DALLE ‘ CHIANCARELLE ‘ A NEW YORK : L’IMMAGINARIO VIAGGIO DEL SINDACO DI SALERNO

 

Salerno, 2 dicembre 2011

Ambrogio IETTO

DE LUCA, IL LOGO E LA CITTA’

 

Ancora una volta il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca è riuscito nell’intento: col logo commissionato a Massimo Vignelli e col volgare ed improprio riferimento al popolo delle ‘ chiancarelle’ ha fatto ‘ ammuina’, allo stesso modo di come si volle artatamente inserire, con un falso storico, nella ‘Collezione de’ regolamenti della Real Marina del 1841’ l’espressione “ Facimm’ ammuina”  attribuita a Francesco II di Borbone, popolarescamente chiamato Franceschiello.

Trattenuto nei giorni scorsi per motivi familiari  in una città del Nord è capitato anche a me di sentirmi chiedere ragguagli da due occasionali interlocutori, uno lettore de ‘ Il fatto quotidiano ‘ e l’altro facente parte della rete di un social network, sul brand del designer italiano e sulle polemiche generate.

De Luca, abile comunicatore di non ortodossa scuola berlusconiana a causa di quel cipiglio da permanente ‘incazzados ’ col quale è riuscito a far digerire ai pochi ‘indignados’ salernitani i progetti relativi ad opere quali il Crescent,  piazza della libertà e piazza della Concordia dello spagnolo Bofil, la cittadella giudiziaria dell’inglese Chipperfield, la stazione marittima dell’  irachena Zaha Hadid, il piano urbanistico e la marina di Arechi dei catalani Bohigas e Calatrava, il Grand Hotel Salerno dell’italiano Nicola Pagliara,  i futuri, ipotetici complessi edilizi del francese Jean Nouvel ( area ex Amato ), degli italiani Tobia Scarpa (Palasport ) e Massimiliano Fuksas ( riqualificazione di Fratte ), dello spagnolo Manuel Ruisanchez ( parco dunale marino), col logo affidato all’elaborazione creativa di Vignelli ha superato se stesso.

Infatti è stato capace, grazie all’efficace ufficio stampa del Comune, di offrire in anticipo l’estratto della Lectio Magistralis dell’ottantenne  designer italiano trapiantato a New York, precisando che con Vignelli i salernitani sarebbero entrati ‘ in contatto con la grande cultura’, vivendo una ‘esperienza di altissimo livello’.

Il giorno dopo il primo cittadino, sottolineando che ‘ ogni simbolo necessita di tempo e di osservazione’, è stato così garbato da spiegare che nel marchio di Salerno ci sono ben ‘ dieci concetti da sintetizzare’, nutriti di ‘ tutti i colori e gli elementi che caratterizzano la città’. Nella consueta omelia di venerdì 25 novembre  il sindaco, ben consapevole dei gusti del suo pubblico televisivo, ha rotto gli argini della delicatezza e del bon ton e ha descritto con l’abituale suo piglio il percorso compiuto dalla città dalle ‘ chiancarelle’ a New York, passando per Cannes, Salisburgo, Edimburgo, Bilbao, città quest’ultima, ove una sola opera, il Guggenheim di Frank Gehry, ha creato ‘ un flusso turistico impressionante’.

Sì, De Luca ha avuto l’ardire di citare anche il nome dell’architetto canadese, naturalizzato statunitense, che egli andò a prendere in giro oltreoceano quando gli chiese di progettare il termovalorizzatore la cui realizzazione era stata affidata a lui nella qualità di commissario straordinario.  

Il riferimento alle ‘chiancarelle’, come si sa, ha dato vita su facebook ad una rete protestataria costituita da migliaia di nostalgici della vecchia area a ridosso di Santa Teresa mentre ha generato interessanti riflessioni nell’architetto Alberto Cuomo, che non ha indugiato molto nel dare dell’ignorante al sindaco in quanto non conoscitore della genesi del termine, nel filosofo Giuseppe Cacciatore, in questa occasione piuttosto benevolo nei riguardi di un ex compagno di cordata, nell’italianista Rino Mele.

La mia modesta riflessione, invece, più che riguardare l’effetto provato nell’osservare il logo di Vignelli o nel constatare il suo per niente modico costo, si sofferma sull’uomo – personaggio De Luca che credo cominci ad interessare anche la psicoanalisi oltre la psicologia e la già esplorata strategia della comunicazione. L’indagine dei processi psichici del suo inconscio offrirebbe  ad un esperto di questo comparto disciplinare interessanti spunti per ulteriori approfondimenti.

Di certo egli, in perfetta buona fede, ama ogni oltre limite Salerno, città con la quale identifica la sua stessa persona. All’identificazione si accompagnano altri due processi: l’introiezione e la proiezione. Nel sistema dell’Io di De Luca si incorpora così la rappresentazione mentale della città che finisce con l’attribuire  automaticamente alla stessa, in diversa misura, elementi rappresentativi, emotivi, cognitivi che appartengono effettivamente soltanto alla personalità del sindaco.

Ovviamente da queste dinamiche, che investono in prevalente misura l’inconscio, scaturiscono comportamenti e condotte coinvolgenti il conscio, vale a dire ciò che, secondo Freud, corrisponde alla coscienza dei filosofi e dell’opinione comune.

In questa fase ecco che emergono la forte dimensione caratteriale del personaggio, l’alta opinione di sé e delle proprie capacità, la presa di coscienza di essere nel giusto, la convinzione acquisita autonomamente di dover perseverare con caparbietà nel perseguimento dell’obiettivo individuato.

Questi tratti distintivi della sua personalità s’intrecciano con la formazione ricevuta alle Frattocchie e a Botteghe Oscure e con la successiva esperienza sindacale e partitica orientate entrambe verso un’impostazione piuttosto rigida della leadership.

Il consenso plebiscitario più volte ricevuto dall’elettorato, nel consolidare ulteriormente il senso di autostima, probabilmente ha alimentato in De Luca il convincimento di operare sempre scelte giuste e proficue per la comunità amministrata.

Questa consapevolezza lo mette nelle condizioni favorevoli di valorizzare al meglio, a proprio piacimento, le risorse umane disponibili ciascuna delle quali è collocata, in occasione delle elezioni,  in questa o in quella lista per essere poi assegnata, in relazione a criteri e parametri da lui stabiliti, ad incarichi di giunta  o di sottogoverno o di partito.

Non è un mistero in città il particolare che la nomina a presidente o a componente del consiglio di amministrazione di una delle società miste si accompagna alla contestuale sottoscrizione della lettera di dimissioni dallo stesso incarico da parte del beneficiato.

In questo modo il designatore sa bene di tenere al suo servizio il designato. Così funziona il sistema e così si perpetua il ben collaudato metodo, mai ripudiato dal nostro sindaco, del centralismo democratico personalizzato.

 

 

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