Archivio per aprile, 2012

25 APRILE: PURTROPPO NON E’ FESTA DI TUTTI

26 aprile 2012

 

Salerno 26 aprile 2012

Ambrogio IETTO

UN 25 APRILE DIVERSO

 

Anche quest’anno si è riproposta, con interventi quasi sempre dettati da distorte, strumentali ed unilaterali interpretazioni, la querelle correlata con la celebrazione del 25 aprile. Come è noto al testo del manifesto firmato dal presidente della Provincia on. le Edmondo Cirielli che, va ricordato, è anche l’attuale presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati, si sono vivacemente opposti esponenti delle varie aggregazioni partitiche, associative e sindacali naviganti nel variegato arcipelago della sinistra.

Ogni contributo presume di essere l’espressione della verità storica. Volano, così, giudizi piuttosto severi e anche, per certi aspetti, gratuiti. Gratificare anche con insulti e con atti di violenza la discutibile ed, eventualmente, anche opinabile interpretazione di un periodo storico tragico e tormentato del Paese, significa compiere analogo peccato di presunzione costruitosi e consolidatosi a seguito dell’acritica accettazione del verbo unidirezionale e didascalico di cattivi maestri.

Chi si interessa di storiografia sa molto bene quanto opinabili risultino non solo le sintetiche considerazioni raccolte nella paginetta di un sussidiario di scuola primaria ma anche, purtroppo, le analitiche, ampie monografie dedicate a personaggi o a periodi particolari della storia nazionale o mondiale.

L’obiettivo essenziale che è assegnato alla storia, fin dal primo ciclo del nostro sistema di istruzione (completamento del quinquennio della scuola elementare e del triennio della secondaria di primo grado) è individuato nella capacità – competenza, da parte dell’allievo,  di “comprendere e spiegare il passato dell’uomo partendo dallo studio delle testimonianze e dei resti che il passato stesso ci ha lasciato. La conoscenza storica si forma e progredisce attraverso un incessante confronto fra punti di vista e approcci metodologici diversi ( storici, archeologici, geografici, ecc. “. (‘Indicazioni per il curricolo ‘ – 31 luglio 2007 – Governo Prodi, ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni ).

Purtroppo va osservato che i 67 anni che ci dividono da quel 25 aprile 1945 sono, purtroppo, ancora  pochi per una lettura serena ed un’interpretazione corretta degli avvenimenti che hanno preceduto quella data. La celebrazione, appena conclusasi dei  150 anni dall’unificazione d’Italia, ha confermato, dal canto suo, che i cento e più libri pubblicati per l’occasione hanno finito col lacerare ulteriormente la già debole unità politica e culturale del nostro Paese.

Se la storia corre il rischio di diventare così parziale ed opinabile, allora può essere giustificata anche la scelta operata da chi scrive di aderire ieri mattina, molto spontaneamente, alla simpatica iniziativa coordinata dalle sezioni cittadine del Club Alpino Italiano e di Legambiente che hanno dato appuntamento, alle 9.30 in Villa Comunale, per intraprendere a piedi il percorso in salita verso il castello di Arechi e la Bastiglia, attraversando tutto il cuore del centro storico, da Porta di Mare a via dei Canali, passando per via Tasso e salendo per le rampe di San Lorenzo, per intraprendere poi, dopo aver attraversato via De Renzi, le centinaia di gradoni della pineta che porta al belvedere del castello.

Il contatto diretto con la natura, l’incontro occasionale per la prima volta con persone dotate di autonomia critica e, quindi, di assoluta libertà di pensiero, lontane mille miglia dalle muraglie ideologiche di chi si è educato al pensiero unico, hanno consentito di osannare davvero i principi di libertà depositati nei Titoli I – II – III e IV della Prima Parte della Costituzione.

Nel pomeriggio, grazie anche al sopraggiunto tempo di avanzata primavera, il centro cittadino si è riempito di migliaia di ospiti provenienti dalle località lontane della provincia e della regione. Molti negozi sono stati aperti e, probabilmente, il sacrificio di questi commercianti non è risultato del tutto inutile dal punto di vista degli introiti.

Nonostante le sofferenze oggettive, derivanti da una condizione non positiva della nostra economia, la gente è stata ben lieta di festeggiare in questo modo semplice il proprio 21 aprile, manifestando chiara allergia nei riguardi di tutti i tromboni di professione che osano pontificare nel merito delle troppe tragedie, verificatesi prima di quel 25 aprile 1945, e che non poche volte videro gli uni contro gli altri armati anche all’interno delle stesse famiglie di appartenenza.

Partigiani e repubblichini seguirono, senza dubbio in buona fede, idee e principi risultati opposti e cause scatenanti di troppi eccidi e di efferate distruzioni.

Nella debole democrazia che ci ritroviamo è già considerato atto coraggioso o incosciente esprimere opinioni in libertà nei confronti del potente di turno. Questo, si sa, accade anche e, soprattutto, per colpa dei troppi servitori del padrone che si contano in giro.

Liberarci da questi condizionamenti e rivendicare il proprio diritto ad esprimere liberamente le proprie idee, senza offendere l’altro, rappresenta già un traguardo importante nel difficile percorso finalizzato alla piena conquista della cittadinanza attiva.

PARMA NON E’ LA CITTA’ IDEALE DA IMITARE

21 aprile 2012

 

Salerno, 21 aprile 2012

Ambrogio IETTO

SALERNO CITTA’ DELLA FAMIGLIA ?

 

“ E’ pur vero che, almeno il Dio cristiano, non è indifferente alla storia umana; è piuttosto un Dio che ci ama e che paga col suo sangue il suo amore. E’ un Dio che quand’anche si eclissasse del tutto nella nostra storia, non smetterebbe per questo di amarci. E se questo è vero, allora dobbiamo guardare anche alla vicenda della nostra società postmoderna con altri occhi, direi quasi con più fiducia. Se Dio ci ama, allora dovunque sia l’uomo ci sarà sempre anche Dio. Finché l’uomo continuerà a porre le domande di sempre, in un modo o in un altro, egli dovrà fare i conti con Dio “.

Questo uno dei passaggi più significativi della relazione svolta lo scorso novembre dal prof. Sergio Belardinelli, ordinario di sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università degli Studi di Bologna, presso la Pontificia Università della Santa Croce, alla presenza del Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

Probabilmente sarà stata anche la convinta e condivisa elaborazione di  questo concetto ad orientare il nostro Arcivescovo Mons. Luigi Moretti a compartecipare, facendo anche collocare il suo stemma personale sotto quelli dell’Hippocratica Civitas con S. Matteo e della ‘S’ di Vignelli, a suggello del convegno concertato con l’Amministrazione comunale sul tema ‘ Salerno città della famiglia ‘ in programma  oggi pomeriggio presso il Salone dei Marmi di Palazzo di Città.

Ed è proprio giusto e, forse, anche opportuno che si debba guardare la ‘ nostra società postmoderna con altri occhi … quasi con più fiducia ‘, come molto puntualmente sostiene il prof. Belardinelli, cui è stata affidata la relazione centrale dell’incontro pubblico odierno.

Un tempo, quando i bambini attendevano ‘ Carosello ‘ per poi andare tutti a nanna, la fiducia la chiedeva soltanto la Galbani per i suoi prodotti caseari. Ora essa va concessa a tutti e, in particolare, agli amministratori della cosa pubblica della nostra città che il prossimo 26 maggio saranno tenuti, quasi per elementare sillogismo aristotelico, ad esternare segnali di fiducia e di speranza anche alle centinaia di coppie di gay e di lesbiche che, a conclusione del Campania Pride, ospitato dal 12 al 27 dello stesso mese presso l’area comunale dell’ex Salid, sfilando in corteo anche sotto Palazzo di Città, legittimamente chiederanno delle soluzioni amministrativo – giuridico – politiche che consentano di estendere anche a loro i benefici collegati alla Family Card ed ostentati in occasione della conferenza stampa di mercoledì scorso. Alimenta qualche perplessità, invece, lo slogan scelto di ‘ Salerno città della Famiglia ‘. Almeno per due motivi: il primo perché è già città europea, mediterranea, del sole, del sorriso … e di tante altre cose, il secondo motivo perché ruba a Parma il copy-right così come è avvenuto con Torino con le ‘Luci d’artista’. Poi, senza nulla togliere alla storia e al fascino della bella e solenne città emiliana, gli esempi che sono arrivati in tempi recenti da un pubblico amministratore e da un funzionario di quel comune non sono dei più edificanti dal punto di vista pedagogico.

Soprattutto perché, secondo le motivazioni addotte  dalla locale autorità giudiziaria, l’attività lucrativa realizzata con mezzi illeciti dai due suddetti signori in combutta con due imprenditori danneggiava proprio le famiglie parmigiane e, in particolare, i minori frequentanti le scuole dell’infanzia e primarie che fruivano della mensa scolastica, oggetto dell’operazione ‘ tangenti ‘.

 Qualche giorno prima, esattamente il 24 giugno del 2011, ad essere privati della libertà personale, nel corso del secondo atto dell’operazione ‘Green Money ‘ ( Denaro verde ), erano stati  tre dirigenti del Comune, tra cui il comandante della polizia municipale, sei imprenditori e un investigatore privato. Anche in questo caso gli ipotizzati reati di corruzione e  contro la pubblica amministrazione fanno riferimento al verde pubblico, ai parchi, ai giardini, cioè ad ambienti particolarmente riservati a genitori e a bambini. Un’altra inchiesta vede accusato l’assessore alla pubblica istruzione per essersi accontentato temporaneamente di un I pad per il cambio di destinazione di un edificio ad asilo nido di proprietà privata. Insomma Parma, con tutto il rispetto, non è proprio l’esempio da imitare.

Per tentare di dare un segnale alla cittadinanza che ha pubblicamente espresso la propria protesta per tanto malaffare il sindaco è stato costretto a dimettersi e al suo posto è stata inviata, in qualità di commissario, l’attuale ministro dell’interno Annamaria Cancellieri che, chiamata successivamente da Monti a reggere il delicato dicastero, ha provveduto poi di persona a chiedere al Presidente della Repubblica, in sua sostituzione, l’emanazione del decreto di nomina all’attuale commissario dr. Mario Ciclosi.  

Comunque il sindaco De Luca, per dare concretezza allo slogan ‘ Città della Famiglia’, dovrà rivedere alcuni suoi provvedimenti e dare una svolta radicale, quasi impossibile, all’assetto urbanistico della città. Ad esempio non dovrà più concedere alle giovani coppie, che già dedicano per oggettivi motivi di lavoro e di organizzazione dei loro impegni quotidiani pochissimo  tempo ai loro bambini, la possibilità di lasciarli il venerdì e il sabato sera al ‘parcheggio comunale’ per andare a divertirsi alla movida. Inoltre sarà tenuto a considerare che Parma ha un asilo nido per 715 abitanti, Salerno ne ha uno per 1731 abitanti, che la città emiliana ha una densità pari a 716 abitanti per chilometro quadrato mentre  a Salerno siamo in  2.358 a vivere in un kmq., che Parma ha 33 campi di calcio, tennis e calcetto  all’aperto  contro le pochissime unità di Salerno, che a Salerno le famiglie per far svolgere un po’ di attività sportiva ai propri figlioli sono costretti a versare contributi consistenti alle tante associazioni concessionarie delle palestre scolastiche.  Nei fatti sono solo alcune parrocchie che, grazie al generoso volontariato di tanti giovani, animano nella più assoluta gratuità, in alcuni pomeriggi della settimana, il tempo libero di bambini e fanciulli.

L’elenco potrebbe continuare, richiamando, ad esempio,  i pericoli  cui vanno incontro i minori a causa della libera circolazione di centinaia di biciclette condotte da adulti costretti ad  evitare le strade ordinarie per motivi di sicurezza, non potendo disporre di una pista ciclabile.

Decine di edifici che ospitano scuole del primo ciclo di istruzione sono prive di palestre, di strutture idonee ad attività laboratoriali e di ambienti polivalenti. Anzi alcune di esse, come la scuola primaria ‘Vicinanza ‘ e il liceo ‘Regina Margherita’, ospitano dal 1980, anno del sisma, uffici giudiziari, sottraendo spazi essenziali alla didattica.

Insomma definire Salerno anche ‘ Città della famiglia ‘ sembra un po’ troppo.

 

LA CULTURA E’ ANCHE E SOPRATTUTTO IL NOSTRO PASSATO

19 aprile 2012

 

Salerno, 19 aprile 2012

Ambrogio IETTO

LA CULTURA E I GIOVANI

 

Siamo al centro della Dodicesima Settimana della Cultura voluta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Come le altre Sovrintendenze d’Italia anche quella di Salerno ed Avellino ha fatto del suo meglio presso  enti  ed organismi istituzionali locali al fine di coinvolgerli in attività finalizzate a promuovere beni e risorse culturali disponibili nei rispettivi territori.

E’ giusto sottolineare che un numero non trascurabile di Comuni della provincia salernitana ha assicurato la propria adesione, concentrando l’attenzione, come è giusto che fosse, su testimonianze significative del patrimonio culturale locale. Ne è scaturito un elenco non solo ricco ma anche variegato di risorse che consentono al visitatore – osservatore di riconsiderare, a seguito di un itinerario organico da programmare e compiere, un percorso retrospettivo di straordinario interesse identificabile con le tappe più importanti acquisite dall’umanità nel corso del suo cammino verso la civiltà.

E’ sufficiente anche limitarsi a scorrere la lista di aree archeologiche e museali di proprietà statale situate nella nostra provincia per rendersi conto della qualità  di un patrimonio inestimabile: antiquarium ed area archeologica di Villa Romana a Minori, l’area archeologica e il museo nazionale di Eboli e della Valle del Sele, l’area archeologica di Nocera Superiore, di Sarno con l’integrazione del  prestigioso Palazzo Capua, di Foce Sele nel comune di Capaccio, di Buccino, di Fratte e del museo diocesano a Salerno, dell’Antiquarium di Sala Consilina, della certosa di San Lorenzo a Padula, del prezioso museo etrusco dell’Agro Piceno a Pontecagnano e di quello greco – dorico di Paestum arricchito dalla sua  vasta area archeologica.

A queste straordinarie ricchezze si aggiungono un po’ ovunque  importanti ed accattivanti risorse riconducibili all’ arte, alla storia, alla letteratura, al  paesaggio, alla natura ( uniche nel loro genere le grotte di Pertosa e di Castelcivita ).  Un simile patrimonio, dunque, si colloca nella categoria dei beni che, alimentando la curiosità propria dell’essere umano, ne stimola l’attività osservativa, ne incentiva i processi cognitivi, sollecita l’intelligenza a costruire collegamenti, correlazioni, interdipendenze, contribuendo ad affinare sempre più  l’autonoma riflessione critica. Dunque la cultura è tutto questo, è fattore determinante nell’affinamento delle capacità ragionative e nella formazione della personalità.

I giovani di oggi, nella generalità dei casi, non sono particolarmente attratti dalle testimonianze del passato. I loro primari interessi sono orientati verso nuove espressioni culturali, agevolmente veicolate attraverso i prorompenti ed invasivi canali mediatici. Di certo hanno favorevoli ricadute iniziative orientate a stimolare, mediante raccordi interdisciplinari tra cinema, teatro, danza, musica, scrittura, nuove potenzialità espressive e tendenze culturali innovative.

La domanda essenziale da porsi è se l’attenzione specifica ed unilaterale a forme artistiche d’avanguardia  senza robusti radicamenti critici nelle espressioni culturali  più significative del passato, costituisca un vero e proprio arricchimento dell’identità del giovane. E’ facile argomentare che il recupero critico del patrimonio culturale del passato spetta alla scuola, istituzionalmente deputata a trasmettere, a mediare e ad elaborare cultura.

Purtroppo va evidenziato a chiare lettere che la scuola sempre più si allontana da questo suo obiettivo istituzionale,  perseguendo anch’essa itinerari prossimi  agli interessi immediati dei ragazzi. Ci si rende conto che  delineare un percorso didattico – metodologico che favorisca intelligenti correlazioni tra presente e passato non è operazione semplice. Necessita che il docente – mediatore culturale irrobustisca notevolmente i suoi saperi, coltivi costantemente la sua formazione continua ed abbandoni la didattica trasmissiva e logocentrica che il più delle volte produce tra i giovani disattenzione e noia.

Ovviamente la scuola va anche aiutata. Non è concepibile, ad esempio, che nella nostra città l’accostamento al linguaggio della musica lirica rappresenti un privilegio per determinate classi sociali. Anche un posto ridotto per studenti universitari al palco di quinta fila al nostro teatro comunale costa 40 euro. Mancano mattinate riservate a studenti delle superiori. Per una città che enfatizza gli interventi a favore della cultura non costituisce una referenza positiva esibire una stagione lirica di dignitoso livello, riservandone la fruizione  esclusivamente a determinate fasce della nostra comunità.

MORIRE A 26 ANNI SU DI UN CAMPO DI CALCIO

16 aprile 2012

 

Salerno, 16 Aprile 2012

Ambrogio  IETTO

 

LA TRAGEDIA DI MOROSINI

 

Ci sono eventi che non vuoi accettare e che, per un immediato, ingovernabile meccanismo di difesa, ti rifiuti di osservarne la dinamica che il video e le sequenze fotografiche, così spietatamente disponibili sul personal computer grazie alla banda larga, ripropongono ai troppi curiosi interessati a quanto accaduto.

La barcollante sagoma del povero Piermario Morosini, prima di accasciarsi definitivamente sul tappeto verde dell’Adriatico di Pescara, non è spettacolo da incuriosire. Tutt’al più è l’ennesimo dramma che, nel mentre ti  raggela e ti zittisce, attiva una serie ossessiva di domande.

E’ possibile soccombere alla spietatezza della morte quando si hanno appena 26 anni e si è stati giudicati perfettamente idonei alla pratica agonistica ? E’ stato fatto davvero l’impossibile da parte dei soccorritori per fermare l’azione aggressiva e dirompente dell’improvviso malessere ? Nell’apprendere notizie sul profilo di questo povero atleta e sul suo vissuto familiare è umanamente accettabile che si sia destinatari di vicende così struggenti e dolorose ?

E’ un’età quella di Morosini in cui  l’evento funesto andrebbe escluso pregiudizialmente per il semplice fatto che l’attività agonistica svolta da oltre un decennio presso club della massima serie calcistica, presuppone  al nostro tempo una costante opera di monitoraggio dello stato fisico con controlli non solo sistematici ma compiuti anche con sofisticate strumentazioni.

Chi scrive ricorda che, impegnato oltre quarant’anni fa nel semplice ruolo di arbitro di calcio presso la lega semiprofessionistica, veniva sottoposto, come tutti i suoi colleghi, presso il Centro di Coverciano, ad una scrupolosissima visita medica collegiale. Da allora l’evoluzione tecnica del gioco del calcio e l’apporto di avanzate tecnologie preposte alla rilevazione delle condizioni medico – cliniche dell’atleta, nel rendere ricorrenti e severi i controlli, assicurano solide garanzie al suo impiego agonistico sul terreno di gioco.

Sulla rapidità e sulla qualità dell’intervento dei soccorsi si sono aperte sulla carta stampata, negli appositi spazi televisivi e radiofonici e nella fitta rete di internet, le previste ed inevitabili polemiche. Le dichiarazioni rilasciate soprattutto da Leonardo Paloscia, primario di cardiologia all’ospedale di Pescara presente allo stadio, evidenziano l’irreversibilità del crollo cardiocircolatorio subito da Morosini.

Tra gli esperti non manca chi ipotizza possibili altre cause del decesso da poter conoscere solo a seguito di autopsia. Fa seriamente discutere il ritardato arrivo dell’autoambulanza a causa dell’ostacolo determinato da un’auto dei vigili urbani posteggiata in male modo. Di certo anche la magistratura aprirà un’inchiesta su questo atto di irresponsabilità compiuto da chi è preposto proprio a porre ordine.

Rode il cervello il terzo interrogativo. La storia di Piermario fa accapponare la pelle: sua madre muore quando il ragazzo ha appena 15 anni. Dopo appena due anni è la volta del padre. A 17 anni lo sfortunato aspirante calciatore si ritrova con una sorella ed un fratello entrambi disabili. Approdato ad Udine, dove può festeggiare l’esordio in serie A, gli arriva la notizia del suicidio del fratello.

Gli rimangono, così, due amori cui aggrapparsi per continuare ad avere coraggio e sopravvivere: il calcio che sembra dargli le soddisfazioni agognate e il bene profondo di Anna, la fidanzata friulana. Per il resto si ripropone quel terribile ‘perché’ che ritorna ossessivamente ogniqualvolta la ragione, anche quando è alimentata dalla forza della fede, è incapace di abbozzare un’ipotesi di risposta.

Questa ed altre domande ancora hanno tormentato la mente frastornata dell’ottimo giovane collega Silvio Baratta, lungo il suo triste viaggio in auto dalla città adriatica a Salerno,  dopo essere stato desolante osservatore e, purtroppo, puntuale notaio di una così tragica vicenda.

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