TRA SBERLEFFI E CONTUMELIE AGLI AVVERSARI UNA SALERNO DESTINATARIA DI UN ECCESSO DI LOCALISMO

 

Salerno, 12 Maggio 2011

Ambrogio IETTO

 

I DIFETTI CHE DE LUCA NON VUOLE CORREGGERE

 

I muri degli edifici della città sono da ieri letteralmente coperti da manifesti giganti che riproducono una bella fotografia, ripresa da ottima posizione il pomeriggio di sabato 7 maggio in occasione del comizio del sindaco De Luca piazza Portanova. Trattasi di un’immagine oggettivamente espressiva della gran folla che ha scelto di partecipare all’evento. Le cifre date da alcuni organi di stampa e dalle stesse emittenti locali oscillano tra le seimila e le diecimila persone. Sono stato anch’io ad ascoltare l’intervento dell’oratore ma non sono in grado di quantificare, sia pure per approssimazione, il numero dei presenti. Ritengo, però, che il dato attendibile possa oscillare tra le 5000 e le 6000 unità.

L’odierna riflessione, peraltro, non intende affrontare questa questione che, tutto sommato, risulta secondaria. Va evidenziato, però, che per i tempi che corrono non è cosa facile far confluire tanta gente per un comizio all’aperto tenuto nel caldo pomeriggio di un sabato di maggio. C’è da chiedersi, pertanto, sui motivi che hanno spinto tante persone a  raggiungere la piazza che, nelle prime consultazioni elettorali del dopoguerra, fu feudo ludico – politico di Alfonso ‘a patana.

Di certo la componente più consistente del pubblico era rappresentato dai 96 candidati nelle tre liste composte direttamente dal primo cittadino, dai loro parenti e supporter e dai tanti personali sostenitori – tifosi del sindaco. Il resto era costituito, oltre che da curiosi comunque interessati alla vicenda elettorale, anche da una non trascurabile parte della cittadinanza che abitualmente segue le omelie televisive tenute settimanalmente da De Luca, ne condivide l’impostazione e, soprattutto, si diverte quando fuoriescono dalla sua bocca battute spiritose ed argute, apprezzamenti per niente generosi nei confronti di suoi avversari, espressioni maliziose che investono l’aspetto fisico – somatico o caratteriale del soggetto preso di mira.

De Luca, vecchio volpone della politica, tribuno maturatosi nelle arringhe antipadronali di quando faceva di professione il sindacalista e, successivamente approdato alle scuole delle Frattocchie e di Ariccia per un itinerario formativo finalizzato ad un processo di affinamento del glossario politico, sa bene che proprio a questo uditorio occorre rivolgere particolare attenzione perché è quello che riscalda ed infervora la piazza con applausi incontenibili e chiassosi ad ogni battuta ad effetto. Pertanto egli sabato pomeriggio, da comunicatore abilitato in particolare a produrre effervescenza tra questa utenza umana, ha dedicato i primi 10/15 minuti del suo intervento alla canzonatura e alla burla dei singoli personaggi di respiro nazionale del centrodestra giunti a Salerno per fare da sponsor alla sua principale avversaria Anna Ferrazzano.

Così Gasparri dal punto di vista genetico costituirebbe la ‘ strana mescolanza di umano e di pinguino ‘, Matteoli, soggetto da collocare nella categoria degli ignoranti o dei superficiali in quanto confonderebbe Salerno con una località  sottosviluppata della Tripolitania, La Russa, invece,  che, al contrario di De Luca ossequiato ed omaggiato dai leghisti a Milano, verrebbe dagli stessi padani dileggiato e schernito, così  Caldoro e Brunetta  paragonati a Cip e a Ciop, personaggi immaginari dei cartoni animati, il primo col naso nero e la voce acuta e il secondo con un grande naso rosso e due denti particolarmente sporgenti. Per Cosentino, ovviamente, il solito, per niente elegante riferimento ai suoi presunti compagni di corruttela che non possono fargli compagnia quando il coordinatore regionale del centrodestra viene a Salerno in quanto o ospiti delle patrie galere oppure nascosti in qualche bunker e impegnati, comunque, a fare da burattinai per ulteriori imprese criminali. Ad Alemanno la promessa del dono di un filare di luci d’artista al fine di rendere più accogliente e gradevole la capitale di cui è il primo cittadino.

De Luca non termina qui la sua carrellata più offensiva in verità che sarcastica e preannuncia per gli ultimi giorni della campagna elettorale l’arrivo di Cetto La Qualunque, interprete di un politico calabrese puntualmente corrotto e depravato, e il duo Platinette e Lele Mora.

A mio avviso questo è uno dei più gravi difetti, unitamente all’arroganza, di un politico del fare e navigato come De Luca che ha piena consapevolezza di queste sue volute e programmate cadute di stile alle quali, però, ritiene di non poter rinunciare perché perderebbe una parte non trascurabile dei suoi aficionado. Infatti sono stati proprio questi a piazza Portanova sabato scorso a sollazzarsi ogniqualvolta la voragine deluchiana emetteva sberleffi, cattiverie, grottesche raffigurazioni di personaggi tutti indegni, secondo il sindaco, di ricoprire gli incarichi loro assegnati, compreso quel Caldoro che lo ha battuto sonoramente alle ultime consultazioni regionali.

Un altro grave difetto, ad avviso di chi scrive, riguarda la sua visione politica eccessivamente localistica. Nel comizio di sabato De Luca ha invitato opportunamente tutti noi ad andare con la memoria indietro nel tempo al fine di paragonare la Salerno di venti – trenta anni fa alla città odierna. Egli ha continuato, richiamando  tutti i primati, veri o presunti, da essa conquistati in campo nazionale, europeo e planetario. Gli è volutamente mancato, però, lo spunto di ampliare l’orizzonte, volando oltre l’hotel Baia, Scavata Case Rosse,  Fratte ed Ogliara, confini storici della città. Ancora una volta tra i suoi sogni non ha ipotizzato  l’ipotesi di una città aperta al territorio di riferimento, cerniera sul versante economico – turistico tra l’agro sarnese – nocerino e la piana del Sele, tra la costa d’Amalfi e quella cilentana, direttamente interessata alla Valle dell’Irno ove  lo stesso campus universitario corre il rischio, almeno nel linguaggio comune, di perdere la denominazione istituzionale di Università degli Studi di Salerno.

E’ stata da lui deliberatamente abbandonata l’idea di città metropolitana che, nel doveroso rispetto delle autonomie municipali contigue, potesse mirare ad un organico progetto per la realizzazione di una funzionale  rete di servizi orientati alla persona e ad una più vasta comunità.

Anche su questo versante il discorso di sabato pomeriggio è stato percepito come il canto appassionato di un innamorato esclusivo della sua città che aspira soltanto, di qui a cento anni, a sapere le sue ceneri gelosamente custodite nell’urna dorata della futura piazza della libertà.

 

 

 

 

 

 

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