DA SINISTRA A DESTRA E’ SEMPRE PIU’ DI MODA UN LINGUAGGIO VOLGARE E GROSSOLANO

 

Salerno, 15 dicembre 2010

Ambrogio IETTO

POLITICA E CATTIVI MAESTRI

 

L’odierna riflessione non intende entrare nel merito dei risultati ottenuti ieri dalle mozioni di sfiducia presentate contro il governo Berlusconi che, grazie al voto del Senato e della Camera dei deputati, potrà continuare a svolgere il suo lavoro a patto che riesca ad ampliare la lista dei suoi sostenitori in sede parlamentare.

Le agenzie di stampa e le tante pagine web offrono un’ampia rassegna delle dichiarazioni espresse nel merito dai rappresentanti  delle diverse aggregazioni partitiche. Scopo primario di questo intervento, invece, è quello di esprimere alcune essenziali considerazioni su quanto accaduto ieri l’altro, presso l’Auditorium della Cisl a Roma in occasione della presentazione del libro del suo leader Raffaele Bonanni ‘ Il tempo della semina’, e sulle manifestazioni svoltesi ieri, sempre a Roma, intorno alla cosiddetta zona rossa tracciata  da Palazzo Madama, sede del Senato, a Montecitorio, da Palazzo Chigi, sede del governo, a Palazzo Grazioli, residenza del premier Berlusconi.

In casa Cisl si è presentato un gruppo di cosiddetti  ‘lavoratori autoconvocati ‘ con tanto di pugno chiuso sollevato e la pretesa di porre fine alla manifestazione in atto anche mediante spintoni e bruschi urti. Quanto accaduto ieri nella capitale su iniziativa di studenti, centri sociali, terremotati aquilani e popolo Viola ci è stato riproposto dai telegiornali di tutti i canali televisivi. Sono scene di premeditata violenza con migliaia di manifestanti in assetto di guerriglia e con polizia e carabinieri in difficile posizione di difesa.

Da giorni erano in atto in diverse città italiane manifestazioni di protesta, sotto forma anche di occupazione delle sedi scolastiche ed universitarie, preparatorie anche alla ‘ marcia su Roma ‘ di ieri. Ancora una volta giovani ragazze e ragazzi, fomentati da agitatori di professione, hanno lanciato slogan contro il ministro Gelmini e la riforma universitaria, invocando il voto di sfiducia e, quindi, la cacciata di Berlusconi.

E’ capitato anche a chi scrive di ascoltare giovani che da giorni affermavano di doversi recare martedì 14 dicembre a Roma per festeggiare la caduta del governo. Quindi è fuor di dubbio che il clima generale risultasse funzionale a questa data ormai diventata fatidica.

Tanti episodi della nostra storia passata e recente ci ricordano dell’uso strumentale che la politica ha inteso fare dei giovani per mettere alle corde il governo in carica in quel determinato momento. E la scuola e l’università sono state le sedi privilegiate per fomentare gli animi degli adolescenti e mandarli allo sbaraglio. Anche nelle vicende di questi giorni non sono mancati i cattivi maestri a cominciare da Bersani che ha compiuto il gesto ‘eroico’ di salire sul tetto della Facoltà di Architettura a Roma e di cantare ‘ Bella Ciao ‘.

Va ripetuto a chiare lettere che il testo  della riforma dell’università, approvato finora da uno solo dei rami del Parlamento, è stato patrocinato in buona misura proprio dal Partito Democratico nel corso dell’ultimo governo Prodi.

A suo favore in questi ultimi giorni si sono pronunciati non solo importanti accademici ed editorialisti come Angelo Panebianco, Francesco Giavazzi, Giorgio Israel, Ernesto Galli Della Loggia, ma anche intellettuali ed accademici da sempre schierati a sinistra come Michele Salvati, già deputato alla Camera all’epoca dell’Ulivo e primo ideologo nel 2003 del costituendo Partito Democratico, e Giovanni Sartori, politologo di fama internazionale, sempre schierato a sinistra, il quale , nell’editoriale di sabato scorso sul ‘Corriere della Sera’, ha testualmente scritto: ‘ I giovani di oggi che si battono contro la riforma universitaria Gelmini si battono a proprio danno e per il proprio male’.

Lo stesso presidente del Consiglio universitario nazionale Andrea Lenzi, ordinario di endocrinologia, si è espresso a favore del testo in discussione. Anche il discusso Gianfranco Fini, sostenendo l’esigenza primaria di introdurre il merito nei nostri atenei, non solo ha giudicato favorevolmente questa riforma, ma ha criticato i giovani manifestanti definiti ‘ strumentalizzati‘ da veri ‘professionisti della protesta’.

La causa primaria di quanto accade in Italia va ricercata proprio nel linguaggio utilizzato dalla politica che spinge tanti giovani, ancora coinvolti nel processo di definizione della personale identità e, quindi, privi  della piena e consolidata autonomia critica, a fare propria l’espressione  di Berlusconi quando chiama ‘traditori’ i finiani,  ad imitare l’arrogante e velleitario intervento  alla Camera del campano Bocchino, a divertirsi un mondo quando Di Pietro definisce il premier Berlusconi ‘ buffone di corte’ che ‘ compra a suon di bigliettoni i voti dei parlamentari’, a sghignazzare nell’ascoltare il ‘coglionazzo ‘ rivolto da alcuni deputati del PDL a Fini dopo il voto di ieri, a fregarsi le mani, ascoltando Massimo D’Alema,  ex presidente del Consiglio, che giudica ‘comprati ‘ e ‘raccattati’ da Berlusconi i voti che lo avrebbero salvato dalla sfiducia. Purtroppo questa generale caduta di stile si ripropone anche in periferia.

Così anche De Luca, il sindaco di Salerno, che pur potendosi sentire sostanzialmente tranquillo per il molto probabile esito favorevole della futura campagna elettorale, rivolto ai suoi oppositori, ripropone espressioni da strada e non da sede istituzionale. Termini quali ‘ cafoni, dilettanti allo sbaraglio che non capiscono assolutamente niente’ e ‘ vanno ricoverati’, a nostro avviso, non si addicono al sindaco di una città che viene riproposta continuamente come esempio da imitare e di assoluto prestigio a livello europeo.

 

                                                                                        

 

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