LA CULTURA E’ ANCHE E SOPRATTUTTO IL NOSTRO PASSATO

 

Salerno, 19 aprile 2012

Ambrogio IETTO

LA CULTURA E I GIOVANI

 

Siamo al centro della Dodicesima Settimana della Cultura voluta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Come le altre Sovrintendenze d’Italia anche quella di Salerno ed Avellino ha fatto del suo meglio presso  enti  ed organismi istituzionali locali al fine di coinvolgerli in attività finalizzate a promuovere beni e risorse culturali disponibili nei rispettivi territori.

E’ giusto sottolineare che un numero non trascurabile di Comuni della provincia salernitana ha assicurato la propria adesione, concentrando l’attenzione, come è giusto che fosse, su testimonianze significative del patrimonio culturale locale. Ne è scaturito un elenco non solo ricco ma anche variegato di risorse che consentono al visitatore – osservatore di riconsiderare, a seguito di un itinerario organico da programmare e compiere, un percorso retrospettivo di straordinario interesse identificabile con le tappe più importanti acquisite dall’umanità nel corso del suo cammino verso la civiltà.

E’ sufficiente anche limitarsi a scorrere la lista di aree archeologiche e museali di proprietà statale situate nella nostra provincia per rendersi conto della qualità  di un patrimonio inestimabile: antiquarium ed area archeologica di Villa Romana a Minori, l’area archeologica e il museo nazionale di Eboli e della Valle del Sele, l’area archeologica di Nocera Superiore, di Sarno con l’integrazione del  prestigioso Palazzo Capua, di Foce Sele nel comune di Capaccio, di Buccino, di Fratte e del museo diocesano a Salerno, dell’Antiquarium di Sala Consilina, della certosa di San Lorenzo a Padula, del prezioso museo etrusco dell’Agro Piceno a Pontecagnano e di quello greco – dorico di Paestum arricchito dalla sua  vasta area archeologica.

A queste straordinarie ricchezze si aggiungono un po’ ovunque  importanti ed accattivanti risorse riconducibili all’ arte, alla storia, alla letteratura, al  paesaggio, alla natura ( uniche nel loro genere le grotte di Pertosa e di Castelcivita ).  Un simile patrimonio, dunque, si colloca nella categoria dei beni che, alimentando la curiosità propria dell’essere umano, ne stimola l’attività osservativa, ne incentiva i processi cognitivi, sollecita l’intelligenza a costruire collegamenti, correlazioni, interdipendenze, contribuendo ad affinare sempre più  l’autonoma riflessione critica. Dunque la cultura è tutto questo, è fattore determinante nell’affinamento delle capacità ragionative e nella formazione della personalità.

I giovani di oggi, nella generalità dei casi, non sono particolarmente attratti dalle testimonianze del passato. I loro primari interessi sono orientati verso nuove espressioni culturali, agevolmente veicolate attraverso i prorompenti ed invasivi canali mediatici. Di certo hanno favorevoli ricadute iniziative orientate a stimolare, mediante raccordi interdisciplinari tra cinema, teatro, danza, musica, scrittura, nuove potenzialità espressive e tendenze culturali innovative.

La domanda essenziale da porsi è se l’attenzione specifica ed unilaterale a forme artistiche d’avanguardia  senza robusti radicamenti critici nelle espressioni culturali  più significative del passato, costituisca un vero e proprio arricchimento dell’identità del giovane. E’ facile argomentare che il recupero critico del patrimonio culturale del passato spetta alla scuola, istituzionalmente deputata a trasmettere, a mediare e ad elaborare cultura.

Purtroppo va evidenziato a chiare lettere che la scuola sempre più si allontana da questo suo obiettivo istituzionale,  perseguendo anch’essa itinerari prossimi  agli interessi immediati dei ragazzi. Ci si rende conto che  delineare un percorso didattico – metodologico che favorisca intelligenti correlazioni tra presente e passato non è operazione semplice. Necessita che il docente – mediatore culturale irrobustisca notevolmente i suoi saperi, coltivi costantemente la sua formazione continua ed abbandoni la didattica trasmissiva e logocentrica che il più delle volte produce tra i giovani disattenzione e noia.

Ovviamente la scuola va anche aiutata. Non è concepibile, ad esempio, che nella nostra città l’accostamento al linguaggio della musica lirica rappresenti un privilegio per determinate classi sociali. Anche un posto ridotto per studenti universitari al palco di quinta fila al nostro teatro comunale costa 40 euro. Mancano mattinate riservate a studenti delle superiori. Per una città che enfatizza gli interventi a favore della cultura non costituisce una referenza positiva esibire una stagione lirica di dignitoso livello, riservandone la fruizione  esclusivamente a determinate fasce della nostra comunità.

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