FORMAZIONE CONTINUA DEI DOCENTI E INTRODUZIONE DI CRITERI OGGETTIVI PER VALUTARE IL MERITO: E’ LA RICETTA PER MIGLIORARE LA QUALITA’ DELLA SCUOLA

 

 

Salerno, 20 giugno 2010

 

Ambrogio IETTO

 

A PROPOSITO DELLE CHIACCHIERATE PROVE INVALSI

 

A quanti operano con serietà professionale e con costanza d’impegno nella scuola deve far piacere che anche la grande stampa quotidiana abbia dedicato ampio spazio alla prova nazionale di giovedì 17 giugno, sostenuta da circa 580.000 allievi a conclusione del primo ciclo di istruzione ( ex terza media ).

Si potrà osservare che anche questa volta non mancano critiche all’istituzione scolastica e ai suoi operatori giudicati non sempre in grado di attivare processi di apprendimento funzionali alla risoluzione dei test oggettivi che vengono somministrati dall’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema di Istruzione.

Subito dopo la conclusione della prova, infatti, c’è stato addirittura un velocissimo sondaggio di Skuola.Net  con 863 interviste ad altrettanti studenti partecipanti alla rilevazione il 61% dei quali ha giudicato particolarmente difficili le prove in quanto non rapportabili alla routine delle ordinarie interrogazioni.

Può darsi che anche notizie allarmistiche di questo tipo possano finalmente contribuire a convincere importanti responsabili istituzionali ( nell’ordine Tremonti, Brunetta e Gelmini ) ad affrontare con la necessaria determinazione il problema della qualità del servizio scolastico e del ‘ successo formativo dell’alunno ‘, così enfaticamente dichiarato dal comma primo dell’articolo 4 del DPR n. 275/99 che regola l’autonomia scolastica.

Evidentemente si tratta di trovare le necessarie risorse finanziarie e di codificare l’obbligo per i docenti di ogni ordine e grado ad una qualificata formazione in servizio, introducendo contestualmente criteri oggettivi ed affidabili per la valutazione del merito delle loro prestazioni professionali.

Al momento sembra pertinente richiamare, sia pure per tratti essenziali, documenti ed impegni di respiro europeo che sollecitano i paesi aderenti ad impegnarsi per una scuola di qualità. Occorre innanzitutto riferirsi alla sessione straordinaria del Consiglio Europeo di Lisbona del marzo 2000 che individua il seguente nuovo obiettivo strategico: ‘ diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo , in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale ‘. In questo quadro s’impone ‘ che ogni cittadino possieda le competenze necessarie per vivere e lavorare in questa nuova società dell’informazione ‘.

Nel linguaggio ufficiale trova, pertanto, piena legittimazione il concetto di competenza. E’ così che alla fine del 2006 Parlamento europeo e Consiglio d’Europa definiscono otto competenze chiave per l’apprendimento permanente. Tra queste si collocano in posizione prioritaria la comunicazione nella madrelingua  e la competenza matematica con le competenze di base in scienza e tecnologia. La prima competenza presuppone la capacità di esprimere e interpretare concetti, pensieri, sentimenti, fatti e opinioni in forma sia orale e scritta e di interagire adeguatamente e in modo creativo sul piano linguistico in un’intera gamma di contesti culturali e sociali.

Per competenza matematica, invece, gli organismi europei intendono l’abilità di sviluppare e applicare il pensiero matematico per risolvere una serie di problemi in situazioni quotidiane. Si chiede di porre attenzione, oltre che sugli aspetti della conoscenza, anche su quelli del processo e dell’attività.

Le successive indagini OCSE – PISA, come è noto, rilevano ancora una volta, nei due ambiti disciplinari richiamati, performance piuttosto modeste da parte dei nostri allievi quindicenni in rapporto alla media Ocse.

Il governo di centrosinistra, col ministro Fioroni, consapevole della necessità – dovere di dimostrare agli organismi europei l’impegno nel perseguire l’obiettivo di migliorare la qualità degli esiti scolastici, decide di inserire nella legge sulla Finanziaria 2007  importanti modifiche riguardanti l’assetto e le finalità dell’Invalsi con l’obiettivo primario di potenziarne la qualificazione scientifica e l’autonomia amministrativa.

A presiederlo viene chiamato Piero Cipollone, economista alla Banca d’Italia, confermato nell’incarico dalla nuova titolare di Viale Trastevere Mariastella Gelmini e coautore, insieme all’altro economista Paolo Sestito, del recente, prezioso volume Il capitale umano ( il Mulino, Bologna,2010).

Si sa che le indagini internazionali si sforzano di garantire la comparabilità delle prove tra i diversi paesi sotto osservazione e che le stesse tendono a rilevare non solo il possesso di determinate conoscenze ma anche la capacità di utilizzarle in determinati modi e tempi, tenendo conto  di circostanze adeguate alla necessità.

Di conseguenza anche le prove recentemente somministrate dagli esperti dell’Invalsi agli alunni dell’ultimo anno del primo ciclo di istruzione tendono ad accertare il livello di competenza raggiunto, cioè a verificare in quale misura il sapere posseduto risulta dotato di senso nella reciprocità tra azione e riflessione.

Le considerazioni critiche lette o ascoltate sulla loro non piena rispondenza alle periodiche verifiche, tradizionalmente utilizzate dai docenti italiani, rientrano nell’ordinaria letteratura giornalistica. Lo stesso presidente Cipollone, interrogato nel merito, ha spiegato molto semplicemente che lo scopo  della somministrazione dei test va individuato nell’esigenza primaria di rilevare gli apprendimenti degli studenti nella ‘ speranza che gli insegnanti usino i risultati per migliorare la didattica, per riflettere ‘.

E’ questo, infatti, il problema centrale: alimentare e consolidare tra i docenti la pratica della verifica continua al fine di assicurare  alla dinamica insegnamento – apprendimento risultati più soddisfacenti per la generalità  degli allievi.

Purtroppo anche le operazioni collegate alla rilevazione hanno risentito, almeno durante lo svolgimento delle prove dello scorso anno, da parte di non pochi docenti e dirigenti di istituzioni scolastiche, di comportamenti definiti eufemisticamente dal Miur ‘ opportunistici ‘, vale a dire non corretti. Il fenomeno ha preso il nome di ‘ cheating ‘ da to-cheat, cioè imbrogliare.

Una lettera spedita nella seconda metà di maggio dai direttori generali dei diversi uffici scolastici regionali ha notificato alle scuole interessate agli imbrogli i comportamenti opportunistici assunti – probabilmente – nell’infantile consapevolezza che i risultati ottimi raggiunti dagli alunni nei test avrebbero assicurato all’istituzione un’immagine referenziata e più credibile.

Ovviamente la Campania anche in questo campo ha conquistato un poco felice primato, offrendo agli alunni sotto verifica suggerimenti e indicazioni per la risoluzione positiva dei test e, in non pochi casi, provvedendo a dettare letteralmente le risposte giuste. Quanto accaduto si porta dietro, così, anche dal punto di vista educativo, ampie zone d’ombra.

Ora il ministro Gelmini ha intenzione di inserire, a partire dal 2012, prove oggettive anche negli esami finali del secondo ciclo di istruzione ( la comunemente detta maturità ). Avremo, così, ulteriori riscontri sulla fragilità del nostro sistema di istruzione. Il problema, allora, come anticipato all’inizio di questa riflessione, va affrontato all’origine con una seria formazione iniziale e una qualificata formazione in servizio, accompagnata dall’introduzione di oggettivi criteri per la rilevazione del merito della prestazione docente.

L’avere esteso le rilevazioni Invalsi anche a tutti gli allievi delle classi seconda e quinta della scuola primaria e alla classe prima della secondaria di primo grado ( ex prima media ) conferma che l’impresa coinvolge di fatto i docenti di ogni ordine e grado a partire dalla scuola dell’infanzia per la quale le stesse ‘ Indicazioni Fioroni – Ceruti ‘, da armonizzare con quelle del duo Moratti – Bertagna, individuano i ‘ traguardi per lo sviluppo della competenza ’ nei diversi ‘campi di esperienza ‘ compresi quelli relativi alla comunicazione, alla lingua, alla cultura, all’ordine, alla misura, allo spazio, al tempo e alla natura, tutte conoscenze, abilità ed esperienze collegate tra loro e propedeutiche alle competenze successivamente sottoposte a verifiche ufficiali.

Come per dire che la conquista di un sapere personalizzato, da manifestare in specifici contesti, presuppone un itinerario di apprendimento da individuare e da percorrere coerentemente da subito, impegnando le fondamentali dimensioni della cognitività, dell’operatività e dell’affettività.

I commenti sono chiusi.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi