DIGNITA’ ED AUTOREVOLEZZA PER UN PARTITO DEMOCRATICO INESISTENTE IN CAMPANIA E A SALERNO ?

 

 

Salerno, 11 giugno 2011

Ambrogio IETTO

GIANFRANCO E IL PARTITO DEMOCRATICO      

 

Ho letto col sorrisetto le dichiarazioni virgolettate partecipate alla stampa dal consigliere  Gianfranco Valiante in merito alla situazione interna al Partito Democratico e all’esigenza, dichiarata indifferibile, di procedere ad irrogare la più grave delle sanzioni previste dagli statuti e dai regolamenti di partiti, ordini professionali, organizzazioni sindacali, associazioni professionali, club sportivi: l’espulsione.

La sanzione, ad avviso del simpatico amico, ormai votato a pieno tempo alla politica, andrebbe inflitta ad alcuni esponenti dalle antiche origini democristiane e, successivamente, transitati nella Margherita e, quindi, nel calderone del partito democratico. I nomi dei presunti rei, accusati nientedimeno di alto tradimento, congiura – complotto e doppiogiochismo, rispondono ai nomi di un parlamentare nazionale, Domenico Vaccaro, del consigliere regionale Antonio Valiante, già vice – presidente della giunta della Campania, dei consiglieri  provinciali Simone Valiante e Antonio Romano, il secondo già sindaco di Nocera Inferiore ove, in occasione delle recenti elezioni per il rinnovo del consiglio comunale, avrebbe tramato addirittura contro il candidato a sindaco per il PD Felice Ianniello.

L’accusa per Vaccaro riguarda, invece, il sostegno che avrebbe dato alla candidata a sindaco nel capoluogo Rosa Masullo mentre per i  due omonimi di Gianfranco la combine sarebbe stata architettata in occasione della consultazione per il rinnovo del consiglio comunale di Vallo della Lucania, rientrante nella loro area di influenza. Ovviamente non conosco i fatti né mi interessano.

So, però, che il partito democratico non esiste a Salerno capoluogo. Infatti, tra tante liste in gara, non è stato possibile  presentarne una  col logo ufficiale dell’aggregazione di Bersani il quale, ad esempio, nel corso della campagna elettorale, è stato costretto a fermarsi a Napoli mentre il suo sponsor D’Alema non ha potuto superare la barriera autostradale di Nocera Inferiore.

D’altro canto non risulta che questo partito abbia avuto mai ‘ dignità ed autorevolezza ‘ in Campania e a Salerno. Il sindaco De Luca, infatti, si propose ed ottenne la candidatura a presidente della giunta regionale, buttando alle ortiche le norme regolamentari che prevedevano le cosiddette primarie. Questa volta le primarie si sono tenute a Napoli per la scelta del candidato a sindaco ma sono state annullate.  E’ stato necessario, così, imporre dall’alto la candidatura di un povero e buon servitore dello Stato, puntualmente boicottato dall’oligarchia bassoliniana.

Invocare, da parte dell’ottimo consigliere regionale Valiante, il ‘ recupero ‘ di una presunta autorevolezza significa confondere il partito democratico odierno col partito comunista di Togliatti e di Longo. Il suo intervento chiama in causa anche i parlamentari Alfonso Andria e Tino Iannuzzi ai quali chiede ‘più coraggio’ e ‘condivisioni delle decisioni da assumere ‘. La richiesta di maggior coraggio è assolutamente pertinente e da condividere. Però in senso contrario a come auspica il consigliere regionale.

I due deputati, infatti, si sono mostrati straordinariamente tiepidi e tolleranti nei confronti di De Luca e del suo rappresentante segretario provinciale. Infatti non hanno potuto osare di chiedere la presentazione della lista ufficiale del partito democratico a Salerno, non sono stati giudicati idonei ad esprimere sia pure un saluto  in una delle tante manifestazioni pubbliche delle tre liste filodeluchiane e pare che si siano dovuti accontentare della candidatura di un solo loro amico, ottimamente eletto ma non considerato idoneo ad entrare in giunta.

A ben ricordare gli stessi Andria e Iannuzzi non furono considerati nemmeno degni di fare da assistenti di linea a Bersani quando questi fu sollecitato da De Luca a recarsi a Palazzo Chigi per sostenere la posizione del sindaco di Salerno nella complessa vicenda dei rifiuti. Il segretario nazionale del PD, invece, fu sollecitato a portarsi dietro, in qualità di  testimoni, due parlamentari del nord. Eppure Andria era ancora consigliere comunale di Salerno e Iannuzzi era stato segretario regionale del partito.

Conclusione: credo proprio che il buon Gianfranco abbia voluto proferire soltanto una boutade  per fare un po’ di chiasso e dimostrare che, comunque, lui al partito democratico crede davvero.

                                                                                                      

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