POLITICA SCOLASTICA A SALERNO CAPITALE PROVVISORIA DELL’ITALIA LIBERA

 

Salerno, 31 gennaio 2011

 

Ambrogio IETTO

 

SALERNO CAPITALE PROVVISORIA D’ITALIA

E LA DIFFICILE RIPRESA DELL’ATTIVITA’ SCOLASTICA

 

Negli anni immediatamente successivi al 1861 la realtà economica e sociale della penisola riflette già l’esistenza di una sorta di spartiacque fra Nord e Sud, progressivamente allargatosi e, pertanto, assai più difficile da superare. 

I dati relativi all’analfabetismo sono più che eloquenti: nel 1861 il 78% degli italiani è analfabeta con una percentuale decisamente più elevata nel Meridione. Il primo censimento organico della popolazione italiana, realizzatosi nel 1871, cioè ben dieci anni dopo la raggiunta Unità, rileva purtroppo, ancora in Campania, una percentuale di analfabeti del 79% mentre in Puglia si è fermi all’84% e in Basilicata e in Calabria addirittura all’87%.

Nell’anno scolastico 1862/63 frequentano le scuole elementari poco più di un milione di ragazzi di cui oltre 800.000 nelle campagne dove l’italiano è percepito come una lingua straniera. I maestri sono poco più di 30.000 tra uomini e donne quasi sempre in condizioni misere e stentate di vita.

La vicenda umana e professionale di questi educatori del popolo comincia, così, soprattutto in contesti socio – economici e culturali particolarmente problematici come il nostro Cilento e lo stesso Vallo di Diano.

Il cammino sarà lungo, lento, irto di difficoltà, tanto da rilevare 120 anni dopo,cioè  nel 1981, una percentuale di analfabetismo in Campania ancora del 5,7% contro il 9% della Basilicata e il 9,6 % della Calabria.

E’ evidente che la competenza del leggere e dello scrivere si rivela sempre più veicolo strumentale necessario, se non proprio indispensabile,  per diffondere e consolidare il senso di appartenenza e di condivisione dell’identità nazionale.

Una svolta significativa si determinerà proprio  a Salerno, all’indomani dello sbarco della Quinta Armata del generale Clark. Il trasferimento da Brindisi a Salerno del primo governo Badoglio e la nomina l’11 febbraio del 1944 a ministro dell’Educazione Nazionale di  Giovanni Cuomo  costituiscono  contestualmente due

eventi di rilevante importanza, storica il primo, culturale il secondo.

Giovanni Cuomo, infatti,  è uomo di scuola, professore di materie letterarie, laureato anche in legge e preside sperimentatore di una delle poche Scuole Medie di Studi Applicati al Commercio istituite in Italia nel primo decennio del ventesimo secolo. E’ il Cuomo che il 31 dicembre 1899, sulla collina di S. Giuseppe della nostra città, tiene il discorso celebrativo della ‘ Festa degli Alberi ‘ per “ instillare nell’animo dei giovani un culto che è nobile contrassegno di cooperazione ai grandi interessi sociali e a riconoscere nelle virtù ascose dell’albero elementi di sanità e di ricchezza, tanti doni supremi “.  

E’ il Giovanni Cuomo che, in un giovedì del mese di marzo del 1908, non appena si sparge in città la notizia della morte di Edmondo De Amicis, commemora coi suoi allievi e docenti l’opera dello scrittore scomparso che “ aveva specialmente lavorato per due alti ideali, facendo vibrare, intensa e soave, la nota del sentimento nei teneri cuori, e dicendo una fraterna parola di amore agli uomini che curvano la fronte madida sul solco e nell’officina e lottano pel riconoscimento di nuovi diritti, per la conquista di migliori destini”. E’ lo stesso Cuomo che, da docente, insegna al suo allievo Salvatore Valitutti a “leggere Orazio “.

Ebbene, uno dei primi atti compiuti da Giovanni Cuomo, ministro dell’Educazione Nazionale nel primo governo Badoglio, insediatosi in Salerno, capitale provvisoria del territorio liberato e libero del Paese, è il Regio Decreto n. 149 del 9 marzo 1944 istitutivo dell’Istituto Superiore di Magistero, che consentirà, già in partenza, a 400 maestri della Campania, della Basilicata e della Calabria di compiere un percorso universitario completo in ‘ pedagogia’ o in ‘vigilanza scolastica ‘.

Non farà proprio onore al suo successore Adolfo Amodeo, rettore dell’Università di Napoli, subentrato in rappresentanza del Partito d’Azione nel secondo governo Badoglio, procedere alla soppressione dello stesso istituto con R.D. del 21 maggio 1944.

Doveroso e pertinente in questa sede risulta il ricordo di Roberto Mazzetti, maestro di scienze pedagogiche e direttore dell’Istituto Universitario di Magistero  intitolato, fin dal 1960 a Giovanni Cuomo , per la sua generosa battaglia condotta a favore dell’ammissione  delle   donne, e  al  centro  di  una  speciale   seduta  dei  lavori  alla

Camera dei Deputati il 7 di dicembre dello stesso anno con la corale, appassionata difesa da parte dei parlamentari  comunisti Pietro Amendola e Feliciano Granati, del socialista Francesco Cacciatore e del democristiano Carmine De Martino che, nell’aula  di  Montecitorio,  così  si  esprime:  “  Al  professore  Mazzetti   riconosco  il

grande merito di essere un uomo di fede, un uomo che ha la forza, la capacità e la volontà di superare tutti gli ostacoli, pur di vedere realizzata una causa giusta, una causa che difende da quando è giunto a Salerno “.

La breve stagione di Salerno, capitale provvisoria del Paese, grazie soprattutto alla tenacia e all’amore per la scuola di Giovanni Cuomo, è ricca di provvedimenti a favore della ripresa dell’attività formativa delle generazioni più giovani, uscite indenni fisicamente ma di certo turbate psicologicamente dalle decine di bombardamenti registrati soprattutto tra Battipaglia e Salerno tra il 21 giugno  e fine settembre 1943, gli ultimi non meno onerosi per numero di vittime a seguito di indiscriminate incursioni da parte di aerei tedeschi subito dopo l’armistizio siglato da Badoglio a Cassibile di Siracusa.

Ed è quanto mai commovente, per chi si interessa di questi problemi, riconoscere sul documento ministeriale in versione italiana, avente per oggetto ‘ Norme ed istruzioni per la riapertura ed il funzionamento delle scuole ‘ la firma nitida di Carleton Wolsey Washburne, esponente autorevole della pedagogia progressista e democratica americana, inquadrato col grado di tenente colonnello all’interno della Quinta Armata, e dirigente della Sottocommissione per l’ Educazione del Governo Militare Alleato.

E’ proprio nella nostra città che Wasbhurne avvia la redazione, “ d’intesa col governo di Badoglio, di nuovi Programmi d’insegnamento e nuovi libri di testo “ ( F. Bettini, ‘ I programmi di studio per le scuole elementari dal 1860 al 1945 ‘, pag. 199, La Scuola Editrice, Brescia, 1961 ). I programmi saranno formalizzati successivamente col D. M. n. 459 del 9 febbraio 1945.

Infine la scuola salernitana non può non richiamare in questa sede il Decreto Legge Luogotenenziale n. 151 del 25 giugno 1944, giorno in cui il governo Bonomi II° è ancora a Salerno. In questo decreto, all’articolo 1, si stabilisce che “ dopo la liberazione del territorio nazionale, le forme istituzionali saranno scelte dal popolo italiano che al fine eleggerà, a suffragio universale diretto e segreto, una Assemblea Costituente per deliberare la nuova costituzione dello Stato “. A Salerno, capitale provvisoria dell’Italia liberata, viene delineato, così, il percorso che porterà alla promulgazione della vigente Costituzione Repubblicana.

Ad affermare che la nostra città sia stata una degna capitale provvisoria del risorgente Stato italiano non è, come si può pensare, un esponente politico o un intellettuale salernitano di quell’epoca. In data 12 luglio 1944 su ‘ Il Corriere ‘, quotidiano di informazioni stampato a Salerno, appare un articolo dal titolo ‘ Saluto a Salerno ‘ firmato da Mario Belinguer, Alto commissario aggiunto dell’epurazione all’interno del II° Governo Badoglio, padre di Enrico, segretario del PCI fino alla morte ( 1984 ) ed autore della cosiddetta seconda svolta di Salerno ( 1980 ).

A Palmiro Togliatti, ‘ leggendario compagno Ercoli’, proveniente dalla Russia, giunto a Salerno nei primi giorni del mese di aprile 1944, sarà proprio il papà Mario a presentare il giovane figliolo Enrico. Il leader comunista  si trova in città per concretizzare  la prima svolta di Salerno, consistente nella formazione di un secondo governo Badoglio provvisorio, rappresentativo di tutti i partiti antifascisti.

Mario Berlinguer nel citato articolo scrive: “ In quest’ora risoluta della vita nazionale, a Salerno due governi hanno segnato con l’opera loro due tappe laboriose nell’ascesa democratica dell’Italia, in un clima di severo raccoglimento che il civismo della popolazione, il senso di misura e di ospitalità cordiale e comprensiva ha indubbiamente favorito. Forse chi non conosceva bene l’anima di Salerno  non sperava tanta comprensione e tanta dignità civica, degna veramente di una capitale…”

L’odierno contesto storico – culturale, ovviamente, è radicalmente cambiato.

Paul Ginsborg, docente di storia all’Università di Firenze, diventato cittadino italiano nel gennaio 2009, per ‘ salvare l’Italia ‘ ( è questo il titolo di un suo libro uscito per l’editore Einaudi qualche mese fa ) fa affidamento su ‘ alcuni elementi fragili ma costanti presenti nel nostro passato: l’esperienza dell’autogoverno urbano, l’europeismo, le aspirazioni egualitarie e l’ideale della mitezza. Fondamenti dotati della carica utopica necessaria per creare una patria diversa ‘ .

L’augurio è che la carica utopica si traduca in presa di coscienza personale e collettiva e in diffuso, forte senso di responsabilità da parte di quanti sono impegnati o si disporranno in futuro a reggere, ai vari livelli, le pubbliche istituzioni.

 

 

 

 

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