L’ILLUMINATA PEDAGOGIA DEI MAESTRI DI REGGIO CALABRIA
Salerno, 18 febbraio 2012
Ambrogio IETTO
IL PROCURATORE E I MAESTRI
La notizia che in questi giorni ha sollevato l’animo mio dallo scoramento prodotto dai tanti, dai troppi episodi di corruttela, di malcostume, di prevaricazione, di violenza di cui è costretta ad interessarsi la cronaca quotidiana, giunge da un consesso previsto della nostra Carta Costituzionale in alcuni articoli collocati all’interno del Titolo IV della stessa: il CSM, l’organo di autogoverno della magistratura, ha nominato all’unanimità procuratore della Repubblica di Roma, col voto favorevole di tutti i componenti togati e laici dei diversi orientamenti politici e delle varie correnti, Giuseppe Pignatone in precedenza procuratore aggiunto a Palermo e tuttora procuratore capo a Reggio Calabria.
In tutta verità non è stato il voto unanime dell’alto consesso, il più delle volte diviso al suo interno sia per la nomina dei responsabili degli uffici più delicati sia per le questioni relative al difficile, sofferto rapporto tra politica e giustizia, né il giudizio lusinghiero espresso sul conto dello stesso procuratore dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, a ridimensionare l’entità del mio ormai consolidato pessimismo.
Il sia pur fioco squarcio di speranza arriva da un passaggio della relazione del consigliere dello stesso CSM Tommaso Virga che, nel motivare la proposta di nomina a favore del collega Pignatone, ha riferito di una lettera giunta all’organo di autogoverno ed inviata da un gruppo di maestri elementari di Reggio Calabria. Nella missiva gli insegnanti sollecitavano il CSM a non trasferire dal capoluogo calabro il procuratore perché da quando era arrivato lui a dirigere il delicato ufficio della procura ‘ era cambiato tutto in meglio’. Ecco, è proprio questo particolare che sollecita l’animo mio a non disperare del tutto, a non perdere definitivamente il senso di un’attesa fiduciosa di un futuro migliore per il nostro Mezzogiorno.
A scrivere la lettera al CSM, si rifletta attentamente, non è stato uno degli ordini professionali direttamente o indirettamente interessato ad un sereno funzionamento degli uffici giudiziari ( avvocati, commercialisti, ingegneri, architetti, medici ) né l’iniziativa è partita da organismi rappresentativi del mondo produttivo ed imprenditoriale ( Associazione degli industriali, Camera di commercio, Associazione Costruttori Edili, ecc. ). Come non risulta che siano stati espressi voti a favore della permanenza durevole del procuratore Pignatone a Reggio Calabria da parte di referenti istituzionali ( Comuni, Provincia, consiglieri regionali, parlamentari nazionali, esponenti di partiti e di organizzazioni sociali ) pur direttamente interessati a dare continuità ad un clima di recuperata anche se relativa sicurezza.
Il messaggio in tal senso, se volete pulito, ingenuo, post-romantico ma pedagogicamente forte, è arrivato, invece, da un gruppo di docenti della scuola primaria, di quel primo segmento del sistema formativo in cui, osservando sistematicamente il modo di essere, di agire, di relazionarsi dei singoli allievi nei riguardi del gruppo dei pari, è possibile cogliere con nitidezza atteggiamenti, comportamenti, schemi mentali, reazioni, considerazioni, convincimenti che risentono di forti condizionamenti socio – familiari orientati di solito, in quello specifico contesto antropologico, verso la pratica dell’intimidazione, della minaccia, dell’abuso, dell’omertà, della solidarietà interessata fra membri del medesimo sottogruppo, della prepotenza, della prevaricazione, della violenza vera e propria.
Da saggi educatori i maestri reggini, con altrettanto acume, hanno avuto modo di constatare, grazie alla quotidiana pratica di una fertile didattica comunicativa ed interattiva, gli effetti positivi, le ricadute significative che l’attività svolta dal procuratore Pignatone, nel reggino e nell’intera Calabria contro la ‘Ndrangheta’, ha prodotto sul complessivo miglioramento della qualità della vita.
Gli ottimi mediatori culturali, redattori della lettera inviata al CSM, di certo hanno intelligentemente colto episodi critici, come il bazooka collocato dinanzi la sede della procura della Repubblica di Reggio pronto a sparare i suoi proiettili anticarro per ammazzare Pignatone, o i successi eclatanti conseguiti contro la malavita organizzata calabrese emigrata al Nord, per sottolineare come la cultura della legalità, il rispetto delle leggi risultino garanti di una serena, feconda convivenza civile.
I maestri calabresi hanno avuto l’intelligenza e la sensibilità di ampliare il loro orizzonte riflessivo, immaginando un futuro in cui quei loro piccoli allievi possano rivendicare, da adulti effettivamente responsabili e liberi, il legittimo spazio di cittadinanza attiva che a loro spetta.
Un traguardo questo non impossibile a condizione che la Calabria, il Mezzogiorno, l’intero nostro Paese siano guidati non da uno ma da tanti Pignatone.