UNA SERENA VALUTAZIONE DEL NOSTRO SISTEMA SCUOLA

 

MENO 100 E LODE E MAGGIORE SERIETA’ PER LA NOSTRA SCUOLA

Nella storia della scuola italiana il mese di agosto, almeno nel corso dei poco più dei sessanta anni di vita della Repubblica, costituisce il periodo durante il quale vengono licenziate molte leggi riguardanti il sistema formativo e, con consolidata  prassi, sono assunti, da parte dell’amministrazione della pubblica istruzione, provvedimenti  giudicati  indispensabili per l’avvio del successivo anno scolastico.

 A memoria degli addetti ai lavori e dell’opinione pubblica più attenta, pertanto, non si ricorda un’estate trascorsa sotto l’ombrellone o in montagna priva di decisioni e di notizie da considerare davvero significative per le oltre diecimila istituzioni scolastiche autonome presenti sul territorio nazionale. Dalla mobilità dei docenti e del personale tecnico – amministrativo all’assegnazione dei dirigenti, dalle nomine in ruolo ai contratti per i precari, dalle assegnazioni provvisorie alla definizione degli organici delle singole scuole non si ricorda un mese di agosto che sia trascorso tranquillo e rassicurante per un regolare inizio dell’attività didattica.

 La Campania anche in questo campo spesso si è distinta per disfunzioni e superficiale gestione della macchina amministrativa .  Ad esempio la mancata ufficiale designazione del direttore generale dell’ufficio scolastico regionale e il conseguente scaricabarili tra i funzionari direttivi dello stesso ufficio nell’assunzione delle conseguenti responsabilità hanno determinato un ritardo ingiustificato nelle operazioni di trasferimento dei capi d’istituto all’interno del territorio regionale, bloccando, a sua volta, la mobilità di centinaia di dirigenti scolastici in servizio nelle regioni del nord ed interessati a ricongiungersi alle rispettive famiglie residenti nelle cinque province campane.

E’ questo uno dei tanti test che conferma come molte disfunzioni e patologie del sistema scolastico campano e meridionale potrebbero essere prevenute e corrette soltanto grazie ad una meno ambigua percezione del senso dello Stato.

In questi giorni  la nostra povera scuola è di nuovo sotto giudizio anche per i risultati che si sono avuti in occasione degli esami di maturità. Si sa che, come era da prevedersi, anche in questa tornata le commissioni d’esame impegnate nelle scuole del Mezzogiorno hanno considerato valutazione giusta assegnare ben 2.016 cento e lode ad altrettanti studenti sui 4037 destinatari sull’intero territorio nazionale dell’ambita, analoga gratificazione.

Così la Campania, che aveva un numero di maturandi decisamente inferiore a quello della Lombardia, ha licenziato 474 allievi col 100 e lode contro i 256 di tutte le province lombarde messe insieme. La Puglia ha battuto il record con 631 unità mentre la Calabria è andata oltre ogni limite, in rapporto alla sua popolazione scolastica, qualificando ben 362 studenti col 100 e lode. Inoltre essa può vantare, si fa per dire, tra i primi dieci istituti secondari superiori d’Italia, ben sette scuole con capofila il liceo scientifico ‘Leonardo Da Vinci’ di Reggio Calabria con  26 lodi.

Anche le nostre cronache locali hanno evidenziato con una certa enfasi questi risultati, ritenendo così di poter registrare un’inversione radicale di tendenza sulla qualità degli studi nelle nostre aree territoriali dopo le sconcertanti rilevazioni periodicamente compiute dall’ Ocse che pongono le performance dei nostri allievi quindicenni meridionali al di sotto dei loro coetanei del Messico e della Turchia mentre finanche i ragazzi della stessa età, che frequentano gli istituti professionali del nord-est d’Italia, superano, a differenza degli studenti dei licei meridionali, abbondantemente la media programmata.

In concreto i 100 e lode, così generosamente concessi, rappresentano più una sconfitta che un punto a favore della scuola meridionale. Salvati doverosamente gli studenti davvero eccellenti che fortunatamente pur sono presenti all’interno delle  nostre istituzioni scolastiche,  per il resto questa sagra delle supervalutazioni costituisce un segnale ulteriore del clima di lassismo e, quindi, anche di malcostume che imperversa nella nostra cosiddetta società civile.

La raccomandazione o la cosiddetta  segnalazione rappresenta, infatti, un virus che contagia di fatto tutti noi e che coinvolge, in particolare, il mondo della scuola. Considerata la sua inefficacia per aspettative più importanti, quale può essere la ricerca di uno stabile posto di lavoro, essa permane in ambito valutativo scolastico.

A volte per stupidi motivi di rango o di orgoglio familiare, altre volte perché si considera l’alta valutazione un volano favorevole per una dignitosa futura sistemazione, il commissario preposto agli esami di maturità si trasforma, a scavalco tra i mesi di giugno e di luglio, in  uno dei personaggi più corteggiati dalla comunità interessata. Egli vive il suo breve momento di gloria ed ha finalmente l’occasione per recuperare, sia pure temporaneamente, quella considerazione sociale che gli viene negata nel resto dell’anno scolastico.

La fioritura di tante alte valutazioni più che elevare il livello qualitativo delle nostre scuole ne ridimensiona, invece, le potenzialità anche, e soprattutto, in sede di comparazione col resto del sistema scolastico nazionale. D’altro canto proprio in questi giorni l’analisi qualitativa dei dati raccolti dall’Invalsi, l’istituto nazionale di valutazione, sugli esami di conclusione del primo ciclo di istruzione ( l’ex licenza media ) conferma, purtroppo, una condizione di oggettiva insufficienza del sistema scolastico campano e meridionale in genere. In occasione degli esami di metà giugno scorso si è consolidato, infatti, il divario delle regioni meridionali in rapporto a quelle settentrionali. Si è al di sotto di cinque punti  della media nazionale: in Campania al posto del 60,4 % delle risposte esatte in italiano si è raggiunto il 54% mentre in matematica non si è andati oltre il 45,8% a fronte del 51,1 % della media nazionale.

Si rileva, in verità, un miglioramento nelle prove di matematica forse anche a seguito delle oltre 200 lettere di richiamo inviate ad altrettante scuole campane che, nella valutazione  dell’anno scorso, furono giudicate dal Ministero dell’Istruzione responsabili di ‘ comportamenti opportunistici ‘ calati quest’anno del 60%.

Questi dati sollecitano ancora una volta quanti operano nella scuola a promuovere  una mediazione culturale e didattica  rispondente ai processi di cambiamento in atto nella società del nostro tempo e meglio orientata alla conquista di ben individuate competenze da parte dei singoli allievi.

E’ questo un compito ancora più difficile tra noi per i molteplici negativi condizionamenti socioculturali. Trattasi, però, di un’impresa da affrontare con rigore anche per dare un valore autentico alle valutazioni assegnate. Diversamente sarà meglio riproporre con vigore l’antica proposta di Luigi Einaudi, fatta propria dal nostro Salvatore Valitutti, di togliere valore legale ai titoli di studio.

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