TRA VIOLENZA CIECA, DISASTRO GEOLOGICO E STUPIDO REGIONALISMO LA DIFFICILE IMPRESA DELLA SCUOLA

 

Salerno, 22 maggio 2012

 

Ambrogio IETTO

LA SACRALITA’ DELLA SCUOLA

 

Sabato 19 maggio: la ‘Freccia Rossa’, partita da Salerno alle 6.02, giunge puntualmente a Milano Centrale alle 11.40. Alla signora tassista che capita di turno preciso subito: ‘ per cortesia Casa Schuster,  in via Sant’Antonio al duomo’. Immediato il non richiesto riscontro espresso con tono distaccato, quasi freddo: ‘Anche lei al convegno sulla scuola? Ah, con quello che succede avete ancora voglia di discutere di alunni, di famiglia, di rispetto della legalità, di democrazia, di partecipazione ?’.

Apprendo, così, la tragica notizia di quanto accaduto a Brindisi in mattinata. La conducente ha una figliola più o meno della stessa età di Melissa, la bella, tenera sedicenne dilaniata dallo scoppio di una bomba costituita da tre bombole di gas, dotate di altrettante microcariche esplosive e collegate tra loro da fili elettrici.

E’ un vulcano in piena. Attraversiamo piazza Fontana e non mancano i richiami degli anni bui del terrorismo. Non è possibile, insiste l’occasionale interlocutrice,  che un tragico evento del genere venga programmato per colpire fiorenti adolescenti e una scuola.

Avrei voluto fare ascoltare, in quel momento, alle centinaia di migliaia di operatori scolastici ( docenti, dirigenti, personale tecnico ed amministrativo, collaboratori ausiliari ) l’alta considerazione che veniva espressa nei riguardi dell’istituzione scolastica da quella acuta e severa conduttrice del taxi: l’ambiente deputato all’apprendimento del sapere e all’esperienza diretta della socializzazione destinatario della medesima dignità e sacralità di un luogo di culto.

Crivi’s Hotel Milano. Ore 4.04 di domenica 20 maggio: due forti scosse, una dietro l’altra di magnitudo 5.9, mi svegliano di soprassalto. Ero abbandonato tra le braccia accoglienti di Morfeo e, nel subconscio, ho immaginato di trovarmi per la prima volta in uno dei tanti centri – benessere, non con una massaggiatrice dolcemente impegnata a trattare la mia schiena, ma a fruire del meccanico trattamento di un dispositivo impegnato a generare vibrazioni.

Dopo qualche secondo è arrivata la replica che mi ha ricondotto alla non bella realtà. L’istinto di sopravvivenza mi  spinge fuori della camera, nel corridoio di quel terzo piano. Cinque, dieci minuti di attesa all’altezza delle scale, pronto per arrivare almeno alla reception. Il silenzio tutt’intorno, però, è assoluto, tombale..

Convinto di avere fatto soltanto un brutto sogno, rientro in camera e, stanco per l’entità dell’impegno fisico e mentale del giorno precedente, mi riaddormento. Al mattino, in sala ristorante per la prima colazione, ognuno degli ospiti racconterà la sua percezione di quelle ondulazioni mentre le emittenti televisive danno notizia dei primi tre morti rilevati nel ferrarese.

Il viaggio di ritorno a Salerno, sempre su di una ‘Freccia rossa’ di Trenitalia, sottoporrà  ogni utente al fuoco di fila dei propri familiari che, man mano che arrivano le notizie sulle forti scosse successive ( 15.30 – 19.35), chiedono affannosamente, tramite cellulare, se il convoglio ha superato il territorio più prossimo all’epicentro del sisma.

L’arrivo liberatorio a casa trova terreno fertile in me a seguire l’incontro di finale di Coppa Italia  tra la Juventus e il Napoli in programma allo stadio Olimpico. In mente mia, superando ogni riserva mentale, mi dispongo a seguire la partita, sperando tanto che si risolva con una vittoria della squadra partenopea.

Il cerimoniale prevede, giustamente, l’esecuzione dell’inno di Mameli con l’intervento canoro della solista Arisa, una ragazza di Pignola, paesino della provincia di Potenza, che, pur avendo frequentato il liceo pedagogico, prima del successo, ha svolto diversi lavori umili: donna delle pulizie, cameriera, baby sitter. Grazie al diploma di parrucchiera e di estetista, conseguito a seguito di frequenza sistematica di un centro professionale di via Gonzaga della nostra città, ha potuto successivamente esplicare anche queste meglio referenziate attività.

L’Arisa non aveva dato nemmeno avvio all’esecuzione che dalla curva è arrivato ben marcato il coro ‘Noi siamo partenopei’ che va avanti senza soste fino alle prime parole di ‘Fratelli d’Italia’, sostituito poi da una valanga di fischi.

Ancora sofferente di mal di scuola decido di interrompere la visione dell’incontro, trasferendomi nello studio a riflettere, ahimè, sulla rabbiosa amarezza della conducente del taxi del giorno precedente. La sua sofferenza, espressiva della personale compartecipazione alla tragedia di Brindisi, ha elevato la scuola alla dignità sacrale di un luogo di culto. Ella avrà pensato che, tra tanti cattivi maestri che si trovano in giro, tra tutti i ceti, tra  le diverse appartenenze politiche e tra i più differenti ruoli istituzionali e non, resta soltanto la scuola, pur consapevole dei suoi limiti e delle sue negligenze, a tentare di alimentare i dichiarati valori del rispetto della legalità e della cittadinanza attiva, a portare avanti la necessità impellente, anche e soprattutto per il nostro Paese, di sensibilizzare le giovani generazioni alla  cultura della tutela ambientale idonea a favorire una diffusa presa di coscienza della fragilità geologica del nostro territorio già massacrato dalla logica speculatoria degli uomini, di educarle alla convivenza pacifica, al rispetto dell’altro e, in particolare, al rifiuto della violenza, alla difesa dell’identità nazionale e alla piena affermazione del valore sacro della vita.

I fatti, purtroppo, vanno in senso contrario e confermano amaramente che la scuola non è un’isola, sottoposta come è alla malvagità e alla cattiveria degli uomini.

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