E’ GIUSTO E QUALITATIVAMENTE APPREZZABILE TENERE IN PIEDI L’ATTUALE CARROZZONE DEGLI ESAMI DI MATURITA’ ?

 

Salerno, 19 giugno 2012

Ambrogio IETTO

QUALI ESAMI DI MATURITA’ ?

 

Domattina prendono avvio gli esami di maturità per migliaia di nostri ragazzi. E’ piuttosto naturale che essi vivano una vigilia contraddistinta da forte tensione emotiva e dal contestuale calcolo delle probabilità centrato, in particolare per la prova scritta di italiano, su questo o su quel protagonista della letteratura oppure sul problema di attualità colto nella sua maggiore o minore forza attrattiva e considerato, quindi, di particolare presa sui diciottenni di oggi.

Che i giovani partecipino emotivamente a questa esperienza è un bene. Sia pure solo per questo motivo li fa rassomigliare ai loro genitori e nonni e a quanti hanno dovuto  affrontare in precedenza questo ostacolo. Ovviamente i tempi sono cambiati ed oggi la vigilia delle prove scritte ( tema di italiano e di pedagogia, prova di matematica, versioni di latino, di greco e di lingua straniera ) è trascorsa prevalentemente navigando in internet o chattando lungo la fitta e folta rete di facebook e di twitter alla ricerca di informazioni che anticipino il testo da affrontare e risolvere.

Gli addetti ai lavori, a differenza dei ragazzi e delle loro famiglie direttamente interessate, si interrogano sull’opportunità o meno di tenere ancora in piedi questa giostra che vede migliaia di docenti e di dirigenti scolastici  spostarsi da un capo all’altro del territorio della propria provincia o della regione  a svolgere le funzioni di giudici esterni presso un’altra istituzione scolastica perché, almeno in teoria, garanti del rispetto delle procedure fissate dal legislatore e integrate con le più recenti disposizioni ministeriali.

Alla ricerca di un contatto diretto o indiretto con questo popolo di migranti si pongono altrettanti genitori, parenti ed amici di famiglia degli studenti candidati, interessati a chiedere comprensione, benevolenza e, se possibile, l’auspicato aiutino. Per ogni allievo, da parte dei rispettivi congiunti, vengono trovate le espressioni ritenute più giuste per esprimere una particolare condizione di disagio o di disadattamento vissuta dall’interessato: la frammentazione del proprio nucleo familiare a seguito di separazione o di divorzio dei genitori, il corso di studi frequentato all’insegna del continuo avvicendamento di insegnanti, un clima scolastico complessivamente contraddistinto  da lassismo e dalla scarsa autorevolezza dei suoi operatori, l’ambiente della classe di fatto condizionato da compagni demotivati e prevaricatori, il programma raffazzonato alla meglio dai docenti delle discipline oggetto delle prove d’esame.

E’ piuttosto raro che si evidenzino lo scarso impegno del candidato, la carenza di motivazione allo studio, una sua visione della vita centrata prevalentemente sul consumismo e sull’edonismo imperanti. Da questo possibile intreccio di critiche al sistema scuola e alla  nostra società, definita dagli stessi cointeressati sempre più liquida e priva di richiami valoriali, fioriscono quasi sempre esiti apparentemente incoraggianti con percentuali elevatissime di maturi e con un numero di valutazioni finali, arroccate su punti 100 su 100, che da anni consentono agli studenti meridionali primatisti di battere, in percentuale, gli omologhi colleghi del Nord. 

Poi, però, arrivano i risultati delle prove Invalsi e delle rilevazioni dell’OCSE – PISA che relegano i ragazzi del Mezzogiorno ad una soglia decisamente inferiore alla media nazionale e a quella  internazionale.

Allora viene da chiedersi: quale valore può essere attribuito a questi esami di maturità ? Allo stato attuale essi costituiscono per i maturi degli istituti tecnici e professionali un indicatore potenzialmente importante per l’azienda che ricerca un profilo di professione intermedia orientato verso un indirizzo specialistico di studi  contraddistinto da ben definite competenze. Se il voto conseguito alla maturità è eccellente e risulta acquisito presso un’istituzione scolastica considerata seria e qualificata l’impresa interessata all’assunzione valuterà con particolare attenzione il potenziale cognitivo e creativo  del giovane.

Per i molti che continuano gli studi universitari la valutazione ottenuta agli esami di maturità, invece, non inciderà più di tanto sul percorso formativo successivo. Ritornano, quindi, ad essere determinanti la qualità degli studi compiuti e, soprattutto, il grado di abilità raggiunto nel padroneggiare le competenze proprie dell’indirizzo intrapreso.

L’attuale ministro dell’istruzione Profumo ha avuto la bella idea di lanciare un sondaggio ‘ popolare’ sulla  vexata quaestio del valore legale del titolo di studio. Già il grande Luigi Einaudi ne invocava l’abolizione, posizione condivisa dal nostro Salvatore Valitutti, uno dei suoi più fedeli seguaci.

In sé la proposta presenta una sua fondatezza in quanto consente di accertare  l’effettivo  retroterra culturale e il vero patrimonio di competenze acquisito dal giovane, superando il limite e la discutibilità di una valutazione soggettiva, comunque opinabile.

Rimangono, però, due ostacoli: la libera circolazione del lavoro in ambito europeo che prevede precisi requisiti da documentare con un atto ufficiale che certifichi cosa è in grado di fare l’aspirante all’attività lavorativa e l’articolo 34 della nostra Carta Costituzionale che prescrive ‘ un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi’.

Questi sono discorsi complessi che ritornato di moda ad ogni scadenza importante del calendario scolastico. Per il momento è giusto augurare ai tanti giovani impegnati da domani nelle impegnative prove d’esame il classico ‘ in bocca al lupo! ‘.

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