LA CRITICA AL SINDACO DI SALERNO DE LUCA

 

Salerno, 1 gennaio 2012

Ambrogio IETTO

LIBERTA’ DI PENSARE

 

La nota pubblicata venerdì scorso sul documento annuale presentato dal sindaco De Luca ed illustrato in conferenza stampa ha prodotto qualche reazione sulla quale intendo esprimere alcune considerazioni di fondo che vanno  ben al di là dell’esperienza salernitana.

Qualche telefonata raggiuntami sul numero fisso di casa ha voluto testimoniarmi, da parte di interlocutori referenziati da ottimo retroterra culturale e da lontane, pregresse e significative esperienze politico – amministrative, positivo apprezzamento per l’impostazione generale data al contributo giornalistico richiamato e giudicato opportunamente  critico nei confronti del ‘ rapporto 2011’ sulla città di Salerno.

Due altri amici, uno dei quali residente in un importante centro del napoletano e che ha la bontà di leggere i miei interventi sul  blog www.ambrogioietto.com, piuttosto preoccupati, hanno ritenuto opportuno di parteciparmi le loro perplessità per la ferma determinazione con la quale mi dispongo piuttosto frequentemente a giudicare anche l’operato dell’onorevole De Luca nella sua qualità di sindaco della città ove sono ben contento di vivere.

L’incontro occasionale con un componente del consiglio comunale, suggellato da un rapido, simpatico scambio di voti augurali per il nuovo anno, si è concluso con una cordiale pacca sulla spalla accompagnata dalla frase: ‘ ma a te chi  lo fa fare di esprimere, anche attraverso un’emittente locale, giudizi anche severi su De Luca ? ‘.

Questi rapidi richiami di interlocuzioni prodottesi nella più assoluta immediatezza e spontaneità consentono non tanto di chiarire una personale posizione che non merita, tutto sommato, giustificazioni specifiche, quanto di offrire qualche riflessione ad ampio respiro che va ben oltre il fenomeno De Luca e che investe il rapporto tra i mezzi di comunicazione, il singolo cittadino e la politica, in particolare di quella che viene espressa nella quotidianità in ambito locale da referenti istituzionali.

Si sa che il rapporto tra chi cerca il consenso e chi, attraverso il voto, è chiamato a legittimare il consenso stesso si costruisce e a volte si consolida mediante una sorta di patteggiamento. Quasi sempre, per fortuna, l’intesa si raggiunge per maturato convincimento che quel determinato candidato o la lista che lo esprime oppure il programma che lo sostiene risponde alle personali convinzioni ed aspettative dell’elettore. L’ipotesi del patteggiamento si fonda su una precisa richiesta, da parte dell’elettore, riguardante la soluzione, a seconda dei casi,  di un piccolo o di un rilevante problema.

Questa dinamica del ‘ do ut des ‘ funziona in particolare dalle parti nostre ed è giustificata sempre più da un alto tasso di disoccupazione giovanile, dalla grave crisi economico – finanziaria, da una penetrazione subdola della cultura del malaffare.

Di conseguenza è soprattutto il pubblico amministratore locale ad essere considerato il deus ex machina in grado di dar riscontro favorevole ad attese in alcuni casi umanamente comprensibili. Mentre una percentuale fortunatamente ancora rispettabile di amministratori pubblici esercita il mandato in spirito di autentico servizio, un’altra quota, invece, agisce ed opera in funzione esclusiva del mantenimento del consenso e, quindi, inevitabilmente è portata ad assumere decisioni non rispettose dei fondamentali criteri di eguaglianza e di equità.

Col passar del tempo la presa d’atto di poter dare una ben precisa soluzione alla questione X o di essere in grado di incidere in misura determinante su una decisione interessante il signor y o l’elettore tizio può generare un meccanismo perverso nella mente dell’amministratore pubblico tanto da produrgli l’aumento incontenibile del tasso di presunzione trasformandola in taluni casi anche in vera e propria arroganza. Tempo fa, avendo esigenza di contattare un giovane amministratore di un comune della provincia, ho rilevato dal sito ufficiale il suo indirizzo di posta elettronica e gli ho scritto una lettera molto cordiale, giustificata da consolidati rapporti familiari, in cui esprimevo l’esigenza di incontrarlo. Dopo alcuni giorni mi è arrivata la risposta, per il tramite dello stesso mezzo, in cui si comunicava con linguaggio asettico numero del cellulare di servizio, orario in cui risultava possibile incontrarmi e carica ufficiale ricoperta presso l’ente. Ad un autorevole manager di una struttura pubblica di emanazione regionale, dopo avere contattato inutilmente per almeno dieci volte la sua segreteria particolare per la concessione di un appuntamento, ricordandomi di una pregressa sua disponibilità a prendere in considerazione in modo trasparente e nel rispetto più ortodosso del principio di legalità una questione, inviavo per il tramite del servizio postale una nota al riguardo con relativa documentazione. Da allora sono trascorsi ben tre mesi senza ricevere l’ombra del riscontro.

E’ fuor di dubbio, dunque, che la gestione di un certo potere, modesto o rilevante che sia, genera la particolare sindrome della supponenza, della presunzione e, a volte come già accennato, anche dell’arroganza. Nel caso specifico delle critiche al sindaco De Luca quanti lo conoscono sono nelle condizioni  di descrivere bene il suo carattere ed anche la sua determinazione.

I suoi assessori e consiglieri lo temono e debbono dotarsi della necessaria calma per esprimere con fondate argomentazioni i loro pareri. I responsabili nazionali e territoriali del partito di appartenenza si orientano  da sempre a non dare riscontro alle sue severe esternazioni verso i quadri dirigenti del PD perché condizionati dal rilevante suo consenso elettorale.

Stampa ed emittenti televisive locali, costrette a fare salti mortali per sopravvivere, soltanto qualche volta osano muovere qualche timida osservazione alle sue dissertazioni. Il suo vasto elettorato gradisce le espressioni ad effetto, spesso aggressive, che il sindaco proferisce nel corso delle periodiche sue omelie. L’intellighenzia quasi sempre preferisce tacere per motivi di opportunità. Ebbene tutti insieme questi interlocutori, tacendo o annuendo, finiscono col consolidare in De Luca atteggiamenti che gettano un’ombra piuttosto consistente su tanti aspetti positivi del suo modo di amministrare e di gestire la città. Chi scrive, dotato dell’autonomia economica necessaria per vivere dignitosamente, disinteressato a ricevere incarichi per sé e i suoi congiunti, rigidamente indisponibile a chiedere al sindaco una qualche cortesia, educato come sono ai principi autentici della democrazia partecipata, sofferente per l’assenza in città di spazi di confronto e di corretto dibattito che consentirebbero di offrire opportunità di cittadinanza attiva, pur stimando per taluni aspetti la personalità di De Luca, quando ne avverte la fondatezza e l’opportunità,  non indugia nel partecipare in piena libertà le proprie opinabili opinioni.

E di questa possibilità è grato al direttore di questo quotidiano.

I commenti sono chiusi.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi