ALLA PRESENTAZIONE DELL’ULTIMO LIBRO DI DE MITA UN DE LUCA PARTICOLARMENTE LUCIDO NELLA RICOSTRUZIONE DI MEZZO SECOLO DI STORIA ITALIANA

 

Salerno, 23 Settembre 2012

Ambrogio IETTO

Un De Luca diverso

 

Le cronache pubblicate dai quotidiani locali all’indomani della festa del Patrono della città e nella stessa giornata di  domenica si soffermano con insistenza quasi parossistica sui possibili motivi che hanno tenuto lontano il sindaco De Luca dal rito della processione della statua del santo protettore e di papa Gregorio VII e sulle cortesi attenzioni che egli ha manifestato, puntualmente ricambiato, nei riguardi dell’ex presidente del Consiglio e già segretario nazionale della democrazia cristiana Ciriaco De Mita in occasione della presentazione dell’ultimo libro del politico irpino nel salone dei marmi di Palazzo di Città.

Non conosco le ragioni che hanno sconsigliato De Luca a prender parte, come ha sempre fatto negli anni precedenti, all’itinerante rito religioso. Se ha voluto in questo modo reagire a disposizioni non gradite, impartite al cerimoniere del duomo dall’arcivescovo mons. Moretti, ha sbagliato di grosso, confermando aspetti negativi ben noti del suo carattere.

Interessante sarebbe analizzare i precedenti che hanno potuto consolidare in De Luca il convincimento di poter disporre a proprio piacimento anche dei posti messi a disposizione delle autorità civili per la partecipazione al Pontificale del Santo.

L’eccessiva disponibilità da parte del presule emerito mons. Pierro nei riguardi del primo cittadino è ben nota. Egli ostentò con innegabile soddisfazione la partecipazione personale al voto per le primarie del partito democratico, recandosi a votare a prima mattina presso un seggio  situato sotto Palazzo di Città. Nel salone dei marmi e non nel salone degli Stemmi del Palazzo Arcivescovile l’arcivescovo emerito ritenne opportuno illustrare uno dei suoi documenti penitenziali per la Quaresima.

Il suo cerimoniere don Comincio Lanzara è stato il trait d’union tra la curia salernitana e l’amministrazione comunale. Al sindaco De Biase fu proprio mons. Pierro a chiedere che don Lanzara venisse nominato, in rappresentanza del Comune, presso il Consiglio di amministrazione della Fondazione Sichelgaita. 

E dire, però, che nonostante la brutta vicenda dell’Angellara Villaggio San Giuseppe e le prime conseguenze giudiziarie non proprio felici per la Chiesa salernitana, l’attuale Arcivescovo ancora venerdì scorso era  affiancato in processione proprio dallo stesso cerimoniere.

Comunque a questa vera o presunta schermaglia alla Peppone e Don Camillo, verificatasi tra De Luca e mons. Moretti, un qualche indiretto contributo l’avrà pure dato l’iniziativa di don Nello Senatore nella qualità di responsabile per la Curia della comunicazione con la faccenda dell’accreditamento dei cameraman e dei fotografi, da chi scrive garbatamente ironizzata in un contributo pubblicato da “ Roma Cronaca” il giorno stesso della festa di San Matteo. Quella disposizione ha reso inevitabilmente più curiosa e spasmodica l’attesa per l’evento pomeridiano.

Se poi, invece, il sindaco ha temuto ipotetici fischi e lazzi che avrebbero potuto turbare le sue orecchie da parte  di dimostranti disseminati lungo il percorso programmato per la processione, vuol dire che comincia a prendere coscienza che anche  il governo di una città come Salerno, tanto generosa in termini di consenso nei suoi riguardi, richiede senso della misura, contenimento delle personali esternazioni, un realismo non di parte nella comunicazione, eliminazione dal vocabolario spesso utilizzato di espressioni e di parole offensive nei confronti di chi non la pensa come lui, tono di voce pacato non accompagnato da espressioni facciali aggressive e stizzose.

Il De Luca diverso che piace all’estensore di questa nota è, invece, quello che è intervenuto in occasione della presentazione del libro di De Mita “ La storia d’Italia non è finita”. Al momento non compio sforzi di ermeneutica per interrogarmi sull’eventuale ufficiale partecipazione dell’UDC al governo della città o su altre manovre di questo tipo.

Non sono nessuno per suggerire al consigliere regionale Luigi Cobellis, già sindaco di Vallo della Lucania, di rendersi disponibile a presentare simposi di chirurgia ma di evitare un’impresa come quella di sabato sera che lo ha visto in serie difficoltà nel coordinamento della tavola rotonda concentrata su temi delicati riguardanti l’analisi critica di mezzo secolo di storia politica d’Italia e le correlate elaborazioni filosofico – ideologiche che furono a fondamento del tentativo di incontro, in parte riuscito, tra la componente più avanzata della democrazia cristiana e l’azione svolta da Enrico Berlinguer, esponente dell’eurocomunismo e autore di una proposta di intesa con cattolici e socialisti in difesa della democrazia ( il cosiddetto compromesso storico ).

Con l’attenzione che pure hanno meritato i puntuali interventi dei filosofi Cacciatore e Cantillo, di Raimondo Pasquino, rettore della nostra Università, e dello stesso De Mita, è atto di doverosa sottolineatura critica riconoscere all’intervento di Vincenzo De Luca, pur non del tutto condivisibile nei contenuti, la dignità di un contributo, supportato da un robusto retroterra culturale, lucido nella dimostrazione logica delle argomentazioni affrontate, ben articolato nell’organizzazione sintattica del pensiero, frutto esclusivo di un modo di riflettere complesso, elaborato all’impronta senza l’ombra di una sintesi scritta ordinata in precedenza.

Un De Luca colto, ragionatore, problematico, umano. Un De Luca diverso che piace anche a chi, come l’estensore di questa nota, non fa parte di certo della sua corte.

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