ASSOCIAZIONE GIORNALISTI SALERNITANI

 

 

Salerno, 23 gennaio 2012

Ambrogio Ietto

 

PREMIO ALLA CARRIERA A CARMINE MANZI

 

Carmine Manzi, questo giovane, creativo nonagenario, continua a stupire i tanti suoi amici ed estimatori disseminati lungo la penisola per la fecondità della sua produzione letteraria che da oltre settant’ anni spazia dalla poesia alla saggistica, dalla prosa alla critica acuta e perspicace.

Recentemente sono venuto in possesso di una delle sue prime pubblicazioni a sfondo biografico riguardante ‘ Il generale Francesco Luigi Pisani’. L’opera avrebbe dovuto vedere la luce nel lontano 1941 con la prefazione del tenente colonnello Mario Avola che del predetto ufficiale fu Aiutante di Campo. Contingenze straordinarie, collegate al conflitto bellico in atto, imposero altre priorità. Carmine Manzi, che dell’amor patrio è stato sempre sensibile cantore, ha pensato bene di offrire, a quanti ancora avvertono l’esigenza profonda di identificarsi con la dimensione unitaria e nazionale dell’Italia, il profilo di un alto esponente della gerarchia militare che egli ebbe l’onore di conoscere e di incontrare quale autorevole e significativo interlocutore quando, giovane militare ventunenne, era impegnato presso il contingente di Palmanova nel Friuli.

C’è da chiedersi perché l’infaticabile animatore culturale, sindaco negli anni cinquanta dell’operoso centro di Mercato San Severino, decide di dare alla luce soltanto nell’ottobre scorso il dattiloscritto riposto ingiallito in uno dei cassetti della sua  laboriosa scrivania ben settant’anni fa. Secondo me perché egli ha ritenuto, a ragione,  che la conclamata celebrazione dei 150 anni dell’unità d’Italia più che concentrarsi sul richiamo retorico di eventi che hanno segnato la stagione preunitaria o sull’analisi critica di centinaia di testi pubblicati nel corso di quest’anno ed orientati prevalentemente ad accentuare la divisione  e non  l’unione tra Nord e Sud del Paese, avrebbe potuto produrre effetti più significativi  nel presentare, in particolare alle giovani generazioni, il profilo di una figura adamantina al totale servizio dell’identità nazionale.

Infatti le pagine che rievocano il percorso compiuto da Francesco Luigi Pisani, nato a  Saluzzo in provincia di Cuneo, allievo della scuola militare di Modena, impegnato da giovane ufficiale nella guerra di Libia del 1911 e, quindi, coinvolto nel corso del primo conflitto mondiale sui fronti del Carso, dell’Isonzo, della Carnia e mortificato a Caporetto e nella lunga prigionia sotto gli austriaci, si leggono con particolare pathos partecipativo.

Il giovanissimo autore, già dotato della sensibilità propria dello scrittore – poeta, riesce a cogliere nella comprensibile autorevolezza del personaggio tratti di straordinaria umanità nei riguardi dei suoi subordinati che non ridimensionano minimamente il rigoroso senso del dovere, la fedeltà assoluta verso la patria, la piena consapevolezza del ruolo che un alto ufficiale è chiamato a compiere in zona di guerra.

Nel giovane scrittore Manzi è possibile già rilevare l’attenzione particolare che il suo animo rivolge al richiamo del luogo natio, al legame naturale che vincola l’essere umano alla propria madre, alle suggestioni del paesaggio, al valore della colleganza e dell’amicizia, alle radici profonde della fraternità universale.

E’ fuor di dubbio che una possibile comparazione tra la prosa ed i sentimenti espressi settant’ anni fa e i contenuti di una delle sue ultime sillogi, quale è la raccolta di poesie ‘ Quella calza così povera’ , evidenzia il fecondo, intenso, straordinario percorso compiuto da Carmine Manzi durante l’intensa e lunga produzione letteraria.

Le tante stagioni vissute osservando  ed introiettando attentamente le molteplici e variegate situazioni, che vedono protagonista e spettatore l’essere umano, hanno contribuito ad affinare profondamente la sensibilità dello scrittore – poeta, lo hanno reso più pienamente partecipe delle sofferenze altrui, lo vedono sempre più portato ad interrogarsi sui grandi temi che segnano l’esistenza umana nel corso del suo faticoso cammino.

Il ricco patrimonio di esperienze vissute e maturate, la lucida e quasi distaccata analisi con la quale vengono descritte, con efficace rapidità,  anche  modifiche radicali che investono l’assetto della società del nostro tempo ( realistico anche se sconvolgente il ritratto della famiglia d’oggi – pag. 65 ), alimentano, di certo, una struggente sofferenza nel poeta che crede nel passato e non accetta il nuovo perché si ritrova pienamente nel vecchio ( pag. 39 ). Per fortuna a suo sollievo intervengono  ricordi e desideri: la calza povera allestita dalla mamma per i due fratellini la notte dell’Epifania, riempita solo di qualche biscotto e poche caramelle,  o la possibilità di rivedere con gli occhi di un bambino i fiocchi bianchi della neve che cade lentamente dal cielo.

L’avanzata maturità solleva ancora una volta lo spirito del poeta tanto da consentirgli di elevare la più alta e suggestiva delle preghiere: ‘ Signore, dammi luce per vedere questo mondo ch’è così bello, sino alla fine dei miei giorni ‘.

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