CALDORO NON SI PRONUNCIA, CIRIELLI FA FINTA DI NULLA MENTRE SICA CONTINUA A FARE IL SINDACO E IL PRESIDENTE DEL CONSORZIO AEROPORTO

 

Salerno, 17 luglio 2010

 

Ambrogio IETTO

DISGUSTO PER LA POLITICA

 

E NOSTRE RESPONSABILITA’

 

 

Più segui, attraverso la stampa, le vicende della politica nazionale e di quella locale, e più prendi atto che faresti meglio ad interessarti di altro, a spaziare, grazie al potenziale fantastico – creativo di cui sei dotato, verso lidi ludico – ricreativi idonei a liberarti da una sindrome che non conosce né riesce a trovare un’adeguata terapia capace di debellare il cancro del pragmatismo elevato a sistematico malaffare e di ridimensionare il continuo riferimento al consenso popolare trasformatosi ormai in forme di cronico delirio giustificative della ricorrente arroganza personale e della impudente sfacciataggine.

Così non può far ridere la battuta del Cavaliere che liquida il trio Carboni, Martino, Lombardi come ‘ tre pensionati sfigati ‘ che si prendono il lusso, non solo di utilizzare un linguaggio spregiudicato e confidenziale con alti magistrati e importanti personaggi della politica, ma di essere addirittura accolti con tutti gli onori a casa di Verdini, uomo di sua stretta fiducia.

Allo stesso tempo fa riflettere l’iniziativa del Consiglio Superiore della Magistratura che, dopo aver assegnato con 14 voti contro 12 la responsabilità di presidente della Corte di Appello di Milano al giudice Alfonso Marra, quello stesso che rivolgendosi al geometra Lombardi da Cervinara promette molto confidenzialmente “ Pasqualì, poi facciamo ‘na bella festa, a Milano o a Roma”, avvierà nei prossimi giorni l’atto di incolpazione per il trasferimento d’ufficio dello stesso presidente.

Come per dire che sarà lo stesso CSM  a mettere in discussione e, eventualmente, a considerare manipolata la decisione assunta in precedenza a favore di Marra.

In calendario c’è anche un procedimento conoscitivo, in vista di una probabile iniziativa disciplinare anche contro lo stesso magistrato, da parte della Corte dei Cassazione il cui procuratore generale Vitaliano Esposito espresse uno dei 14 voti a favore dell’attuale presidente della Corte di Appello di Milano.

Insomma non è proprio operazione mentale facile districarsi in un simile ginepraio di illazioni, di iniziative contraddittorie, di supposizioni più o meno fondate.

Il panorama della politica locale non offre spettacoli migliori. Caldoro dice e non dice mentre a Napoli compaiono  manifesti con una scritta a caratteri cubitali “ Forza Cosentino, siamo tanti, siamo con te ! “.

La sollecitazione operata da Berlusconi a farlo dimettere da sottosegretario all’economia accontenta soltanto in parte i finiani desiderosi di vederlo cacciato via anche da coordinatore regionale del partito.

Il nostro presidente della Provincia Cirielli s’inserisce nel discorso e, pur avendo letto come tutti noi di un Cosentino consapevole dell’operazione dossieraggio affidata al rampante suo ex assessore provinciale di Pontecagnano, non solo non condivide le dimissioni da sottosegretario del parlamentare casertano, ma  eleva le stesse addirittura a testimonianza del senso dello Stato e della responsabile compartecipazione al destino dell’esecutivo.

Dall’onorevole Cirielli e da tutti i big del PDL nostrano, invece, non si ascolta e non si legge una sola parola che esprima perplessità, riserva, sconcerto, disappunto, biasimo, disapprovazione per quanto combinato dal loro amico di cordata Ernesto Sica, ancora sindaco di Pontecagnano e, soprattutto, ancora presidente del Consorzio chiamato a gestire l’Aeroporto.

Non c’è ombra di riserva mentale nei riguardi del giovane uomo politico di Pontecagnano ma come si fa, all’indomani della pubblicazione delle sue considerazioni in merito al dossier ricco di porcherie sul conto di Caldoro, ad entrare spavaldo nella sala consiliare del Comune che amministra e lanciare anche dei baci a suoi supporter orgogliosi di essere guidati da un sindaco giovanotto filiforme ed aitante che ridicolizza sui presunti froci presenti anche all’interno di una formazione politica presieduta da un amatore di fama come il Cavaliere ?

Ieri si attendevano le promesse sue dichiarazioni in sede di conferenza stampa che non c’è stata. Qualcuno gli avrà consigliato di non assumere comportamenti da smargiasso su una vicenda che, anche se non dovesse avere serie ricadute dal punto di vista giudiziario, non depone bene per quanto riguarda il profilo carico di esemplarità pedagogica che il senso comune attribuisce di solito ad un sindaco.

Il disgusto per la politica, ovviamente, non scaturisce soltanto da quanto accade nella compagine di centrodestra. Alle contraddizioni e alle posizioni divergenti, presenti da sempre a livello nazionale anche all’interno del partito democratico, il sindaco De Luca, per quanto ci riguarda più direttamente, conferma di meritare pienamente il titolo di ‘Pinocchio’ attribuitogli dalla redazione del ‘ Corriere del Mezzogiorno ‘.

A distanza di pochi mesi, nonostante avesse ribadito per un’intera campagna elettorale, il suo impegno a fare eventualmente anche l’oppositore all’interno del consiglio regionale, ha confermato, così afferma il bidonato ma ancora fedele Picarone, il suo amore per Salerno, disponendosi a correre per il Palazzo di Città per la quarta volta.

In questa logica, si legge su ‘Il Nuovo Salernitano’, il nostro sindaco si rende disponibile a far crescere ulteriore zizzania all’interno di diverse ordini professionali e di alcune associazioni di categorie non più disponibili ad accettare la riconferma dei rispettivi presidenti uscenti.

Che vergogna!

A quale autonomia potranno aspirare queste aggregazioni se ricorrono al sindaco per un ricambio dei propri quadri rappresentativi ?

Insomma non c’è solo il disgusto per la politica ma, purtroppo, anche la rinuncia definitiva ad ogni forma di libera determinazione.

La colpa, così, diventa primariamente nostra, disponibili come ci riveliamo sempre di più a non ascoltare gli essenziali richiami valoriali della libertà e della democrazia al fine primario di perseguire anche stupide, effimere gratificazioni, diventando inevitabilmente strumenti dell’altrui volontà.

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