LO SHOW CARFAGNA – MUSSOLINI

 

 

Salerno, 23 Novembre 2010

Ambrogio IETTO

GLI ERRORI DEL MINISTRO CARFAGNA

 

Ritornare sul caso Carfagna con delle considerazioni derivanti da attenta, meditata ponderazione è un dovere duplice per chi, avendo piena consapevolezza di esprimere delle opinioni comunque discutibili, considera quanto accaduto nei giorni scorsi di non secondaria importanza per la città in cui abitualmente vive il ministro e per l’intero territorio che, in modo diretto o indiretto, può ricevere o subire dalla politica militante benefici o, al contrario, condizionamenti negativi.

La Carfagna, dunque,  in primo luogo è cittadina di Salerno ed è tuttora membro del governo in carica; inoltre le posizioni da lei assunte sono al centro del dibattito politico e mediatico nazionale.

Sembra giusto e corretto far memoria di quanto precedentemente scritto dal redattore di questo ‘ pezzo’ sul conto della bella ed intelligente Mara. Il 14 marzo 2008, alla vigilia della consultazione politica: ‘L’eventuale incarico ministeriale vorrebbe significare soprattutto riconoscimento, da parte dell’aggregazione vincente, di potenzialità cognitive e caratteriali possedute dalla nostra concittadina idonee a svolgere un così delicato ruolo istituzionale ‘. Il giorno 11 maggio 2008 ad elezione avvenuta: ‘ La compostezza comportamentale e la discrezione, che contraddistinguono in questi ultimi tempi il modo di essere e lo stile comunicativo di Mara Carfagna, rappresentano la migliore risposta a comodi, discutibili, ricorrenti richiami a sue precedenti esperienze di vita comunque rispettabili se collocate in un contesto socioculturale e di costume proprio dell’odierna realtà mediatica ‘. Il 6 luglio 2008: ‘ Il ministro Carfagna sapeva bene che per una giovane e bella donna l’ascesa ad un posto di responsabilità si accompagna, inevitabilmente, in questo  incoerente e contraddittorio nostro Paese, a congetture, supposizioni, illazioni, valutazioni di pessimo gusto. Questa consapevolezza, unitamente al profondo rispetto nei riguardi del ruolo istituzionale ricoperto, l’hanno orientata da subito ad indossare abiti sobri e ad assumere comportamenti inequivocabilmente confacenti alla funzione svolta ‘. 14 settembre 2008: ‘Lina Merlin e Mara Carfagna, due donne profondamente diverse per età, formazione, cultura, storia politica ma animate da una comune spinta ideale: porre al primo posto del personale impegno civile e politico la tutela della dignità femminile e ricercare tutte le possibili strade per contenere l’antico, triste, complesso fenomeno che vede al centro della mercanzia la vendita del proprio corpo’. Il 19 ottobre 2010, vale a dire appena un mese fa: ‘L’interlocuzione portata avanti dalla Carfagna col navigato Antonello Piroso su ‘ La7’ ha consentito di cogliere in lei un più che dignitoso retroterra culturale, una consolidata abitudine allo studio e all’approfondimento dei temi di pertinenza del suo ministero e della vita interna del partito, una straordinaria capacità di sintesi, una piena sicurezza linguistica. Condizionali e congiuntivi sono stati coniugati sempre con padronanza e pertinenza. Al di là delle idee e delle collocazioni personali di ognuno di noi produce davvero piacere rilevare queste qualità in una nostra conterranea che, pur provenendo dal mondo dell’effimero, dimostra di essere decisamente superiore a diversi suoi colleghi di governo e a molti inquilini delle stesse aule parlamentari’.

Le lunghe citazioni sono utili per evidenziare, con eguale onestà intellettuale ed analoga chiarezza espressiva, alcuni gravi errori che, ad avviso di chi scrive, sono stati commessi dal ministro Carfagna nel corso dei quasi due anni e mezzo di presenza all’interno della compagine governativa. Il primo: non aver compreso che la sua designazione venuta dall’alto, per esclusiva decisione del premier Berlusconi,  avrebbe richiesto il contestuale avvio, in sede locale, di un necessario, non facile lavoro di  sensibilizzazione e di promozione culturale – politico lungo la dorsale liberale – democratico – moderata potenzialmente presente nella realtà salernitana anche se frammentata e per niente organizzata all’interno del mondo universitario e scolastico, delle libere professioni, del contesto mercantile – imprenditoriale.

Questa esigenza risultava ancora più pregnante a causa della consistente presenza in città e provincia di una componente di centrodestra proveniente da una cultura contraddistinta da inflessibilità e da rigorismo di maniera e da una realtà di centrosinistra egemonizzata dalla personalità di De Luca, allergica ad ogni pratica di confronto democratico e di partecipazione.

Mara Carfagna ha preferito  circondarsi in misura prevalente di qualche menestrello disattento da sempre alle questioni proprie della cultura e della politica, da alcuni ex amministratori pubblici, riciclabili in quanto reduci da esperienze vissute e solo temporaneamente condivise presso le diverse sigle che contraddistinguono il firmamento politico attuale, e – infine – da alcune signore quasi sempre ambiziose ed insofferenti ad attendere il proprio turno per soddisfare legittime, personali aspirazioni.

Il secondo errore non meno grave: presumere che la stima e la favorevole considerazione guadagnate alla guida del dicastero di sua competenza e gli apprezzamenti lusinghieri espressi più volte sulla qualità del suo lavoro da parte di Berlusconi potessero spingere il premier a tutelarla, comunque,  nei riguardi di suoi colleghi di partito che ne controllano la vita e i relativi organigrammi all’interno della nostra regione.

Dentro questo peccato di presunzione si collocano i 55.740 voti di preferenza ottenuti a Napoli nelle ultime elezioni regionali e richiamati tante volte in recenti dichiarazioni dell’interessata. Senza volere mettere in discussione il potenziale carisma e la grazia comunicativa, di cui è sicuramente dotata Mara Carfagna, va detto a chiare lettere che il suo volto nuovo nella realtà politica napoletana, la possibilità offerta all’elettore di fruire del beneficio di due preferenze a condizione che una delle due fosse destinata ad una candidata – donna, la posizione favorevole di capolista e di membro del governo, la diffusa consapevolezza di non essere lei diretta concorrente dei candidati uomini sono stati tutti fattori favorevoli ad un incremento notevole del personale bottino di suffragi.

Terzo errore di natura spiccatamente politica: la mancata considerazione della posizione del PDL sulla presunzione di colpa e sulla filosofia garantista e, quindi, sull’indisponibilità assoluta dei vertici del partito a scaricare il coordinatore Cosentino.

Quarto errore: avere scelto il momento peggiore per aumentare ulteriormente il numero e le cause delle difficoltà che rendono quanto mai problematico l’attuale cammino della maggioranza.

Infine il quinto, di puro stile: l’essere caduta in trappola a sangue freddo nel corso dell’intervista concessa a ‘ Il Mattino’, definendo la rivale Alessandra Mussolini una ‘vajasse’. Gli abituali navigatori in internet si possono addottorare sul termine, utilizzato già nel XVIII secolo dall’abate Ferdinando Galiani nel suo celebre vocabolario delle ‘parole del dialetto napoletano ‘.

Il significato dato è di ‘serva ‘ mentre nel gergo comune e popolare si tende addirittura ad identificare questa parola con quella di prostituta.

Una giovane donna come la Carfagna, dalla formazione umanistico – classica e giuridica e con un ruolo istituzionale specificamente finalizzato alla cultura del rispetto altrui, avrebbe dovuto riflettere mille volte prima di autorizzare l’intervistatore a riportare proprio quel termine.

E’ bene fermarsi qui per non infastidire o annoiare ulteriormente il cortese lettore.

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