IL SINDACO DI NAPOLI ALLIEVO DI QUELLO DI SALERNO ?

 

Salerno, 22 Settembre 2011

Ambrogio IETTO

DE LUCA, DE MAGISTRIS E I DUE SANTI

 

I quotidiani di ieri, anche quelli di respiro nazionale, si sono soffermati sul bacio della teca contenente il sangue liquefatto di San Gennaro, patrono della vicina e cara Napoli, da parte di Luigi De Magistris eletto nella primavera scorsa sindaco del capoluogo campano.

Oggi i più modesti quotidiani regionali e provinciali si soffermano, invece, sulla ricorrenza di San Matteo, patrono di Salerno, portato in processione come sempre per le strade del centro cittadino, e sull’entità degli applausi ricevuti dal sindaco Vincenzo De Luca giustamente soddisfatto, questa volta con accanto la sorridente vice – sindaco Eva Avossa, della diffusa manifestazione di simpatia che due ali di folla festanti gli hanno espresso lungo il percorso.

E’ di certo la contiguità quasi immediata delle date in cui si ufficializza il culto dei due santi a favorire non solo l’accostamento tra gli  autorevoli patroni delle due città più importanti della regione ma anche l’obbligato richiamo dei due primi cittadini pro – tempore. In passato, esattamente nella seconda metà degli anni novanta, la comparazione è avvenuta tra De Luca e Bassolino, antichi compagni di merenda alle Frattocchie e a Botteghe Oscure ma affetti da reciproca allergia nella conduzione della vita politico – amministrativa del comune partito di appartenenza nell’ambito  del territorio campano.

Con Rosetta Iervolino, succeduta a Bassolino, De Luca non si è spremuto molto anche se non ha perduto occasione per esprimere apprezzamenti poco cavallereschi nei riguardi della prima cittadina partenopea.

Il caso vuole ora che alla guida di Napoli sia  approdato, con voto plebiscitario non molto lontano da quello ancora una volta attribuito a De Luca, l’ex magistrato che del sindaco di Salerno è stato sempre cinico dissacratore e che l’altro giorno, deludendo i più ortodossi esponenti dell’intellighenzia atea e radical – chic, ha osato baciare la teca sorretta dal cardinale – arcivescovo  Crescenzio Sepe.

L’atto di ossequio nei riguardi dell’ampolla, mentre è stato giustificato finanche dal più noto dei dissacranti critici della Chiesa Cattolica, il matematico Piergiorgio Odifreddi, ha trovato, invece, la ferma opposizione di Flores d’Arcais, direttore di MicroMega, che ha paragonato l’atto di ossequio di De Magistris al bacio della pantofola, cioè ad una vera e propria manifestazione  di sottomissione.

Qualche maligno napoletano, non conoscendo bene De Luca, ha voluto insinuare che De Magistris abbia deciso di imitare il primo cittadino di Salerno nell’avvio e nel consolidamento di un rapporto di costruttiva intesa col cardinale – arcivescovo.

Se l’ex magistrato ha davvero tenuto presente il caso salernitano vuol dire che è sulla buona strada nel definitivo superamento delle tronfie dichiarazioni di principio proferite con superba arroganza nel corso dell’ultima campagna elettorale. A De Luca, infatti, occorre riconoscere anche il merito di avere sensibilmente rafforzato il rapporto tra Palazzo di Città e  via Roberto il Guiscardo.

Egli, all’inizio del suo primo sindacato, orgoglioso di avere battuto nello spareggio Pino Acocella, fu poco corretto nei riguardi di Mons. Gerardo Pierro, inviandogli un poco elegante messaggio verbale – gestuale di scherno.

In breve tempo, però, comprese che il consenso elettorale ricevuto andava rafforzato anche con l’apporto della chiesa locale. Così si strinsero anche rapporti di corretti affari tra le due istituzioni fino ad arrivare alla concessione della cittadinanza onoraria all’arcivescovo emerito Pierro che preferì addirittura optare per il Salone dei Marmi di Palazzo di città al posto del Salone degli Stemmi del palazzo arcivescovile per presentare uno dei  suoi documenti quaresimali.

Gradualmente De Luca è diventato il referente preferito di tutti i parroci della città. Egli, nel corso del suo lungo sindacato, ha finito con l’inaugurare più sagrati che scuole ed altre opere pubbliche. Forse l’ha fatto anche per dimostrare concretamente che, con tutto il rispetto a San Gennaro, uno dei più significativi rappresentanti del Martirologio Romano, San Matteo, di cui Salerno conserva le reliquie, è sempre uno dei dodici apostoli e uno dei quattro evangelisti. Non solo. Il santo pubblicano che, col permesso di De Luca, autorizza i fedeli ad affermare che ‘ Salerno è sua e la difende ‘, consiglia sempre il primo cittadino a non far parte della sua categoria di provenienza, quella dei severi esattori delle tasse, all’epoca la più odiata dal popolo ebraico.

Infine San Matteo sa bene che, unitamente alle sue reliquie, in duomo sono conservate anche quelle di papa Gregorio VII, quell’Ildebrando di Soana, grande moralizzatore e fermo sostenitore dell’ autonomia della Chiesa dal potere politico.

Questi due autorevoli testimoni del messaggio cristiano sono risultati, alla fin dei conti, non cattivi maestri per De Luca che, intelligente qual è, sa bene che è meglio convivere con San Matteo, papa Gregorio VII e con tutti i presuli che si avvicenderanno  almeno fino a quando egli deciderà di reggere le sorti di questa grande città mediterranea e di consolidato respiro europeo ( sic! ).  

De Magistris ha imparato fino in fondo la lezione ?

I commenti sono chiusi.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi