L’ODIERNA GIORNATA MONDIALE DELL’INSEGNANTE

 

Salerno, 5 ottobre 2011

Ambrogio IETTO

 

IL RICONOSCIMENTO SOCIALE DELLA PROFESSIONE DOCENTE

PRESUPPONE LA CONQUISTA DI UNA DIGNITOSA

AUTOREVOLEZZA CULTURALE

 

 

Fu  nel 1993 che l’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, nel corso della Conferenza Internazionale sull’Educazione, decise di dedicare la giornata del 5 ottobre alla professione dell’insegnante.

La deliberazione fu assunta nella responsabile consapevolezza della funzione strategica assunta in passato  da questa figura  nei Paesi  avanzati grazie ad una preziosa, diffusa  opera di alfabetizzazione delle giovani generazioni e ad un contestuale impegno di promozione culturale e di sostegno al diritto della persona ad una cittadinanza attiva nel contesto socio – politico di riferimento.

Questo stesso impegno si auspicava e continua ad essere richiesto per una dimensione internazionale ed una prospettiva mondiale dell’educazione a tutti i livelli con particolare attenzione ai tanti Paesi ove la povertà e la mancanza delle libertà fondamentali privano di fatto il cittadino  della fruizione dei suoi diritti primari.

C’è da chiedersi se ha un senso la celebrazione di questa ‘ Giornata ‘, ad inizio del secondo decennio del duemila, un una realtà, quale quella italiana, che – come le altre nazioni del vecchio continente – non è riuscita a concretizzare l’impegno assunto nel 2000 a Lisbona di assicurare all’Europa, entro il decorso 2010, la leadership dell’economia fondata sulla conoscenza più competitiva al mondo, con particolare riferimento  alla valorizzazione della ricerca e delle possibili strategie innovative.

I vari organismi comunitari hanno preso atto del mancato traguardo, interrogandosi sui motivi, collegati anche e, soprattutto, alla crisi economico – finanziaria tuttora in atto, che hanno reso non possibile il raggiungimento di un obiettivo di per sé già piuttosto ambizioso.

Ricordarsi della professione insegnante oggi ed alimentare qualche essenziale considerazione sulla sua funzione sembra, dunque, che non si tratti di  un inutile esercizio mentale. Va detto a chiare lettere che tutte le ricerche realizzate in questi ultimi anni sulla percezione sociale di questa figura sono giunte a questa non positiva conclusione: la comunità italiana non considera la funzione docente un’attività da collocare nei piani alti di un’ipotetica classifica.

Due i motivi principali: l’esorbitante quantità di operatori del settore ( circa 800.000 tra titolari e supplenti temporanei impegnati nelle scuole statali )  e  la modesta retribuzione mensile.

In una società condizionata da parametri comparativi imposti quasi esclusivamente dalla sindrome di un perverso consumismo, alimentato da un individualismo di facciata, e dal grado di esclusività del ruolo professionale svolto, è evidente che stipendio modesto  e quantità pletorica di addetti non giocano a favore di un riconoscimento sociale ampiamente condiviso.

L’eventuale apprezzamento delle personali qualità, vere o presunte, del professionista di scuola emerge quando l’allievo è tenuto ad avviare la sua avventura  verso la conoscenza nella scuola primaria e a continuarla presso il corso quinquennale del liceo classico o del liceo scientifico. Allora sono sottoposti a valutazione severa, non disancorata dall’immancabile gossip, i singoli insegnanti impegnati nel corso ‘x’ o nella sezione ‘y’ della scuola prescelta per il futuro studente.

L’odierna ‘ Giornata’, ad avviso di chi scrive, deve innanzitutto servire ad alimentare in chi svolge la funzione docente un processo di ripensamento sulla sua identità professionale, abbandonando per una volta la troppo facile tendenza alla stesura della lunga lista delle lamentazioni: paga contenuta, troppe riunioni, scolaresche chiassose ed indisciplinate, dirigenti insopportabili, genitori pretenziosi o irresponsabili oppure indifferenti, ecc. ecc. .

C’è un solo modo per riconquistare una positiva considerazione sociale: mettersi continuamente in discussione, avvertire forte l’esigenza di interrogarsi sui processi continui di cambiamento del vissuto comunitario circostante, porsi in doveroso atteggiamento di ascolto innanzitutto nei riguardi di ciascun allievo, tener presente che molto spesso egli è alla disperata ricerca di un testimone adulto significativo in grado di sostituire almeno in parte genitori deludenti, affetti dalla perdente sindrome di un giovanilismo vacuo, combattere in ogni modo la noia invasiva che troppe volte l’aula scolastica genera a seguito di una didattica logocentrica, trasmissiva, lontana mille miglia da un’intelligente mediazione culturale fondata sull’individuazione di situazioni problematiche, le sole idonee ad alimentare la curiosità, la motivazione ad intraprendere la gioiosa e gratificante avventura verso la conoscenza e il conseguente piacere della ricerca. E’ fuor di dubbio che questo sforzo costa in termini di logorio psicologico, di fatica mentale e di sforzo fisico. Ma è l’unica via per guadagnarci in autorevolezza culturale, per determinare la  differenza tra chi giudica il prossimo in relazione all’entità del conto in banca, della villa al mare e ai monti, dell’autentica pelliccia di visone e della cilindrata dell’auto posseduta e non in rapporto alla qualità del sapere conquistato.

Mondo economico e comunità politica ritengono di poter disporre di tutto e di tutti grazie ad un potere derivante dal danaro e dalla  possibilità di collocare persone di fiducia in posti  chiave.

Il degrado culturale è deliberatamente voluto da chi, ai vari livelli e nelle realtà istituzionali ed aziendali che contano, preferisce gente poco o per niente dotata di autonomia critica, costretta a chiedere sostegno, disponibile alla più cieca esecutività.

L’odierna ‘ Giornata mondiale dell’insegnante ‘, vissuta con la piena consapevolezza del ruolo strategico e rivoluzionario che la professione docente può effettivamente svolgere, sollecita quanti svolgono questa nobilissima attività a trasformarsi in attendibili testimoni di un impegno responsabile di riscatto e di sfida.

 

                                                                                                 

 

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