I NONNI, LA FAMIGLIA E LA SOCIETA’ DEL NOSTRO TEMPO

 

 

Salerno, 2 ottobre 2011 – Festa degli Angeli Custodi

Ambrogio IETTO

ESSERE NONNI OGGI

 

Oggi domenica due ottobre la Chiesa cattolica celebra la festa degli Angeli Custodi, esseri puramente spirituali creati da Dio e deputati a proteggere ogni essere umano nelle vicende terrene contraddistinte, in particolare, da situazioni di pericolo, di sofferenza, di sconforto.

Chi ha seguito, nel corso dell’infanzia e della fanciullezza, lezioni di catechismo in parrocchia, ricorderà che una delle prime preghiere fatte imprimere nella memoria dei bambini era proprio quella rivolta all’angelo custode. Il nostro legislatore sia per determinare una condizione di par condicio tra le diverse figure parentali sia per recepire mutamenti radicali verificatisi anche nella società italiana del nostro tempo, con particolare riferimento all’istituto familiare, ha voluto offrire un messaggio indubbiamente significativo alla comunità nazionale con l’istituzione, attraverso un regolare provvedimento normativo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 12 agosto 2005, della ‘ festa dei nonni ‘, opportunamente collocata nel medesimo giorno in cui la Chiesa celebra gli angeli custodi.  

Essa sostanzialmente completa il ciclo delle manifestazioni già dedicate alla madre e al padre. Oggi, quindi, celebrazione liturgica e ricorrenza civile convergono nel porre  al centro dell’attenzione la figura del nonno e della nonna che, molto significativamente, la lingua inglese e quella francese denominano rispettivamente grandfather, grand-père e grandmother-grand-mère.

In questo ‘grand ‘ che fa da elemento morfologico anteposto alle parole padre e madre va colta la vera o presunta  consapevolezza di un ruolo parentale austero, potenzialmente degno di considerazione sia per l’età più avanzata nel tempo sia per il patrimonio di esperienza e di auspicabile saggezza derivante da un’esistenza che ha consentito di vivere, in termini di comprensibile partecipazione emotivo- affettiva, per due volte la dimensione della paternità e quella della maternità.

In quel ‘ grand ‘ anglofono e francofono c’è il riconoscimento di una continuità generazionale che significa trasferimento di abitudini e stili di vita, di costumi, di tradizioni, di vicende e storie collegate a coloro che hanno preceduto nel tempo i nonni stessi e che furono a loro volta i trasmettitori di episodi di vita, di consuetudini, di modi di dire, di riti ricevuti in eredità da altri predecessori.

La storia dell’umanità, la civiltà, la stessa cultura antropologicamente intesa sono passate di generazione in generazione grazie soprattutto alla narrazione che i padri hanno partecipato ai figli e questi, a loro volta, a coloro che li hanno seguiti nell’ordine successivo.

La condizione di grave crisi che vive la famiglia del nostro tempo  è determinata soprattutto dall’estinzione ormai generalizzata della pratica della narrazione. E con la scomparsa della narrazione sono scomparsi anche i nonni, inesauribili portatori del bisogno vivissimo di comunicare, di partecipare le esperienze vissute, di rivivere, grazie al raccontare, gioie, sofferenze, avventure, amarezze, successi, amori del passato. La loro scomparsa dal comune ambiente di vita di un tempo, determinata da una molteplicità di fattori (carenza di spazi abitativi idonei ad ospitare anche queste figure parentali, organizzazione generale della famiglia in relazione agli impegni quotidiani dei suoi componenti, inevitabili condizionamenti prodotti dalla convivenza, oggettivi impedimenti fisici, ecc. ), ha incentivato il fenomeno delle badanti e dei badanti quantificati ufficialmente oggi in almeno 600.000 unità.

A questa soluzione, sarebbe manifestazione di ipocrisia non sottolinearlo, si arriva anche, se non soprattutto, per i problemi che la presenza di un anziano in casa pone alle generazioni più giovani. Il prolungarsi della vita si accompagna inevitabilmente a sofferenze fisiche, a patologie croniche, ad un bisogno di assistenza più o meno continuo.

L’insieme dei molteplici fattori appena accennati ha di fatto allontanato sempre di più le giovani generazioni da un rapporto, se non sistematico, almeno frequente coi rispettivi nonni. L’assenza di comunicazione interattiva con gli anziani, la mancata fruizione della pratica della narrazione  coincidono di fatto con la perdita del senso profondo della memoria. E, purtroppo, senza memoria esiste solo il presente mentre non è possibile costruire il futuro.

Ovviamente il discorso cambia se i nonni sono ancora in discrete condizioni fisiche e psichiche e possono rendersi utili. In simili situazioni essi  diventano davvero angeli custodi terreni, pronti e disponibili a tutto. La loro gradita e generosa disponibilità pone, però, nuovi problemi. Il conseguente, necessitato rapporto coi nipoti, infatti, fa emergere contesti situazionali e problemi verso i quali i punti di vista tra nonni e genitori sono decisamente contrastanti e, quindi, anche i comportamenti da assumere da parte di entrambe le figure sono radicalmente opposti. 

Culture diverse, visioni della vita e dei costumi differenti possono generare, generano di fatto conflitti. E’ auspicabile che anche tra nonni e i propri figli si alimenti e si consolidi la pratica del sereno scambio di vedute, della riflessione pacata, della necessaria ricerca di soluzioni condivise.

Ma si sa, i nonni sono vecchi, appartengono ad un mondo che non c’è più. I loro consigli, il più delle volte, non sono ascoltati proprio dai figli.

Soprattutto se si comincia il discorso col dire … ‘ ai miei tempi ‘.

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