LA VALORIZZAZIONE DEL CENTRO STORICO DI SALERNO RESTA SUBORDINATA ALL’ATTIVAZIONE DI SIGNIFICATIVE ISTITUZIONI DI FORMAZIONE E DI ANIMAZIONE CULTURALE

Salerno, 1 marzo 2012
Ambrogio IETTO
TRA CONSERVATORIO, CONVITTO E COMPLESSO SANTA SOFIA

La stampa locale ha dato notizia del temporaneo trasferimento di una parte delle attività didattiche del Conservatorio statale di musica ‘Martucci’ dai locali storici di via De Renzi agli ambienti che in tempi passati ospitavano una delle scuole comunali dell’infanzia situata in via Bottiglieri. Si legge ancora che altre attività formative verranno svolte presso l’istituto secondario di secondo grado ‘ Alfano I’ che, nel recente riassetto del sistema scolastico riguardante il secondo ciclo di istruzione, è riuscito ad essere destinatario anche dell’indirizzo di liceo musicale e coreutico.
Questa complessa, disarticolata e, purtroppo, poco produttiva operazione di ripiego, cui sono stati costretti gli organismi amministrativi e tecnico – didattici del Conservatorio musicale cittadino, si è resa necessaria per indispensabili interventi di ristrutturazione degli ambienti che per decenni ospitarono la vecchia scuola musicale pareggiata annessa all’Orfanatrofio ‘Umberto I’, poi trasformata nel 1964 in sezione staccata del Conservatorio ‘ San Pietro a Maiella’ di Napoli e, quindi, grazie all’intervento del nostro conterraneo Salvatore Valitutti, ministro dell’istruzione, elevata nel 1980 alla dignità di istituzione scolastica autonoma.
La condizione oggettiva di precarietà edilizia e di scarsa funzionalità del Conservatorio ‘ Martucci ‘ ad una didattica speciale, qual è quella di un processo di insegnamento – apprendimento finalizzato all’acquisizione delle competenze proprie di strumentista solista ed orchestrale, risale di fatto alla sua erezione ad istituzione formativa autonoma.
In quell’epoca conservatori di musica, istituti d’arte e licei artistici erano incardinati in un ramo della burocrazia ministeriale non elevato nemmeno ad autonoma direzione generale e le competenze a dotare queste istituzioni degli ambienti necessari per funzionare furono assegnate, in termini piuttosto ambigui, ai comuni.
Per il Conservatorio di Salerno l’amministrazione dell’Orfanotrofio ‘Umberto I ‘ si impegnava all’origine, in sede di sottoscrizione della ricordata convenzione col Ministero della Pubblica Istruzione, recepita dalla legge n. 881/1965, a mettere gratuitamente a disposizione i locali, a provvedere alle spese per la manutenzione ordinaria e straordinaria, per il riscaldamento, l’illuminazione, l’acqua potabile e per l’assicurazione contro gli incendi.
Il Comune di Salerno, dal canto suo, sottoscriveva l’impegno a versare allo Stato un contributo annuale di quattro milioni di lire mentre il Ministero dell’istruzione avrebbe assunto nei ruoli dei conservatori statali di musica gli insegnanti in servizio presso la scuola pareggiata di musica.
Ora i conservatori, definiti ‘ istituzioni di alta cultura’, sono incardinati nella Direzione generale per l’alta formazione artistica, musicale e coreutica, facente parte del Dipartimento per l’Università e la Ricerca. Essi godono della medesima autonomia degli atenei, rilasciano lauree di durata triennale e lauree magistrali a seguito di frequenza di un biennio successivo di studi, possono progettare, organizzare e gestire master post – lauream.
Quello di Salerno è anche nelle condizioni di pagare il canone mensile di 1800 euro al Comune per l’utilizzazione dei locali della scuola materna dismessa di via Bottiglieri!
Dentro il centro storico, giustamente destinatario delle costanti attenzioni del sindaco De Luca per una sua piena valorizzazione, funziona anche il Convitto Nazionale, un’altra istituzione educativa dal passato glorioso istituita duecento anni fa da Gioacchino Murat al fine di formare la classe dirigente del Regno di Napoli.
All’indomani dell’unità d’Italia generoso fu l’impegno della borghesia liberale per potenziare il nascente sistema scolastico nazionale con lasciti e donazioni. Così anche il Convitto di Salerno risultò destinatario di consistenti e numerose proprietà fondiarie disseminate prevalentemente nell’agro sarnese nocerino. Questi beni sono ancora di proprietà del Convitto anche se l’irresponsabilità di molti rettori che si sono succeduti alla sua guida e di tanti pubblici amministratori avvicendatisi nei diversi comuni, nel cui territorio rientrano questi lotti, hanno consentito su di essi la costruzione di immobili i cui proprietari risultano ipotetici discendenti della prima generazione di affittuari. Insomma una vera e propria dilapidazione di un pubblico patrimonio.
Ebbene anche il Convitto ‘ Tasso ‘ di Salerno continua a sopravvivere scolasticamente, erogando un servizio assolutamente diverso da quello offerto fino agli inizi degli anni sessanta quando la molto contenuta rete scolastica, in particolare quella relativa agli istituti di secondo grado, consigliava le famiglie residenti in centri lontani dal capoluogo di fruire di questa struttura.
Ora il Convitto ospita qualche sezione di scuola dell’infanzia, un corso di scuola primaria e di secondaria di primo grado e poche classi di ginnasio e di liceo. In passato, quando la Salernitana militava nelle serie nazionali, degli introiti arrivavano dalla permanenza a pieno tempo dei calciatori del settore giovanile.
La descrizione, se si vuole anche piuttosto analitica delle due istituzioni formative e della loro effettiva identità, serve per offrire ai referenti direttamente interessati ( Comune, organismi amministrativi e didattici del Conservatorio, dirigente – rettore del Convitto e relativi organismi collegiali ) elementi di conoscenza tendenti a valorizzare al meglio la loro naturale ‘mission ‘.
L’ente locale ha interesse prevalente a valorizzare il centro storico mentre i responsabili del Conservatorio, elevato a struttura parauniversitaria con ben 135 docenti, e del Convitto, destinato da tempo ad una sopravvivenza sterile con una pletora di dipendenti, sono chiamati a dare piena dignità alla loro funzione. Pensare ad un raccordo funzionale ed organico tra le due istituzioni non è follia. Ipotizzare una scuola primaria potenziata nel curricolo delle attività artistico – espressive, una scuola secondaria di primo grado ad orientamento musicale – strumentale, ad un liceo musicale quinquennale significa orientare da subito potenzialità cognitive e creative fertili verso un percorso formativo di lungo termine che avrebbe come naturale sbocco la formazione di alto livello garantita dal Conservatorio.
Famiglie dimoranti fuori sede con figli preadolescenti e giovani sensibili al linguaggio artistico – musicale – coreutico potrebbero trovare pertinente e rassicurante la soluzione residenziale del Convitto. La sistemazione edilizia risulterebbe decisamente funzionale alle due istituzioni, mettendo il Comune a disposizione parte del contiguo Complesso monumentale di Santa Sofia che, dopo i grandi eventi collegati alle mostre su Mirò, Chagall, Caravaggio, Picasso, vive ora vita piuttosto grama di macrocontenitore utilizzato di tanto in tanto per iniziative di fatto modeste.
Ovviamente questo contributo vuole rappresentare soltanto una proposta per l’ avvio di una riflessione responsabile su una questione di grande dignità culturale se rapportata anche all’attuale, dignitosa valorizzazione del teatro Verdi e all’auspicato, complessivo miglioramento della qualità della vita nel centro storico della città.

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