A SEGUITO DELLA CONCESSIONE DELLA CITTADINANZA ONORARIA DA PARTE DEL COMUNE DI VIBONATI ( SALERNO ) AL TITOLARE DI QUESTO BLOG

 

Salerno, 13 agosto 2011

Ambrogio IETTO

IL SENSO DI CITTADINANZA

 

L’altra sera il consiglio comunale di Vibonati, su proposta del sindaco Marcheggiani, ha deliberato all’unanimità di elevarmi alla dignità di cittadino onorario dello storico centro collinare nel cui ambito circoscrizionale rientra la ridente Villammare, nota stazione balneare anche quest’anno destinataria dell’ambita ‘ bandiera blu’.  

La decisione assunta dal consesso municipale mi ha lusingato non poco per prioritari motivi di natura emotivo -affettiva: proprio nella  fortunata sua frazione  nacquero 103 anni fa i miei genitori mentre più tardi, subito dopo la conclusione del primo conflitto mondiale, ben tre fratelli di mia madre  dalla sua spiaggia  presero il largo alla volta dell’America del nord alla ricerca di migliori condizioni di vita.

 Il piacere di entrare a far parte, sia pure in dimensione simbolica, di una nuova identità municipale nel momento in cui, per impellenti condizionamenti finanziari,  la manovra suppletiva del governo prevede l’accorpamento dei comuni con una popolazione inferiore ai 1000 abitanti, si accompagna all’assunzione di una dose aggiuntiva, senza dubbio piuttosto modesta, di responsabilità conseguente al senso di appartenenza ad un nuovo ideale campanile che si aggiunge a quello dove ordinariamente si risiede e si opera.

 Nella società del nostro tempo, che molto opportunamente studiosi di fama definiscono liquida per evidenziare la difficoltà – impossibilità di dare sostanza e stabilità temporanea a qualche principio o assunto cui poter far riferimento, che senso ha ritrovarsi sotto lo stemma o il gonfalone di una municipalità?

Ai ragazzi e ai giovani non viene raccomandato di aprirsi ad una realtà planetaria e di percepirsi, così, come cittadini del mondo ?

 Interrogativi di questo tipo accompagnano ormai la nostra quotidianità ogniqualvolta capita di incontrare persone che comunicano in un idioma differente dal nostro o indossano abiti decisamente diversi dalla comune foggia occidentale.

L’itinerario formativo che le nuove generazioni sono chiamate a percorrere di certo ha, quale meta necessaria ed agognata  da perseguire, quella di una visione interculturale della vita e della società organizzata. Guai, però, a rinunciare al consolidamento della propria identità culturale che è costituita dal dialetto, dalle tradizioni, dai sapori, dai riti, dal folclore, dalla microstoria del borgo, del villaggio, della città, della nazione di appartenenza.

Si condizionerebbe negativamente il cammino della civiltà se ci si avviasse verso un processo di uniformazione culturale, di tacito adeguamento ad un modello antropologico prevalente.

Allora anche una simbolica certificazione di appartenenza ad un’identità municipale assume un suo valore soprattutto quando il riconoscimento non viene espresso a favore di una persona appartenente a poteri forti di natura politica o istituzionale o di un personaggio di successo del cinema o della televisione. In casi del genere la municipalità legittimamente attende un qualche beneficio, un certo intervento che, nel dare  un po’ di notorietà al piccolo comune, consenta anche la possibile  soluzione di uno dei tanti problemi che assillano la vita  quotidiana della comunità amministrata.

Da un modesto mediatore culturale la municipalità ha il diritto di attendersi la gratuita, disinteressata disponibilità a credere e a testimoniare sul valore trainante del sapere, nel dovere di recuperare e di consolidare il culto della memoria, nel perseverare caparbiamente nell’opera di alfabetizzazione e di promozione culturale.

Per portare avanti idee fondanti di questo tipo non occorrono macroprogetti dispendiosi e conclamati. Non necessitano consulenti veri esperti o soltanto dichiarati tali da gratificare con lauti compensi. Promuovere ed alimentare cultura significa contribuire ad elevare il tasso di cittadinanza attiva, incentivare il senso della democrazia partecipata, offrire  alle giovani generazioni opportunità di gestione diversa del tempo libero, soprattutto nel  periodo vacanziero della  lunga pausa estiva.  

Non è impresa facile caricarsi di un simile compito. Si tratta, infatti, anche di convincere i reggitori della municipalità che a medio, lungo termine pure una proposta culturale può produrre consenso e, fatto ancora più importante, può alimentare nella comunità locale condivisione e senso di appartenenza.

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