DOPO LA CITTADINANZA ONORARIA E LE NOZZE OFFICIATE A VILLA RUFOLO BRUNETTA E’ DIVENTATO DAVVERO RAVELLESE

 

Salerno, 11 luglio 2011

Ambrogio IETTO

IL MINISTRO  E I RAVELLESI

 

La stampa quotidiana riporta la cronaca del matrimonio civile tra il ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta e la sua compagna Titti Giovannoni officiato domenica pomeriggio dall’ex sindaco di Ravello Secondo Amalfitano, attualmente presidente del Formez e consulente del ministro.

In questo spazio, invece, piace evidenziare alcuni tratti caratteriali dell’uomo politico veneziano che lo rendono abbastanza prossimo all’antropologia culturale ravellese e, quindi, lo consacrano  degno della cittadinanza onoraria deliberata non all’unanimità appena una settimana fa.

Di Brunetta si ricordano non pochi episodi che l’hanno visto protagonista più che vivace di interventi quasi sempre non graditi dalle categorie prese di mira che, anche nei giorni scorsi, avevano anticipato di volergli ‘fare la festa ‘ proprio a Ravello, in occasione del matrimonio, con tammorre, lazzi, frasi e cartelli buffoneschi.

Egli più volte si è scagliato contro i fannulloni della pubblica amministrazione, non ha indugiato un attimo nel fare innervosire la sua collega di governo e mia concittadina Mara Carfagna, affermando che non poche donne dipendenti pubbliche lasciano temporaneamente il luogo di lavoro  in orario di ufficio per andare a fare la spesa, ha irritato i sindacati della polizia di Stato, sottolineando l’impossibilità per un poliziotto ‘panzone’ di inseguire ed acciuffare un ladro o un rapinatore, con ferma determinazione ha identificato gli operatori del mondo del cinema non con la cultura ma col culturame e, piuttosto recentemente, ha lasciato i lavori di un convegno mentre si disponeva ad intervenire una signora appartenente alla categoria dei precari battezzata dal titolare della Pubblica Amministrazione come la peggiore Italia.

Insomma l’onorevole Brunetta, che ha battuto anche il record di ministro meno alto di tutti i governi dell’Italia repubblicana, detenuto dal leggendario Romita manipolatore, in quanto inquilino del dicastero degli Interni, dei risultati del referendum istituzionale del 1946, in fatto di dinamiche emotive, di vivacità cognitiva e di spregiudicatezza comunicativa non è molto lontano dal profilo abbastanza comune del ravellese medio.

Sul sito ufficiale dello splendido  comune della costa d’Amalfi, a proposito del toponimo ‘ Ravello ‘,  si tende a farlo derivare da un radicale pre – indoeuropeo ‘grav ‘ che, collegato alla sua base ‘ karra ‘ , ricondurrebbe al termine ‘pietra ‘, ‘ dirupo, burrone ‘ e, quindi, a luogo scosceso.

Può darsi che sia questa l’interpretazione esatta ma, con apprezzabile onestà, il redattore della pagina storica del sito richiama anche la ribellione espressa dai ravellesi alle leggi emanate dalla repubblica amalfitana. In questo caso il toponimo risalirebbe al latino ‘rebellis ‘, ribelle, rivoltoso.

I due episodi richiamati dal mancato sindaco Salvatore Ulisse Di Palma, nel suo intervento in occasione della seduta di insediamento del nuovo consiglio comunale, confermano una certa tendenza che definire espressione di goliardia significa giocare un po’ troppo con gli eufemismi. Di Palma, a distanza di cinque anni e sempre all’indomani delle elezioni amministrative, ha ricevuto espressioni volgari e gesti inqualificabili dai supporter della lista vincente. L’unica differenza si è avuta, a distanza di un lustro, dal fatto che allora il sindaco eletto, l’avv. Paolo Imparato, gli espresse solidarietà mentre ora il neo – sindaco Paolo Vuilleumier ha preferito non ricordare il brutto episodio.

Anch’io ho qualcosa da ricordare in merito alla vivacità e alla vis polemica dei cittadini di Ravello. Titolare nel lontano 1978 della direzione  didattica di Amalfi, dalla quale dipendevano anche le scuole di Ravello, nel corso di un’intervista  rilasciata ad una ‘ radio libera ‘, intervenne in diretta il sindaco dell’epoca, denunciando ricorrenti ritardi nell’arrivo mattutino a scuola da parte di alcuni insegnanti. Proprio il giorno prima lo stesso sindaco mi aveva fatto pervenire, nella qualità di responsabile dell’obbligo scolastico degli allievi del comune, una lettera col medesimo contenuto.

Via radio smentii categoricamente che la mancanza denunciata avesse fondamento ma aggiunsi che sarebbe stato mio dovere accertare con un’ulteriore, più assidua vigilanza il rispetto dell’orario. A seguito di questa mia dichiarazione sei – sette docenti ravellesi avanzarono ricorso al ministero dell’istruzione e  al provveditore agli studi di Salerno, accusandomi di correità col sindaco.

Ovviamente, da testa dura quale sono, non mi fermai e, in sede di controdeduzioni, scrissi che avrei formalizzato denuncia per calunnia. Lo sforzo di  mediazione dell’ispettore ministeriale fece sì che i docenti firmatari dell’esposto ritrattassero quanto scritto perché, presi dal nervosismo in quanto  avversari politici del sindaco, ‘ si erano lasciati andare emotivamente contro la mia persona destinataria, invece, di stima e di alta considerazione professionale ‘.

Così va il mondo da sempre. Il ministro Brunetta, dunque, si dichiara felice di essere diventato cittadino di Ravello e di aver voluto contribuire al consolidamento della notorietà della città della musica nel mondo, scegliendo quel sito benedetto da Dio quale luogo delle sue fauste nozze.

Il processo di integrazione, dunque, è pienamente avvenuto. Ne siamo tutti felici e contenti.

 

                                                                                 

 

 

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