LA SCUOLA IN CAMPANIA: 1820 DOCENTI GIA’ PRESELEZIONATI IN GARA PER 224 POSTI A DIRIGENTE SCOLASTICO RISULTATI INESISTENTI

 

Salerno, 5 marzo 2012

Ambrogio IETTO

224 POSTI DISPONIBILI SOLO NEL BANDO DI CONCORSO

Nei giorni scorsi, nel corso di un incontro organizzato dall’Associazione Nazionale Presidi ( ANP ) ad Avellino, autorevoli esponenti della gerarchia amministrativa del MIUR  si sono soffermati sullo stato di avanzamento dei lavori di lettura, di analisi, di interpretazione  e di valutazione degli elaborati relativi al concorso a posti di dirigente scolastico in atto in Campania.

Le informazioni offerte ai presenti avrebbero dato, così, indiretto riscontro alla specifica richiesta avanzata nel merito il 20 gennaio scorso a tutti i direttori degli Uffici Scolastici Regionali dal presidente nazionale della stessa associazione professionale. La sostanza delle indicazioni espresse si essenzializzerebbe nella pubblicazione dell’elenco degli ammessi alla prova orale nel corso del prossimo autunno 2012. Semplice ma banale la motivazione: sono troppi i compiti da esaminare e da valutare con un giudizio articolato e col corrispondente punteggio non inferiore a 21/30 da assegnare in ciascuna prova scritta.

Che l’informazione data in una pubblica assemblea sia espressione di infondatezza e di infantile ricerca di fragili, contestabili alibi è presto dimostrato. Il direttore generale dell’ufficio Scolastico Regionale per la Campania, nel redigere e sottoscrivere il decreto del 3 gennaio 2012, relativo alla nomina e alla costituzione della commissione principale e delle sottocommissioni del concorso in oggetto, ha richiamato giustamente, nel dispositivo del provvedimento,  il comma 2 dell’art. 7 del bando di concorso sottoscritto in data 13 luglio 2011 dal direttore generale del Miur Luciano Chiappetta e il dato oggettivo dei 1820 candidati che hanno sostenuto nella circoscrizione di sua competenza le prove scritte il 14 e il 15 dicembre 2011.

Di conseguenza il numero degli elaborati spettanti a ciascuna delle quattro commissioni operanti in Campania si attesta su 455 compiti per ciascuna delle due prove e, quindi, decisamente al di sotto della soglia 500 posta quale limite invalicabile dal citato comma 2 dell’art. 7 del bando.

Tutte le commissioni impegnate nelle diverse regioni d’Italia sono tenute di fatto a valutare un numero di elaborati più o meno corrispondente a quello assegnato ai commissari campani né risulta che questi ultimi siano affetti da lentezza congenita.

La causa vera, invece, va ricercata in un pasticciaccio, in un lavoro confuso e raffazzonato, svolto dall’ufficio scolastico regionale con l’avallo della competente direzione generale del Miur, che fa seguito all’irresponsabilità manifestata dalla classe politica che si è avvicendata nella guida della regione Campania a partire dalla fase di applicazione del DPR n. 233 del 18 giugno 1998, relativo al dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche, e fino a quella attualmente coinvolta, per compiti istituzionali, in questa vicenda.

Come è ben noto l’articolo 2 di questo DPR, ai fini della concessione dell’autonomia e del riconoscimento della personalità giuridica alle singole istituzioni scolastiche, fissava quali parametri da considerare la presenza stabile di una popolazione scolastica attestata tra 500 e 900 alunni. L’eccezione, quantificata in non meno di 300 allievi, riguardava le scuole funzionanti nelle piccole isole e nei comuni montani.

Per circa dieci anni si è trovato comodo nicchiare, dribblando il problema. Sindaci, consiglieri e giunte provinciali, assessori regionali all’istruzione demagoghi, tranquillizzati dalle organizzazioni sindacali della scuola interessate anch’esse a mantenere lo statu quo, sono stati irresponsabilmente soddisfatti di assicurare al dirigente della scuola di Pincopallino e al direttore dei servizi generali ed amministrativi dell’istituto di Vattalapesca il mantenimento del proprio posto di lavoro sotto casa.

Nello stesso tempo gli amministratori locali hanno potuto ostentare  ai propri elettori, chiamati a confermare il consenso, il successo ottenuto consistente nel mantenimento dell’autonomia ad una scuola asfittica e per niente rigogliosa nonostante il DPR n. 81/2009 avesse confermato i precedenti parametri . A questa logica, per niente espressiva di senso dello Stato e di responsabilità istituzionale, si sono dovuti adeguare i dirigenti generali che si sono avvicendati all’ufficio scolastico regionale della Campania, per molti anni stretti nella morsa di un governo centrale di centrodestra e di una giunta regionale di centrosinistra.

La situazione di crisi economica e finanziaria subentrata negli ultimi anni ha costretto il legislatore ad andare oltre le disposizioni codificate nel citato DPR n. 233/98. Così la legge n. 111/2011, nel convertire il decreto legge n. 98/11, ha soppresso tutte le istituzioni scolastiche rappresentate separatamente da direzioni didattiche e scuole medie di primo grado per trasformarle in istituti comprensivi, costituiti da almeno 1000 alunni, ridotti a 500 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani e in località con particolari specificità linguistiche.

Successivamente la legge n. 183 del 12 novembre 2011 ha previsto che alle istituzioni scolastiche autonome, costituite con un numero di alunni inferiore a 600 unità, ridotto fino a 400 nelle predette  località, non possono essere assegnati dirigenti scolastici con incarico a tempo indeterminato, disponendo, così, l’affidamento in reggenza delle stesse col posto di  DSGA assegnato in comune con altra scuola. Interessante risulta verificare cosa è accaduto di fatto in Campania in sede di implementazione delle nuove norme.

L’assessore regionale all’istruzione nell’agosto 2011, non accettando numeri e logica della legge n. 111/11, ha disposto il rispetto dei parametri risalenti al vecchio DPR n. 233/98 mentre, in sede di riassetto della rete scolastica, gli amministratori comunali e provinciali, magari per semplici motivi di opportunità logistica  e politica, hanno provveduto a contrarre di 141 unità le scuole autonome contro le 87 previste dall’assessorato regionale.

In conclusione oggi si contano in Campania, a partire dal prossimo settembre, 1.189 scuole autonome di cui 288 sottodimensionate e, quindi, guidate in reggenza da altrettanti dirigenti il cui organico complessivo si attesterà a 901 unità. Se si tiene conto che nel corrente anno scolastico i capi di istituto in servizio sono 1.251 e che dal prossimo primo settembre ne andranno via 150, così come risulta dal decreto direttoriale dello scorso 28 febbraio, in concreto i dirigenti in servizio dal prossimo anno scolastico saranno 1.101 contro un organico effettivo di 901 unità. Quindi ne resteranno in soprannumero 200 ( 1.101 – 901 ). Domanda conclusiva ma centrale di tutto il presente ragionamento: quali posti andranno ad occupare i 224 vincitori del concorso in atto  se già 200 loro vecchi colleghi saranno in esubero ?

A questo interrogativo non è certamente in grado di rispondere l’amministrazione scolastica che magari tenterà di giustificarsi non più coi troppi elaborati da valutare ma col fatto che il bando di concorso è datato 13 luglio 2011 mentre la legge che detta i nuovi parametri è di due giorni dopo anche se il decreto – legge da convertire era stato siglato  sette giorni prima ( n. 98 del 6 luglio ).

Insomma un autentico caos con migliaia di candidati in corsa, logorati dallo stress, dalle troppe controversie collegate a liste di quesiti sbagliati, a illustri esperti esposti al pubblico ludibrio, a pronunciamenti contraddittori  di Tar e di Consiglio di Stato, ad un librone galeotto inventato dai soloni del FormezItalia, all’impossibilità di fatto di essere impiegati in altra regione.

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