CIRIELLI, DE LUCA ABBASSATE I TONI PER IL BENE DI SALERNO E DEL SUO HINTERLAND !

 

Salerno, 5 Maggio 2011

Ambrogio IETTO

UNO SCONTRO IRRESPONSABILE CHE FA SOLO MALE A SALERNO  E AL SUO TERRITORIO

 

Lo avevamo detto e scritto da subito: le elezioni per il rinnovo dell’amministrazione comunale della città capoluogo, più di tutte le altre in programma nella tornata di metà maggio in Campania, avrebbero avvelenato ulteriormente il clima generale di Salerno e provincia tanto da compromettere in termini irreversibili la qualità dei rapporti interistituzionali che pur si impongono tra l’ente Comune e l’Amministrazione provinciale di Palazzo Sant’Agostino.  Purtroppo così è stato con l’aggravante che  la situazione conflittuale  andrà avanti oltre la scadenza elettorale, peggiorando sempre di più.

Quali i motivi ? Sono di duplice natura: politica e personale – caratteriale.

Dal punto di vista politico incide in misura notevole l’avvenuta conquista, da parte del centrodestra, sia del governo della provincia di Salerno sia, soprattutto, di quello regionale che ha segnato, in particolare, la sconfitta piuttosto grave, proprio del sindaco di Salerno Vincenzo De Luca e, con lui, dell’intero Partito Democratico la cui crisi appare sempre più pesante  non solo a Napoli capoluogo ma sull’intero territorio campano.

Per De Luca, superata la poco gratificante esperienza nazionale da membro  della Camera dei Deputati, accettata con l’amaro in bocca la pesante sconfitta alle regionali dopo che era riuscito a raggirare l’ostacolo delle primarie, il mantenimento del primato a Salerno città rimane l’obiettivo determinante da raggiungere anche ai fini della personale sopravvivenza.

Pienamente consapevole di questa situazione di fatto egli ha buttato alle ortiche il Partito Democratico del quale ha conservato soltanto il locale pacchetto azionario, affidandolo nelle mani di Nicola Landolfi, giovane cresciuto alla sua corte e di verificata, cieca fedeltà. Per seguire questa logica è stato lasciato nel cestino dei rifiuti  perfino il logo del partito di Bersani con buona pace anche del trio Iannuzzi, Andria ed Antonio Valiante, relegati ad un ruolo di semplici ed impotenti osservatori delle vicende politiche del capoluogo ed esclusi anche da un’apparente, formale funzione  consultiva.

A Salerno, per la campagna elettorale in atto, non hanno diritto di accesso i big del partito mentre lo stesso identikit cultural – politico del sindaco uscente appare come una mescolanza non omogenea di tratti diversi che vanno dal dichiarato liberalismo gobettiano ad un’accentuata visione personalizzata della politica, da una non nascosta simpatia filoleghista ad una visione esageratamente conclamata di apertura mediterranea ed europea.

Il suo progetto politico – amministrativo, anche dal punto di vista fisico, è caparbiamente concentrato entro l’ambito diventato quanto mai ristretto del territorio comunale che va dall’hotel Baia a Scavata- Case Rosse, dal lungomare a Fratte e alle frazioni collinari. Non c’è l’ombra di un disegno metropolitano che guardi con la dovuta attenzione alla Valle dell’Irno ove, tra l’altro, vive da nobile separata una struttura universitaria che sta perdendo anche il nome di Salerno per essere denominata dagli stessi docenti e discenti come l’ateneo di Fisciano.

Nella fazione opposta l’attenzione del centrodestra, anche qui egemonizzata dalla singola persona di Edmondo Cirielli, è rivolta all’intera area provinciale con squarci di apertura verso una dimensione extraterritoriale con la quale si identifica la prospettiva non folle della creazione di una nuova regione che, superato l’originario, ristretto ed improponibile localismo provinciale, va alimentando un incoraggiante interesse sia in terra irpina sia nella più lontana area sannita.

Dentro questa visione strategica l’impegno del presidente della provincia di Salerno è particolarmente orientato verso la conquista politica della stragrande maggioranza dei comuni salernitani. Con la molto probabile vittoria di Nocera Inferiore l’intero agro – sarnese nocerino assumerà un’unica identità politica mentre a sud, acquisiti i non secondari comuni di Pontecagnano, Bellizzi, Montecorvino Pugliano e Montecorvino Rovella, restano da conquistare in prospettiva le entità municipali di Battipaglia e di Eboli.

Se c’è un limite, da parte del centrodestra, nell’impostazione della campagna elettorale in atto a Salerno, questo va ricercato proprio in una mancata socializzazione di un disegno che, pur portandosi dietro la primaria preoccupazione di ridimensionare il fenomeno De Luca, avrebbe meritato, grazie ad un’efficace ed efficiente interazione comunicativa che è mancata, una più didascalica illustrazione agli elettori del capoluogo. L’essere caduti nella trappola deluchiana di inseguirlo nelle sua omelie illustrative del futuro volto della città e di tentare di contestarlo su quanto fatto e su quanto è in cantiere ha significato inevitabilmente ridimensionare la pur apprezzabile idea di Cirielli che può andare ben oltre la pur contingente ed indispensabile gestione del potere.

Leggere, ad esempio, manifesti pro – Ferrazzano che promettono meno traffico e più strisce blu, consente di cogliere evidenti contraddizioni nella recente, rigida ed impolitica posizione assunta da Caldoro sulla metropolitana ed ipotizzare una città assediata da cittadini che dalla periferia e dalla provincia entrano nel centro urbano, pensando di poter agevolmente posteggiare la propria auto anche perché si è privi di un razionale sistema di trasporto pubblico.

Le due spiccate e spaventosamente simili personalità di De Luca e di Cirielli contribuiscono, dal punto di vista del temperamento e delle acquisizioni caratteriali, ad aumentare oltre ogni corretto limite l’indice di reciproca avversità e di conflittualità permanente.

Così De Luca, che vede una città proiettata in ambito nazionale ed europeo prescindendo dall’assetto territoriale contiguo in cui madre natura l’ha collocata, tende ad un’impossibile autosufficienza che non gli è consentita dall’avversità dei governi regionale e nazionale. Così Cirielli che, nel prospettare un molto più ampio quadro di incidenza politica e di programmazione allargata, fa arrivare a Salerno i Caldoro, i La Russa, i Mattioli, i Verdini ed altri della sua parte politica, per affermare due essenziali principi: che l’unica destra esistente in città è quella che ha candidato Ferrazzano e come la prospettiva di autentico sviluppo della città risulti subordinata ad una maggioranza consiliare omogenea, dal punto di vista politico, ai governi provinciale, regionale e nazionale.

I toni reciprocamente offensivi, aggressivi, intolleranti, in alcuni casi anche violenti, peggiorano il quadro complessivo della situazione e, una volta superata la vicenda elettorale di metà maggio, sarà molto difficile abbassarli per dar vita ad una corretta, auspicabile dialettica politica che preveda anche, su scelte importanti per la città e per l’intero territorio salernitano, un responsabile sforzo collaborativo.

 

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