Archivio per luglio, 2011

I CASI PAPA, MILANESE, GAMBINO: SENZA O CON PREFERENZA LA NOSTRA E’ SOLO DEMOCRAZIA DI FACCIATA

16 luglio 2011

 

Salerno, 16 luglio 2011

Ambrogio IETTO

DEMOCRAZIA BACATA

 

 

 

E così la manovra è stata portata a termine con l’unico, grande risultato di avere battuto ogni primato per quanto riguarda il tempo impiegato da Camera dei deputati e Senato della Repubblica per la sua approvazione. Può essere soddisfatto il Presidente della Repubblica che aveva auspicato una testimonianza di coesione tra maggioranza ed opposizione almeno al solo fine di dare un segnale agli avvoltoi della speculazione che in questi giorni si sono avventati sulla povera, indifesa finanza italiana già soccombente sotto il fardello di un debito pubblico sempre più oneroso.

Se è soddisfatto, almeno in apparenza, il Capo dello Stato, di certo non manifesta entusiasmo l’opinione pubblica supportata anche da giudizi piuttosto severi espressi da esponenti e da organi di stampa prossimi all’attuale maggioranza di governo. A cominciare da Stefano Caldoro, presidente della giunta regionale della Campania, a cui in verità non si addice per niente il titolo di governatore sia per l’infelice e controproducente modo di  comunicare sia perché quando parla non fa altro che partecipare ai corregionali il cahier de doléances. Anche in merito alla manovra egli ci ha anticipato che al Sud il suo effetto sarà devastante soprattutto per welfare, sanità e trasporti.

Antonio Martino, già ministro degli Esteri di un governo Berlusconi e ancora parlamentare del PDL, giudica la manovra ‘ dannosa, inutile e punitiva per gli italiani che producono e che non riescono a sopportare le assurde pretese di questo Stato pletorico, ingordo e sprecone ‘.

Da Mario Giordano su ‘ Il Giornale ‘ di Paolo Berlusconi a Maurizio Belpietro e a Franco Bechis su ‘Libero ‘, a Mario Sechi su ‘ Il Tempo‘ è tutto un coro di critiche  per i modesti tagli operati, per le nuove tasse che di fatto vengono introdotte e, soprattutto, per la mancanza di coraggio nell’affrontare la questione del costo della politica, aggredendo finalmente la casta dei parlamentari e dei consiglieri regionali e la folta schiera di sanguisughe operanti all’interno delle acque melmose e stagnanti delle province, delle società miste, dei consorzi e delle migliaia di enti generati perché funzionali al consenso elettorale.

La cronaca rivela che nella notte tra il 12 e il 13 luglio , mentre in Parlamento le telecamere erano spente, un’intesa tra PDL e PD ha consentito di dribblare il problema grazie ad un abile espediente centrato sulla questione dell’indennità. Negli atti parlamentari è possibile leggere quanto a microfoni e a telecamere non funzionanti è stato detto da alcuni ‘poveri ‘ componenti dell’Assemblea: la lombarda Marilena Adamo, deputato del partito democratico, ha osservato che per compiere, come richiesto, una comparazione seria tra gli stipendi erogati ai parlamentari dei diversi Paesi europei occorre tener conto anche del costo della vita che è diverso da un Paese all’altro.

Il friulano Giuseppe Saro, agronomo di professione ed esponente del PDL, si è lamentato della deriva populista che sta dietro la storia del costo della politica. Il sardo Francesco Sanna, anch’egli del PD, essendo un avvocato esperto in diritto amministrativo, ha sostenuto che in sede comparativa bisogna  tener conto  anche della consistenza della popolazione dei singoli Paesi. Come per dire che l’attività legislativa diventa più faticosa quanto più elevato è il numero dei cittadini di uno Stato.

L’onorevole Barbara Saltamarini, siciliana del PDL, invece, pur facendo l’imprenditrice nel settore della comunicazione, ha fatto sfoggio di alta formazione giuridica, richiamando la legittimazione storica e giuridica dell’istituto dell’indennità parlamentare.

Non risulta che nel merito di questa questione abbiano preso la parola due esponenti del PDL, entrambi eletti nelle due circoscrizioni campane. La coppia, costituita da Alfonso Papa e Marco Mario Milanese,  dagli atti pubblicati dalla Procura della Repubblica di Napoli, risulta bisognevole di decine e decine di migliaia di euro al mese per andare in giro per il mondo con le loro compagne, alloggiare nelle suite dei grandi alberghi e bere champagne delle migliori cantine d’Oltralpe.

Pertanto entrambi  hanno considerato lo stipendio di parlamentare soltanto un pugno di bruscolini e, quindi, non meritevole di essere difeso a spada tratta. Questi due signori votati dagli elettori campani del PDL, per i quali l’autorità giudiziaria ha chiesto l’arresto, ancora rivestono incarichi di particolare delicatezza: il Papa, che di professione fa il magistrato, è componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia mentre il suo compagno di cordata Milanese, dopo aver indossato la divisa di colonnello delle Guardie di Finanza, ora risulta avvocato e professore ordinario di diritto tributario.

Trattasi, dunque, di persone non incapaci di intendere e di volere ma di professionisti alfabetizzati nei due settori vitali dell’organizzazione sociale: la giustizia e la finanza con specifico riferimento all’area dei tributi. I quotidiani , in particolare quelli di casa nostra, ci offrono, infine, un ulteriore motivo di sconforto: la retata di Pagani con in testa Alberto Gambino, già sindaco del centro dell’agro e consigliere regionale dello stesso PDL, risultato primo eletto  in provincia di Salerno nelle elezioni dell’anno scorso.

Di certo non c’è da stare allegri. Se le accuse dovessero risultare confermate in sede di giudizio significherebbe prendere atto che nemmeno l’opzione della preferenza unica tranquillizza l’elettore. Dei parlamentari Papa e Milanese il responsabile alla fonte della loro elezione è Berlusconi o, chi per lui, ha sponsorizzato la loro elezione. Nel secondo caso responsabili diretti saremmo decine di migliaia di noi che abbiamo creduto nell’adamantina ed assoluta trasparenza  del consigliere arrestato.

Alla luce di questi eventi è possibile concludere che, con o senza preferenze, la nostra è davvero una democrazia bacata.

                                                                             

DOPO LA CITTADINANZA ONORARIA E LE NOZZE OFFICIATE A VILLA RUFOLO BRUNETTA E’ DIVENTATO DAVVERO RAVELLESE

11 luglio 2011

 

Salerno, 11 luglio 2011

Ambrogio IETTO

IL MINISTRO  E I RAVELLESI

 

La stampa quotidiana riporta la cronaca del matrimonio civile tra il ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta e la sua compagna Titti Giovannoni officiato domenica pomeriggio dall’ex sindaco di Ravello Secondo Amalfitano, attualmente presidente del Formez e consulente del ministro.

In questo spazio, invece, piace evidenziare alcuni tratti caratteriali dell’uomo politico veneziano che lo rendono abbastanza prossimo all’antropologia culturale ravellese e, quindi, lo consacrano  degno della cittadinanza onoraria deliberata non all’unanimità appena una settimana fa.

Di Brunetta si ricordano non pochi episodi che l’hanno visto protagonista più che vivace di interventi quasi sempre non graditi dalle categorie prese di mira che, anche nei giorni scorsi, avevano anticipato di volergli ‘fare la festa ‘ proprio a Ravello, in occasione del matrimonio, con tammorre, lazzi, frasi e cartelli buffoneschi.

Egli più volte si è scagliato contro i fannulloni della pubblica amministrazione, non ha indugiato un attimo nel fare innervosire la sua collega di governo e mia concittadina Mara Carfagna, affermando che non poche donne dipendenti pubbliche lasciano temporaneamente il luogo di lavoro  in orario di ufficio per andare a fare la spesa, ha irritato i sindacati della polizia di Stato, sottolineando l’impossibilità per un poliziotto ‘panzone’ di inseguire ed acciuffare un ladro o un rapinatore, con ferma determinazione ha identificato gli operatori del mondo del cinema non con la cultura ma col culturame e, piuttosto recentemente, ha lasciato i lavori di un convegno mentre si disponeva ad intervenire una signora appartenente alla categoria dei precari battezzata dal titolare della Pubblica Amministrazione come la peggiore Italia.

Insomma l’onorevole Brunetta, che ha battuto anche il record di ministro meno alto di tutti i governi dell’Italia repubblicana, detenuto dal leggendario Romita manipolatore, in quanto inquilino del dicastero degli Interni, dei risultati del referendum istituzionale del 1946, in fatto di dinamiche emotive, di vivacità cognitiva e di spregiudicatezza comunicativa non è molto lontano dal profilo abbastanza comune del ravellese medio.

Sul sito ufficiale dello splendido  comune della costa d’Amalfi, a proposito del toponimo ‘ Ravello ‘,  si tende a farlo derivare da un radicale pre – indoeuropeo ‘grav ‘ che, collegato alla sua base ‘ karra ‘ , ricondurrebbe al termine ‘pietra ‘, ‘ dirupo, burrone ‘ e, quindi, a luogo scosceso.

Può darsi che sia questa l’interpretazione esatta ma, con apprezzabile onestà, il redattore della pagina storica del sito richiama anche la ribellione espressa dai ravellesi alle leggi emanate dalla repubblica amalfitana. In questo caso il toponimo risalirebbe al latino ‘rebellis ‘, ribelle, rivoltoso.

I due episodi richiamati dal mancato sindaco Salvatore Ulisse Di Palma, nel suo intervento in occasione della seduta di insediamento del nuovo consiglio comunale, confermano una certa tendenza che definire espressione di goliardia significa giocare un po’ troppo con gli eufemismi. Di Palma, a distanza di cinque anni e sempre all’indomani delle elezioni amministrative, ha ricevuto espressioni volgari e gesti inqualificabili dai supporter della lista vincente. L’unica differenza si è avuta, a distanza di un lustro, dal fatto che allora il sindaco eletto, l’avv. Paolo Imparato, gli espresse solidarietà mentre ora il neo – sindaco Paolo Vuilleumier ha preferito non ricordare il brutto episodio.

Anch’io ho qualcosa da ricordare in merito alla vivacità e alla vis polemica dei cittadini di Ravello. Titolare nel lontano 1978 della direzione  didattica di Amalfi, dalla quale dipendevano anche le scuole di Ravello, nel corso di un’intervista  rilasciata ad una ‘ radio libera ‘, intervenne in diretta il sindaco dell’epoca, denunciando ricorrenti ritardi nell’arrivo mattutino a scuola da parte di alcuni insegnanti. Proprio il giorno prima lo stesso sindaco mi aveva fatto pervenire, nella qualità di responsabile dell’obbligo scolastico degli allievi del comune, una lettera col medesimo contenuto.

Via radio smentii categoricamente che la mancanza denunciata avesse fondamento ma aggiunsi che sarebbe stato mio dovere accertare con un’ulteriore, più assidua vigilanza il rispetto dell’orario. A seguito di questa mia dichiarazione sei – sette docenti ravellesi avanzarono ricorso al ministero dell’istruzione e  al provveditore agli studi di Salerno, accusandomi di correità col sindaco.

Ovviamente, da testa dura quale sono, non mi fermai e, in sede di controdeduzioni, scrissi che avrei formalizzato denuncia per calunnia. Lo sforzo di  mediazione dell’ispettore ministeriale fece sì che i docenti firmatari dell’esposto ritrattassero quanto scritto perché, presi dal nervosismo in quanto  avversari politici del sindaco, ‘ si erano lasciati andare emotivamente contro la mia persona destinataria, invece, di stima e di alta considerazione professionale ‘.

Così va il mondo da sempre. Il ministro Brunetta, dunque, si dichiara felice di essere diventato cittadino di Ravello e di aver voluto contribuire al consolidamento della notorietà della città della musica nel mondo, scegliendo quel sito benedetto da Dio quale luogo delle sue fauste nozze.

Il processo di integrazione, dunque, è pienamente avvenuto. Ne siamo tutti felici e contenti.

 

                                                                                 

 

 

UN MODO DI FAR POLITICA CHE ALIMENTA SOLO SENSO DI DISGUSTO E DI REPULSIONE

9 luglio 2011

 

Salerno, 9 luglio 2011

Ambrogio IETTO

LEGALITA’ E LITIGIOSITA’

 

Il mio povero papà si starà rivoltando lì, nella tomba all’interno della cappella di famiglia, nel cimitero di San Martino di Montecorvino Rovella. Se ha un minimo di fondamento la teoria, tutta da dimostrare, che i defunti risultano di fatto informati in tempo reale di quanto avviene in questo sempre più folle mondo, allora egli davvero è in piena agitazione.

Le ragioni di questa ipotizzata sua insofferenza vanno ritrovate nel fatto che, pur avendo condotto con soddisfacenti risultati, per quasi mezzo secolo, un’attività commerciale, in gioventù aveva servito per sei anni la Regia Guardia di Finanza. Di questo suo passato andava orgoglioso tanto da indossare il cappello di ordinanza ogni anno, il 21 di settembre, in occasione della festa di San Matteo che, da antico ed attento gabelliere, come si sa, è il protettore del Corpo delle Fiamme Gialle. 

Egli, di tanto in tanto,   amava in vita richiamare il motto ufficiale coniato da Gabriele D’Annunzio, quel ‘Nec Recisa Recedit ‘ , col quale il poeta – soldato attribuiva all’Arma delle Fiamme Gialle la forza di non retrocedere nemmeno se spezzata.

La sua attuale agitazione, per attutire la quale occorre una speciale integrazione di messe in suffragio della sua anima, è dovuta, ovviamente, a quanto sta accadendo all’interno dei vertici delle Guardia di Finanza a causa della ‘ guerra di cordate ‘, espressione coniata ieri dal ‘Corriere della Sera ‘.

Al centro di questo fitto intrigo alimentato da ambizioni sfrenate, egocentrismi esasperati, carrierismo autoreferenziale sembra ci sia un ex ufficiale di questo corpo, votato nelle scorse elezioni politiche anche dagli elettori della provincia di Salerno che si pronunciarono a favore del PDL. Si tratta del molto chiacchierato deputato Marco Milanese che già tre anni fa si disse voluto ed imposto dal ministro Tremonti di cui è stato, fino ad epoca recente, suo portavoce.

Presunte operazioni di malaffare che, per rispetto rigido della par condicio riguardano anche il PD col filone d’indagine Enac e col foraggiamento alla fondazione dalemiana Italianieuropei, si accompagnano ad una continua litigiosità che sembra essere la sindrome comune a quanti svolgono attività politica.

Un ministro dell’Economia che, forse per il nervosismo prodotto dalla straordinaria generosità dell’ex portavoce, felice e contento di ospitare il suo maestro  in un lussuoso appartamento romano il cui fitto mensile è pari ad euro 8500, si è fatto sentire da tutti mentre giudicava il suo collega ministro Brunetta ‘cretino ‘ e ‘scemo ‘.

Tra l’altro apostrofarlo, così, a pochi giorni dal matrimonio da ‘ consumare ‘ ( si fa per dire ) nella nostra Ravello, oltre che risultare manifestazione di cattivo gusto e di incorreggibile presunzione, conferma il consolidamento di un’antica litigiosità pari a quella che contraddistingue i suoi rapporti col Cavaliere.

Il fatto è che litigano anche in casa del PD, non solo a Salerno tra De Luca ed Antonio Valiante, ma anche nelle sfere alte del partito ove ci si bisticcia addirittura tra proporzionalisti e bipolaristi con Veltroni in testa. In verità a Bersani gliele canta bene ancora una volta anche il nostro sindaco che, tenendo sullo stomaco Cirielli, non può che criticare il suo partito pronunciatosi tutto sommato a favore del mantenimento delle province.

Da noi, in verità, litigano pure Gerardo Calabrese e Roberto Celano per la spazzatura, Luca Cascone, assessore alla mobilità, e Mario Santocchio, presidente del CSTP, per la drammatica situazione del trasporto pubblico.

Il sindaco De Luca per far chiasso ne combina un’altra delle sue: non si presenta al saluto ufficiale della città alla nave – grattacielo Celebrity Equinox della grande compagnia crocieristica americana Royal Caribbean. Per fortuna l’abile e fattivo Andrea Annunziata,  presidente dell’Autorità Portuale, è riuscito a non far percepire ai responsabili della compagnia i motivi dell’inaspettata assenza del primo cittadino che, è stato assicurato dai bene informati, saranno chiariti nella prossima omelia televisiva dal diretto interessato. Chissà se riusciremo a leggere un giorno sui quotidiani e ad ascoltare dalle emittenti televisive un’importante decisione politico- amministrativa condivisa all’unanimità e ventiquattrore di cronaca priva di loschi affari e di illegalità.

 

                                                                                                   www.ambrogioietto.com

” SALERNO MOBILITA’ “: QUANDO L’ASSUNZIONE CLIENTELARE NON PRODUCE CONSENSO ALLA POLITICA

5 luglio 2011

Salerno, 5 luglio 2011
Ambrogio IETTO

UN’INTERVISTA NON VOLUTA

Mercoledì 29 giugno 2011, ore 10.15, Salerno Via Paolo De Granita, all’ altezza dell’agenzia Unicredit Banca di Roma. Scorgo un operatore di ‘Salerno Mobilità’ che compie il suo ordinario lavoro di verifica delle automobili posteggiate dentro le strisce blu. Sono un residente che fruisce della privilegiata condizione di abbonato annuale. Mi ricordo di non avere ricevuto finora avvisi a domicilio che mi diano indicazioni relative alle procedure di rinnovo dell’abbonamento per l’anno in corso. Mi permetto, così, distrarre per qualche minuto l’operatore e chiedergli istruzioni nel merito della questione richiamata.
Al fine di offrire ai lettori un’esposizione abbastanza fedele di come si è articolata l’interlocuzione ripropongo la dinamica del dialogo sotto forma di intervista non richiesta né voluta. Pertanto chi scrive si identifica con la lettera U (utente ) mentre l’operatore di ‘ Salerno Mobilità ‘ è individuabile con la lettera O ( operatore ) con una sola variante: le risposte dell’operatore sono tutte rese in marcato dialetto che l’estensore di questa nota non sarebbe capace di trascrivere in modo corretto.
U: “ Buongiorno, mi scusi se la disturbo. Desidero chiederle come mai fino ad oggi noi residenti abbonati non abbiamo ricevuto a domicilio indicazioni sulle procedure da seguire per regolarizzare il canone dovuto per il 2011 al fine di poter continuare a fruire del servizio parcheggio “.
O: “ Perché chi è stato messo a comandare ‘ Salerno Mobilità ‘ è un avvocato, non capisce nulla di come si gestisce un’azienda. Da noi ci vorrebbe un vero manager, uno capace di fare sviluppare bene l’attività “.
U: “ Ma, penso che ci siano difficoltà di altro tipo. Non so, forse l’entità del canone da richiedere oppure il sistema da adottare per la riscossione “.
O: “ No, il problema è uno solo. Ognuno deve fare il mestiere che sa fare. L’avvocato deve fare l’avvocato mentre il manager deve fare il manager “.
U: “ Scusi, ma voi dipendenti siete regolarmente retribuiti a fine mese ? Temo che se l’azienda non riscuotesse quanto dovuto dagli utenti nei tempi stabiliti si correrebbe il rischio di non poter essere regolari nel pagamento degli stipendi “.
O: “ No, per carità, per questo tutto è a posto. La paga ci viene data regolarmente. Ci mancherebbe pure questo “.
U: “ Questo non è un dato di poco conto. Lei conosce meglio di me le tante situazioni difficili che vivono dipendenti di società più o meno pubbliche da mesi privi della retribuzione loro spettante “.
O: “ Egregio signore, il problema da noi è solo politico “.
U: “Sì, più o meno conosco il rapporto tra il Comune di Salerno e ‘Salerno Mobilità ‘ ma in merito alla domanda iniziale che le ho posto non riesco bene a comprendere perché lei chiama in causa la politica “.
O: “ Anche da noi c’entra la politica e si chiama Vincenzo De Luca “. U: “ Ma, lei chiama in causa il sindaco, tra l’altro un sindaco che è stato votato dal 75 % degli elettori. Mi sembra ingiusto l’accostamento. Poi penso che non le convenga esprimere considerazioni critiche di questo tipo “.
O: “ E perché non posso parlare ? Mica siamo nel fascismo ? Io sono un libero cittadino e faccio parte del 25 % che non ha votato De Luca “.
Mi viene spontaneo da aggiungere: “ Lei, comunque, è stato assunto da persona vicina a De Luca. Mi pare che in lei non alberghi il sentimento della gratitudine! “.
L’operatore, però, a questa mia battuta finale non dà riscontro e, nella fretta ritrovata, si allontana, riprendendo l’ordinario lavoro di verifica. L’occasionale incontro, provocato da una corretta richiesta di un utente ad un addetto del settore, consente, però, di esprimere qualche considerazione.
La prima riguarda il dipendente di ‘ Salerno Mobilità ‘ che, evidentemente, col dente avvelenato verso i vertici della società per chissà quali specifici motivi, non vede l’ora di scaricare tutta l’adrenalina eccedente al primo che gli si rivolge, esprimendo giudizi piuttosto severi nei riguardi del proprio datore di lavoro. Il tono tribunizio adottato e il marcato linguaggio dialettale utilizzato la dicono lunga sul suo stile e sul suo modo di rapportarsi col pubblico.
Si immagini se chi scrive si fosse rivolto a lui per richiamare ed eventualmente segnalare a chi di dovere per interventi sanzionatori le due auto, puntualmente chiuse, che, come spesso accade, anche quel mercoledì mattina impedivano l’uscita dalle strisce blu dell’auto di sua proprietà!
La seconda considerazione riguarda più in generale il rapporto tra la politica, la ricerca del consenso e il beneficiario dell’intervento del pubblico amministratore. Si sa che la gratitudine è il sentimento della vigilia. Ma si sa pure che, in una realtà penalizzata qual è il nostro Mezzogiorno soprattutto in fatto di occupazione, un posto di lavoro stabile, acquisito senza meriti oggettivi e con criteri assolutamente opinabili, anche se è espressione di faziosità e di clientelismo, richiederebbe, almeno da parte del destinatario dell’altrui benevolenza, discrezione, senso della misura, consapevolezza di essere stato un aspirante privilegiato in rapporto ad altri candidati probabilmente assistiti da una sponsorizzazione meno influente.
Il monito, allora, più che andare all’operatore della ‘Salerno Mobilità ‘ protagonista dell’episodio narrato, va, invece, a quanti, chiamati dalla politica a gestire direttamente o indirettamente posti di lavoro, possano decidere finalmente di seguire e rispettare meccanismi garanti di oggettività e di correttezza. Può darsi che, ai fini del desiderato consenso, auspicabili sistemi oggettivi da rispettare nella strategia delle assunzioni potrebbero risultare più premianti per il politico e, contestualmente, alimentare tra gli amministrati una dose sia pure minima di credibilità verso le pubbliche istituzioni.

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