fu di gente come De Sanctis, Gentile, Croce, Bottai e anche dei conterranei Giovanni Cuomo e Salvatore Valitutti, non le ha consentito di recuperare la necessaria ponderazione per assumere decisioni private, ma con inevitabile  ricaduta pubblica, che fossero espressione di un’elementare consapevolezza  pedagogica.

I commenti sono chiusi.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi