Archivio per febbraio, 2010

ELEZIONI REGIONALI IN CAMPANIA: TUTTI PRONTI PER IL LANCIO

27 febbraio 2010

 

 

Ambrogio IETTO

 

Salerno, 27 Febbraio 2010

CANDIDATI SIATE SOBRI

 

 

Le liste dei candidati per le prossime elezioni regionali sono ormai definite. Al di là delle dichiarazioni di principio che arrivano da parte dei referenti dei diversi schieramenti in campo, sull’operazione di pulizia compiuta e sul tipo di detersivo utilizzato, delle  zone d’ombra purtroppo rimangono e contribuiranno, nel corso del mese che ci separa da oggi al voto di fine marzo, ad alimentare interrogativi forse troppo ingenui o, se si vuole, anche banali del tipo: ‘ Ma come mai tanto desiderio di candidarsi per il consiglio regionale ? C’è davvero una così forte motivazione per andare a risollevare le sorti del nostro territorio ? Ma molti dei volti che sorridono sui manifesti affissi un po’ dovunque non sono già da tanti anni dentro organismi istituzionali ? Ebbene, cosa di concreto hanno fatto per offrire delle prospettive di sviluppo serio alle nostre zone e, quindi, di occupazione stabile e dignitosa ai nostri giovani ? ‘. Queste e molte altre domande, decisamente più severe e spesso anche più malevole, si susseguono, contribuendo a consolidare il distacco dalla politica e dalle istituzioni e il disprezzo – rifiuto nei riguardi di quanti intraprendono la competizione elettorale.

E’ giusto obbiettare che non è corretto fare di ogni erba un fascio. E’ vero, ci sono i professionisti della politica, coloro che, soffrendo di questa atipica sindrome, hanno compreso da tempo che, tutto sommato, trattasi di una malattia benigna in grado non solo di non produrre sofferenze ma di garantire addirittura benessere come un imprevedibile miglioramento del proprio status sociale, l’accesso a ruoli di rappresentanza improponibili e mai concessi prima dell’avvenuta elezione, la consapevolezza di poter contare su amicizie influenti e disponibili a tener conto di eventuali segnalazioni, una retribuzione più conveniente di quella riconosciuta agli eletti al parlamento nazionale, un titolo piuttosto discusso di ‘onorevole’ e non pochi altri benefici.

Capita, però, di trovarsi anche dinanzi a volti e a nomi poco conosciuti al grande pubblico ma altrettanto rispettabili per l’attività svolta nella società civile. Quasi sempre l’osservatore comune in questi casi si sorprende nel partecipare a se stesso considerazioni del tipo: ‘ Peccato, è una persona per bene. Come mai ha deciso di buttarsi in politica ? Vuoi vedere che se dovesse essere eletto c’è il rischio che diventi  peggio degli altri? ‘. Insomma, la politica sta diventando proprio una brutta bestia tanto da convincere anche persone semplici, nel momento in cui conoscono o sono avvicinate da un candidato, ad affermare più o meno così: “ A disposizione per il voto, però ho un figlio laureato senza posto da sistemare o una vecchia pratica sospesa per costruire una casetta oppure c’è mia moglie che vuole andare a tentare la fortuna ad ‘ Affari tuoi ’. E’ sempre possibile ricevere una spintarella, no ? ”.

Si dà vita, così, ad una piccola operazione di voto di scambio che  vede la promessa del candidato subordinata, ovviamente, all’esito felice della consultazione elettorale. Su questa dinamica tra richiesta ed offerta, sul feed-back che si attiva tra elettore e candidato si articolerà buona parte della campagna elettorale che per un mese ci vedrà destinatari di promesse e rassicurazioni da destra e da sinistra, da questo e da quel conoscente e, in considerazione della novità introdotta nel sistema elettorale della Campania,  anche dall’una o dall’altra candidata.

Un dubbio, però, potrà accompagnare il comportamento non so di quanti possibili elettori. E riguarda le considerevoli spese elettorali di diversi aspiranti al consiglio regionale che da mesi hanno preso in fitto nel capoluogo e in provincia decine e decine di locali per proprio punto elettorale, hanno scritturato a busta paga forfetaria squadre intere di agit-prop e di attacchini, sono già usciti con manifesti 6 x 3, hanno  prenotato per tempo la tipografia di fiducia per centinaia di migliaia di manifesti, volantini e fac – simile, affidando  la loro campagna pubblicitaria ad agenzie specializzate che si vanno affacciando anche sul mercato locale.

Una maggiore sobrietà, signori candidati, non farebbe male!

C’è infatti chi si diverte a quantificare le prevedibili spese elettorali e a rapportarle all’entità quinquennale della retribuzione dovuta ai consiglieri regionali.

E in qualche caso sembra che il conto non quadra.

Insomma gli oneri impegnati supererebbero i possibili introiti previsti dalla legge. E i maligni si spingono ad ipotizzare che sotto sotto potrebbe esserci puzza di bruciato.

18 febbraio 2010

 

Ambrogio IETTO

18 Febbraio 2010  

I DIRITTI UMANI NELLA SOCIETA’ LIQUIDA

 

 

Nel pomeriggio di oggi, presso l’Auditorium Benedetto XVI a Baronissi, organizzato dal Club Unesco, che ha in Umberto Landi l’instancabile animatore e presidente, si svolge un importante convegno di studi sul tema ‘ I diritti umani nella società liquida ’. La relazione centrale è affidata al prof. Giuseppe Acocella, ordinario di etica sociale e rettore magnifico della Libera Università ‘Pio V ‘ di Roma. L’Unesco, come è noto, è l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura e i suoi club, presenti in misura prevalente nel Mezzogiorno d’Italia, rendono un servizio particolarmente significativo alla comunità internazionale grazie ad un lavoro, molto spesso silenzioso ma fertile, finalizzato alla promozione culturale e alla difesa della dignità della persona. Il problema posto al centro della riflessione odierna ed affidato per la trattazione ad un esperto di rango investe la complessa area dei diritti umani solennemente affermati nella Dichiarazione approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel lontano 10 dicembre del 1948.

Il riferimento esplicito alla cosiddetta ‘ società liquida ‘ orienta la riflessione decisamente verso il nostro tempo ed anticipa la deliberata intenzione degli organizzatori di approfondire in che misura i diritti dell’uomo, condivisi dall’Onu nella stagione delle grandi narrazioni, quando risultavano ancora fortemente consolidate le ideologie, trovino possibilità di attuazione in questa epoca in cui le generali migliori condizioni di vita dovrebbero più naturalmente orientare i singoli e la comunità a sostegno della dignità della persona nel perseguimento del bene comune secondo gli essenziali ed irrinunciabili principi della solidarietà e della sussidiarietà.

Il concetto di ‘società liquida ‘ è stato coniato da uno dei più autorevoli sociologi contemporanei, Zygmunt Bauman, di origini ebraico – polacche, stabilitosi definitivamente nel dopoguerra in Inghilterra.

Egli definisce liquido – moderna una società ‘ se le situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano prima che i loro modi di agire riescano a consolidarsi in abitudini e procedure ‘. E’ una società che naviga nell’incertezza e che ha trasformato i suoi protagonisti da produttori a consumatori. C’è il rischio per ognuno di noi di sentirci esclusi, emarginati se non siamo in grado di consumare, di comprare. L’impossibilità di essere consumatori come gli altri spinge disperatamente il ‘ povero ‘ a tentare in ogni modo di standardizzarsi agli schemi comuni. Se non riesce nell’impresa si sente frustrato.

D’altro canto in una società che è priva di punti di riferimento saldi, solidi, ancorati ad essenziali valori, diventa difficile se non impossibile concretizzare i propri risultati in beni duraturi. In rapide successioni le attività si traducono in passività  e le capacità si modificano in incapacità. Precarietà ed incertezza caratterizzano, così, la nostra quotidianità. L’assenza di regole forti, l’indebolimento delle varie Chiese e dei partiti, il ridimensionamento e la frammentazione della famiglia, la sostanziale inefficacia  dell’azione educativa acuiscono il diffuso senso di fragilità e di incertezza. In una simile situazione la stessa tutela della dignità della persona corre il rischio di rimanere una dichiarazione di principio.

La ‘sindrome consumista’, con la sua spinta permanentemente mobile, accentua l’individualismo e scioglie sempre più i legami comunitari. In tale contesto diventa allora sempre più difficile soddisfare i diritti primari della persona?

Per fortuna sono tante le testimonianze di vita che tendono verso l’altro. Secondo Bauman, infatti, la morale è un atto del tutto individuale che crea, però, la società.

Riflettere su questi principi significa non solo prendere in esame le molte brutture del nostro tempo, i tanti, continui  atti che la comunità umana e i singoli compiono contro la dignità dell’uomo, ma soprattutto impegna ciascuno di noi a mettersi in discussione, a sentirsi possibilmente in crisi e, auspicabilmente, a scoprire l’altro che è accanto a noi.

18 febbraio 2010

 

Ambrogio IETTO

Salerno, 17 Febbraio 2010

 

UNA RIFORMA ACCETTABILE MA CHE NON BASTA

 

Sono trascorsi oltre ottantacinque anni da quando Giovanni Gentile, esponente autorevole della filosofia dell’attualismo, assunta la responsabilità di ministro dell’istruzione, portò a termine la riforma della scuola secondaria di secondo grado già concordata con Benedetto Croce.

Quella riforma, nella sostanza, è arrivata fino ai nostri giorni. Nel corso dei sessanta anni di vita repubblicana non pochi sono stati i tentativi, da parte delle diverse componenti politiche presenti in Parlamento, di dar vita ad un’organica rivisitazione del segmento terminale del nostro sistema scolastico.

Tentarono la complessa, difficile operazione  i ministri Malfatti, Falcucci, Bodrato ma l’impresa non andò mai a termine. Vi stava riuscendo, nella qualità di diligente e paziente relatore di maggioranza, il compianto parlamentare salernitano Michele Scozia. Il suo disegno di legge, infatti, fu approvato alla Camera dei Deputati ma lo scioglimento anticipato del Parlamento non ne consentì il definitivo varo a Palazzo Madama.

Il traguardo fu raggiunto più recentemente da Letizia Malfatti, ministro dell’istruzione nel governo Berlusconi, la quale, dopo aver ottenuto l’approvazione della legge delega n. 53 del 28 marzo 2003, riuscì a portare a compimento tutti i relativi decreti legislativi, compreso quello del 17 ottobre 2005  riguardante il secondo ciclo di istruzione e formazione ( così venne definito il quinquennio delle secondarie di secondo grado ).

Le successive elezioni diedero vita al governo Prodi e, quindi, alla gestione del dicastero dell’istruzione da parte del ministro Fioroni il quale ritenne opportuno sospendere l’entrata in vigore dei decreti Moratti.

Finalmente ora, nel contesto del processo riformistico avviato dal ministro Gelmini, sta per essere pubblicato il Regolamento che dà un assetto più organico e funzionale alla scuola superiore. Il cammino del provvedimento legislativo è stato piuttosto lungo tra ascolto del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, della Conferenza Stato – Regione, del Consiglio di Stato, delle Commissioni Istruzione e Cultura della Camera dei Deputati e del Senato.

Il rinvio dei termini di scadenza per l’ iscrizione dei quasi 600.000 allievi che completeranno  a giugno il primo ciclo di istruzione è dovuto alla ferma intenzione del governo di dare attuazione al nuovo ciclo di studi fin da settembre prossimo, ovviamente per le sole prime classi.

Le novità più salienti della riforma sono riportate a parte. E’ possibile, però, recuperare alcune note distintive. Si riscontra il tentativo ben riuscito di porre ordine nella giungla di circa 500 indirizzi sperimentali, progetti assistiti e dubbi itinerari sperimentali messi su grazie ad uno dei decreti delegati maturati nel maggio del 1974 all’epoca del ministro Malfatti.

Cancellata la frammentazione di una miriade di settori e di indirizzi si consente, così, a famiglie e studenti di operare la scelta del corso di studi da intraprendere all’insegna della chiarezza.

Si coglie  un potenziamento della lingua straniera e, soprattutto, del curricolo di matematica e delle discipline scientifiche. In questo modo si cerca di porre rimedio ai disastrosi risultati emersi dalle rilevazioni sistematicamente condotte dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse).

Mentre ai licei si assicurano maggiore sistematicità, rigore, razionalizzazione dei piani di studio per i tecnici si ampliano gli spazi di autonomia progettuale e di flessibilità.

Il ministro Gelmini ha abbandonato la scelta, a suo tempo operata dalla collega di partito Letizia Moratti, del liceo tecnologico e del liceo economico  e ha seguito le indicazioni offerte dalla Confindustria e condivise dal suo stesso predecessore Fioroni. Il mondo imprenditoriale, infatti, lamenta tuttora, nonostante la grave crisi occupazionale, la mancata copertura di oltre 50.000 posti da affidare a figure professionali intermedie con profili di indirizzo ben definiti.

La riforma si muove in questo senso. La medesima logica traspare per gli istituti professionali con l’attenzione particolare offerta alle attività di laboratorio, agli stage, ad esperienze di scuola – lavoro, alla prevalenza, negli anni terminali del quinquennio, delle ore da destinare all’area di indirizzo su quella di istruzione generale.

Ora il problema serio da affrontare riguarda i protagonisti della mediazione didattica ed educativa, vale a dire i docenti. Per fine mese è annunciato un altro decreto riguardante il sistema di formazione iniziale degli insegnanti. Ovviamente riguarda i futuri docenti.

Per quelli attualmente in attività si impongono iniziative incisive e qualificate di formazione in servizio anche perché si va, secondo gli orientamenti condivisi dai paesi europei coi migliori esiti in campo scolastico, ad una riduzione del tempo scuola e ad una migliore qualità dell’insegnamento. Insomma non sono tanto le conoscenze da acquisire e consolidare in mente quanto le coordinate logiche che alimentano l’attività di ricerca e di studio.

Il continuo miglioramento del profilo professionale del docente si accompagna alla necessità di definire criteri di comparazione della dinamica insegnamento – apprendimento in modo da premiare quanti riescono ad offrire una migliore prestazione.

Sono questioni delicate ma determinanti per produrre una reale svolta nel nostro sistema di istruzione e di formazione.

 

DOVE VA LA SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO ?

18 febbraio 2010

 

 

Ambrogio IETTO

Salerno, 17 Febbraio 2010

 

LA NUOVA SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO

 

I tempi per l’iscrizione

 

Il Ministero dell’Istruzione ha ribadito con recenti circolari che il prossimo 27 febbraio scadono i termini per l’iscrizione di bambini e fanciulli alla scuola dell’infanzia ( comunemente chiamata materna ), alla scuola primaria ( già elementare ) e alla secondaria di primo grado ( ex scuola media).

Al primo segmento del nostro sistema scolastico possono essere iscritti, di norma, i piccoli che compiono i tre anni entro il prossimo 31 dicembre. Viene offerta la possibilità di frequentare la scuola dell’infanzia anche ai bambini che compiono i tre anni entro il 30 aprile 2011. Ovviamente l’ammissione alla frequenza è subordinata alla disponibilità dei posti, all’esaurimento di eventuali liste di attesa, alla possibilità di disporre di locali idonei, di competenza dell’ente comunale, e alla valutazione pedagogica e didattica, da parte del collegio dei docenti, dei tempi e delle modalità dell’accoglienza.

Per la scuola elementare possono e debbono essere iscritti i bambini che compiono i sei anni entro il prossimo 31 dicembre. Analoga opportunità è offerta per i piccoli che i sei anni li compiranno entro il 30 aprile 2011. All’atto di iscrizione i genitori si pronunciano rispetto alle possibili articolazioni dell’orario.

Per i fanciulli che accedono alla prima classe secondaria di primo grado è necessario presentare l’istanza di iscrizione alla scuola prescelta per il tramite della scuola primaria di attuale appartenenza che provvederà ad inoltrarla di ufficio, entro i cinque giorni successivi al 27 febbraio 2010, all’istituzione indicata.

Per la scuola secondaria di secondo grado (licei, istituti tecnici e istituti professionali ) l’adempimento dell’iscrizione assume un’importanza rilevante: è in dirittura di arrivo il decreto presidenziale che contiene la nuova regolamentazione del secondo ciclo di studi. Proprio per questo motivo le operazioni per l’iscrizione si effettueranno dal 26 febbraio prossimo al 26 marzo.

 

Le iscrizioni alla nuova  scuola secondaria di secondo grado

 

Mentre i ragazzi già frequentanti gli istituti superiori proseguiranno regolarmente  il loro corso di studi passando, di ufficio, alla classe successiva, gli studenti ora impegnati nell’ultimo degli otto anni del ciclo primario ( ex terza media ) sono chiamati, con l’aiuto dei loro attuali docenti  e tenendo conto degli orientamenti dei loro genitori, ad operare la scelta del corso da seguire, tenendo conto della riforma varata della quale si attende la definitiva approvazione del Regolamento.

In tutta Italia si contano 584.822 allievi interessati dei quali ben 71.995 frequentano l’ultimo anno del primo ciclo di istruzione presso le ex scuole medie e gli istituti comprensivi della Campania che conserva il secondo posto dopo gli 88.625 ragazzi della Lombardia. Il ministro dell’istruzione promette una massiccia e penetrante campagna di informazione sulle novità introdotte.

 

Le opportunità offerte dalla Riforma

 

Permangono di fatto le tre storiche divisioni in licei, istituti tecnici ed istituti professionali. In questa pagina si offrono i tratti distintivi di queste istituzioni, sottolineando, come è giusto che sia,  gli aspetti innovativi degli stessi. Si è voluto soprattutto far fronte all’eccesso di frammentazione che si era determinato negli ultimi 35 anni a causa della mancata riforma dell’istruzione secondaria di secondo grado, rimasta ferma ancora al sistema a canne d’organo varato da Giovanni Gentile nel 1923, e della conseguente attivazione di corsi ed indirizzi sperimentali imposti dai processi di cambiamento in atto nel mondo della tecnica e della tecnologia. Si era arrivati, infatti, a ben 396 indirizzi sperimentali, a 51 progetti ‘ assistiti ’ dal Ministero e ad una miriade di sperimentazioni non sempre portate avanti con criteri scientificamente corretti e opportunamente monitorate.

 

I licei

 

Ne sono previsti sei: il classico, lo scientifico, l’artistico, il linguistico, il musicale e coreutico e, infine, il liceo delle scienze umane. Due le novità per il classico: insegnamento di una lingua straniera per l’intero quinquennio e potenziamento dell’area scientifico – matematica. Lo scientifico offre al suo interno un’opzione a favore delle scienze applicate. Come ampiamente auspicato aumenta il peso della matematica e delle discipline scientifiche.

I tanti indirizzi del passato riguardanti il liceo artistico si riducono ora a sei: le arti figurative, l’architettura e l’ambiente, l’audiovisivo e il multimedia, il design, il filone della grafica e quello della scenografia.

Il curricolo del liceo linguistico prevede sin dal primo anno l’insegnamento di ben tre lingue straniere. Nel terzo anno l’insegnamento di una disciplina non linguistica sarà svolto in lingua straniera. Nel quarto anno sarà introdotto un secondo  insegnamento da proporre e da acquisire  in lingua straniera 

In tutto il territorio nazionale è prevista l’ istituzione di 40 sezioni di liceo musicale e 10 sezioni per il settore della coreutica ( arte della danza ). Infine, a chi sceglie il liceo delle scienze umane è offerta la possibilità di optare per una sezione  economico- sociale. Ovviamente risultano potenziate le discipline di indirizzo quali la ricerca pedagogica, quella  psicologica e le attività di approfondimento in campo socio- antropologico -storico.

 

Gli istituti tecnici

 

E’ questo il settore più innovato. Il governo non ha inteso seguire la scelta operata in precedenza dal ministro Moratti che aveva previsto anche  i licei economico e tecnologico. Il gruppo di lavoro che ha dato esecuzione alle linee dettate dall’esecutivo nella persona del ministro Gelmini ha recepito l’orientamento già espresso in precedenza dal ministro Fioroni all’interno del governo Prodi, venendo incontro, in particolare,  alle richieste e alle proposte del mondo produttivo che lamenta la carenza di figure intermedie sufficientemente qualificate in campo tecnico e tecnologico.

Così i nuovi istituti tecnici si articolano in due settori: economico e tecnologico. L’economico offre l’indirizzo amministrativo – finanza e marketing e quello del turismo mentre il settore tecnologico si dirama nei seguenti nove indirizzi: meccanica – meccatronica ed energia, trasporti e logistica, elettronica ed elettrotecnica, informatica e telecomunicazioni, grafica e comunicazione, chimica – materiali e biotecnologie, sistema moda, agraria – agroalimentare e agroindustria, costruzioni – ambiente e territorio. Si rilevano la centralità delle attività di laboratorio ed un’ampia flessibilità dell’offerta formativa.

 

Gli istituti professionali

 

Come per i tecnici così per i professionali i documenti illustrativi che accompagnano il Regolamento si soffermano sul profilo educativo, culturale e professionale dello studente a conclusione del secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione. C’è  un concreto richiamo, anche nell’ espressione linguistica, a quanto anticipato in precedenza dalla riforma Moratti. Due i settori generali: quello dei servizi e l’altro per l’industria e l’artigianato.

Nel primo comparto sono quattro i servizi individuati: per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, per l’ambito socio – sanitario, per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera e, infine, per i servizi commerciali. Nel settore dell’industria e dell’artigianato due gli indirizzi: produzioni artigianali e industriali e manutenzione e assistenza tecnica. L’identità degli istituti professionali è determinata da una solida base di istruzione generale e dalla cultura professionale di indirizzo.

 

I quadri orari

 

Per tutti e sei i licei sono previste 27 ore settimanali nel primo biennio, 30 nel secondo e nel quinto anno. Fa eccezione il liceo classico il cui triennio finale si attesta a 31 ore per rafforzare la lingua straniera. Nel liceo artistico si arriva a 35 ore e nel musicale e coreutico fino a 32. Il quadro orario è annuale e non più settimanale al fine di assicurare maggiore flessibilità .Ovviamente, per chi lamenta un calo di orario rispetto al passato, va precisato che le ore sono quantificate in 60 minuti pieni e non in 50 come è sempre avvenuto. Il calcolo finisce, così, col rendere ora più lungo il tempo scuola anche se diminuiscono inevitabilmente le cattedre di insegnamento disponibili.

I tecnici godono di una più ampia flessibilità: 30% nel secondo  biennio e 35% nell’ultimo anno all’interno dell’orario annuale delle lezioni dell’area di indirizzo. Sono spazi di flessibilità che si aggiungono alla quota del 20% di autonomia rispetto al monte ore complessivo delle lezioni di cui godono tutte le scuole e, quindi, tutti i corsi di studio.

Gli stessi istituti professionali assicurano un tempo scuola di 32 ore settimanali. E’ opportuno evidenziare come man mano che si va verso le classi terminali sia dei tecnici sia dei professionali aumentano le ore dedicate a discipline ed attività di laboratorio riferite all’indirizzo prescelto.

 

 

 

 

 

Ambrogio IETTO

Salerno, 17 Febbraio 2010

 

LA NUOVA SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO

 

I tempi per l’iscrizione

 

Il Ministero dell’Istruzione ha ribadito con recenti circolari che il prossimo 27 febbraio scadono i termini per l’iscrizione di bambini e fanciulli alla scuola dell’infanzia ( comunemente chiamata materna ), alla scuola primaria ( già elementare ) e alla secondaria di primo grado ( ex scuola media).

Al primo segmento del nostro sistema scolastico possono essere iscritti, di norma, i piccoli che compiono i tre anni entro il prossimo 31 dicembre. Viene offerta la possibilità di frequentare la scuola dell’infanzia anche ai bambini che compiono i tre anni entro il 30 aprile 2011. Ovviamente l’ammissione alla frequenza è subordinata alla disponibilità dei posti, all’esaurimento di eventuali liste di attesa, alla possibilità di disporre di locali idonei, di competenza dell’ente comunale, e alla valutazione pedagogica e didattica, da parte del collegio dei docenti, dei tempi e delle modalità dell’accoglienza.

Per la scuola elementare possono e debbono essere iscritti i bambini che compiono i sei anni entro il prossimo 31 dicembre. Analoga opportunità è offerta per i piccoli che i sei anni li compiranno entro il 30 aprile 2011. All’atto di iscrizione i genitori si pronunciano rispetto alle possibili articolazioni dell’orario.

Per i fanciulli che accedono alla prima classe secondaria di primo grado è necessario presentare l’istanza di iscrizione alla scuola prescelta per il tramite della scuola primaria di attuale appartenenza che provvederà ad inoltrarla di ufficio, entro i cinque giorni successivi al 27 febbraio 2010, all’istituzione indicata.

Per la scuola secondaria di secondo grado (licei, istituti tecnici e istituti professionali ) l’adempimento dell’iscrizione assume un’importanza rilevante: è in dirittura di arrivo il decreto presidenziale che contiene la nuova regolamentazione del secondo ciclo di studi. Proprio per questo motivo le operazioni per l’iscrizione si effettueranno dal 26 febbraio prossimo al 26 marzo.

 

Le iscrizioni alla nuova  scuola secondaria di secondo grado

 

Mentre i ragazzi già frequentanti gli istituti superiori proseguiranno regolarmente  il loro corso di studi passando, di ufficio, alla classe successiva, gli studenti ora impegnati nell’ultimo degli otto anni del ciclo primario ( ex terza media ) sono chiamati, con l’aiuto dei loro attuali docenti  e tenendo conto degli orientamenti dei loro genitori, ad operare la scelta del corso da seguire, tenendo conto della riforma varata della quale si attende la definitiva approvazione del Regolamento.

In tutta Italia si contano 584.822 allievi interessati dei quali ben 71.995 frequentano l’ultimo anno del primo ciclo di istruzione presso le ex scuole medie e gli istituti comprensivi della Campania che conserva il secondo posto dopo gli 88.625 ragazzi della Lombardia. Il ministro dell’istruzione promette una massiccia e penetrante campagna di informazione sulle novità introdotte.

 

Le opportunità offerte dalla Riforma

 

Permangono di fatto le tre storiche divisioni in licei, istituti tecnici ed istituti professionali. In questa pagina si offrono i tratti distintivi di queste istituzioni, sottolineando, come è giusto che sia,  gli aspetti innovativi degli stessi. Si è voluto soprattutto far fronte all’eccesso di frammentazione che si era determinato negli ultimi 35 anni a causa della mancata riforma dell’istruzione secondaria di secondo grado, rimasta ferma ancora al sistema a canne d’organo varato da Giovanni Gentile nel 1923, e della conseguente attivazione di corsi ed indirizzi sperimentali imposti dai processi di cambiamento in atto nel mondo della tecnica e della tecnologia. Si era arrivati, infatti, a ben 396 indirizzi sperimentali, a 51 progetti ‘ assistiti ’ dal Ministero e ad una miriade di sperimentazioni non sempre portate avanti con criteri scientificamente corretti e opportunamente monitorate.

 

I licei

 

Ne sono previsti sei: il classico, lo scientifico, l’artistico, il linguistico, il musicale e coreutico e, infine, il liceo delle scienze umane. Due le novità per il classico: insegnamento di una lingua straniera per l’intero quinquennio e potenziamento dell’area scientifico – matematica. Lo scientifico offre al suo interno un’opzione a favore delle scienze applicate. Come ampiamente auspicato aumenta il peso della matematica e delle discipline scientifiche.

I tanti indirizzi del passato riguardanti il liceo artistico si riducono ora a sei: le arti figurative, l’architettura e l’ambiente, l’audiovisivo e il multimedia, il design, il filone della grafica e quello della scenografia.

Il curricolo del liceo linguistico prevede sin dal primo anno l’insegnamento di ben tre lingue straniere. Nel terzo anno l’insegnamento di una disciplina non linguistica sarà svolto in lingua straniera. Nel quarto anno sarà introdotto un secondo  insegnamento da proporre e da acquisire  in lingua straniera 

In tutto il territorio nazionale è prevista l’ istituzione di 40 sezioni di liceo musicale e 10 sezioni per il settore della coreutica ( arte della danza ). Infine, a chi sceglie il liceo delle scienze umane è offerta la possibilità di optare per una sezione  economico- sociale. Ovviamente risultano potenziate le discipline di indirizzo quali la ricerca pedagogica, quella  psicologica e le attività di approfondimento in campo socio- antropologico -storico.

 

Gli istituti tecnici

 

E’ questo il settore più innovato. Il governo non ha inteso seguire la scelta operata in precedenza dal ministro Moratti che aveva previsto anche  i licei economico e tecnologico. Il gruppo di lavoro che ha dato esecuzione alle linee dettate dall’esecutivo nella persona del ministro Gelmini ha recepito l’orientamento già espresso in precedenza dal ministro Fioroni all’interno del governo Prodi, venendo incontro, in particolare,  alle richieste e alle proposte del mondo produttivo che lamenta la carenza di figure intermedie sufficientemente qualificate in campo tecnico e tecnologico.

Così i nuovi istituti tecnici si articolano in due settori: economico e tecnologico. L’economico offre l’indirizzo amministrativo – finanza e marketing e quello del turismo mentre il settore tecnologico si dirama nei seguenti nove indirizzi: meccanica – meccatronica ed energia, trasporti e logistica, elettronica ed elettrotecnica, informatica e telecomunicazioni, grafica e comunicazione, chimica – materiali e biotecnologie, sistema moda, agraria – agroalimentare e agroindustria, costruzioni – ambiente e territorio. Si rilevano la centralità delle attività di laboratorio ed un’ampia flessibilità dell’offerta formativa.

 

Gli istituti professionali

 

Come per i tecnici così per i professionali i documenti illustrativi che accompagnano il Regolamento si soffermano sul profilo educativo, culturale e professionale dello studente a conclusione del secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione. C’è  un concreto richiamo, anche nell’ espressione linguistica, a quanto anticipato in precedenza dalla riforma Moratti. Due i settori generali: quello dei servizi e l’altro per l’industria e l’artigianato.

Nel primo comparto sono quattro i servizi individuati: per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, per l’ambito socio – sanitario, per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera e, infine, per i servizi commerciali. Nel settore dell’industria e dell’artigianato due gli indirizzi: produzioni artigianali e industriali e manutenzione e assistenza tecnica. L’identità degli istituti professionali è determinata da una solida base di istruzione generale e dalla cultura professionale di indirizzo.

 

I quadri orari

 

Per tutti e sei i licei sono previste 27 ore settimanali nel primo biennio, 30 nel secondo e nel quinto anno. Fa eccezione il liceo classico il cui triennio finale si attesta a 31 ore per rafforzare la lingua straniera. Nel liceo artistico si arriva a 35 ore e nel musicale e coreutico fino a 32. Il quadro orario è annuale e non più settimanale al fine di assicurare maggiore flessibilità .Ovviamente, per chi lamenta un calo di orario rispetto al passato, va precisato che le ore sono quantificate in 60 minuti pieni e non in 50 come è sempre avvenuto. Il calcolo finisce, così, col rendere ora più lungo il tempo scuola anche se diminuiscono inevitabilmente le cattedre di insegnamento disponibili.

I tecnici godono di una più ampia flessibilità: 30% nel secondo  biennio e 35% nell’ultimo anno all’interno dell’orario annuale delle lezioni dell’area di indirizzo. Sono spazi di flessibilità che si aggiungono alla quota del 20% di autonomia rispetto al monte ore complessivo delle lezioni di cui godono tutte le scuole e, quindi, tutti i corsi di studio.

Gli stessi istituti professionali assicurano un tempo scuola di 32 ore settimanali. E’ opportuno evidenziare come man mano che si va verso le classi terminali sia dei tecnici sia dei professionali aumentano le ore dedicate a discipline ed attività di laboratorio riferite all’indirizzo prescelto.

 

 

 

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