Archivio per aprile, 2011

TRA MINACCE DI DENUNCE E TENSIONI INTERNE ALLA SQUADRA DEL SINDACO SI ARROVENTA IL CLIMA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE A SALERNO

7 aprile 2011

 

Salerno, 7 aprile 2011

Ambrogio IETTO

GARA ALL’ULTIMO SPRINT TRA I SEI MIGLIORI

COMPONENTI DELLA SCUDERIA DI DE LUCA

Una campagna elettorale particolarmente arroventata quella in atto nella città capoluogo. Vincenzo De Luca ed Edmondo Cirielli si scambiano illazioni più o meno gravi sulla corretta tenuta delle procedure amministrative attivate da parte degli enti  amministrati rispettivamente dall’uno e dall’altro. Si offre la percezione, a chi segue con una certa attenzione la bagarre in atto tra gli esponenti più autorevoli delle due più forti aggregazioni in campo, che Palazzo di Città e Palazzo Sant’Agostino siano circuiti, se non proprio assediati, da gruppi di malavitosi intenzionati a far man bassa di gare di appalti e, comunque, di incarichi pubblici.

L’espressione verbale più ricorrente riguarda la minaccia di rivolgersi alla Procura della Repubblica il cui primo responsabile Franco Roberti, con la discrezione e la delicatezza proprie del ruolo ricoperto, legge le cronache quotidiane, analizza anche la struttura sintattica delle frasi proferite, attiva le sue affinate capacità interpretative al fine di decodificare  il ‘non detto ’ e, di tanto in tanto, informa ufficialmente la comunità sull’entità e sulla qualità del processo di penetrazione del fenomeno camorristico nel territorio della provincia salernitana.

All’autorità giudiziaria sembra si vogliano rivolgere ora, nell’ordine, anche Salvatore Gagliano, candidato a sindaco di Salerno per l’UDC, e il presidente della provincia Edmondo Cirielli. Al centro della querelle c’è l’analisi linguistica del verbo ‘sfamare’ che, secondo l’ermeneutica cirielliana, farebbe riferimento all’impaziente ricerca di fama, di notorietà politica e di ruoli istituzionali da parte dell’ex consigliere regionale e già sindaco di Praiano e non certamente all’acquisizione di incarichi confortati da lauti appannaggi pubblici.

Ad avviso di chi scrive non ci saranno  querele né controquerele: i due si conoscono molto bene perché provengono dalla medesima area politica e non è la prima volta che entrano in disputa animati, come lo sono entrambi, dalla sindrome del successo e dell’affermazione personale.

Comunque questa campagna elettorale dà segni molto evidenti di accentuato nervosismo. Lo stesso De Luca coi suoi quotidiani interventi si diverte a bacchettare severamente personaggi appartenenti all’area di centrodestra. E’ pur vero che è sua abitudine pronunciarsi con linguaggio non da salotto nei riguardi di chi non appartiene alla sua scuderia. In città, però, si sente mugugnare che egli non sarebbe pienamente soddisfatto dei dati acquisiti tramite sondaggi non resi pubblici.

La vera tensione in atto, chiaramente percepibile, riguarda – invece – le persone a lui più vicine per antica, consolidata fedeltà e per diretto, fiduciario coinvolgimento nell’amministrazione della città. Le cantonate degli edifici, infatti, sono quasi esclusivamente ricoperte dai multicolori manifesti, tutti affissi in spazi non autorizzati, inneggianti a Franco Picarone, assessore al bilancio, a Mimmo De Maio, assessore all’urbanistica, ad Alfonso Buonaiuto, assessore all’annona, a Nino Savastano, già assessore municipale ed ora capogruppo dell’aggregazione deluchiana presso il consiglio provinciale. Con metodiche meno appariscenti ma forse più redditizie sono vivacemente in azione anche Eva Avossa, vice – sindaco uscente, favorevolmente considerata negli ambienti scolastici per l’opera svolta nel comparto dell’istruzione, ed Ermanno Guerra che nell’ultimo quadriennio ha gestito il fertile anche se problematico campo delle politiche sociali.

Tra questi sei cavalli di razza la gara è davvero all’ultimo sprint. Al di là dell’auspicata rielezione a consigliere comunale c’è da perseguire un traguardo ben più ambizioso e, quindi, più difficile da conseguire. Come si sa gli spazi disponibili risultano sempre più ristretti. Un recente provvedimento legislativo ha ridotto del 20% il numero dei consiglieri da eleggere e degli assessori da nominare. E, inoltre, c’è anche da conquistare il potenziale ruolo di delfino di De Luca del cui futuro politico non si sa molto. Teoricamente il prossimo quadriennio dovrebbe essere l’ultimo da dedicare direttamente alla cura della polis anche se, nel labirinto inestricabile delle norme che regolano la vita delle nostre istituzioni pubbliche, c’è sempre qualche espediente da poter inventare per restare a galla.

A prescindere da cosa farà da grande De Luca rimane impellente e non più rinviabile per il sestetto sunnominato l’esigenza di dimostrare al leader di contare più degli altri cinque componenti dell’équipe dei fedelissimi.

I parametri valutativi messi in campo dal metodo deluchiano sono molto chiari: entità dei voti ottenuti, aree territoriali della città di cui si è espressione, qualità dell’elettorato, categorie professionali o mercantili rappresentate, indice medio di cittadinanza attiva degli sponsor dei singoli concorrenti e, indicatori utilizzati ed interpretati personalmente dall’uscente primo cittadino, storia personale e politica di ciascuno dei magnifici sei, episodi vissuti e scelte compiute  in precedenza da considerare elementi emblematici per individuare l’esatto indice di fedeltà al capo, tentativi avanzati per guadagnarsi spazi di visibilità esterna non concessi dal titolare di Palazzo di Città.

Insomma i sei sono sottoposti ad un esame severo, esterno ed interno alla vicenda elettorale, dal cui esito dipenderà il proprio futuro amministrativo e politico.

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