LA SETTIMANA DELLA CULTURA A SALERNO E IN CAMPANIA

 

 

Salerno, 15 aprile 2010

 

Ambrogio IETTO

 

LA NOSTRA ORIGINARIA IDENTITA’ CULTURALE

 

Da domani e fino al 25 aprile, per lunghi dieci giorni, tutti i luoghi statali dell’arte, dalle aree archeologiche ai musei, dagli archivi storici alle biblioteche, dalle mostre d’arte ai monumenti, saranno a nostra completa disposizione per una visita sistematica che consenta di accostarci, sia pure episodicamente, ai tanti, paradossalmente anche troppi beni culturali disponibili sull’intero territorio nazionale e, in particolare, su quello campano e salernitano.

Lo Stato rinuncia per questa ‘Settimana della Cultura ‘ finanche al modestissimo ticket la cui acquisizione di solito rende possibile l’ingresso nei luoghi dedicati all’arte e al sapere. Perché lo fa? Semplicemente per alimentare e consolidare, a seconda dei casi, in ciascuno di noi il piacere – desiderio della conoscenza, per tenere accesa la fiammella della curiosità che ha spinto chi ci ha preceduto ad esplorare la realtà, a ripercorrere i passaggi più significativi delle stagioni, dei tempi, delle epoche precedenti, a ravvivare, grazie all’impegno nella ricerca e nella ricostruzione di condizioni e di abitudini pregresse di vita, il personale potenziale di estro e di creatività.

Andare in giro per luoghi e siti che ci riconducono al passato significa rendersi conto della straordinaria genialità dell’essere umano, delle enormi difficoltà superate, di quanto sia stato duro il cammino percorso dall’umanità prima di arrivare all’odierna era delle tecnologie sofisticate e della globalizzazione.

Ma, al di là della spinta conoscitiva, che pure è giusto sostenere per una più diffusa e responsabile presa di coscienza del cammino lentissimo all’inizio e successivamente sempre più spedito verso il progresso compiuto dalle civiltà che ci hanno preceduto, l’iniziativa del Ministero dei Beni Culturali assume una particolare valenza educativa: intende offrire a noi cittadini italiani, troppo spesso disponibili ad enfatizzare i limiti e i difetti che antropologicamente ci contraddistinguono, ad amare di più il nostro Paese, ad essere orgogliosi del nostro passato, ad avvertire in misura maggiore il senso di appartenenza alla nostra comunità, a rafforzare la comune identità nazionale non di rado messa in discussione da superati ed improduttivi velleitarismi di incerta radice storica. C’è, è vero, anche l’indiretta sollecitazione a custodire nel migliore dei modi un patrimonio che l’intera umanità ci invidia, a dare all’auspicato sviluppo socio – economico il segno della responsabile sostenibilità col contesto ambientale circostante.

L’invito e le raccomandazioni valgono in particolare per questa Campania Felix, per il territorio salernitano che soltanto dall’epoca romana presenta un aspetto culturalmente omogeneo. In precedenza, e anche in questo particolare si ritrovano peculiarità e ricchezza della nostra terra, due ben distinte identità culturali si sono andate formando. Il fiume Sele ( Silaris per i Greci e Silarus per i Romani ) ha rappresentato la linea di demarcazione tra la componente etrusca e campano – sannitica presente a nord nell’area picentina, in quella nocerino – sarnese, nella valle dell’Irno e nella penisola sorrentina e quella greco – lucana insediata nella parte meridionale della piana pestana, ad Elea ( Velia in età romana ), Pyxous ( Buxentum in età romana ) a Policastro Bussentino, a Buccino con l’antica Volcei.

E’ stata proprio la realtà territoriale della Piana del Sele a costituire la terra di frontiera dove, grazie agli inevitabili e preziosi scambi tra identità culturali diverse, si sono incrociate antropologie e dimensioni di vita profondamente differenti.

Ma l’umanità fin dall’età preistorica e protostorica ( dai 300.000 ai 10.000 anni avanti Cristo ) ha lasciato traccia della sua presenza tra noi  in  grotte e ripari sotto roccia. Del periodo romano e post – romano rimangono, come è noto, testimonianze e reperti di eccezionale valore. L’epoca longobarda, la stagione della scuola medica hanno rafforzato la naturale vocazione multiculturale di Salerno e della sua costa.

I dati che periodicamente diffondono gli enti preposti al turismo e le agenzie di viaggio evidenziano la propensione nostra a visitare altri Paesi. I rientri in sede non di rado lasciano trasparire la nostra delusione.

La comparazione tra i luoghi e i siti visitati all’estero e il nostro patrimonio archeologico ed artistico ci fa cogliere, sia pure per poco, il divario notevole esistente a nostro favore. Poi ci si dimentica e si ricomincia a discutere con gli amici sulle mete estere da raggiungere nel prossimo viaggio.

Così può accadere, come è capitato due settimane fa allo scrivente, di ritrovarsi per quasi tre ore ad essere l’unico visitatore dello straordinario museo archeologico di Pontecagnano ove pure sono occupati circa quaranta addetti.

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