L’ULTIMO, INTERESSANTE LIBRO DI ANGELO GUZZO

 

Salerno, 29 agosto 2012

Ambrogio IETTO

SCARIO, PAESE DELL’ALBA

 

Sere fa, col delicato patrocinio del quarto di luna che in questa fase terminale del mese di agosto lascia un’accattivante scia argentata sulle placide acque delle nostre coste, all’altezza della chiesa dell’Immacolata che si affaccia sulla suggestiva piazza di Scario, è stato presentato il libro di Angelo Guzzo, collega giornalista e scariota doc dal titolo ‘ Scario paese dell’alba’.

Anche per me, cortesemente coinvolto nella riflessione pubblica che si è tenuta insieme ad altri interlocutori,  sui tratti distintivi della consistente e preziosa opera ( 172 le pagine ), è stata questa l’occasione preziosa per chiedere all’autore gli elementi distintivi che rendono Scario, il borgo marinaro incastonato nel golfo di Policastro, il ‘ paese dell’alba’.

Non è questo il primo lavoro che Guzzo dedica alla stupenda frazione di San Giovanni a Piro di cui è stato fedele, innamorato cantore fin dagli anni della gioventù, quando risultava meno facile gestire le dinamiche emotive proprie dell’età dell’innamoramento.

In questo testo l’autore supera se stesso, avendo elaborato una riflessione organica di particolare interesse su uno del borghi marinari più famosi dell’intera costa tirrenica; trattasi, infatti, di una pubblicazione particolarmente utile anche ai fini pedagogico – didattici per allievi del primo e del secondo ciclo di istruzione sempre che la mediazione culturale risulti affidata a docenti motivati e sensibili al migliore recupero della storia, del paesaggio e delle tradizioni locali.

Di Scario sono delineate nel testo  le origini risalenti all’uomo di Neanderthal con il puntuale riferimento alla mandibola attribuita ad un bambino di 3-4 anni, rinvenuta nel 1984 e felicemente restaurata dagli esperti del Museo preistorico ed etnografico ‘Pigorini ‘ di Roma.

Dall’Era Quaternaria la rassegna di Guzzo, sempre attenta alla documentazione e ai riferimenti, spazia ai popoli di origine sabellica guidati da Licio Opida, all’approdo dei naufraghi di Clistene, ai coloni romani che si insediarono nell’area della vicina Pixous, l’odierna Policastro Bussentino, battezzando il sito col toponimo di Buxentum, alle incursioni spietate dei vandali e al fuoco dei Saraceni.

I richiami alimentano la curiosità anche dei non addetti ai lavori. Sullo stesso toponimo di Scario, ad esempio, Guzzo si sofferma quasi in modo didascalico, offrendo al lettore le quattro – cinque tesi più accreditate nel merito.

Il suggestivo centro balneare è scandagliato nei suoi tratti più suggestivi ed anche meno conosciuti: le diverse torri, le cappelle, il porto con la naturale area d’ancoraggio comunemente chiamata ‘ orecchio del porco’, il faro, le opere del pittore casertano Pasquale Iannotta all’interno della chiesa dell’Immacolata, la brutta avventura del naviglio ‘ Maria Concetta’ e la conseguente tradizione della ‘madonnina venuta dal mare’.

La parte del libro che presenta carattere di particolare originalità riguarda i richiami di specifico valore antropologico. I paragrafi riferiti alle imbarcazioni realizzate ed utilizzate un tempo per la primaria attività della pesca, alla descrizione delle tonnare, al profilo del calafato, l’operaio specializzato nella copertura delle fessure prodottesi nello scafo, alle macine recuperate un tempo presso  la grotta della ‘Molara’, al ‘catuozzo’, cioè la  carbonaia di  un tempo, alle calcare, vale a dire le tipiche fornaci costruite in pietra a secco, ai libbani, ovvero le corde ricavate dallo sparto, una pianta erbacea perenne, al commercio della mortella costituiscono fonti preziose non solo di informazioni più o meno inedite ma anche di sentimenti, di tradizioni, di storie umane dolorose come la tragedia verificatasi nel giugno 1867 nella cala di Marcellino con la morte di 12 donne e di due uomini.

Un lavoro importante quello redatto da Angelo Guzzo. Non una comune anche se completa guida, ma, soprattutto, un testo prezioso per recuperare il senso della memoria, condizione indispensabile per riflettere sul presente e delineare un’ipotesi di futuro soddisfacente per le giovani generazioni.

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