PER LA SCUOLA ‘SGARRUPATA’ DI NAPOLI E DEL MEZZOGIORNO UN SOTTOSEGRETARIO ESPERTO DI DISAGIO SOCIALE

 

Salerno, 30 novembre 2011

Ambrogio IETTO

QUALE SCUOLA PER ROSSI DORIA ?

 

Scrivere ed affermare che il governo del prof. Monti sia costituito da tecnici, totalmente disancorati dalla politica e sicuramente competenti nei settori disciplinari dei quali assumono la responsabilità della conduzione politica, significa vivere in un contesto umano che non è di questo mondo.

La conferma arriva non soltanto dalla discussa designazione di Giampaolo D’Andrea, gratificato – per fortuna – non per le sue competenze di storico ma per le sue esperienze di politico accorto e navigato ( a Salerno si ricorda una sua poco brillante esperienza di commissario straordinario della Democrazia Cristiana in una delle tante fasi critiche e di transizione di quel partito ).

Alla Pubblica istruzione, ad esempio, insieme ad Elena Ugolini,  preside di un liceo di Bologna, arriva, nella qualità di sottosegretario, Marco Rossi – Doria, enfatizzato da buona parte della stampa italiana con la qualifica di ‘ maestro di strada’, attività svolta soltanto per qualche anno a Napoli ma che gli ha procurato una straordinaria notorietà molto intelligentemente valorizzata dall’interessato che, tra questa ed altre referenze, porta con sé anche quella di essere figlio di Manlio, comunista ortodosso con Emilio Sereni, Umberto  Zanotti Bianco e il nostro Giovanni Amendola, incarcerato, poi scarcerato  e inviato al confino, studioso attento dei problemi del Mezzogiorno con specifici interessi nel comparto agrario.

Dunque questo nuovo sottosegretario di Stato deve appunto la sua fama alla non lunga esperienza di maestro elementare tra i Quartieri Spagnoli, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio, Soccavo. Più incisiva, invece, è stata la sua presenza in qualità di compartecipe a progetti pedagogico – didattici, tra questi molto pubblicizzato  ‘ Chance’, robustamente finanziati dal Comune di Napoli e dal Ministero dell’Istruzione con gli speciali interventi rubricati con la dizione  ‘ Scuole a rischio ’.

Col tempo il ‘passaparola’ lo ha accreditato quale formatore di docenti impegnati con ragazzi ripetenti, già fuoriusciti dal circuito scolastico o in evidente stato di disagio sociale e, quindi, con evidenti manifestazioni di disadattamento scolastico. Dal suo Blog si apprende che finanche la doviziosa Provincia Autonoma di Trento lo ha scritturato per progetti a favore di ragazzi in difficoltà e per itinerari innovativi nel settore della formazione professionale.

A Viale Trastevere, dove troverà gli uffici dei suoi predecessori, collaboratori del ministro Gelmini, per niente ingombrati di carte a causa del ruolo egemone svolto dalla giovane signora bresciana, Rossi – Doria è già stato tante volte, godendo di piacevole posizione di comando. Il ministro Fioroni, ad esempio, lo volle quale unico rappresentante della pedagogia e della didattica del Mezzogiorno d’Italia, nella Commissione incaricata di scrivere le nuove ‘Indicazioni curricolari ‘ per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione.

Anche in quella occasione a confortare la scelta del ministro furono le esperienze di Rossi – Doria quale ‘maestro di strada’. Dunque non sembra forzatura rilevare che per coloro che sono chiamati ad operare scelte politiche riguardanti il governo della scuola, in rappresentanza dell’area geografica meridionale, questa istituzione possa e debba identificarsi col disagio, con la dispersione scolastica, con l’abbandono, col bullismo, tout court con l’istituto di Caivano ove anche poveri squattrinati aspiranti supplenti di terza fascia rifiutano una ‘ ricca ‘ supplenza annuale.

Non è che il governo Berlusconi, in verità, abbia assunto al riguardo comportamenti diversi. Il sottosegretariato concesso a Giuseppe Pizza, politicamente cresciuto a Salerno intorno ai vecchi padroni della DC di palazzo Sorgente, fu puntualmente quello della Pubblica Istruzione. La sua presenza, tutto sommato, non ha contribuito ad apportare ulteriori danni al sistema scolastico italiano.

La nomina di Rossi – Doria al Palazzo della Minerva,  che richiama precedenti incarichi ricevuti per le medesime referenze,  autorizza quasi a pensare che la scuola meridionale risulti tanto ‘sgarrupata’, secondo la colorita immagine di Marcello D’Orta, da essere politicamente e culturalmente diretta da un esperto del disagio sociale e del disadattamento scolastico  di cui, purtroppo, finiscono col risultare vittime non pochi ragazzi napoletani e meridionali.

Dall’attenta lettura dei testi redatti da Rossi – Doria, alcuni dei quali pubblicati su ‘La Stampa’ di Torino, non è che sia tanto agevole ricavare una precisa idea di scuola. Anche il ‘ pezzo’ pubblicato sul suo Blog il 15 di novembre con l’invitante titolo ‘ Quale scuola vogliamo davvero’ non consente di ricavare, almeno alla modesta intelligenza di cui sono portatore, l’idea di scuola del neo – sottosegretario.

Tra i richiami dell’impegno didattico dei ragazzi di don Milani a Barbiana, coinvolti in un ‘ mondo dell’apprendere che era largo ’ (sic ) e le dissertazioni intorno al tema della complessità, riprendendo – senza citarlo – considerazioni particolarmente care ad Edgar Morin, ispiratore delle ‘Indicazioni’ di cui il suo allievo Mauro Ceruti e lo stesso Rossi – Doria sono stati redattori, non è impresa semplice ricavare il senso della ‘ nuova scuola ‘ che ha in mente il già candidato a sindaco di Napoli, non gratificato, però, nemmeno della elezione a consigliere comunale.

Se alcune considerazioni possono essere condivise ( ad esempio il primato dei  saperi appresi e delle esperienze maturate nell’extrascuola su una didattica prevalentemente trasmissiva e scarsamente pratico – operativa vigente nella maggioranza delle scuole italiane ) mancano, però, indicazioni precise sul da farsi: una generalizzazione di scuola a tempo pieno ? Una riqualificazione radicale del profilo professionale dei docenti per dar vita a strategie didattico – metodologiche idonee ad elaborare curricoli del tipo di quelli richiamati ? Un conseguente sistema premiante per i docenti e le scuole qualitativamente migliori come si è potuto dedurre dalle dichiarazioni di Monti ?

Rossi – Doria non dice nulla in proposito. Disserta, sicuramente in buona fede, sulle nuove povertà, sul disagio diffuso, sulla dispersione prodotta anche da una scuola non all’altezza dei cambiamenti socio – culturali in atto.

Egli, però, è molto netto nello scrivere peste e corna di Berlusconi e del berlusconismo che ‘ hanno potuto più che altrove rappresentare l’insipienza distruttiva e nichilista di troppa gente sempre col “ culo al coperto” in quanto perenni abitanti dei molti santuari dove pure se crolla tutto “ chi se ne frega “. I santuari delle imprese costruite con le corruttele e le faccende dei faccendieri’. Così una delle tante espressioni colorite e volgari uscite dalla non sempre lucida e fluida prosa di un personaggio che, da quando non fa il maestro di strada, è fortemente tentato dall’imitare col linguaggio qualche ragazzo sfortunato di Scampia.

E’ pur vero, però, che egli quando scriveva queste espressioni quindici giorni fa non si aspettava di diventare da un momento all’altro ‘ maestro dei maestri italiani’. Qualche giorno dopo, però, ripensandoci, si è fatto avanti col ‘ pezzo ‘ pubblicato su ‘La Stampa’  del 20 novembre scorso, al fine di accreditarsi presso il prof. Monti con un  linguaggio, questa volta,  pulito ed ammaliatore: ‘ L’Italia ha una grande risorsa: le persone che si occupano di infanzia e adolescenza in difficoltà sono molto esperte, le meno inclini a buttarla in protesta e le meno litigiose”.

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