IL FUTURO DELLA CHIESA SALERNITANA

 

Salerno, 28 giugno 2010

 

Ambrogio IETTO

 

 

 

DALL’EDITORIALE DI MONS. PIERRO

 

ALLA LETTERA DI MONS. MORETTI

 

 

Sull’ultimo numero di ‘Agire ‘, il settimanale cattolico della Curia salernitana, è stato possibile leggere non soltanto il testo della prima lettera alla Chiesa di Salerno da parte di Mons. Luigi Moretti, arcivescovo metropolita eletto, ma anche le considerazioni nel merito espresse da alcuni laici credenti.

Nell’articolo di fondo, collocato accanto al messaggio di Mons. Moretti, è stato inserito anche un contributo siglato coi tre asterischi e, quindi, da attribuire all’arcivescovo uscente Mons. Pierro, dall’emblematico titolo ‘ Preti per il proprio prestigio ? ‘.

L’intervento del presule uscente, pur muovendo dal recente ammonimento del Pontefice sull’impraticabilità di un sacerdozio vissuto al servizio della propria gloria, è motivato di certo dalla ben nota sua amarezza nell’essersi imbattuto, nel corso dei 18 anni di episcopato salernitano, in una nutrita serie di episodi che lo hanno visto in evidente, a volte rissoso contrasto con suoi presbiteri. Confermano il discutibile clima consolidatosi nel clero salernitano ulteriori, recenti dichiarazioni dello stesso arcivescovo e una delle prime affermazioni  di Mons. Moretti in cui si sottolinea l’impegno personale finalizzato a riportare pace tra i non pochi presbiteri che sono stati in rotta con gli ambienti curiali.

Nel suo articolo Mons. Pierro delinea il profilo del prete ideale che, tra le altre qualità, deve avvertire una ‘costante tensione alla santità ‘ ed essere pronto a ‘ creare comunione col proprio vescovo ‘ il quale, ovviamente, può anche sbagliare nelle sue valutazioni. In simili casi, aggiunge  il presule, va tenuto presente che le sue sono  ‘decisioni umane ‘ e che, quindi, ‘ non godono del crisma dell’infallibilità‘.

Queste ed altre considerazioni contenute nell’editoriale, nel mentre lasciano trasparire un sofferto processo di ripensamento da parte di Mons. Pierro su non poche discusse sue decisioni assunte nel corso del lungo episcopato salernitano, ripropongono, però, aspetti piuttosto delicati riguardanti la funzione del presule,  del suo rapporto, in particolare, col proprio clero e col laicato cattolico di riferimento, e del più volte richiamato principio dell’obbedienza.

E’, infatti, la conclusione del fondo che alimenta, come in altre occasioni, comprensibili perplessità. Scrive testualmente il presule: ‘ Non si può diventare presbiteri a qualunque costo anche in contrasto col proprio vescovo e vanificando il giudizio della comunità educante ‘.

Egli, nel mentre tende a raccogliere la filiale comprensione di quanti convengono sulla possibile erroneità delle decisioni umane, riafferma note caratteriali assolutamente poco compatibili con la delicatissima funzione di Pastore di anime. Ci si riferisce ad una discutibile caparbietà, ad una perseverante ostinazione, al mancato ascolto di una sia pure minima parte della cosiddetta ‘comunità educante ‘, ad un rapporto fiduciario esclusivo con qualcuno solo dei suoi presbiteri da sempre al centro di severe illazioni provenienti non soltanto da una fetta consistente di clero ma anche e, soprattutto, dal laicato cattolico i cui gruppi dirigenti, però, hanno non poca responsabilità nell’avere assecondato, con un conveniente silenzio e con ipocriti comportamenti,  decisioni e posizioni delicate che hanno messo in discussione l’autorevolezza e il carisma del presule.

Così chi ha osato manifestare interrogativi, perplessità, disorientamento in occasione di deliberazioni, pronunciamenti, decisioni, scelte assolutamente discutibili, è stato collocato, nel migliore dei casi, nella lista degli arteriosclerotici precoci.

La lettera di Mons. Moretti  contiene considerazioni significative che, anche se collocate in una visione generale del futuro suo impegno pastorale, consentono di dedurre una puntuale conoscenza delle questioni cui dovrà da subito rivolgere particolare attenzione: unità e solidarietà della Chiesa locale, un ‘ legame sacramentale ‘ tra l’intero clero e il proprio Pastore ‘ sancito dal vincolo dell’ordinazione sacerdotale ‘, la ‘edificazione di una comunità capace di diventare essa stessa riflesso della presenza di Dio sulle strade e nelle case ‘ della diocesi, un ‘ ruolo importante, se non decisivo ‘ dei laici,  la famiglia  quale ‘ fonte di ricchezza ‘ e sede della ‘ missione educativa verso i figli ‘, l’attenzione particolare per ‘ i  poveri e gli emarginati ‘ che ‘ non sono gli ultimi della fila ‘, un saluto, sia pure per il momento da lontano, per i sofferenti, ricordando che ‘ quando più si è capaci di chinarsi sulla sofferenza tanto più l’uomo riesce a innalzare il proprio animo ‘.

Sono espressioni forti e significative, proferite da un Pastore proveniente da ambienti vaticani e non soggetto a fattori propri di un deteriore localismo.

La sua paziente disponibilità all’ascolto e l’intelligente, serena valutazione di uomini e cose gli consentiranno, questa è la speranza diffusa tra quanti amano la Chiesa, di guadagnarsi da subito la fiducia e l’affetto dell’intera comunità salernitana.

 

                                                                                         www.ambrogioietto.com

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