UN EVENTO CHE APPARTIENE SOLO A TE MA CHE PROVI GIOIA NEL PARTECIPARLO AGLI ALTRI

 

Salerno, 15 Aprile 2011

 

Ambrogio IETTO

I MIEI SETTANTACINQUE ANNI

 

Mi rendo conto che all’occasionale lettore sembrerà piuttosto strano, se non proprio anomalo, che oggi 15 aprile 2011, ricorrenza del mio genetliaco, io decida di  mettere in circolazione nella piazza mediatica la notizia di un evento che riguarda soltanto la mia persona e che, quindi, non coinvolgendo personalmente il Presidente della Repubblica o quello del Consiglio dei ministri oppure un noto personaggio dello spettacolo, è privo di ricaduta pubblica e non produce altro effetto che quello di prendere atto, da parte mia, del trascorrere inesorabile del tempo e dell’avere vissuto già per tre lunghi quarti di secolo.

Organizzare mentalmente oggi delle idee su di una ricorrenza che, non appartenendo ad altri, è soltanto mia e metterle in rete significa per me soddisfare un duplice bisogno: esprimere un ‘ grazie’ al Signore e a mia madre che accompagnarono il mio affacciarmi alla vita e consolidare dentro di me quella condizione di rasserenamento derivante dalla consapevolezza di avere ricevuto soltanto bene dal prossimo, restituendo ad esso appena una parte piuttosto contenuta delle attenzioni a me rivolte.

Bellizzi di Montecorvino Rovella 15 aprile 1936: non più di sette – otto case di fattura rurale in una piana ancora governata dalla malaria ma aggredita per la prima volta da un’opera di generale risanamento,  accompagnata dalla prima organica asfaltatura della strada nazionale 18, unica arteria di collegamento nord – sud Italia.

Secondogenito di Emilia e Bartolomeo, entrambi nati alla stessa ora del medesimo giorno del luglio 1908 in uno degli angoli più belli del mondo, accanto alla spiaggia ove nel giugno del 1857 si spense il sogno insurrezionale di Carlo Pisacane.

Una coppia migrante dal mare alla pianura per dare concretezza ad un progetto di vita con una figliolanza numerosa e ad una piccola, umile attività imprenditoriale che consentì la piena ma laboriosa autonomia esistenziale del nascente folto nucleo familiare.

La guerra, il richiamo alle armi del capofamiglia, i bombardamenti, lo sfollamento verso i monti Picentini, l’antistante sbarco della sesta armata del generale Clark, la convivenza pedagogicamente discutibile di un bambino  tra militari appartenenti a sette – otto etnie diverse, il contrabbando, la prostituzione, l’eruzione del Vesuvio del 1944, il gravissimo stato di salute di due sorelline, la difficile ripresa, il piacere della riscoperta della scuola, il diploma e il posto vinto di maestro in una scuola della periferia della città capoluogo, le prime tentazioni della politica, il necessitato ruolo dell’improvvisato showman e la presunzione di essere giudice tra ventidue contendenti in un campo rettangolare.

Un insieme disordinato ed eterogeneo di esperienze sulla spinta di un’innegabile voglia di protagonismo e di cittadinanza attiva alimentata dall’autentico, forte desiderio di vivere tra e con gli altri per apprendere e, se possibile, anche donare.

Il dono ricevuto dall’incontro quotidiano con l’umanità fanciulla, l’impareggiabile ricchezza di umanità accumulata dall’interazione comunicativa con essa, dalle sofferte ma anche incoraggianti riflessioni maturate coi colleghi e coi collaboratori, dai tentativi a volte riusciti altre volte vanificati nell’intraprendere percorsi innovativi e nell’affrontare vere e proprie avventure pedagogiche non legittimate dai vigenti ordinamenti, dall’ascolto nelle sedi istituzionali del pensiero dei migliori saggi del momento in campo educativo e dall’apprezzamento da loro ricevuto per i tuoi corretti richiami all’esperienza della didattica e dell’organizzazione, dalle tante fortunate circostanze che ti hanno messo a proficuo contatto con autorevoli personalità della cultura e delle istituzioni, dalla fiducia ottenuta in tanti organismi di partecipazione democratica in una stagione difficile per il Paese in cui era più agevole distruggere che costruire.

Ecco, i settantacinque anni sono tutto questo ma significano, ora e sempre, il piacere di continuare ad essere per giovani ed intelligenti colleghi un punto di riferimento non tanto per i loro dubbi ma, in particolare, per la loro paura di perdere la speranza di continuare a credere nell’efficacia e nell’efficienza di un’azione formativa minata da una famiglia sempre più assente e disimpegnata e dall’azione invasiva dei troppi canali mediatici orientati più a giocare contro che a favore dell’istituzione educativa.

Tre quarti di secolo di vita servono anche per convincerti che l’andare contro corrente nel dibattito pubblico, il rafforzare la tua autonomia di giudizio nei riguardi anche del potente di turno, l’assumere ferma determinazione verso ogni tentativo di condizionamento della libertà altrui, il tentare di testimoniare quanto sia prezioso il bene della libera espressione di pensiero, costituiscono non atti di coraggio ma semplice testimonianza della primaria dignità della persona.

Una rapida riflessione sul tuo vissuto familiare rafforza la validità delle scelte compiute, ti dispone a riconoscere nella compagna di vita analoga testimonianza di linearità e di coerenza concentrata in misura prevalente nell’opera educativa svolta  all’interno della famiglia e a prendere atto, infine, che il messaggio valoriale trasmesso soprattutto nel tuo impegno professionale e pubblico sia stato integralmente raccolto e rafforzato dai figli che hai generato.

Allora anche se i settantacinque anni che oggi conto sulla mia vita sembra siano volati troppo in fretta, mi sorprendo a non avere nostalgia del passato, a sorridere della mia esuberanza del lontano tempo che fu perché ancora oggi, nel percepire concretamente  l’affetto di tante persone care che continuano a volermi bene nonostante i miei innumerevoli difetti, nella mia mente circolano solo tanti programmi e progetti da portare avanti e realizzare.

E poi cosa c’è di più bello dal constatare che per non poche persone, legate a te da consanguineità  e da rapporti di affetto e di stima, sei ancora una piccolissima finestra aperta alla speranza ?

 

 

 

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