RETRIBUZIONI DA NABABBO PER ESSERE SUBALTERNI ALLA POLITICA

 

Salerno, 16 Ottobre 2010

Ambrogio IETTO

STIPENDI DEI MEDICI E POLITICA

 

La pubblicazione via internet e sulla stampa quotidiana degli stipendi annuali lordi percepiti dai medici della Campania, incardinati in strutture sanitarie pubbliche, va producendo non solo meraviglia ma anche un certo turbamento nella coscienza collettiva.

Soprattutto in una fase di crisi economica qual è l’attuale, con un numero rilevante di disoccupati e di cassintegrati, con tanti giovani laureati alla disperata ricerca di un’attività sia pure parzialmente retribuita, con centinaia di migliaia di anziani ancorati a pensioni mensili corrispondenti a meno di un decimo della paga netta di un medico, leggere cifre di un’entità così rilevante alimenta in non pochi casi anche reazioni verbali non controllate che finiscono col mettere ancora una volta in pessima luce l’intero sistema sanitario già di per sé sofferente  a causa di molteplici fattori ripetutamente denunciati.

Meritano senza dubbio attenzione le dichiarazioni di direttori sanitari e di sindacalisti finalizzate a dare plausibili giustificazioni al fenomeno di buste – paga erompenti se non proprio esplosive: carenza di organici, consulenze itineranti, stacanovismo imposto forzosamente, impegni straordinari di lavoro a volte corrispondenti alle intere 24 ore, blocco delle assunzioni, ecc. .

Nel prendere per buone le motivazioni addotte è possibile dedurre che una delle principali cause del ricorrente disservizio delle strutture sanitarie pubbliche e dei non rari episodi di malasanità sia da individuare in un eccessivo affaticamento psicologico e fisico della classe medica, nell’oggettiva impossibilità di osservare con la dovuta sistematicità il quadro clinico dell’ammalato, nella conseguente difficoltà ad individuare la giusta strategia terapeutica da seguire o, nei casi di interventi chirurgici, la corretta misurazione della dose anestetica da somministrare all’ospite della sala operatoria.

Insomma, dalle giustificazioni avanzate sembra venir fuori un profilo di professionista immancabilmente stressato, sfibrato da turni inumani, snervato da un incontenibile carico di responsabilità. Altrove molto probabilmente situazioni di questo genere non si verificano. Almeno tenendo conto delle retribuzioni liquidate nel 2009 ai propri quadri medici.

Ad esempio, fermandosi  al sito dell’Azienda ospedaliero -universitaria del Policlinico S. Orsola – Malpighi di Bologna, è possibile rilevare retribuzioni lorde annuali assolutamente incomparabili con quelle elargite dalle nostre parti. Così il totale annuo lordo della paga del dirigente medico con incarico di direttore di dipartimento e di struttura complessa meglio retribuito è fermo ad euro 146.100,89 ( prof. Afro Salsi ); il dirigente medico con incarico di direttore di struttura complessa dr. Libero Barozzi riceve la più alta retribuzione attestata ad euro 142.445,02; tra i medici dirigenti con incarico di struttura semplice, dipartimentale o interna all’unità operativa, meglio pagato c’è il dr. Luca Ansaloni con euro 117.976,18. Particolarmente interessante risulta rilevare che tra i dirigenti medici con incarico professionale di alta specializzazione brilla il prof. Giorgio Guidi con euro 112.462,60. La media retributiva dei suoi colleghi impegnati in comparti altamente specializzati si attesta intorno ad euro 90.000.

Se alimenta meraviglia la suddetta comparazione stipendiale, limitata al settore sanitario pubblico, può produrre invece scandalo il confronto tra questa categoria ed altri profili professionali. Nell’invidiata casta dei magistrati, ad esempio, si rileva che un giudice di corte di appello, approdato a questo grado dopo ben 13 anni dall’ingresso in carriera, riceve una retribuzione annua lorda, comprensiva dell’indennità integrativa speciale e dell’indennità giudiziaria, di euro 142.000. Un dirigente scolastico, impegnato su di un’istituzione educativa autonoma con oltre 1000 allievi, circa 100 unità lavorative e 35 anni di servizio, non va oltre una retribuzione lorda annua di euro 64.000. L’insegnante di scuola primaria ( 24 ore settimanali più impegni extradocenza ) e la docente di scuola dell’infanzia ( 30 ore settimanali più adempimenti vari ) dopo 35 anni di servizio si fermano ad una paga lorda annua di euro  30.000.

Sperequazioni così rilevanti sollecitano un interrogativo un po’ discolo: ‘ Come mai, soltanto in Campania e in altre regioni del Sud, si riscontrano livelli retributivi mediamente alti e, in alcuni casi, addirittura osceni per i medici impegnati in strutture sanitarie pubbliche ? ‘. Pur volendo salvare situazioni particolari che, come è stato evidenziato, presentano comprensibili giustificazioni, al suddetto quesito può essere data una risposta che a, sua volta, pone un’altra domanda: ‘ Come mai la classe politica nostrana rivolge particolarissima attenzione al mondo della sanità non per renderlo qualitativamente migliore ma per designarne i dirigenti e, quindi, i primari e gli altri quadri più importanti della generale organizzazione?’. L’interesse primario della politica verso la sanità, che stenta ad esprimersi in un serio progetto di risistemazione e di riassetto della rete ospedaliera, soprattutto per migliorarne la qualità e contenerne gli immensi sprechi, tra i quali erompono proprio quelli collegati alle retribuzioni del personale medico e sanitario, si giustifica essenzialmente con la necessità di gestire e governare nel migliore dei modi il consenso elettorale.

Avrà pure motivi fondati il fatto che la categoria professionale numericamente e direttamente più impegnata nella gestione degli enti locali della nostra provincia e dell’intera regione sia quella dei medici. In non pochi casi sono finanche due o tre i medici presenti nella giunta municipale. Nella rete della tenuta del consenso un ruolo essenziale è ricoperto, in particolare, dai medici massimalisti di famiglia che, in alcuni casi, diventano anche datori di lavoro di giovani colleghi precari ai quali sono affidati, in una sorta di deplorevole subappalto, stock di mutuati.

Lunga risulterebbe una riflessione sul perché il medico riesca ad avere una significativa influenza sul proprio assistito tanto da poterne ottenere il consenso diretto o indiretto in occasione di scelte elettorali. Tra loro due si attiva una particolare dinamica di specifica valenza psicologica: più il sistema sanitario pubblico è precario, fragile ed insicuro più si rafforza il rapporto fiduciario tra paziente e medico di famiglia che, alla fine, è la figura professionale che ti trovi o vorresti trovarti sempre disponibile in caso di bisogno.

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