LA CAMPANIA DAVVERO HA BISOGNO DI CAMBIARE DEFINITIVAMENTE PAGINA

 

 

Salerno, 27 Marzo 2010

 

Ambrogio IETTO

VIGILIA ELETTORALE DELUDENTE

 

 

Ancora due giorni e sapremo come è andata a finire la vicenda elettorale in Campania. Non è che non interessi l’esito delle altre dodici regioni ove domani e dopodomani si voterà. Di certo la lettura del dato nazionale consentirà di avere un quadro generale della situazione del Paese, di verificare in quale  misura la crisi economica, la quotidiana fioritura di piccoli e grandi scandali, il linguaggio gridato di leader politici nazionali e locali abbiano influito a far eventualmente crescere  l’indice di astensione dal voto o a dirottare i suffragi, oltre ogni più rosea previsione, da uno schieramento politico all’altro.

L’interesse primario, però, resta orientato verso il governo regionale. La Campania non è solo la regione capofila del Mezzogiorno d’Italia. Essa presenta una situazione complessiva per niente incoraggiante. Quaranta anni di autonomia regionale non sono stati sufficienti per dare al nostro territorio, alla sua economia e alla sua gente una ben distinta identità: la sindrome dell’emergenza ha contraddistinto di continuo le scelte compiute che il più delle volte hanno peccato di una ben mirata progettualità, sono state segnate dal virus della convenienza personale o di gruppo, dal marchio dell’improvvisazione e del malaffare.

Fiumi di risorse finanziarie generosamente dirottati dalle sorgenti padane si sono impantanati dentro le acque stagnanti dell’affarismo di comodo. La malavita organizzata, lucida nella progettazione e nella gestione delle opere di bonifica, è riuscita così a manifestare le proprie straordinarie capacità imprenditoriali. Un territorio benedetto da Dio con squarci di paesaggio mozzafiato, con un patrimonio naturale variegato e ricco di risorse, con un contesto archeologico dimostrativo della presenza di civiltà risalenti ad almeno 2000 anni prima della venuta di Cristo, con un complesso di beni culturali, artistici ed ambientali unici al mondo, con distese pianeggianti e collinari fertili e generose, con 360 chilometri di costa, incuneata entro accoglienti golfi e splendide insenature, è stato notevolmente depotenziato.

Di conseguenza si sono registrati un elevato tasso di disoccupazione di prevalente natura giovanile ed intellettuale, un flusso migratorio per il nord del Paese e verso l’estero delle migliori risorse umane, un sensibile calo della produttività, un contenimento del prodotto interno lordo, un’oggettiva contrazione della popolazione residente, un abbassamento della qualità degli studi registrata dalle rilevazioni dell’Ocse, un’insufficiente e mediocre erogazione dei servizi  alla persona, una sempre più raffinata penetrazione della malavita organizzata nell’economia pubblica e privata.

La campagna elettorale propedeutica alla consultazione di domani e di lunedì si è limitata più o meno ad elencare questi problemi, evitando di affrontarli organicamente nei rispettivi programmi e, quindi, di avanzare ipotetiche soluzioni agli stessi anche, e soprattutto, in previsione della futura emanazione degli atti applicativi del federalismo fiscale.

Una vigilia, dunque, del tutto deludente scossa di tanto in tanto soltanto da gratuiti e volgari apprezzamenti nei confronti delle parti e delle persone avverse. Anche in sede locale ogni personaggio politicamente già affermato si è adoperato per tirare la volata al proprio delfino.

La novità introdotta dallo statuto della Campania sulla doppia preferenza da poter assegnare a due candidati di sesso diverso ha favorito l’entrata in gara di un numero più consistente di donne, dando vita  a non pochi accoppiamenti uomo – donna che nel corso della campagna elettorale si sono trasformati in separazioni non consensuali e, successivamente, in veri e propri divorzi.

Salerno è stata spesso al centro del dibattito grazie alla partecipazione diretta alla competizione per il governatorato del sindaco del capoluogo.

Lunedì notte sapremo chi sarà investito, dalla fiducia dell’elettorato, della responsabilità di cambiare rotta. Il termine più usurato nei pubblici discorsi, sulla stampa e sui manifesti è stato proprio quello della discontinuità. Infatti essuno dei candidati ha voluto rinunciare alla critica di un passato che non fa onore alla nostra rappresentanza politica e tutti hanno inneggiato al cambiamento. Amen.

I commenti sono chiusi.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi