Archivio per settembre, 2011

CONTINUA A FAR DISCUTERE IL CONCORSO A DIRIGENTE SCOLASTICO

28 settembre 2011

 

Salerno, 28 Settembre 2011

 

Ambrogio IETTO

CONCORSO A POSTI DI DIRIGENTE SCOLASTICO:

SUPERVISIONE DIRIGENZIALE E

STRANO SILENZIO SINDACALE

 

Man mano che ci si avvicina a mercoledì 12 ottobre, giorno fissato per  la preselezione dei candidati al concorso a posti di dirigente scolastico, emergono sempre di più limiti, contraddizioni, incongruenze, manifestazioni chiare di pressappochismo e di improvvisazione e, in qualche caso, da parte di soggetti istituzionali coinvolti in un’operazione di non diretta pertinenza, dichiarazioni ostentative della propria presunta competenza, sicuramente alimentata da un eccessivo grado di autostima.

Tanto per cominciare si hanno le prime notizie sul numero dei quesiti errati o con risposte opinabili oppure posti con una struttura sintattica lunga e di non semplice decodificazione.

E, va detto subito, sono notizie sconcertanti se non proprio desolanti per uno, come chi scrive, che molto umilmente pure ha dato 45 anni della sua vita all’amministrazione scolastica.

Mentre il direttore generale Chiappetta, firmatario del bando di concorso, arrivava l’altro ieri alla quota di 162 domande giudicate improponibili in quanto in misura prevalente errate, oggi il capo dipartimento del MIUR Biondi comunica che soltanto entro questa settimana potrà essere pubblicata la batteria buona delle domande in quanto quella dei quesiti sbagliati sta diventando sempre più folta.

A proferire questa affermazione è lo stesso Biondi che lo scorso 5 settembre scriveva all’Associazione Docenti Italiani, ridimensionando l’entità degli errori a poche unità e, comunque, attestandola a non oltre l’1% sui 5000 quesiti dati.

Se si pensa a tutto l’armamentario umano messo in moto fin da maggio scorso, convocando a viale Trastevere oltre 100 persone, riconosciute come esperte nei vari settori disciplinari e alle quali è stata affidata la formulazione dei quesiti, si ha l’immagine dell’esercito di Franceschiello secondo, però, la corretta interpretazione dello storico Giuseppe Galasso che, mentre ricorda l’impegno e la dedizione dei militari di Francesco II di Borbone meritevoli di rispetto, attribuisce, invece, all’intero personale borbonico, amministrativo e politico, il marchio della débâcle.

Se si vuole proprio restare fedeli ai parallelismi e alle metafore, nel caso specifico va precisato che l’esercito di Franceschiello è costituito sicuramente dalle decine di migliaia di docenti, prevalentemente non più giovanissimi, che, stanchi e frustrati da un sistema che non li valorizza e li appiattisce, da anni studiano, perdendo tempo e denaro, per acquisire una condizione professionale in teoria più dignitosa e che assistono, disorientati dalle tante notizie contraddittorie messe in circolazione, al teatrino animato da una piccola Armata di Brancaleone identificabile, secondo il significato dato dal dizionario Hoepli,  con un insieme di persone di estrazione diversa coinvolte nell’operazione finalizzata alla redazione dei famosi 5000 quesiti.

Sembra, infatti, che agli oltre 100 esperti convocati a maggio si siano aggiunti, come persone singole, degli esperti dell’Invalsi mentre all’Ansas, ex Indire, creatura di Biondi fin dai tempi della Biblioteca di Documentazione Pedagogica, è stato affidato il controllo di merito dei contenuti.

Nella fase già in atto la partita è giocata anche dal FormezItalia, centro di assistenza e di studio impegnato a sostenere il processo di ammodernamento delle Pubbliche Amministrazioni, tra cui brilla, quale fiore all’occhiello, il sistema dell’istruzione pubblica.

Si legge in aggiunta che ‘ alcuni di questi convocati abbiano subappaltato i quesiti ‘ ( sito ADI ) mentre è possibile constatare che non poche domande a risposta multipla sono state copiate dai tanti testi di preparazione al concorso in circolazione nelle librerie del Paese. Insomma una vera e propria macro – task-force che ha avuto il (de)merito di screditare ulteriormente l’istituzione che dovrebbe identificarsi col sapere e con la cultura in senso lato.

La ciliegina sulla torta è stata poi sistemata dal dottor Secondo Amalfitano che, dopo aver studiato scienze geologiche e maturato ragguardevole  esperienza nell’Alto e Medio Sele, ha ritenuto opportuno abbandonare l’originaria  casacca di esponente del partito democratico e, non resistendo alle lusinghe del ministro Brunetta, ha accettato di buon grado la nomina a presidente di FormezItalia e, successivamente, la delega del sindaco di Ravello a celebrare il matrimonio civile dello stesso suo protettore.

Ora Amalfitano, che nella qualità di presidente di FormezItalia, ebbe già modo di accusare i componenti del Consiglio comunale di Napoli, all’epoca sindaco Rosa Russo Iervolino, di dire ‘ soltanto stupidaggini e falsità’ a proposito di un maxiconcorso comunale, riferendosi alla vicenda concorsuale in atto per dirigenti scolastici, bolla il tutto col francesismo ‘déjà vu’ , ostentando non solo sicurezza ma anche quel tanto di spocchia a volte considerata necessaria per dare tono alle dichiarazioni.

Nell’augurarci che la prova del 12 ottobre si superi senza ulteriori critiche e, soprattutto, senza attendibili contenziosi, un pensiero aggiuntivo va espresso sulla fase successiva delle due prove scritte e del colloquio orale. Ad esprimere, con la consueta chiarezza, i pensieri che brulicano in mente va detto e scritto  che l’operazione ‘prove differenziate da svolgere in giorni diversi nelle differenti sedi regionali ‘ puzza di bruciato a distanza illimitata.

Il perché è presto precisato: il DPR n. 140/2008, emanato in applicazione del comma n. 618 della legge n. 296/2006, mentre è esplicito al comma 3) dell’articolo 5 per quanto riguarda l’unicità della prova e della data della fase preselettiva, non entra nel merito per quanto riguarda le due prove scritte. C’è da chiedersi, pertanto, su chi ha avuto interesse a dare l’esclusivo onere ma anche una buona percentuale del potere di selezionare un terzo dei dirigenti delle istituzioni scolastiche d’Italia ai direttori generali degli uffici regionali.

Sindacalisti interpellati amichevolmente insistono nell’affermare che a volere questo discutibile tipo di procedura siano stati i direttori regionali di concerto con la direzione generale del personale scolastico. Frattanto, però, gli stessi sindacati hanno taciuto e tacciono su questo aspetto delicato e determinante della procedura di reclutamento.

Sconcerta, così,  il fatto che, mentre per gli esami di maturità le prove scritte sono nazionali e si svolgono secondo un unico calendario di date prestabilito a livello centrale, invece per un concorso deputato a selezionare soggetti, da considerare determinanti per il buon funzionamento di migliaia di istituzioni educative autonome distribuite lungo l’intera penisola, contenuti e date delle due prove variano da regione a regione sotto l’effetto, emotivamente destabilizzante per i candidati, di quanto è avvenuto nei giorni precedenti in altre realtà regionali.

Se questa procedura può essere considerata corretta e giusta per coloro che sono investiti della responsabilità di gestire di fatto l’intera operazione, essa, però, alimenta  incertezze incalzanti e dubbi ossessivi in quanti sono direttamente coinvolti, in qualità di candidati – vittime, in un sistema che sembra strutturato ad usum Delphini.

Già la lettura di nomi, facenti parte di qualche commissione incaricata di selezionare futuri dirigenti, genera delle perplessità. Si trascurano professori di prima fascia di università, magistrati amministrativi e contabili, avvocati dello Stato mentre l’opzione va a favore di esponenti della dirigenza generale dell’amministrazione scolastica che, va detto a chiare lettere, non ha minore responsabilità della politica sull’attuale stato di impoverimento e di scarsa affidabilità del sistema scolastico del Paese.

Anzi essa ha rappresentato e rappresenta la continuità nella gestione della complessa macchina formativa. Quindi non può tirarsi fuori dalle conseguenti responsabilità.

Né può farlo il sindacato nel suo insieme che troppo spesso trova conveniente tacere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

AL MUSEO ARCHEOLOGICO DI PAESTUM COL PATROCINIO DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA E DELL’INTERA COMUNITA’ SCIENTIFICA DELLA CITTA’ TOSCANA

26 settembre 2011

 

Salerno, 26 Settembre 2011

Ambrogio IETTO

SIENA – PAESTUM CON OSCAR STACCIOLI

 

“ Quella che traspare in filigrana dalle opere proposte in questa mostra, è una città caratterizzata dal senso del luogo o dei luoghi del ‘ vissuto’ : dalla circolare piazza del Campo con le stradine disposte in senso radiale che pian piano si sperdono nel reticolo di vicoli alla strada diritta, il decumano romano che, da Porta Sirena posta verso monte, attraversa il Foro di Paestum scivolando fin giù Porta Marina, verso il mare; dalla ragnatela di strette vie, di angiporti, di slarghi che dal dosso di ‘Pantaneto’ si inclina sui lati per disegnare l’orografia verso valle, verso Porta Romana, Camollia o in direzione della timida altura di Santa Maria dei Servi a Siena, al roseto che costeggia la stradina di ciottoli diretta all’imponente tempio di Nettuno all’interno delle antiche mura pestane che mostrano, ancora oggi, le vicende delle lotte che i poseidoniati  sostennero con i lucani “.

E’ questo, secondo  Massimo Bignardi, docente di Storia contemporanea a Siena e curatore della mostra “ Città invisibili “ con poco meno di cinquanta opere, tra dipinti, disegni e bassorilievi, realizzate da Oscar Staccioli, artista senese purosangue, ed esposte nelle austere sale del Museo Archeologico di Paestum, il possibile filo conduttore che simbolicamente unisce la città toscana con la colonia greca.

Ma se anche la Poseidonia dei greci, la Paistom dei lucani, la Paestum dei romani rientra tra i luoghi del ‘vissuto’ di Oscar Staccioli c’è da chiedersi come mai l’artista sperimentatore di tecniche  e di stili espressivi di avanguardia, che ama tanto la sua terra da realizzare finanche opere a sbalzo alla maniera dei primitivi senesi, finisca con l’entrare in un rapporto intimo preferenziale anche con la ‘invisibile’ raffigurazione grafica di Paestum, ‘ l’ultima e vorrei dire la più splendida idea, che porto interamente con me al Nord ‘, così come sentì di ‘ impressionare ‘ in mente sua la città dei templi Wolfgang Goethe, scrivendo al suo amico filosofo e letterato Johann Gottfried Herder.

Il ‘vissuto’, si sa, si identifica con ciò che la vita offre all’individuo nell’esperienza quotidiana, con l’insieme di avvenimenti, di eventi che segnano in profondità una persona. Ebbene Oscar Staccioli, a causa degli imprevedibili avvenimenti che la stessa esistenza umana determina per ciascuno di noi, ha finito con l’inserire, a pieno titolo, nel personale ‘vissuto’ il decumano di Paestum con Porta Giustizia dirimpettaia di Porta Aurea.

Come si sa l’artista senese ha chiuso la sua giornata terrena nel 2002 a Battipaglia, fiorente centro della Piana del Sele ove, per ragioni di cuore, venne a vivere Barbara, unica sua figliola, avendo sposato Leopoldo di Lucia, un affermato professionista originario di Albanella che, studente universitario alla Facoltà di Medicina di Siena, s’innamorò a piazza del Campo dell’allora giovane liceale.

Così Staccioli, negli ultimi vent’anni della sua esistenza, ritornò spesso, e per soggiorni non brevi, dalle nostre parti. Ai dialoghi tenerissimi attivati ed alimentati coi nipoti l’artista aggiunse, nella programmazione delle sue giornate meridionali, frequenti puntate ad Amalfi e, soprattutto, ricorrenti, sistematiche visite alla città dei templi.

Bignardi, recuperando molto puntualmente Baudelaire e Benjamin, definisce il ‘ camminare ‘ di Staccioli flâneur che, Sabatini e Coletti, autorevoli storici della lingua italiana, rendono come il muoversi da bighellone, da perdigiorno. Il che non implica un volgere distratto lo sguardo verso l’oggetto o il contesto che trovasi nella visuale del vagabondo. Anzi è proprio l’andare a zonzo che consente un’osservazione per niente superficiale, anzi sufficiente  a favorire un fecondo processo di interiorizzazione dell’immagine fedelmente rispondente alle dinamiche emotivo – affettive avvertite e vissute in quel momento dall’osservatore.

Le città, così, da luoghi di vissuto decisamente urbanizzati, ripresi oggi nella loro oggettività grazie all’apporto di  strumentazioni cinematografiche e televisive sempre più sofisticate, si trasformano nella ‘ città ‘, in una ‘comunità invisibile ‘, testimone silenziosa di gioie e di dolori, di vittorie e di sconfitte, di speranze e di delusioni, di entusiasmi e di frustrazioni.

Felicissima la location della mostra grazie alla sensibilità di Marina Cipriani, direttrice del museo archeologico, che a non più di dieci metri dalla lastra di copertura  della mitica Tomba del Tuffatore, ha dimostrato come un museo non sia un ‘contenitore di oggetti da conservare o salvare’. Esso, invece, si pone come ‘ centro di ricerca e di studio, espressione di una contemporaneità del sapere che sonda nuovi attraversamenti per rendere fruibile al pubblico le ipotesi di interpretazione che il museo intende proporre, offrendole alla verifica del visitatore’.

La vera protagonista di questa importante sessione d’arte è, fuor di dubbio, Barbara Staccioli, figlia unica dell’artista senese, caparbiamente impegnata non solo al recupero e alla migliore valorizzazione del ricco patrimonio di opere realizzate dal papà ma, soprattutto, votata a riallacciare con la figura paterna, per il tramite delle stesse,  un ricorrente, silenzioso, intimo dialogo   contraddistinto da variegata poesia e da vigile tenerezza.

IL SINDACO DI NAPOLI ALLIEVO DI QUELLO DI SALERNO ?

22 settembre 2011

 

Salerno, 22 Settembre 2011

Ambrogio IETTO

DE LUCA, DE MAGISTRIS E I DUE SANTI

 

I quotidiani di ieri, anche quelli di respiro nazionale, si sono soffermati sul bacio della teca contenente il sangue liquefatto di San Gennaro, patrono della vicina e cara Napoli, da parte di Luigi De Magistris eletto nella primavera scorsa sindaco del capoluogo campano.

Oggi i più modesti quotidiani regionali e provinciali si soffermano, invece, sulla ricorrenza di San Matteo, patrono di Salerno, portato in processione come sempre per le strade del centro cittadino, e sull’entità degli applausi ricevuti dal sindaco Vincenzo De Luca giustamente soddisfatto, questa volta con accanto la sorridente vice – sindaco Eva Avossa, della diffusa manifestazione di simpatia che due ali di folla festanti gli hanno espresso lungo il percorso.

E’ di certo la contiguità quasi immediata delle date in cui si ufficializza il culto dei due santi a favorire non solo l’accostamento tra gli  autorevoli patroni delle due città più importanti della regione ma anche l’obbligato richiamo dei due primi cittadini pro – tempore. In passato, esattamente nella seconda metà degli anni novanta, la comparazione è avvenuta tra De Luca e Bassolino, antichi compagni di merenda alle Frattocchie e a Botteghe Oscure ma affetti da reciproca allergia nella conduzione della vita politico – amministrativa del comune partito di appartenenza nell’ambito  del territorio campano.

Con Rosetta Iervolino, succeduta a Bassolino, De Luca non si è spremuto molto anche se non ha perduto occasione per esprimere apprezzamenti poco cavallereschi nei riguardi della prima cittadina partenopea.

Il caso vuole ora che alla guida di Napoli sia  approdato, con voto plebiscitario non molto lontano da quello ancora una volta attribuito a De Luca, l’ex magistrato che del sindaco di Salerno è stato sempre cinico dissacratore e che l’altro giorno, deludendo i più ortodossi esponenti dell’intellighenzia atea e radical – chic, ha osato baciare la teca sorretta dal cardinale – arcivescovo  Crescenzio Sepe.

L’atto di ossequio nei riguardi dell’ampolla, mentre è stato giustificato finanche dal più noto dei dissacranti critici della Chiesa Cattolica, il matematico Piergiorgio Odifreddi, ha trovato, invece, la ferma opposizione di Flores d’Arcais, direttore di MicroMega, che ha paragonato l’atto di ossequio di De Magistris al bacio della pantofola, cioè ad una vera e propria manifestazione  di sottomissione.

Qualche maligno napoletano, non conoscendo bene De Luca, ha voluto insinuare che De Magistris abbia deciso di imitare il primo cittadino di Salerno nell’avvio e nel consolidamento di un rapporto di costruttiva intesa col cardinale – arcivescovo.

Se l’ex magistrato ha davvero tenuto presente il caso salernitano vuol dire che è sulla buona strada nel definitivo superamento delle tronfie dichiarazioni di principio proferite con superba arroganza nel corso dell’ultima campagna elettorale. A De Luca, infatti, occorre riconoscere anche il merito di avere sensibilmente rafforzato il rapporto tra Palazzo di Città e  via Roberto il Guiscardo.

Egli, all’inizio del suo primo sindacato, orgoglioso di avere battuto nello spareggio Pino Acocella, fu poco corretto nei riguardi di Mons. Gerardo Pierro, inviandogli un poco elegante messaggio verbale – gestuale di scherno.

In breve tempo, però, comprese che il consenso elettorale ricevuto andava rafforzato anche con l’apporto della chiesa locale. Così si strinsero anche rapporti di corretti affari tra le due istituzioni fino ad arrivare alla concessione della cittadinanza onoraria all’arcivescovo emerito Pierro che preferì addirittura optare per il Salone dei Marmi di Palazzo di città al posto del Salone degli Stemmi del palazzo arcivescovile per presentare uno dei  suoi documenti quaresimali.

Gradualmente De Luca è diventato il referente preferito di tutti i parroci della città. Egli, nel corso del suo lungo sindacato, ha finito con l’inaugurare più sagrati che scuole ed altre opere pubbliche. Forse l’ha fatto anche per dimostrare concretamente che, con tutto il rispetto a San Gennaro, uno dei più significativi rappresentanti del Martirologio Romano, San Matteo, di cui Salerno conserva le reliquie, è sempre uno dei dodici apostoli e uno dei quattro evangelisti. Non solo. Il santo pubblicano che, col permesso di De Luca, autorizza i fedeli ad affermare che ‘ Salerno è sua e la difende ‘, consiglia sempre il primo cittadino a non far parte della sua categoria di provenienza, quella dei severi esattori delle tasse, all’epoca la più odiata dal popolo ebraico.

Infine San Matteo sa bene che, unitamente alle sue reliquie, in duomo sono conservate anche quelle di papa Gregorio VII, quell’Ildebrando di Soana, grande moralizzatore e fermo sostenitore dell’ autonomia della Chiesa dal potere politico.

Questi due autorevoli testimoni del messaggio cristiano sono risultati, alla fin dei conti, non cattivi maestri per De Luca che, intelligente qual è, sa bene che è meglio convivere con San Matteo, papa Gregorio VII e con tutti i presuli che si avvicenderanno  almeno fino a quando egli deciderà di reggere le sorti di questa grande città mediterranea e di consolidato respiro europeo ( sic! ).  

De Magistris ha imparato fino in fondo la lezione ?

CONCORSO A DIRIGENTE SCOLASTICO : ASSICURARE ALLA SCUOLA PROFESSIONISTI COLTI E QUALIFICATI

19 settembre 2011

 

Ambrogio Ietto

Via Paolo De Granita, 14

84124                SALERNO

335/ 6787446

 

                                                                                                                   Salerno, 18 Settembre 2011

Lettera aperta semingenua al dr. Luciano CHIAPPETTA

Direttore Generale per il Personale Scolastico

Ministero della Pubblica Istruzione

ROMA

luciano.chiappetta@istruzione.it

 

 

 

Egregio  dottor Chiappetta,

 

spero che nell’economia piuttosto contenuta del suo tempo riesca a riservarsi qualche minuto per leggere alcune essenziali considerazioni che mi permetto parteciparle sulla vexata quaestio della prova preselettiva collegata al concorso a posti di dirigente scolastico e in programma per il prossimo 12 ottobre.

Le premetto che non sono interessato nemmeno in modo indiretto alla vicenda. Le scrivo perché, nonostante l’età ormai avanzata, non riesco a liberarmi del mal di scuola che mi porterò, ahimè, fino alla tomba.

So bene che da quando sono stati pubblicati i circa 5000 quesiti a risposta multipla lei e il suo collega Biondi, un tempo in verità anche mio amico, siete sotto il fuoco di fila di osservazioni critiche anche piuttosto severe.

Ad essere sincero, in parte ve le meritate e come. A leggere quei ‘ quiz ‘, infatti, c’è davvero da restare disorientati se non proprio sconcertati. Non è questa la sede per accreditarmi nei riguardi suoi quale ipotetico, presuntuoso tuttologo. Quindi non sono tentato dal presentarle la ‘ mia ‘ lista delle domande mal poste, di quelle assurde, delle risposte date per buone ma di fatto errate. Sembra evidente, inoltre, che non può recuperare  credibilità un’amministrazione pubblica, tra l’altro responsabile del più delicato settore della vita organizzata del Paese, nel giudicare fisiologica la presenza di un certo numero di errori.

Il problema vero  sta nel fatto indiscutibile che oltre quattro quinti di quelle domande si articolano  su di un nozionismo  sterile e scadente che può essere sconfitto soltanto dedicando il tempo intercorrente dalla pubblicazione dei quesiti al prossimo 12 ottobre alle non troppo ben note tecniche di memorizzazione adottate un tempo da Pico della Mirandola.

Una riflessione seria sul problema non può che muovere dall’art. 25 del Decreto Legislativo n. 165/2001 e, più esattamente, dei commi 2 e 3 dello stesso.

A parere suo, dottor Chiappetta, la stragrande maggioranza dei 5000 quesiti pubblicati e al centro delle discussioni di questi giorni consentono davvero di preselezionare i candidati potenzialmente dotati dei prerequisiti essenziali per svolgere una funzione complessa, qual è quella di dirigente preposto ad un’istituzione scolastica autonoma, che richiede autorevolezza culturale, capacità di ‘ leggere ‘ ed interpretare con affinato senso critico i continui processi di cambiamento socio – culturale al fine di individuare le grandi emergenze educative  da rapportare ai più immediati bisogni formativi della realtà e del territorio in cui è chiamato ad operare ?

Secondo lei quei famigerati quiz lasciano veramente cogliere attitudini favorevoli alla puntuale conoscenza e alla migliore valorizzazione delle risorse umane disponibili, all’organizzazione ‘ dell’attività scolastica secondo criteri di efficienza e di efficacia formative’, a garantire un complessivo, fecondo  clima di benessere in  una comunità troppo frequentemente contraddistinta da interessi contrapposti, ad alimentare con costanza ed equilibrio il necessario entusiasmo per intraprendere nuovi, possibili, condivisi percorsi meglio rispondenti alle emergenti esigenze dell’allievo – persona ?

Dottor Chiappetta, cerco di comprendere le sue responsabilità istituzionali e, quindi, riesco a giustificare il “sì “ affermativo che darebbe seguito ai miei due lunghi interrogativi di cui sopra.

Ma l’uomo Chiappetta, che legittimamente richiama nel suo curriculum vitae le 700 scuole amministrate a Napoli fino al 1998, la razionalizzazione della rete scolastica nella provincia di Pavia, la presidenza dei due nuclei di valutazione del personale dirigente scolastico in Lombardia, la dirigenza unica sovrintendente le oltre 600 istituzioni scolastiche autonome operanti in Napoli e provincia, l’esperienza di formatore, su nomina del Ministero dell’Economia, del personale del Ministero dell’Istruzione da designare nei collegi dei revisori dei conti delle 10.000 istituzioni scolastiche disseminate tuttora sul territorio nazionale, ecco la persona di esperienza e di buonsenso che porta il nome di Luciano Chiappetta non può che sottolineare un netto NO dopo le semplici ma insidiose domande sovrapposte.

Lei sa molto meglio di me, che pure ho svolto per circa 30 anni il lavoro di direttore didattico e, successivamente, di dirigente scolastico, che buona parte di quei quesiti vanno gettati alle ortiche in quanto non rispondenti al profilo culturale e professionale da preselezionare.

Lei, a questo punto, rispondendomi con benevolenza e tanta comprensione per la mia sclerosi senile, potrebbe esclamare: “ Ma cosa fatta, capo ha!”.

Fino ad un certo punto, dottor Chiappetta!

Se ha ancora un po’ di pazienza mi segua nella riflessione – proposta che segue:

lei ha firmato il bando di concorso nel rispetto assoluto di quanto previsto dal 618° comma del famoso articolo 1 ed unico della legge n. 296/ 2006 ( Finanziaria 2007 ) e del successivo DPR n. 104/2008. Si è trovata davanti, però, per molteplici e discutibili motivi che non è il caso di richiamare, una lista pletorica e disorganica di quesiti che, solo in dimensione numerica decisamente minoritaria, hanno ‘ carattere culturale e professionale ‘ e rispondono alla prioritaria esigenza di accertare le  ‘conoscenze di base per l’espletamento della funzione dirigenziale in relazione alle tematiche di cui all’articolo 6, comma 1 ‘ ( art. 5- DPR n. 140 /2008 ).

Lei, dottor Chiappetta, ha la competenza e l’esperienza per selezionare da SOLO le quasi 1000 domande che consentono di ‘cogliere ‘ potenzialità, attitudini, propensione alla funzione di dirigente scolastico. Tra queste procederebbe successivamente al sorteggio dei 100 quesiti da sottoporre alla risoluzione dei candidati. Di questa ‘ folle, pazza idea ‘ dovrebbe informare SOLO il ministro Gelmini.

Entrambi, infatti, vi state assumendo una responsabilità enorme non solo e non tanto nei riguardi dei tanti docenti che con grande serietà e sacrifici  di ogni genere si sono preparati alla prova preselettiva e a quelle successive.

La responsabilità gravissima, infatti, l’assumete verso il Paese che ha una necessità impellente di avere scuole autonome, rette da dirigenti con un saldo retroterra culturale e professionalmente preparati, fortemente motivati, in grado anche di ‘tamponare ‘ l’attuale precarietà qualitativa e numerica della dirigenza e dei relativi quadri dell’amministrazione scolastica periferica.

Inutile aggiungere che una simile operazione andrebbe compiuta nel segreto assoluto delle stanze del palazzo della Minerva senza ‘ informative preventive e successive ‘ e, soprattutto, evitando probabili intercettazioni ‘ visive ‘ e telefoniche.

Lei ha tutto da guadagnare, dottor Chiappetta, da una soluzione del genere. Se lascia le cose come sono ora, sarà di certo il destinatario quasi esclusivo delle più invereconde accuse.

Viceversa, un’operazione onesta e discreta di pulizia di quegli obbrobri le consentirebbe di fare il bene della scuola e del Paese e di accreditarsi positivamente verso entrambi gli schieramenti politici per la meritata nomina a Capo Dipartimento, obiettivo che io le auguro di tutto cuore di poter raggiungere al più presto.

Mi perdoni per il tempo sottratto e gradisca distinti saluti,

 

                                                                                                                         Ambrogio  Ietto

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