A SALERNO SONO IN VENDITA IMMOBILI DI INNEGABILE VALORE STORICO. UNA DECISIONE CHE MANIFESTA INCULTURA E MIOPIA POLITICO – AMMINISTRATIVA

 

Salerno, 12 aprile 2012

Ambrogio IETTO

LA BRUTTA FINE DEL SAN MICHELE

 

Era una tiepida giornata del dicembre 2005. Mario De Biase, all’epoca sindaco della città, e lo scrivente, uomo di scuola temporaneamente e straordinariamente prestato alla politica con l’incarico di assessore ai rapporti con l’Università, si illusero di vivere una giornata speciale, preparatoria ad un’intesa organica e salda da siglare col Magnifico Rettore Raimondo Pasquino, essenzialmente finalizzata a rafforzare e a riempire di contenuti l’ideale cordone ombelicale che univa e dovrebbe tuttora unire la città al suo ateneo localizzato presso il Campus, in territorio di Fisciano.

Dopo la felicissima intuizione del concittadino Giovanni Cuomo che, da ministro dell’Educazione Nazionale del governo Badoglio, da ottimo laureato in legge e in lettere personalmente redasse e fece approvare il Regio Decreto n. 149 del 9 marzo 1944 istitutivo dell’Istituto Superiore di Magistero dal quale scaturì la gemmazione dell’odierna università, si convenne, da parte delle autorità accademiche dell’epoca, di recuperare per la coniatura del logo del nascente ateneo l’espressione ‘Hippocratica Civitas ‘ incisa sullo stemma della città e di aggiungere  i lemmi ‘ Studium Salerni’.  Con questa intelligente sintesi si volle legittimare il legame forte intercorrente tra la polis e la propria accademia.

Quella giornata del dicembre 2005 fu dedicata esclusivamente ad apporre il simbolico sigillo tra le due istituzioni. La mattinata fu riservata, con la presenza del Rettore, all’inaugurazione, presso Palazzo Genovesi in piazza Sedile del Campo, della sede operativa di Salerno del CeRICT, Centro di Competenza Regionale su Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione, la cui gestione veniva affidata alla Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali della nostra Università, e del Convento di San Michele in via Bastioni 8, destinato all’accoglienza di docenti e ricercatori stranieri e all’organizzazione di attività didattiche ( master ) e di convegni a carattere internazionale. Le due strutture erano state concesse dal Comune di Salerno all’Università in comodato gratuito.

Nel pomeriggio della stessa giornata, presso la sala del Gonfalone a Palazzo di città, si svolse un seminario di studio sul tema ‘L’Università e il Territorio ‘ con la presenza del Rettore Pasquino, della prof. ssa Mariapaola Fimiani, prorettore, dei nove Presidi di Facoltà e dei direttori di tutti i Dipartimenti del nostro ateneo.

Molto stranamente fu assente ad entrambe le manifestazioni, quella antimeridiana e la pomeridiana, l’onorevole Vincenzo De Luca col quale erano stati preventivamente concordati il calendario della giornata e i temi da sviluppare nel corso dei programmati suoi interventi.

Il richiamo di questi precedenti appare pertinente nel momento in cui si legge la notizia della messa in vendita, unitamente ad altri immobili di prestigio situati nel centro storico della città,  del complesso  di San Michele e Santo Stefano di cui fu badessa Sichelgaita (1036/1090), figlia di Guaimario IV e seconda moglie di Roberto il Guiscardo.

Il Convento, restaurato ed arredato a cura dell’Università con una spesa di alcuni milioni di euro, a seguito di regolare bando reso pubblico il 2 febbraio 2004, fu dato in gestione ad una società di Cava de’ Tirreni che coniò il logo ‘Convento San Michele – Ars Hospitandi’. Se si esclude qualche rara iniziativa collegata all’Università per il resto l’attività è stata quasi esclusivamente rivolta ad ospitalità alberghiera e ad iniziative di degustazione di enogastronomia locale.

Una sola volta, era l’aprile del 2009, la cronaca ha riservato spazio all’ex Convento San Michele in occasione del ricovero urgente, avvenuto  all’ospedale Cotugno di Napoli per sospetta influenza suina, di una docente di antropologia di nazionalità messicana e per il successivo intervento dei Carabinieri del Nas.

Non si conoscono né interessano i motivi della rescissione del contratto tra l’Università e la Società chiamata a gestire la struttura. Ciò che amareggia e fa riflettere è l’annullamento del contratto di comodato gratuito e della contestuale restituzione al Comune di Salerno dell’ex Convento.

Corre voce che i lavori di restauro del Complesso non siano stati realizzati a regola d’arte. Se questa notizia risulta fondata vuol dire che l’Università ha avviato specifico contenzioso con la ditta che ha realizzato il restauro. Ma questo dato non giustifica l’annullamento dell’atto di comodato.

Tra l’altro ancora oggi è possibile leggere sul sito dell’Hotel ex Convento San Michele il commento di un ospite della struttura di accoglienza che appena qualche anno fa così scriveva: ‘ Non mi era capitato di essere ospitato in un luogo con tanta storia e tradizione. Ho soggiornato con la mia compagna in una camera particolare con un originale affresco conservato egregiamente, uno spettacolo di colori ed emozioni ed un terrazzino che affacciava sul centro storico di Salerno ‘. 

Della struttura, che comprende 13 camere contraddistinte da altrettante volte, una sala ristorante, un’aula multimediale, fa parte anche una sala conferenza il cui pavimento in vetrate solide  consente di intravedere ritrovamenti archeologici di un complesso termale risalente al periodo medioevale.

In una città priva di una struttura che faccia riferimento all’università e in un contesto culturale complessivo in cui difettano intese specifiche comune – ateneo, finalizzate ad assicurare, anche all’interno del centro cittadino, lo svolgimento di iniziative di dignitoso respiro scientifico curate dai vari Dipartimenti e dalle diverse Facoltà, è atto di inaudita cecità  politico – amministrativa privarsi di un simile complesso e metterlo in vendita a privati.

Il rapporto Città – Campus non può risolversi nella frequente ed attenta presenza fisica del Rettore Pasquino a manifestazioni pubbliche indette da istituzioni ed organismi associativi.

Né risulta, ad esempio, che rientri nei piani dell’Amministrazione Comunale destinare i vasti ambienti, sovrastanti il Teatro Verdi e ospitanti il Casino Sociale  in grave crisi finanziaria,  a sede di rappresentanza in città del Rettorato.

Le difficoltà che incontrano nella quotidianità le casse comunali non possono giustificare la vendita di una parte della storia della città. Piazza della libertà e reperti storici ed archeologici possono e debbono convivere.

I commenti sono chiusi.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi