UN PREGIUDIZIO DI NATURA ANTROPOLOGICA DEL PROFESSORE DELLA ‘BOCCONI’ NEI RIGUARDI DEGLI INTELLETTUALI E DEI TECNICI MERIDIONALI ?

 

Salerno, 17 novembre 2011

Ambrogio IETTO

MONTI BOCCIA L’INTELLIGHENZIA DEL SUD

In tempi significativamente rapidi è nato l’atteso governo del professore Monti che, con ‘ rispetto e attenzione’, prima di leggere la lista dei ministri, ha salutato per  ‘l’opera da lui compiuta ‘ il presidente uscente Berlusconi. Finalmente un apprezzabile segnale di cortesia per il Cavaliere che, in questi giorni, è stato costretto a  bere nel solo calice delle ingiurie e delle volgarità proferitegli dai non pochi ammalati di berlusconismo cronico.

La squadra capitanata dal bocconiano è di alto profilo. Ha solo un limite che può anche corrispondere ad un convincimento: il mondo accademico meridionale è stato giudicato, nei diversi settori disciplinari e nel suo insieme, privo di risorse tecnico – scientifiche da mettere a disposizione per il tentativo di risanamento dei conti pubblici e l’avvio anche della tanto implorata fase di crescita e di sviluppo.

Trattasi di un giudizio di merito sul quale va fatta una riflessione pacata che prescinde da stupidi ed improduttivi piagnistei  a favore del Sud. Personalmente sono convinto che il presidente della Repubblica e il neo-presidente del Consiglio, nel corso dei non pochi pourparler, avuti vis – à – vis o telefonicamente, da domenica scorsa ad ieri siano stati costretti anche a valutare, oltre il patrimonio tecnico – culturale ed esperienziale,  anche la provenienza territoriale dei componenti il futuro governo.

Forse sarà stato proprio Giorgio Napolitano ad esprimere qualche considerazione relativa ad una possibile, auspicabile, equa  distribuzione territoriale dei futuri titolari di dicastero. L’avrà fatto in quanto capo dello Stato, napoletano doc ed appassionato sostenitore dell’unità della nazione conclamata in tutti gli angoli della penisola nel corso delle celebrazioni per i 150 anni. E’ probabile, quindi, che sia stato proprio  il professore che, nel valutare questo o quel nome di esperto di una certa area disciplinare di origine meridionale, abbia assunto un’espressione facciale poco incoraggiante.

Sarà anche ardito o addirittura  assurdo il mio ragionamento ma ritengo che nel merito qualcosa del genere sia accaduto all’interno del confessionale laico del Quirinale. Viene, così, da chiedermi, dando per acquisita  la presenza nelle regioni e negli atenei meridionali anche di una intellighenzia di alto profilo in campo giuridico, economico, socio – pedagogico, sanitario, ingegneristico, come mai si sia trovato solo e proprio in un alto e referenziato ufficiale di carriera,  nato a Torre Annunziata, la figura di  lignaggio cui affidare emblematicamente il dicastero della difesa e, quindi, l’unica rappresentanza meridionale all’interno del nuovo governo.

Posso sbagliarmi, anzi mi auguro di sbagliarmi, ma credo proprio che sia stata avanzata, nel merito del problema, dal neopresidente del Consiglio una pregiudiziale, complessiva  considerazione di natura antropologica. Penso che egli, pur conoscendo e stimando personalità del meridione di solida formazione scientifica e di consolidata affermazione tecnico – professionale, abbia preferito tenerle lontane da incarichi di straordinaria delicatezza che richiederanno, in un periodo di diffusa sofferenza per il Paese, assoluta estraniazione da contesti ambigui purtroppo presenti in forma diffusa nel Mezzogiorno.

Questa infondata e, quindi, arbitraria mia illazione corre il rischio di insinuarsi come un tarlo nella mia non più giovane mente se mi soffermo su tre notizie raccolte dalla stampa dei giorni scorsi.

La prima, tratta da un lungo contributo del duo Rizzo – Stella sul ‘ Corriere della Sera’: presso il Tar di Salerno opera un giudice  che, contestualmente, è anche capo dell’Ufficio Legislativo della regione Calabria ove ha già svolto negli scorsi anni le funzioni di capo di gabinetto del presidente della giunta e, quindi, di segretario generale dello stesso organo di governo. Per questo delicato incarico il dr. Nicola Durante riceve una retribuzione di oltre 176.000 euro all’anno.

Il suo curriculum professionale è così ricco di referenze, tra le quali la presidenza del Collegio dei probiviri dell’Associazione degli Industriali di Catanzaro e molte docenze a contratto presso università e scuole di specializzazione post-universitarie, da riempire ben 22 pagine sul sito della regione della Calabria. Trattasi di certo di un’intelligenza superiore in quanto a 25 anni ha assunto servizio in qualità di giudice ordinario per poi transitare, dopo appena sei anni, tramite regolare concorso, nel ruolo di consigliere nei Tar. Secondo i giornalisti del ‘ Corriere’ il dr. Durante è regolarmente in servizio presso il tribunale amministrativo di Salerno. Quindi la sua posizione, dal punto di vista dello stato giuridico, è di certo consentita dalle norme vigenti. Tutt’al più può solo alimentare qualche perplessità una possibile efficace ed efficiente gestione di due incarichi di così complessa natura da parte di un professionista che, oltre ai periodici viaggi Catanzaro – Salerno e ritorno, è tenuto pure a far fronte ad un’altra miriade di compiti.

La seconda notizia riguarda il prossimo arrivo a Salerno di Massimo Vignelli, notissimo designer italiano con studio professionale a New York, che, corteggiato dal sindaco De Luca volato a tal fine qualche mese fa nella metropoli americana, offrirà, previo versamento di appena 200.000 euro, il brand, cioè il marchio, il logo col quale la città mediterranea con vocazione europea  e planetaria si accrediterà agli operatori turistici dell’intero globo.

La terza notizia fa riferimento alla trama del complicato gioco a  dama o a scacchi che il presidente della Provincia Cirielli sta elaborando per determinare avvicendamenti e coperture nei diversi 64 riquadri della scacchiera di altrettanti incarichi  presso  vari enti pubblici di personale pertinenza.

I tre riferimenti non costituiscono  affatto una forzatura nel ragionamento partito da lontano a proposito della composizione del governo Monti. Tutti abbiamo avuto modo di leggere in questi giorni il costo delle assemblee legislative delle varie regioni d’Italia. Si sa che mentre in Lombardia l’onere pro capite per ogni abitante è di euro 7,77, in Campania è di euro 15,47 mentre in Sicilia e in Sardegna raggiunge rispettivamente 34,77 e 50,87 euro.

Si sa ancora che la Campania, che conta 7.982 dipendenti, supera di 412 unità i dipendenti della Lombardia ( 3.328 ), del Piemonte ( 3.133 ) e della Liguria ( 1.109 ) messi insieme. Ora sempre la stampa locale ci informa che la regione Campania non ha soldi per pagare gli stipendi  dei dipendenti della sanità, dei trasporti e dei servizi idrici mentre l’Asis, l’ente che gestisce l’acquedotto di Salerno, presieduto dall’ex assessore del comune  Fiore, minaccia di ridurre la portata d’acqua diretta al capoluogo in quanto è creditore di otto milioni di euro presso  Salerno Sistemi, società pseudo mista ma di esclusiva emanazione municipale, il cui capitale, a sua volta, dovrebbe essere ceduto prossimamente a Salerno Energia, anch’essa espressione della locale municipalità.

Insomma un ginepraio, un vero pasticcio che conferma ancora una volta non solo lo stato comatoso dei  nostri enti  pubblici ma anche la sindrome di vanagloria, di protagonismo e di sostanziale irresponsabilità di cui molti degli amministratori pubblici sono affetti.

Possibile, assurda conclusione: il professore Monti ha fatto del tutto per evitare che il suo governo corresse il rischio di un così pericoloso contagio.

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