UN GRAVE ERRORE COMMESSO DI PROPOSITO

 

Salerno, 25 Aprile 2010 = Festa della Liberazione

 

Ambrogio IETTO

 

IL 25 APRILE DI CIRIELLI

 

I pochi pazienti lettori che si dispongono a leggere da tempo queste ed altre ‘riflessioni ‘  hanno potuto dedurre lo sforzo che l’autore compie nel tentativo, sicuramente non sempre riuscito, di considerare e valutare gli eventi significativi che si verificano nel contesto territoriale di riferimento con l’assunzione di posizioni non pregiudizialmente di parte ma ispirate all’esame delle possibili motivazioni che giustificano o tendono a giustificare decisioni prese da pubbliche istituzioni, comportamenti assunti da referenti delle stesse, dichiarazioni rese da persone fisiche in rappresentanza di organismi democratici.

Dentro questa logica ci si dispone ad esprimere un giudizio sul testo del manifesto pubblicato dall’Amministrazione provinciale di Salerno in occasione dell’odierna festività del 25 aprile e sottoscritto dal suo presidente onorevole Edmondo Cirielli.

Come è noto anche personalità culturalmente autorevoli del Popolo della Libertà, schieramento di appartenenza del presidente della Provincia, hanno  evidenziato con comprensibile delicatezza la mancata completezza e, quindi, la parzialità dello scritto.

In questo senso, ad esempio, si è espresso Gaetano Quagliariello, che oltre ad essere dirigente nazionale del partito, è ordinario di ‘ Teoria e storia dei partiti politici ‘ all’ Università Luiss di Roma ed autore di notevoli saggi tra i quali un volume di circa 900 pagine su ‘De Gaulle e il gollismo ‘ per le edizioni de ‘ Il Mulino ‘. Discendente di antica famiglia salernitana di formazione liberale e cattolica, che ha dato sindaci e pubblici amministratori a Salerno e alla sua provincia, nei suoi riguardi anche la parte avversa manifesta riconosciuto rispetto che riguarda primariamente la sua formazione storica.

La mancata completezza del testo di Cirielli sta nel voluto salto dell’omesso riferimento alla Resistenza che è movimento riconosciuto anche dalla storiografia moderata. Anzi al movimento, generato da un’opposizione mirata al nazifascismo, viene correntemente attribuita una dimensione europea con la precisazione che in Italia di fatto la Resistenza comincia a manifestarsi con due decenni di anticipo con discorsi parlamentari, con la sfiducia al governo, con la protesta dell’Aventino contro il delitto Matteotti, con la costituzione di gruppi e nuclei culturali, con periodici come ‘ La rivoluzione liberale ’ di Piero Gobetti, con il fenomeno del ‘ fuoriuscitismo ‘ che determinò l’emigrazione di intellettuali e politici tra i quali Turati, Nitti, don Sturzo, Salvemini, Sforza e, non secondo, il salernitano Carlo Petrone.

Che Cirielli abbia i suoi convincimenti nell’interpretazione di fatti ed eventi che si verificarono prevalentemente oltre la cosiddetta linea gotica,  lacerando, comunque, il tessuto umano di migliaia di comunità, è un suo indiscutibile diritto. Egli, però, ha voluto dimenticare, nel momento in cui licenziava lo scritto, di essere il referente istituzionale di un ente pubblico espressione di democrazia diretta.

Con le innegabili sue tre brave lauree Cirielli ha voluto collocarsi nella rispettabile e meritoria categoria degli appassionati di storiografia il cui ambito di ricerca e di studio riguarda l’interpretazione critica e la rielaborazione scientifico – letteraria dei fatti la cui narrazione, invece, è compito specifico della storia.

E’ comprensibile che il messaggio del presidente della Provincia sia il prodotto del suo personale itinerario formativo e della convinta e coerente sua militanza all’interno di una formazione politica che ha inteso mettere in discussione in passato non solo la  Resistenza  ma anche la dimensione liberatrice dello sbarco delle truppe  alleate.

Nel firmare quel manifesto Cirielli non si è dimenticato di certo di essere anche il presidente dell’importante Commissione Difesa della Camera dei deputati. Quindi egli deliberatamente ha inteso notificare una precisa presa di posizione, una sua consolidata convinzione che avrebbe inevitabilmente generato commenti, critiche ed anche l’ irrazionale, esasperata, gratuita  e strumentale valutazione da parte di un personaggio come Bersani.

Non volendo, però, Cirielli si è collocato sulla medesima posizione dei colleghi e suoi amici leghisti che contestano il Risorgimento e mettono in discussione lo stesso processo unitario del Paese.

Lo sforzo che il rappresentante di una pubblica istituzione, eletta direttamente dal popolo, deve compiere, soprattutto su temi delicati come quello in oggetto, è di favorire la costruzione e il consolidamento di un sentimento nazionale unitario.

L’Italia ne ha un forte bisogno. Basta recarsi nella vicina Francia per prendere consapevolezza di quanto sia forte il senso dell’appartenenza all’unità nazionale da parte di quel popolo. Un uomo politico intelligente qual è Cirielli non può commettere errori di questo tipo. L’interpretazione di fatti e di eventi del passato è compito di quanti si interessano di storiografia e non di chi rappresenta importanti istituzioni pubbliche in nome e per conto della democrazia partecipativa.

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