Archivio per febbraio, 2010

9 febbraio 2010

 

Ambrogio Ietto

DE LUCA  COME ENRICO IV

 

Chi conosce da vicino Vincenzo De Luca non può non considerare l’entità del prezzo, dal punto di vista emotivo – caratteriale, che egli ha dovuto pagare per ricevere l’appoggio di Di Pietro e compagni alla sua candidatura a governatore della Campania.

Il suo realismo politico l’ha convinto a compiere l’atto di recarsi a Roma per essere sottoposto, come malignamente ha rimarcato l’aggressivo ‘suo’ pubblico ministero De Magistris, al ‘processo breve ’ dopo aver reso ‘ spontanee dichiarazioni ‘ ai congressisti di ‘Italia dei Valori ‘così come aveva preannunciato l’altro ex pm Di Pietro.

Il suo gesto ricorda, fatti i dovuti rapporti, quello dell’imperatore Enrico IV che, per prevenire e scongiurare il viaggio di Papa Gregorio VII in Germania e il giudizio di Augusta, attraversò le Alpi durante l’ inverno di quel gelido gennaio del 1077 e si presentò a piedi nudi  in abito di penitente al castello di Canossa ove si trovava, ospite della contessa Matilde di Toscana, il pontefice Ildebrando di Soana.

I buoni uffici della padrona di casa riuscirono a convincere Gregorio VII, dopo tre giorni di sofferta attesa da parte dell’imperatore, ad ammetterlo alla sua presenza  e a togliergli la scomunica alle condizioni ben note e che i libri di testo ci ricordano.

Non è dato di sapere se il sindaco De Luca, prima di decidere di recarsi a Roma, sia andato nella cattedrale della città da lui amministrata ove la storia e il caso vogliono che siano seppelliti proprio i sacri resti del grande papa grossetano che, successivamente ingannato da Enrico IV con la nomina anche di un antipapa, preferì venirsene a Salerno in esilio ove, come è noto, morì nel 1085.

Se non ha avuto tempo per una sia pur rapida meditazione laica dinanzi alla tomba di Gregorio VII, certamente egli, da attento cultore di storia e filosofia, avrà riflettuto molto sull’opportunità o meno di ‘andare a Canossa’ per incontrare i suoi grandi inquisitori Di Pietro e De Magistris. Alla fine la Realpolitik lo ha convinto sulla necessità di compiere l’atto di rendere le sue ‘ dichiarazioni spontanee ‘ alla platea dei congressisti.

Già Bersani, il capo del partito democratico, gli aveva raccomandato di ampliare l’area dell’aggregazione che lo deve sostenere nella difficile sfida  contro la coesa compagine del centrodestra. Forse sarà stato lo stesso leader emiliano a suggerirgli di essere protagonista della sceneggiata preparata da Di Pietro a Roma.

Così il severo, burbero, brusco, ruvido ( da Ruvo del Monte ) nostro primo cittadino, obtorto collo, è stato costretto a raggiungere Roma per compiere il rito della promessa di dimissioni in caso di condanna definitiva nei processi cui è interessato.

Se non fosse stato animato e ‘preso’ dalla forte motivazione a compartecipare a questa disputa elettorale, alla quale ha pensato da quando non si è riproposto più come parlamentare ed è ritornato vittorioso a Palazzo di Città, dalla sua bocca sarebbero uscite le più colorite ed aggressive espressioni  nei confronti di Di Pietro e dell’altro inquisitore di professione De Magistris il quale, sostenendo di avere letto gli atti processuali relativi al primo cittadino, non ha condiviso la decisione di sostenerlo nella competizione di fine marzo.

De Luca, pertanto, va positivamente apprezzato anche per questo suo atto di umiltà che gli avrà prodotto di certo un supplemento di adrenalina. Se non avesse perseguito con  tenacia e determinazione, aspetti distintivi del suo temperamento, l’obiettivo della presidenza del governo della Campania,  i ‘vaffa..’ e le aggettivazioni più fiorite avrebbero accompagnato le sue considerazioni sul dipietrismo e sul giustizialismo di comodo che ne caratterizza la Weltanschauung.

Abile comunicatore ed attore nato il sindaco di Salerno è riuscito a conquistare la stragrande maggioranza dei delegati e dei dirigenti di Italia dei Valori, ottenendo alla fine, con una molto diffusa ovazione, la desiderata incoronazione. Ora c’è da aggregare anche la componente di Nichi Vendola che qualche giorno fa non ha indugiato molto nel dichiarare il mancato assenso ad un sindaco ‘repressivo ‘ che amerebbe svolgere la funzione di ‘sceriffo ‘verso le fasce più deboli ed emarginate.

Sono affermazioni che, come l’esperienza insegna, tendono ad alzare il prezzo delle concessioni e delle intese. Poi il realismo della politica conduce tutti a miti consigli.

Chissà che De Luca non sogni di fare come Enrico IV: recarsi contrito e apparentemente mortificato a Canossa, inginocchiarsi e far finta di umiliarsi dinanzi a Gregorio VII per poi designare l’antipapa e costringerlo in esilio a Salerno.

                                                                                     

IL VIAGGIO DI DE LUCA A ‘CANOSSA’ E L’INCORONAZIONE DA PARTE DI DI PIETRO

9 febbraio 2010

LE ELEZIONI A GOVERNATORE DELLA CAMPANIA

7 febbraio 2010

 

 

Salerno, 9 febbraio 2010

 

Ambrogio Ietto

 DE LUCA E IL FUOCO AMICO

 

Dagli inizi del 2001 al giugno 2009 ho raccolto in tre volumi ( ‘ Riflettendo sulla cronaca ‘, ‘Opinioni in libertà ‘ e ‘ Pensare e scrivere in libertà ‘ ) una selezione dei miei contributi giornalistici ospitati presso quotidiani a tiratura regionale e locale. Sulle 914 pagine complessive dei tre volumi oltre un quinto di esse riportano il nome del sindaco De Luca a volte con titoli anche piuttosto emblematici: ‘ I pentiti di De Luca ’,  ‘ Il mostro De Luca ‘, ‘ De Luca e i prodiani ‘, ‘ De Luca e gli altri ‘,  ‘ De Luca e la Margherita ‘, ‘ Pomicino e De Luca a Stranamore ‘, ‘ De Luca, Villani e il partito democratico ‘,  ‘ De Luca – Villani: stili e metodi opposti ‘, ‘ Il compleanno di Bassolino e l’assenza di De Luca ‘, ‘De Luca e i giornali ‘.

Con prosa ricorrente e molto spesso piuttosto ardita  sono state chiamate tante volte in causa questioni delicate quali i rapporti privilegiati di De Luca coi suoi antichi ‘ compagni di merenda ‘ da tempo elevati alla dignità di manager, un sistema di governo paradittatoriale, una personale concezione dei valori della libertà e della democrazia, l’attenzione particolare alle società miste che, in sostanza, proprio miste non sono.

Per la presentazione di uno di questi volumi invitai anche Isaia Sales che ritenne di gratificarmi, attribuendomi in una pubblica sala e, in presenza di non pochi ascoltatori, la qualifica di unico oppositore di De Luca a Salerno.

In realtà più che oppositore mi sono sempre considerato un modesto libero pensatore, indisponibile a condividere messaggi verbali e metodi incompatibili con la mia formazione culturale lontana dall’arroganza, dalla presunzione, dall’offesa gratuita, dall’intolleranza vera e propria. Anche per questi motivi qualche mese prima delle passate elezioni per il rinnovo dell’amministrazione comunale di Salerno, nella qualità di temporaneo assessore tecnico della giunta De Biase, presentai un ordine del giorno a sostegno della riproposizione  del predetto a sindaco della città in opposizione al vento favorevole che già spirava pro De Luca.

Il lungo preambolo si giustifica per esprimere piena, personale indisponibilità a prendere in seria considerazione posizioni quali quelle dello stesso Sales, di Morrone e, in parte, anche di De Biase nei confronti della candidatura di De Luca a presidente della regione.

Si coglie, infatti, un tasso elevatissimo di avversità e di avversione verso un soggetto col quale si sono condivise idee, esperienze ed anche intese fin dalla ormai lontana gioventù. E’ pur vero che le strade ad un certo punto si sono divise ed ognuno ha cercato di guadagnare una sua personale posizione all’interno del vecchio PCI e, quindi, dentro i meandri tortuosi ed intricati delle non poche trasformazioni apportate e/o subite nell’originaria, granitica aggregazione di via Botteghe Oscure e delle Frattocchie.

La percezione che si ricava, da parte di chi è stato da sempre mille miglia lontano da ogni forma di stalinismo e di conduzione oligarchica della vita dei partiti, è che ad alimentare veleno e diffidenza nei  confronti di De Luca siano antichi e/o più o meno recenti livori personali.

Sostenere che tanti napoletani non sanno niente del sindaco di Salerno mentre di Bassolino si sa tutto significa davvero nuotare nella gratuità e nell’ambiguità concettuale. Bassolino e De Luca vengono dalla stessa scuola, sicuramente si conoscono in profondità e, di certo, ognuno dei due sa dei peccati commessi dall’altro. Sono radicalmente diversi i loro profili caratteriali ma il metodo di gestione del potere nella sostanza è il medesimo.

Se degli intellettuali raffinati possono risultare attratti dalla menzionata volgarità di De Luca tanti altri hanno taciuto e tacciono sul sistema di conduzione della cosa pubblica da parte di Bassolino in quanto gratificati dalle troppe ed immotivate consulenze distribuite ad accademici e a veri o presunti esperti.

E’ comprensibile, pertanto, l’amarezza dei pochi, tra cui l’amico Sales, che chiamano in causa la categoria della moralità per anteporla, come è giusto che sia, a quella dell’efficienza. Purtroppo la sinistra e, in particolare quella meridionale e campana, da tempo non può rivendicare il privilegio di considerare l’etica un valore prioritario severamente preso in considerazione al momento delle scelte politiche ed amministrative da essa compiute.

Il 19 marzo dell’anno scorso su ‘ Il Nuovo Salernitano ‘ pubblicai un intervento dall’emblematico titolo ‘ Ma Morrone è bugiardo o folle ?’. L’interrogativo  faceva riferimento ad  alcune accuse formulate a ripetizione dal consigliere comunale, antico compagno di merenda e all’epoca militante nello stesso partito di De Luca, su  delicate decisioni assunte  dal sindaco  nella gestione della città e giudicate molto discutibili.

La stampa salernitana ha regolarmente pubblicato interventi di questo genere e anche i napoletani attenti, soprattutto quelli vicini alla sinistra, conoscono nei dettagli gli innegabili meriti e anche gli acclarati limiti di De Luca. Tanti, però, non conoscono ( e chi scrive è tra questi ) le presunte  malefatte che consentirebbero di poter tacciare di immoralità la gestione De Luca.

Sarebbe auspicabile che quanti sono stati dentro il sistema di gestione della cosa pubblica in Campania e abbiano fatto parte della stessa matrice partitica e culturale di De Luca partecipino a chi di dovere eventuali fatti considerati perseguibili in sede giudiziaria.

La posizione di indagati o di rinviati a giudizio, per quanti si collocano su di una corretta posizione garantista, non autorizza a pronunciamenti severi sull’altrui discutibile moralità.

 

 

 

 

 

 

 

IN OCCASIONE DELLA FESTA DEL MAESTRO

2 febbraio 2010

 

 

Ambrogio Ietto

 

Sensibilità istituzionali

 

L’amico Casciello avrà di certo la cortesia di ospitare un altro mio contributo che, nel riprendere il ‘pezzo’ di domenica dal titolo ‘Un grazie ai maestri ‘, consenta di ritornare sulla manifestazione svoltasi alla scuola ‘Vicinanza ‘ della nostra città e di esprimere qualche riflessione nel merito. Innanzitutto la constatazione di un salone pieno e di tanti occhi lucidi di commozione tra i presenti. Segnali questi particolarmente importanti per comprendere che, per tanta gente, ancora contano le emozioni e i gesti simbolici ad esse collegati.

Un particolare sentimento di gratitudine va espresso al prof. Giuseppe Acocella, rettore dell’Università Pio V di Roma e vice presidente del Cnel, ai senatori Alfonso Andria ed Antonio Paravia e all’onorevole Tino Iannuzzi per aver partecipato di persona, anche con un loro indirizzo di saluto e di augurio, alla significativa e toccante cerimonia.

Con altrettanta autenticità vanno segnalate alcune assenze di rappresentanti istituzionali che hanno ritenuto opportuno rinunciare anche all’atto formale di un messaggio scritto.

E’ mancata, così come succede da anni, la presenza dell’Arcivescovo Primate Monsignor Gerardo Pierro, forse occupato a celebrare la ricorrenza di San Giovanni Bosco presso la Comunità Salesiana ma dimentico di scrivere un’attestazione di incoraggiamento e di speranza ad un gruppo professionale che, in un’epoca di marcato relativismo etico, ha ancora il coraggio di definirsi come ‘cattolico ‘. Sarei tentato ad ipotizzare una comprensibile sanzione che il nostro Vescovo ha inteso irrogare alla mia persona per il fatto che, nel corso degli ultimi anni del suo episcopato, ho manifestato amarezza, sofferenza ed apprensione per le troppe vicende buie che hanno visto e vedono tuttora al centro la curia salernitana. Penso, però, che si sia trattato soltanto dell’inefficienza della sua segreteria particolare.

Non meglio si è comportata la onorevole Mara Carfagna  che ha soltanto replicato l’atto di superbia istituzionale già espresso in occasione dell’edizione passata della ‘ Festa del maestro ‘. Al ministro delle Pari Opportunità avevamo raccomandato almeno una testimonianza cartacea della sua sensibilità, sottolineando che la manifestazione era dedicata a due fasce deboli della nostra società: le donne ( le insegnanti di scuola dell’infanzia e primaria costituiscono il 98% della forza lavoro di questi due segmenti del nostro sistema scolastico ) e i bambini ai quali le docenti festeggiate avevano dedicato almeno 40 anni di lodevole servizio. Non credo che l’onorevole Carfagna mi tenga nella lista nera dei soggetti da tenere a bada: nelle pagine 199, 212, 222, 223 e 224 del mio libro ‘Pensare e scrivere in libertà ‘ ( Plectica Editrice, 2009 ) è possibile leggere apprezzamenti forse eccessivamente lusinghieri a suo favore. Pazienza! Così va il mondo.

Ha destato sorpresa anche il comportamento dell’onorevole Cirielli, presidente dell’Amministrazione Provinciale. Gli insegnanti premiati coprivano l’intera area del nostro territorio. La sua presenza fisica o un suo messaggio epistolare o, in subordine, un suo delegato avrebbero potuto rappresentare un segnale di discontinuità nei confronti del duo Villani – Stanzione che non si sono mai degnati, nel corso della precedente consiliatura, di rendersi temporaneamente visibili alla manifestazione del ‘Vicinanza’.

Non ha risposto al cordiale invito nemmeno la vice – sindaco ed assessore all’istruzione del comune capoluogo Eva Avossa, avvertita con fax del 9 gennaio scorso dell’evento programmato. Eppure di professione ella è maestra di scuola dell’infanzia e, quindi, avrebbe potuto almeno rivedere e salutare con simpatia le sue colleghe festeggiate.

Era stato invitato alla manifestazione anche il presidente della Confindustria locale Agostino Gallozzi ma anche lui ha ritenuto di non dare ombra di riscontro. Ci si chiederà: ma cosa ha da vedere il mondo produttivo coi maestri? Semplice: il dottor Gallozzi è membro autorevole della Fondazione Fareitalia presieduta da Luca Cordero di Montezemolo che due settimane ha presentato a Bacoli di Napoli un prezioso rapporto sui maestri d’Italia. Egli è stato tra gli animatori dell’iniziativa. Incoraggiati da questo suo interessamento per una rivalutazione della funzione magistrale avevamo ritenuto opportuno invitarlo. Forse il presidente degli industriali salernitani ha temuto che chiedessimo qualche obolo per sostenere la manifestazione. Può stare tranquillo: sono 25 anni che l’iniziativa va avanti con autofinanziamento degli associati e senza avere mai fatto ricorso ad enti pubblici o a gruppi privati.

Infine, una rilevazione negativa va fatta anche nei riguardi delle due espressioni statuali più significative della provincia: prefetto e questore. Non un messaggio né un proprio rappresentante da delegare alla manifestazione. Maestri e dirigenti scolastici festeggiati sono stati servitori degni dello Stato e per almeno 40 anni hanno fatto del loro meglio per orientare migliaia di bambini e di preadolescenti verso i valori della legalità e della cittadinanza attiva e responsabile. Di certo hanno svolto opera meritoria per prevenire devianze, disagio sociale, manifestazioni ed atti trasgressivi nei confronti della comunità e dello Stato. In concreto hanno contribuito a rendere meno gravoso il lavoro delle forze dell’ordine e della stessa magistratura. Non mi pare che queste siano cose di poco conto.

Per carità, i referenti istituzionali menzionati non avevano ombra di obbligo a compartecipare ad una manifestazione celebrativa voluta e sostenuta da un umile gruppo professionale di ispirazione cristiano – cattolica. Essi hanno avuto le loro buone ragioni per dare priorità ad altri impegni o per non sottrarre agli affetti familiari due ore della mattinata domenicale.

Le istituzioni ai vari livelli sono rappresentate da persone fisiche. E, quindi, anche le loro manifestazioni esterne risentono del grado di sensibilità di chi le rappresenta.

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