L’ALITO DIVINO NELLE ” RIFLESSIONI PEREGRINE ” DI NICOLA FERRANTE

 

Salerno, 22 gennaio 2012

Ambrogio IETTO

MATEMATICA E GEOMETRIA AL SERVIZIO DELLA FEDE

Tra i provvedimenti assunti dal governo Monti nella sua prima manovra vivaci reazioni ha prodotto l’intervento mirato al prolungamento dell’età pensionabile. Comprensibili le reazioni delle organizzazioni sindacali e dei diretti interessati nonostante la ricerca medica e la sociologia si pongano sempre più il problema del come impegnare e valorizzare al meglio la stagione fortunatamente ora sempre più lunga che va dall’ufficiale conclusione del lavoro attivo al termine dell’esperienza terrena. I più recenti studi nel campo delle neuroscienze confermano, infatti, la presenza nel cervello delle persone che un tempo venivano definite ‘ di una certa età’ straordinarie capacità nell’elaborare ipotesi di lavoro apparentemente audaci ma in grado di generare in chi le legge o le ascolta non solo doverosa attenzione ma anche e, soprattutto, forte ma pensosa partecipazione emotiva.

Un densissimo libretto di non più di quaranta pagine, digitato e ricomposto in dignitosa veste grafica dal team familiare, con un’illustrazione in prima pagina, realizzata da Antonio Freda ed emblematicamente rappresentativa del delicato e complesso suo contenuto, pone al lettore domande gravose, impegnative al massimo che generano esitazione, perplessità ma anche forte coinvolgimento emotivo con l’immediata consapevolezza del personale disorientamento e dell’imperiosa necessità di andare avanti nella lettura.

Non è di certo operazione mentale semplice quella di  rispondere a quesiti riguardanti l’esistenza di Dio, il comportamento dell’uomo alla ricerca della conferma  di essere soggetto pensante, il bisogno primario della persona di interagire e comunicare con altri esseri umani, il concetto di tempo intuitivamente collegato al divenire, alla durata, alla continuità e, infine, di tentare di dare un riscontro sulla possibile, credibile finalità dell’esistere.

Queste complesse, determinanti domande introducono le ‘ Riflessioni peregrine ‘  di Nicola Ferrante, per lunghi anni preparato e ricercato docente di matematica presso il liceo di Sapri e, successivamente, irreprensibile ed umano preside della locale scuola media ‘ Alighieri ‘, attualmente organizzata in istituto comprensivo. Le sue riflessioni possono essere considerate ‘ peregrine ‘ soltanto perché originali, singolari, uniche ma non anche bizzarre o stravaganti come l’aggettivo che accompagna la complessa operazione del pensare e del riflettere potrebbe lasciar supporre.

Ferrante, al contrario, confessa di avere ripescato un vecchio quadernetto utilizzato nel corso della felice stagione della docenza ove era solito annotare stringati concetti, essenziali pensieri, incalzanti quesiti sui quali costruiva, nel corso dell’interazione comunicativa coi suoi allievi, la cosiddetta ‘ lezione del giorno’ puntualmente programmata. Tra gli ‘ spunti’ segnati non c’erano solo i passaggi obbligati di un teorema o i riferimenti dimostrativi dell’utilità della regola geometrica o aritmetica da fare apprendere e metabolizzare ai propri allievi.

Alcune freccette segnate con tratto rapido avrebbero ricordato all’insegnante di tener conto di alcune fondamentali correlazioni, da recuperare e sviluppare, riguardanti l’argomento – problema del giorno con la filosofia, l’etica, la teologia, la fisica, la biologia, la letteratura, la religione.

La didattica in quei tempi ancora non dissertava sull’opportunità di dare un’impostazione interdisciplinare,  transdisciplinare   o multidisciplinare alla dinamica insegnamento – apprendimento. Eppure la logica, l’esperienza professionale e il buon senso convincevano Nicola Ferrante a ricondurre i vari rivoli della conoscenza verso la visione unitaria del sapere e della cultura.

Ebbene oggi, stagione della quiescenza e, quindi, periodo prezioso per pensare in piena libertà ed orientare l’attività riflessiva verso i grandi interrogativi che da sempre incalzano la mente umana, quegli ‘ spunti’ vengono felicemente recuperati e sviluppati da Ferrante nel prezioso libretto, con linguaggio matematico, angoli convessi, assi coordinati cartesiani e relativa ascisse, corrispondenze biunivoche che,  nella loro risoluzione indiscutibilmente corretta dal punto di vista scientifico, mettono l’essere umano nella felice condizione,  grazie a ‘quell’alito divino che gli ha consentito e gli consente di pensare e creare idee’, di rendere preziosi servizi alla comunità.

L’autore coglie in ogni fenomeno dell’universo le dimensioni dell’armonia e dell’ordine. Per il non più giovane docente, della cui mediazione culturale e didattica ha avuto la fortuna di avvalersi buona parte della classe dirigente dell’intero golfo di Policastro, il linguaggio matematico, pertanto, si pone come ‘ lo strumento, anzi il dizionario che aiuta a tradurre il libro della natura in quello evangelico delle regole di vita, la cui osservanza porta alla pace, alla libertà e, quindi, alla felicità’.

In tempi oscuri e piuttosto avari di richiami valoriali significativi il prezioso libretto di Nicola Ferrante  si pone come raggio di luce che traspare da una finestra semiaperta alla speranza e, quindi, alla fede.

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