Archivio per luglio, 2010

A VILLAMMARE NEL GOLFO DI POLICASTRO

31 luglio 2010

 

Villammare è una suggestiva, attraente stazione balneare,  situata in  provincia di Salerno  al centro del Golfo di Policastro tra Punta degli Infreschi e Capo Scalea.

Frazione del Comune di Vibonati accolse  la notte del 28 giugno 1857, nella contigua località dell’Uliveto, il piroscafo ‘ Cagliari’  con Carlo Pisacane e i suoi ‘trecento ‘.

Meta di un turismo prevalentemente estivo, sensibile in particolare alle esigenze di  nuclei familiari ravvivati dalla presenza di bambini e di adolescenti, Villammare ospita per il quarto anno consecutivo una manifestazione letteraria la cui formula, nel rendere 51 cittadini residenti ed ospiti protagonisti della scelta del libro di narrativa da premiare, risulta sempre più fortunata e particolarmente gradita dai lettori – elettori.

Anche per il 2010  è stata assegnata a Villammare la ‘ Bandiera Blu FEE ‘.

 

Anna Pecorelli, che è tra le volitive ed appassionate animatrici del premio ‘Torre Petrosa ‘, ha scritto nel merito  la seguente nota che questo Blog ospita con particolare piacere.

 

 

 

Villammare, 31 luglio 2010

 

Anna PECORELLI

 

 

AL VIA LA QUARTA EDIZIONE DEL PREMIO

LETTERARIO ‘ TORRE PETROSA ‘

 

 

Tra le non poche iniziative che ravvivano la stagione estiva in Campania e, più propriamente, nel Cilento e nel Golfo di Policastro, rientra di certo il premio letterario ‘ Torre Petrosa ‘ giunto alla quarta edizione.

Pur nella doverosa attenzione che va espressa nei riguardi delle tante manifestazioni canore, dei festival di ogni genere, delle rassegne di pittura estemporanea, delle sfilate folcloristiche, delle sagre eno -gastronomiche,  questo concorso letterario consolida sempre più una sua specificità.

Esso, innanzitutto, ripropone nel nome il recupero di uno dei più suggestivi monumenti del sedicesimo secolo presenti, nella loro interezza, lungo la costa che da Palinuro si staglia fino a Maratea e alla contigua riviera calabra.

Torre Petrosa, realizzata all’epoca quale struttura di avvistamento per la difesa dalle frequenti scorribande cui anche il borgo marinaro di Villammare era sottoposto, si erge ancora maestosa su di una collinetta ed è testimone fedele e silenziosa delle sofferenze e delle piccole, umane gioie delle generazioni  che si sono avvicendate nel corso dei secoli, trovando o nel mare l’unica fonte di sostentamento oppure operando la scelta di avvalersi delle stesse antistanti, immense acque limpide per intraprendere l’incerta avventura dell’emigrazione verso i lontani Paesi del Nord e del Sud America.

Nel valorizzare questo così emblematico simbolo gli ideatori della manifestazione letteraria hanno inteso offrire, in particolare agli ospiti che con fedeltà scelgono per le loro vacanze questa località gratificata anche per il 2010 dall’attribuzione della ‘bandiera blu ‘, un’opportunità  per trascorrere in modo diverso una parte del tempo libero che la vacanza annuale fortunatamente mette a disposizione della persona per risollevarne spirito e mente.

Sono, infatti, la natura e la procedura di questa kermesse culturale a favorire il motivato, pieno coinvolgimento di residenti e di ospiti del suggestivo centro balneare.

Il concorso ha il primario merito di rivolgersi all’editoria regionale, vale a dire ad un settore che sopravvive soprattutto grazie alla generosa disponibilità di piccole imprese familiari che, nonostante l’avvento di sofisticate tecnologie informatiche, continuano a credere nello strumento cartaceo del libro quale mezzo di promozione culturale.

Il successo già arriso al ‘Torre Petrosa’ è stato determinato, però, dal particolare itinerario seguito per arrivare alla scelta del libro vincitore. L’intuizione felice di Ambrogio Ietto, ideatore del premio, sostenuta per le prime tre edizioni dal sindaco di Vibonati Massimo Marcheggiani e dall’assessore alla cultura dell’epoca Emanuele Lione, consiste nell’affidare ad una commissione tecnico – scientifica la responsabilità di selezionare tre libri tra quelli inviati dalle case editrici concorrenti.

Quindi i tre testi vengono distribuiti in congruo numero ad un consistente gruppo di cittadini residenti nel golfo di Policastro e di ospiti villeggianti che si rendono disponibili a leggerli nel corso dei primi venti giorni del mese di agosto.

Prima della manifestazione clou, programmata per l’edizione 2010 per domenica 22 agosto, sono previsti momenti di approfondimento e di analisi critica tra i lettori privilegiati che assumono poi, di fatto, il ruolo di componenti della giuria popolare chiamati, con voto segreto, a scegliere il testo preferito.

Le varie fasi della complessa ma coinvolgente procedura si svolgono nella pubblica e suggestiva piazza antistante la chiesa della Madonna di Portosalvo sull’affascinante lungomare di Villammare. Per l’edizione di quest’anno la commissione selezionatrice, costituita da Ambrogio Ietto, Antonietta Cantillo, Raffaela Luciano, Giuseppe Vallone, Vincenzo Abramo e da Biagio Midaglia,  assessore delegato dal sindaco Marcheggiani, ha dovuto ampliare la composizione della giuria popolare per l’incalzante richiesta di molti concittadini che considerano ormai questa iniziativa sempre più facente parte della propria identità culturale.

 

 

I TRE LIBRI FINALISTI

 

La commissione tecnico – scientifica del premio ‘Torre Petrosa 2010 ‘ ha selezionato i tre libri finalisti con le motivazioni appresso indicate:

1 ) Barbara D’Alto, Le notti del carrubo lunato , Edizioni Plectica, Salerno:

‘ In un ambiente geograficamente marcato ed irreale insieme, tra aromi e calori di vini e gelidi inverni, le vicende dei personaggi si intrecciano, si scompongono, si ricompongono nella intatta misura e presenza dei simboli, colte ed analizzate con fine penetrazione e senso di intensa musicalità verbale, qualche volta prevalente e come privilegiata ‘.

2 ) Giuseppe D’Amico, “ Storie di donne senza storie “ , Laveglia – Carlone Editori, Battipaglia:

‘ Le donne di un’area del Mezzogiorno d’Italia nella tradizione orale, nelle pratiche religiose e nelle superstizioni, nell’evoluzione storica verso traguardi più dignitosi e giusti; un difficile percorso che vede protagoniste figure femminili dei ceti più umili in massima parte ‘.

3) Gianfranco Pecchinenda, “ L’ombra più lunga “, Colonnese Editore, Napoli:

‘ Nel sottotitolo “ Tre racconti sul padre “ è evidenziata la complessa problematica del rapporto genitore – figlio: il primo racconto segna il passaggio dalla ‘ pampa orizzontale ’ a quella ‘ verticale‘ che scopre radici e tramonti; il secondo muove alla ricerca della sicurezza che sconfigge commozione e debolezza; il terzo è la drammatica aspirazione a fare a meno del conforto paterno per onorare realmente il padre. Un’ottima opportunità per il lettore di riflettere anche sulla diversità dei ruoli tra uomo e donna, nel rispetto delle differenti identità e con la giusta valorizzazione della dignità umana ‘.

 

I COMPONENTI DELLA GIURIA POPOLARE

 

Angrisano Enza, Aromando Antonia, Augurio Aurora, Auricchio Anna, Bruni Enzo, Bruno Biagio, Brusco Anna Maria, Calabria Ermelinda, Cammarano Maria, Cantillo Vincenza, Castagneto Gerolamo, Cattel Assunta, Cavaliere Anna Maria, Cavaliere Maria Antonietta, D’Amato Rosaria, D’Andrea Annamaria, Deconte Silvia, De Felice Eva, De Luca Giovanna, De Marco Biagio Cesare, De Simone Antonio, De Simone Carmelina, Ferraiolo Anna, Ferrigno Francesca, Finizola Rosangela, Fornino Carmela, Fortunato Lina, Gambaro Giuseppe, Genovese Sandra, Iovane Anna Maria, Latella Claudio, Latella Lorenzo, Leone Caterina, Lione Emanuele, Luciano Alfonso, Materazzi Esmeralda, Midaglia Biagio, Mucerino Maria Grazia, Natale Biagio, Parisi Maria Grazia, Pecorelli Anna, Pellegrino Andrea, Pinto Teresa, Raele Antonella, Rina Dina, Risoli Angelo, Rizzuti Josefina, Santoro Gianfredo, Setaro Carmelo, Villano Vanna, Zicca Maria Novella.

LE LITI CONTINUE TRA CIRIELLI E DE LUCA PRODUCONO SOLO DANNO A SALERNO E ALLA POLITICA

27 luglio 2010

 

 

Salerno, 27 luglio 2010

 

Ambrogio Ietto

RESPONSABILITA’ ISTITUZIONALI

 

 

Elezioni primaverili del 2011 per il rinnovo del sindaco e del consiglio comunale della città capoluogo: questa è l’ultima tegola che poteva cadere sulla testa dei salernitani. Non sono state sufficienti prima  le consultazioni politiche del 2008 e, quindi, quelle della primavera scorsa per l’elezione del governatore della Campania e del consiglio regionale. Ora, senza soluzioni di continuità, siamo costretti a restare nell’agone di una permanente campagna elettorale contraddistinta da reciproche accuse e da atteggiamenti e linguaggi di pari arroganza tra il primo cittadino Vincenzo De Luca e il presidente della provincia Edmondo Cirielli.

Gli enti rappresentati da entrambi i contendenti hanno problemi di interesse comune da affrontare almeno nell’ambito territoriale riguardante la città di Salerno e nelle diverse strutture consortili delle quali fanno parte.

Ebbene, da mesi ormai, si è costretti ad assistere ad uno spettacolo indegno fatto di accuse reciproche, di plateali insofferenze, di vere e proprie intolleranze che non hanno nulla a che vedere, non solo col cosiddetto bon ton ma, soprattutto, col senso di responsabilità istituzionale che persone elette a ricoprire incarichi di particolare delicatezza dovrebbero possedere ed anteporre a tutte le manfrine del politichese che producono soltanto nausea almeno tra quanti si sono educati a valutare i comportamenti altrui con una minima dose di autonomia critica.

L’esempio  più eloquente del disastro che questo irresponsabile modo di gestire la cosa pubblica produce è offerto dalla penosa storia dell’aeroporto al cui infausto decollo la generale comunità dei contribuenti e degli associati alla Camera di Commercio ha partecipato con risorse finanziarie di non trascurabile entità per poi prendere atto che questa struttura, completamente inattiva nel periodo in cui poteva risultare funzionale al movimento turistico, è inserita – secondo l’indagine promossa dall’ENAC ( Ente nazionale per l’aviazione civile ) – nell’elenco degli aeroporti inutili, pur operando in una regione quale la Campania che, per estensione territoriale e potenziale utenza, ha un numero di strutture aeroportuali inferiore ad altre regioni meno grandi.

Purtroppo di questo spreco di denaro pubblico, risultato così male utilizzato, i pubblici amministratori non debbono dar conto ad alcuno. Ecco perché si preferisce  giocare a scaricabarile, attribuendo ora a questa ed ora ad altra istituzione la responsabilità del fallimento.

La querelle, come si sa, attualmente è centrata sulla carica di presidente del consorzio ricoperta dal chiacchierato sindaco di Pontecagnano Sica. De Luca, che pur si porta dietro i suoi peccati veniali, ne chiede le dimissioni.

In chi scrive, ovviamente, è lontana l’idea di ergersi ad una non richiesta funzione di giudice terzo.

Il sindaco De Luca potrà anche dare al caso Sica una funzione strumentale. Si sa che egli non è un angioletto e che ha l’amaro in bocca per la batosta subita alle ultime elezioni regionali.

Il presidente Cirielli, che ha servito con orgoglio l’Arma Benemerita e che ricopre, a livello nazionale, una carica istituzionale di particolare, delicata importanza qual è la presidenza della Commissione Difesa alla Camera dei Deputati, non può limitarsi a fare il distinguo sulla disgustosa, immorale vicenda di cui è stato protagonista il suo collega di partito che ha la sfrontatezza di attribuire carattere di normalità ad un’operazione di intenzionale, strumentale, falso ridimensionamento dell’identità etica e politica di un candidato designato dallo stesso partito di appartenenza a candidato alla presidenza della giunta regionale della Campania.

Cirielli, che è uomo d’onore e che ha sempre affrontato con coerente determinazione le  battaglie all’interno del partito di provenienza e le tante campagne elettorali dalle quali è uscito costantemente  gratificato da consistenti suffragi, può andare orgoglioso di un collega di partito che giudica comportamento normale e consolidato in politica quello di  denigrare strumentalmente un compagno di cordata al fine poco nobile di prendere il suo posto ?

Perché allora si indugia nel fare antipatiche comparazioni con la posizione di De Luca, evitando di condannare, con la fermezza che gli è congeniale, l’abominevole atto compiuto dal sindaco di Pontecagnano ?

Può darsi che De Luca, anche con le dimissioni di Sica dalla presidenza del consorzio aeroportuale, non avrebbe assunto e non assumerebbe posizioni collaboranti all’interno dell’organismo consortile. E’ logico, dunque, tornare al principale assunto di questa riflessione. Ormai è guerra aperta tra Comune e Provincia, tra De Luca e Cirielli, tra mondo di accoliti deluchiani e fedelissimi del ‘principe ‘ ( ci perdonerà l’appellativo il presidente della Provincia ma così lo abbiamo sentito denominare da un manipolo di finiani in un pubblico convegno! ).

In questo contesto si inseriscono i sondaggi pubblicati dal centrodestra su suoi esponenti ipotetici candidati a sindaco di Salerno e si comprende anche  l’iniziativa assunta da un gruppo di parlamentari del medesimo schieramento sul Comune di Salerno giudicato indebitato in modo occulto.

E’ difficile, quindi, sperare in un salto di qualità da parte delle nostre rappresentanze istituzionali. Il che significa che almeno per un anno ancora siamo condannati ad assistere ad un balletto di accuse e recriminazioni reciproche che, anche se indispensabili per la temporanea riconquista dell’ equilibrio emotivo tra i contendenti, non farà il bene della città né avvicinerà la gente comune a questo modo di intendere e di fare politica.

ALL’UNIVERSITA’ DI SALERNO RIGURGITO DELLA SUBCULTURA SESSANTOTTESCA

22 luglio 2010

 

 

Salerno, 22 luglio 2010  

 

Ambrogio IETTO

 

PER UNA UNIVERSITA’ DI ECCELLENZA

 

L’editoriale di ieri del direttore de ‘ Il Nuovo Salernitano ‘ sul modo di come viene difeso il diritto allo studio degli studenti, il comunicato ufficiale del ‘Coordinamento ‘ dell’Università di Salerno sulle iniziative di protesta contro la manovra finanziaria del governo e contro il disegno di legge n. 1905 sul quale proprio oggi si avvia la discussione in assemblea al Senato della Repubblica e, soprattutto, la programmata sceneggiata della consegna dei diplomi di laurea ad alcuni neo – dottori in chimica in piazza Portanova della nostra città, mi spingono ad esprimere nel merito alcune considerazioni di fondo che hanno l’evidente limite di andare controcorrente, dissentendo, ovviamente, da quella subcultura sessantottina che, tra i tanti guai prodotti, porta con sé la triste referenza di avere contribuito ad abbassare in misura rilevante il livello della qualità degli studi e della ricerca all’interno del mondo accademico del Paese.

Mercoledì prossimo accompagnerò nell’aula ‘Cilento ‘ del nostro ateneo, in qualità di relatore, l’ultima studentessa che ha voluto approfondire un argomento rientrante negli ambiti disciplinari che per oltre un decennio mi sono stati affidati, nella qualità di docente incaricato, dalla Facoltà di Scienze della Formazione.

Per questa attività di insegnamento, di presidenza della commissione specifica di esami, di relatore di circa sessanta laureandi, di partecipazione a decine di riunioni del consiglio di corso di laurea e di altri organi collegiali ho ricevuto, per ogni anno accademico, un compenso  lordo di euro 3.419,00 che ha prodotto, su rapida procedura dell’Inps, l’integrazione della mia dignitosa pensione di dirigente tecnico del Ministero dell’Istruzione e dell’Università con la somma mensile netta di euro 20,36 più 11,88 euro di tredicesima.

Riferisco questo particolare soltanto per sottolineare l’entusiasmo giovanile col quale risposi alla chiamata della Facoltà che riteneva di doversi avvalere della mia produzione scientifica e dell’esperienza pedagogico – didattica  acquisita sul campo per avviare e sostenere il corso di laurea che forma ed abilita gli insegnanti di scuola primaria e di scuola dell’infanzia.

Un altro contatto diretto con la realtà universitaria l’ho avuto, partecipando ai lavori del suo consiglio di amministrazione durante il non lungo periodo che mi ha visto impegnato nella giunta De Biase nella qualità di assessore delegato ai rapporti con l’Università.

Alla luce di questi precedenti sono nelle condizioni di avanzare sugli argomenti in discussione qualche riflessione.

Del contenimento delle risorse finanziarie, secondo quanto previsto dalla manovra predisposta dal ministro Tremonti , si lamentano tutti i settori dell’Amministrazione pubblica, comprese le Forze di Polizia e le articolazioni diplomatiche del nostro Ministero degli Esteri. Si comprende come la coperta sia notevolmente corta e come ciascuna componente tenti di tirarsela dalle sue parti.

Anche le università manifestano la propria insoddisfazione e, probabilmente, la motivano anche con argomentazioni degne di attenzione e di rispetto. Le scelte nel merito sono del governo e del parlamento ed andranno valutate dal singolo cittadino nel momento in cui sarà chiamato a pronunciarsi con lo strumento del voto. Queste, piaccia o non piaccia, sono le regole della democrazia.

Discorso ben diverso va fatto per il disegno di legge Gelmini sulla riforma dell’università. La sua pregiudiziale bocciatura in toto risente di marcate logiche di parte o di posizioni proprie di specifiche componenti della variegata famiglia presente all’interno della comunità universitaria.

Di certo proprio gli studenti non dovrebbero ribellarsi a priori ad un disegno di legge che, almeno nelle intenzioni, tende a dare una migliore qualità agli studi, introducendo fondamentali principi quali il merito e la valutazione continua del sistema.

Referenziati editorialisti ed esponenti non secondari del mondo accademico italiano, pur auspicando interventi migliorativi del testo originario, hanno salutato con giudizi decisamente positivi l’iniziativa in discussione. Proprio ieri l’altro sul ‘Corriere della Sera ‘  Sergio Romano, facendo seguito a più di un contributo di Angelo Panebianco e di Ernesto Galli Della Loggia, richiamava il disastro prodotto dal ‘ tre più due ‘ rivelatosi una formula fallimentare dal punto di vista qualitativo che ha consentito alle università semplicemente di “sfornare sempre e comunque  dottori  “.

Molti atenei, a seguito di questa articolazione dei corsi di laurea, si sono sbizzarriti nella coniatura di percorsi formativi dalla denominazione versatile ed inventiva e nella fioritura di decine e decine di sedi decentrate. Tanto per fare un esempio a noi vicino nel 2006 la Seconda Università di Napoli istituì a Torraca, comune di 1.232 abitanti collocato all’interno del golfo di Policastro, un corso di laurea in scienze politiche ad indirizzo ‘ cooperazione internazionale per l’ambiente e l’energia ‘.

Il disegno di legge presenta tre questioni nodali che, se responsabilmente affrontate dal parlamento, possono determinare una svolta significativa. La prima riguarda il governo degli atenei. E’ giusto che un rettore permanga per decenni alla guida di un’università sulla base di un consenso espresso da centinaia di docenti di prima fascia che, inevitabilmente, possono anche in parte orientare o condizionare le sue scelte ? Il disegno di legge prevede, al contrario, la limitazione a due soli mandati per un massimo di otto anni, rendendo però il suo ruolo non solo più incisivo ma anche più autonomo nei riguardi delle varie corporazioni interne.

Per il consiglio di amministrazione si prevede la presenza di undici componenti compresi  il rettore, membro di diritto,  ed una rappresentanza elettiva degli studenti. Gli altri consiglieri vanno scelti, anche mediante avvisi pubblici, tra personalità italiane o straniere in possesso di comprovata competenza in campo gestionale e di un’esperienza professionale di alto livello. Almeno il quaranta per cento dei componenti non deve aver fatto parte, nell’ultimo triennio, dei ruoli dell’ateneo. Ovviamente la mancanza di rapporto con l’università deve persistere anche durante l’espletamento dell’incarico.

Si comprende bene che in questo modo si vuol far fronte alle acclarate situazioni di deresponsabilizzazione, di deficit, di interventi di ripiano, di crescita eccessiva dei costi del personale verificatesi in non pochi atenei italiani.

Altra questione delicata il meccanismo di reclutamento dei docenti. Negli ultimi anni c’è stata una fioritura di libri che, indicando nomi e singole università, hanno segnalato centinaia di casi di familismo  e di protettorato con conseguente ascesa in cattedra di docenti poco qualificati a danno di aspiranti più meritevoli. Le procedure previste dal disegno di legge prevedono l’istituzione dell’abilitazione scientifica nazionale distinta per le funzioni di professore di prima e di seconda fascia. L’abilitazione costituisce requisito necessario per l’accesso alla docenza. La commissione nazionale, costituita per ciascun settore scientifico – disciplinare, ha una durata biennale ed è composta da quattro commissari esterni, sorteggiati all’interno di una lista di professori  ordinari, e da un quinto componente interno.

Terzo punto nodale: possibilità di sottoporre a valutazione la produzione scientifica e culturale di ogni docente, introducendo il principio del merito con conseguente attribuzione di una retribuzione modulabile.

Non secondaria la trasformazione del rapporto di attività  del ricercatore in incarico a tempo determinato. E’ uno dei punti del disegno di legge più contestato da quanti fanno riferimento all’attuale natura del rapporto che è a tempo indeterminato ma che ha prodotto, in non pochi casi, scarsissima attività di studio e di ricerca.

La norma prospettata prevede che per i ricercatori destinatari del secondo contratto triennale e che hanno conseguito l’abilitazione alle funzioni di professore associato, si può procedere alla chiamata diretta da parte delle università.

Insomma l’impianto complessivo dell’ipotesi di legge in discussione mira ad un’istruzione superiore di qualità. Bocciarla in partenza è solo operazione strumentale e di parte.

LA ‘ LEGGEREZZA ‘ COMMESSA DAL SINDACO SICA, LA SCELTA DI VITA COMPIUTA DAL SOLDATO RANDINO

18 luglio 2010

 

 

Salerno, 18 luglio 2010

 

Ambrogio IETTO

ERNESTO E ROBERTO:

 

MODI DIVERSI DI  ‘ SENTIRE ‘ IL TRICOLORE

 

 

Su questa squallida storia, sulla quale  ieri l’altro il sindaco di Pontecagnano Ernesto Sica ha dato ai magistrati romani, responsabili dell’inchiesta, la sua versione è possibile ed è giusto emettere soltanto giudizi morali.

Ed è esclusivamente da questo punto di vista che si ha il dovere, in particolare da parte di quanti svolgono di norma opera di promozione culturale e di mediazione educativa, di non avere remore nel partecipare in assoluta libertà di pensiero le personali sia pure discutibili riflessioni su quanto si verifica nella società del nostro tempo.

L’intellettuale, libero da condizionamenti di parte, è tenuto, a differenza del politico, ad andare oltre il fatto o l’evento, ad attivare, senza strumentali forzature, correlazioni e comparazioni, ad aprire delle possibili ‘ finestre ‘ che aiutino il lettore o l’ascoltatore ad entrare dentro la notizia, a mettere in moto meccanismi cognitivi funzionali ad autonomi processi mentali.

Il pensiero del politico, invece, è inevitabilmente condizionato dall’area di appartenenza tanto da manifestarsi impietoso ed aggressivo quando si tratta di evidenziare pecche vere o presunte attribuite all’aggregazione partitica opposta oppure eccessivamente tollerante o sdrammatizzante nel caso in cui la questione al centro del dibattito investa in negativo uomini ed atti del proprio schieramento.

Bene, cosa ha dichiarato Sica agli inquirenti romani ?

Non ha negato di essere uno degli autori del falso dossier contro l’attuale presidente della giunta regionale della Campania Stefano Caldoro. In questo fascicolo, la cui sintesi fu diffusa nella rete informatica dallo stesso Sica, furono inseriti nomi inventati di giovani transessuali coi quali il candidato al governatorato sarebbe stato solito incontrarsi per vivere momenti di intimità di eguale natura di quella preferita da Marrazzo, ex presidente della regione Lazio.

Per rendere verosimili ed attendibili le informazioni si precisavano nel dossier i giorni, i luoghi e gli alberghi in cui si sarebbero verificati questi incontri clandestini. Ovviamente le notizie erano tutte false ma sufficienti, per il sindaco – stratega, a mettere in gioco il proprio nome quale outsider per la conquista della poltrona occupata fino a quel momento da Antonio Bassolino.

Insomma in una fase delicata per il PDL, costretto a rinunciare alla candidatura Cosentino e a rimediare col nome di un Caldoro, sul conto del quale addirittura era possibile leggere quelle porcherie, non era meglio puntare su di un puledro scattante, snello, sciolto nei movimenti, esteticamente ineccepibile, con una indiscutibile ed unidirezionale identità sessuale?

L’ambizione di Sica, legittima per un politico rampante, referenziato da  lusinghieri esiti elettorali acquisiti in provincia quando correva nella squadra di De Mita, aveva il solo limite di utilizzare un volgare mezzo truffaldino per ottenere la desiderata candidatura a presidente della giunta regionale della Campania.

Questa operazione, definita dallo stesso sindaco di Pontecagnano una semplice diffamazione, una leggerezza, offre a chi scrive lo spunto per riflettere su di un atto, molto diverso, compiuto da un  salernitano di Nocera Superiore di 21 anni, 18  meno di Sica.

In una pagina del ‘ Corriere della Sera’ di ieri sabato è riportata ampiamente la storia di Roberto Randino che, appena ragazzo, si recava proprio all’aeroporto di Pontecagnano, del cui Consorzio è tuttora Sica presidente, per ammirare il fratello Massimiliano, appassionato paracadutista che, poco dopo, si sarebbe arruolato nell’esercito e, inviato da caporal maggiore in missione di pace in Afghanistan, ove lo scorso settembre avrebbe trovato la morte a Kabul, vittima di un devastante attentato.

Cosa ha di straordinario la storia di Roberto? Nulla e tanto. Egli nei giorni scorsi ha prestato giuramento nel 47° reggimento di addestramento dell’ Esercito di stanza a Capua, decidendo così di seguire la strada già percorsa, purtroppo tragicamente, dal fratello Massimiliano. Roberto poteva svolgere tranquillamente l’attività di perito informatico, rimanendo a Nocera Inferiore. Il fatto è che quando ‘ vede la nostra bandiera salire alta nel cielo ‘ si commuove profondamente.

Anche Ernesto Sica indossa continuamente la fascia con gli stessi tre colori della bandiera nazionale e la ostenta anche in una bella foto inserita sulla sua pagina web.

E’ probabile che si sia abituato a quel tipo di ornamento e, quindi,  senza per niente commuoversi, gli capita a volte di dimenticare che proprio chi opera in nome dello Stato deve rispettare, oltre le leggi, anche l’etica della responsabilità. Infatti è tenuto ad offrire ai propri amministrati il buon esempio, a preferire sempre modi e mezzi corretti, ad assumere comportamenti ineccepibili, a dimostrare negli atti che formalizza e nelle azioni che compie di rifuggire dai raggiri e di privilegiare in prevalenza la cultura della trasparenza, della legalità, del senso di appartenenza alla comunità che rappresenta e allo Stato di cui è espressione sul territorio amministrato, tutti valori questi che Roberto Randino conta di interpretare e di testimoniare coerentemente quando, conclusa la fase di addestramento, sarà pronto per continuare quella stessa missione di pace intrapresa e tragicamente interrotta dal fratello Massimiliano.

Una missione svolta in nome della comunità internazionale al servizio di quella bandiera tricolore che, in particolare quando sventola in alto nel cielo, gli produce sì commozione ma anche tanto orgoglio.

 

                                                                         

 

 

 

 

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