FERRAZZANO, GAGLIANO, EGIDIO MASULLO TRAVOLTI DAL BULLDOZER DE LUCA
17 maggio 2011
Salerno, 17 Maggio 2011
Ambrogio IETTO
DAL PRIMATO DI VINCENZO DE LUCA A SALERNO
A QUELLO DI GIUSEPPE CAPASSO A SAN SEBASTIANO AL VESUVIO
Un vero trionfo per Vincenzo De Luca. L’uso del termine non è improprio ma risponde pienamente ad un risultato che, oltre ad essere unico tra i capoluoghi di provincia d’Italia ove si è votato per il rinnovo dei consigli comunali, è prossimo al record assoluto, risultando distaccato semplicemente di appena due centesimi di punto ( 0,02 ) da Giuseppe Capasso sindaco rieletto di San Sebastiano al Vesuvio. Senza, però, voler fare un torto al suggestivo centro del napoletano e ai suoi tranquilli abitanti, che riescono a dormire la notte in tutta serenità nonostante l’abitato sorga alle pendici del Vesuvio e sia stato radicalmente distrutto nel 1944 proprio dal non molto indulgente vulcano, qualche differenza c’è tra Capasso, il loro primo cittadino, e De Luca il titolare della poltrona più importante di Salerno.
Qui non si vogliono richiamare dati che potrebbero rendere più da primato il risultato acquisito dal sindaco del capoluogo salernitano, ove ha votato il 78,49 % contro il 71,63 % dei votanti del paese vesuviano ed ove era essenziale prendere direttamente o indirettamente contatti coi 92.097 cittadini che hanno deciso di recarsi ai seggi a differenza dei 5.423 votanti di San Sebastiano.
La comparazione vuole esser fatta semplicemente, tenendo conto delle radici di ciascuno dei due. Infatti mentre De Luca arrivò durante la preadolescenza a Salerno da Ruvo del Monte ( Potenza ) al seguito del papà che, coi pochi risparmi accumulati, aprì un negozio di alimentari nel popolare quartiere di via Calenda, Giuseppe Capasso risulta essere figlio d’arte a denominazione d’origine controllata.
Suo padre Raffaele, infatti, fu l’intraprendente sindaco della ricostruzione ex novo di San Sebastiano al Vesuvio per ben 35 anni. Il figliolo Giuseppe, all’età di 26 anni, cominciò ad imparare dal padre il mestiere di sindaco, risultando eletto nel 1983 nello stesso consiglio comunale presieduto dal papà. Per sette anni fu un allievo modello, osservando sistematicamente il comportamento paterno durante la gestione del consesso, nelle funzioni in cui occorreva esprimere responsabilità istituzionali e, soprattutto, nel rapporto proficuo e gratificante con la variegata platea della comunità rappresentata.
‘Fatto grande’ Giuseppe ha maturato, unitamente a molteplici, delicati altri incarichi istituzionali tuttora in corso, circa 15 anni di sindacato rinnovatogli dai fedeli cittadini soltanto ieri per altri cinque anni. Di certo anch’egli, nel momento in cui è stato legittimato il nuovo successo, si è ricordato del grande papà e dell’eredità ideale lasciatagli.
Vincenzo De Luca, invece, ha avvertito l’erompente esigenza, quando l’affermazione elettorale è apparsa davvero trionfale, di richiamare la memoria del papà defunto e della mamma sofferente nella piazza più importante della città e al cospetto di un pubblico folto e caloroso. Ha inteso, poi, giustamente coinvolgere nel ricordo e negli affetti anche i due figlioli.
Così, sfidando idealmente i tanti critici, tra cui può essere collocato umilmente anche chi scrive, che da sempre lo giudicano aggressivo, burbero, sadico, ostinato e, per certi aspetti, anche spietato nel distribuire a destra e a manca epiteti e sberleffi, ha irrefrenabilmente messo a nudo la propria umanità, manifestando, ed era ora, il grande sentimento dell’ umiltà che, fortunatamente, si alligna anche tra gli ambiziosi e i potenti.
Si avrà modo, nei prossimi giorni, molto più serenamente di prendere in esame i motivi che possono giustificare questo suo straordinario successo. Tra i fattori possono già rientrare l’atipico rapporto diadico che egli vive con la città della quale appare sinceramente innamorato e con la quale finisce con l’identificarsi profondamente, la sua caparbietà nell’andare avanti come un bulldozer nel perseguire obiettivi che sono frutto primario della sua creatività, la concretezza del suo modo di far politica, l’autorevolezza ideativa ed operativa che si è guadagnata verso i suoi collaboratori politici e tecnici tanto da farla percepire come autorità bella e buona, l’efficace tecnica comunicativa capace di catturare l’attenzione della componente più popolare dei suoi supporter e di attrarre, contestualmente, anche l’uditorio più riflessivo ed impegnato, la stravagante estrosità in grado di dare a Salerno una notorietà crescente che spazia dalla dimensione regionale a quella nazionale per poi, molto rapidamente, collocarsi a livello continentale e, quindi planetaria, infine l’indubbio, favorevole apprezzamento ottenuto nel corso delle molte apparizioni effettuate nei talk show delle più importanti reti televisive nazionali.
Da questo insieme di elementi distintivi De Luca si è servito per costruire e diffondere tra i suoi concittadini la categoria della fierezza, dell’orgoglio, del consapevole, forte senso di appartenenza alla città.
Questa analisi, pur dando a Cesare quel che è di Cesare, risulterebbe parziale se non si aggiungesse un altro non secondario fattore che ha contribuito a determinare l’affermazione: la modestia dei competitori e la vacuità dei loro progetti per la Salerno del domani.
La candidata del centrodestra Anna Ferrazzano, in una dichiarazione televisiva, ha espresso la sua soddisfazione per il risultato ottenuto e, ostentando anche un piacente sorriso e una ben studiata sicurezza, ha aggiunto di voler svolgere con onestà e determinazione, come è giusto che sia, il ruolo di leader dell’opposizione.
Ella, evidentemente, non ricorda che Antonio Marotta, candidato del centrodestra alle elezioni comunali del 28 maggio 2006, conseguì la percentuale del 18,91% dei voti su di un totale del 20,00 % dei suffragi acquisiti dalle liste che sostenevano la sua candidatura a sindaco. In quell’epoca il centrodestra era all’opposizione alla Provincia e alla Regione mentre tutti i più importanti comuni del salernitano venivano retti da maggioranze di centrosinistra. In questa occasione, pur risultando lo scenario politico – amministrativo totalmente cambiato, la candidata a sindaco del centrodestra ha ricevuto il 17,41 % di voti personali, cedendo il 7,93 % di essi a De Luca grazie al meccanismo del voto disgiunto.
La stessa situazione si è verificata con Salvatore Gagliano che, pur sognando grandi risultati alla vigilia fino ad autoproclamarsi concorrente allo spareggio con De Luca, ha perduto quasi la metà dei voti che gli sarebbero spettati se 2.410 elettori, che hanno votato le tre liste sostenitrici, non avessero preferito propendere per De Luca.
Esce definitivamente dalla scena politico – amministrativa della città anche Rosa Egidio Masullo che non pochi elettori avevano considerato uno dei possibili fattori di contenimento della valanga De Luca. Ella, a nostro avviso, ha commesso il grave errore di cedere alle lusinghe delle scarne risorse di Rifondazione Comunista e di Italia dei Valori. Così ha dato un incontrovertibile marchio politico alla sua collocazione. Forse una posizione alternativa di taglio progressista, critica verso metodi di gestione accentuatamente direttivi, sensibile alla parte più autenticamente motivata del volontariato cattolico e laico, avrebbe potuto consentirle di rientrare con onore all’interno del consesso civico.
Ma come le più importanti vicende storiche non si ricostruiscono coi ‘ se ’ e coi ‘ ma’, così anche gli esiti elettorali non vanno interpretati col senno del ‘ poi ‘.
Salerno ha salutato col trionfo la riconferma del suo Cesare il cui nuovo primato acquisito, quello del 74,42% del consenso ricevuto dai concittadini, rappresenta di certo per lui il più gradito dei doni ricevuti.