Archivio per settembre, 2012

AVVIO DELLE LEZIONI IN CAMPANIA: ATTENZIONE PRIORITARIA AI PROTAGONISTI DELL’ATTIVITA’ DI APPRENDIMENTO

13 settembre 2012

 

Salerno, 13 Settembre 2012

 

Ambrogio  IETTO

Buon anno ragazzi

 

Stamani Salerno e i centri più popolosi della provincia  salutano l’avvio ufficiale dell’anno scolastico in Campania nel modo proprio, tipico di tutti i giorni dell’anno in cui le scuole funzionano con regolarità. In concreto gli abitanti di Salerno, Cava de’ Tirreni, Nocera Inferiore, Sarno, Scafati, Angri, Pagani, Mercato San Severino, Battipaglia, Pontecagnano, Eboli, Agropoli e di diverse altre località minori, anche se non hanno congiunti direttamente coinvolti nel sistema scolastico in qualità di docenti, di impiegati o di allievi, dal suono frenetico e ripetuto dei clacson e dal frastuono derivante dall’ingolfamento delle auto deducono che le scuole finalmente riaprono i battenti.

Se si trattasse di  manifestazione collettiva di gioia il caos di oggi risulterebbe davvero gradito. La realtà, purtroppo, è ben diversa in quanto il traffico imballato sarà una costante che si riproporrà secondo i normali ritmi del calendario scolastico. Esso, però, a ben riflettere, rappresenta un insieme di suoni, di rumori, di voci che fa da sfondo, da accompagnamento ad un’attività, quella dell’insegnare e dell’apprendere,  che per ottenere risultati fecondi dovrebbe essere svolta all’insegna della gioiosa scoperta, del piacere di intraprendere e di continuare l’avventura verso la conoscenza, di un fare operoso, sviluppatosi anche in forma ludica, che consenta con gradualità di conquistare e di affinare le tanto auspicate  competenze.

Il bambino che oggi effettua il suo esordio nella scuola dell’infanzia o in quella primaria vive profonde, intense emozioni che vanno canalizzate verso ben dichiarati obiettivi formativi. Anche lo studente che oggi si ritrova nel gruppo – classe dell’anno scorso, con un livello in più di progresso nella carriera scolastica, raggiunge il piano dell’edificio dove è collocata l’aula di riferimento con un non trascurabile tasso di emotività.

Per l’allievo esordiente e per lo studente prossimo al conseguimento della maturità il ritorno a scuola si accompagna, comunque, a dinamiche affettivo – relazionali senza dubbio differenti ma egualmente intense, fortemente partecipate. In comune piccoli e grandi vivono il desiderio dell’incontro con figure significative, la speranza di poter contare su testimoni – modelli del loro percorso di vita e di studio.

Anche i loro genitori, almeno quelli più alfabetizzati, si sono preoccupati di chiedere informazioni, di acquisire notizie e referenze su questo o su quel docente di questa o di quella scuola. Una giusta preoccupazione la loro perché, purtroppo, anche gli attori del sistema scuola (dirigenti, docenti, direttori dei servizi amministrativi, impiegati di segreteria, collaboratori/bidelli ), come avviene in tutti i settori della pubblica amministrazione, non sono tutti uguali per studi compiuti, formazione acquisita, competenze affinate, livello di motivazione, attitudini professionali, stile e modo di essere e di interagire col prossimo.

In Italia non è possibile affrontare seriamente il problema del merito. Guai a parlarne. La parificazione qualitativa e il livellamento retributivo costituiscono tabù tanto che né un governo politico né un esecutivo tecnico riescono a manifestare un minimo di coraggio per affrontare nel migliore dei modi questo non semplice problema.

Ma non sono nemmeno uguali i genitori, i più sempre pronti a mettere sotto accusa la scuola e i suoi operatori ma incapaci di essere modelli significativi per il difficile itinerario formativo intrapreso dai rispettivi figlioli.

Da giorni quotidiani nazionali e regionali evidenziano carenze e difficoltà di avvio dell’anno scolastico. E’ la litania di sempre, di ogni vigilia di riapertura delle scuole. Di certo oggi i limiti e le sofferenze sono maggiori degli anni scorsi perché anche la scuola vive le difficoltà proprie della crisi economica.

Si scrive anche della mancanza in molte scuole dei dirigenti scolastici. Ad onor del vero il direttore dell’ufficio scolastico regionale, con un recente provvedimento, ha disposto la destinazione dei dirigenti anche presso le scuole cosiddette sottodimensionate. Ma sia ben chiaro che la situazione determinatasi è il prodotto della corale responsabilità di pubblici amministratori, politici, sindacati della scuola e diretti interessati che per anni hanno preferito non dar corso a precisi adempimenti di legge per lasciare inalterata la situazione.

E’ dal 1998 ( DPR n. 233 ) che si doveva provvedere  al dimensionamento delle istituzioni scolastiche. Ai richiamati soggetti è convenuto tirare a campare e a dilazionare l’implementazione delle molte norme che, al riguardo, si sono succedute.

Anche quelle più recenti sono rimaste in buona parte disattese anche quando sono state avanzate proposte di pregevole fattura come quella coordinata dalla dr.ssa Anna Rita Carrafiello, dirigente dell’istituto comprensivo di Oliveto Citra, per la rete scolastica dei Comuni del Medio e dell’Alto Sele. La presa in considerazione del criterio della onnicomprensività verticale avrebbe consentito, infatti, il mantenimento di scuole autonome e la presenza di un dirigente titolare.

Politici e pubblici amministratori continuano a relegare all’ultimo posto i problemi della formazione delle giovani generazioni. Proprio ieri l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, nel suo rapporto ha evidenziato come la quota di spesa pubblica dedicata al sistema scuola in Italia è pari al 9%, la seconda più bassa tra i paesi industrializzati.

Le scelte della politica sono subordinate alle priorità indicate dall’elettorato. Quindi è  solo dalla stessa scuola che può partire un movimento di opinione finalizzato a far comprendere, in primo luogo, ai genitori degli alunni la priorità che assume la formazione nel processo di costruzione e di definizione dell’identità culturale e professionale dei giovani.

Ed è proprio agli allievi, dai piccoli della scuola dell’infanzia ai futuri maturandi del secondo ciclo, che va l’augurio nostro e del giornale. La vita è continua competizione. Vi si prepara prendendo atto del valore della cultura e del piacere di arricchirla durante l’intero corso della propria esistenza.

 

ANNO SCOLASTICO 1942 / 1943

12 settembre 2012

 

 

Salerno, 12 settembre 2012

Ambrogio IETTO

Quel primo giorno di scuola

 

Primo ottobre 1942: avevo compiuto in aprile i sei anni e, secondo gli ordinamenti scolastici del tempo, avevo diritto alla frequenza della prima classe elementare. Ad iscrivermi nell’unica pluriclasse funzionante a Bellizzi, all’epoca borgo rurale facente parte del Comune di Montecorvino Rovella, capoluogo  distante poco più di dieci chilometri, era stata la stessa maestra Concettina Moccaldi che da anni svolgeva la funzione di unica insegnante del plesso, fruitrice, come tutti gli impiegati  statali, dell’indennità  ‘ chinino di Stato’, medicinale con proprietà antipiretiche e analgesiche indicato per la cura della malaria.

Il borgo, infatti, sorgeva in piena zona malarica e paludosa. I lavori di bonifica della vasta Piana del Sele erano già in atto da alcuni anni con un forte investimento pubblico – privato. Lo Stato, infatti, al fine di contenere tra i suoi dipendenti l’assenteismo prodotto da attacchi di malaria, aggiungeva allo stipendio ordinario degli stessi anche alcune lire mensili sufficienti per acquistare il chinino e prevenire, così, l’insorgere del male.

L’aula in cui operava la pluriclasse, costituita da dieci – dodici allievi ognuno dei quali iscritto ad una delle cinque classi del ciclo elementare, funzionava in uno dei locali annessi al tabacchificio della Saim ove  ora, da decenni, è in attività lo stabilimento della Maccaferri che produce gabbioni per la difesa fluviale.

Della scolaresca faceva parte anche mio fratello Vincenzo più avanti di me negli studi di due anni.

Quel primo ottobre, come tutti i remigini, cioè gli allievi che esordivano nella scolarità obbligatoria, anch’io manifestai una certa timidezza. Il sorriso e lo spirito di donazione della signorina Concettina facilitarono di molto il processo di adattamento mio e degli altri due miei compagni di prima classe. Ella conosceva piuttosto bene ciascuno di noi e le rispettive nostre famiglie. Così fu agevolmente superato quel primo contatto con la scuola.

L’avviamento alla lettura e alla scrittura coprì almeno i primi due mesi di scuola e fu concentrato sui cosiddetti esercizi preparatori per favorire la pronuncia chiara nel corso delle attività di scomposizione e ricomposizione fonetica di parole. Per la scrittura non poche furono le ‘ paginette’ dedicate alle aste, ad altri tratti grafici, alle singole lettere dell’alfabeto scritte in minuscolo e in maiuscolo. Molto divertenti risultavano i cosiddetti ‘ giuochi d’intelligenza’: scioglilingua, filastrocche, indovinelli, il gioco dei perché, le canzoncine popolari.

Il sabato costituiva anche per me il giorno della settimana più atteso e gradito. Con la frequenza regolare della scuola e con l’avvenuto compimento dei sei anni ero entrato a far parte dei ‘ figli della lupa’. Così era anche mio dovere partecipare alla celebrazione del ‘ sabato  fascista’ che consisteva nell’alzabandiera, nell’esecuzione di semplici canti e nella realizzazione di alcuni giochi di prevalente carattere fisico – motorio.

Come negli altri giorni della settimana anche di sabato mi recavo al ‘ tabacchificio’ in compagnia di mio fratello che, avendo compiuto gli otto anni, era entrato nella categoria dei ‘ balilla’. La maestra, anch’ella in divisa, dalla conformazione fisica un po’ grassoccia, aveva qualche difficoltà nel compiere preliminarmente la dimostrazione pratica per la corretta esecuzione dell’esercizio fisico da parte della scolaresca.

Ricordo che una grande giornata di festa fu vissuta da tutti noi il 19 di marzo del 1943 quando fu inaugurata la linea filoviaria Salerno – Battipaglia. Il primo filobus transitò lentamente per Bellizzi in piena mattinata. L’intera scolaresca, scrupolosamente preparata dalla maestra, fu chiamata a sventolare le bandierine tricolori che avevamo preparato a scuola nei giorni precedenti. Ad ognuno di noi fu regalato un gelato per la compostezza mostrata nel corso della cerimonia.

Le operazioni di sbarco della quinta armata alleata e la dura resistenza dei soldati tedeschi, accovacciati sui tetti del  tabacchificio e del conservificio Baratta, determinarono incursioni aeree che distrussero di fatto le strutture portanti di entrambi gli opifici. Fu abbattuto anche l’ambiente che ospitava la pluriclasse della maestra Moccaldi.

A noi bambini fu tolta, così, anche la gioia del ritorno a scuola. La dispersione scolastica fu forzosa, prodotta da motivi più che gravi.

Bellizzi si trasformò in luogo di incontro di soldati vincitori e vinti appartenenti ad etnie diverse. Contrabbando e prostituzione divennero attività prevalenti.

La scuola come istituzione pubblica ritornerà soltanto alcuni anni dopo.

Ma di quel primo ed unico anno di scuola elementare statale, frequentato nella pluriclasse di Bellizzi, ancora oggi mi è molto caro il ricordo.

PER NON DIMENTICARE: LO SBARCO DELLE TRUPPE ANGLO – AMERICANE A SALERNO

11 settembre 2012

 

Salerno, 11 Settembre 2012

Ambrogio IETTO

Quel settembre 1943

 

La scuola di un tempo, molto opportunamente, cercava di allenare e di educare la memoria, offrendoci l’opportunità di fermare in mente versi di straordinaria liricità. Così fu esercizio agevole scoprire Gabriele D’Annunzio col suo “ Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare. Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare “.

Più tardi, nel corso dei primi amori giovanili, ci pensò un bravo cantante nostrano, Peppino Gagliardi, a farci memorizzare “ Settembre poi verrà ma senza sole e forse un altro amore nascerà”.

Settembre di fatto è il mese in cui, dopo il torpore dell’estate, si alimenta nell’animo dei grandi e dei piccoli il desiderio della ripresa, la voglia di ricominciare, la speranza di riprendere il cammino al fine di raggiungere traguardi da tempo agognati ma finora non raggiunti.

Anche i bambini che hanno compiuto i sei anni d’età o li compiranno entro il 30 aprile dell’anno prossimo ormai sanno che settembre è il mese in cui si recheranno, secondo gli adulti, alla vera scuola, quella che insegna a leggere e a scrivere. Un tempo essi venivano chiamati remigini perché davano avvio alla loro esperienza scolastica il primo di ottobre, giorno in cui ricorre la festività di San Remigio.

Da un po’ di anni settembre, oltre a richiamare i tragici eventi del giorno undici col crollo delle torri gemelle a New York, riaccende  la riflessione anche tra noi sullo sbarco di Salerno da parte della quinta armata del generale Mark Clark e sulle possibili iniziative da assumere per dare all’evento, che costò la vita a migliaia di militari anglo – americani e tedeschi e di italiani, in particolare comuni cittadini, una funzione rigeneratrice di amicizia tra i popoli e di pace solidale tra le genti.

A settembre del 2013 si conteranno settanta anni da quelle giornate che furono di lutti e di rovine. E’ auspicabile che le istituzioni territorialmente interessate ( i comuni di Capaccio, Eboli, Battipaglia, Bellizzi, Pontecagnano e Salerno, l’Amministrazione provinciale di Salerno e la regione Campania ) diano vita da subito ad un gruppo di lavoro che coordini le iniziative da attivare e, soprattutto, concentri in un solo sito un museo espositivo permanente di quanto di significativo possa ricordare  quelle tragiche giornate che vanno dall’otto al 20 settembre 1943, giorno in cui, alle nove di sera, radio Londra annunciò: “ la ritirata nemica nella zona di Salerno si sta accelerando. Siamo ora in possesso di tutte le alture sul braccio meridionale della baia di Napoli”.

In verità un luogo della memoria non dovrebbe solo contenere le belle immagini recuperate dal bravo Angelo Pesce in più di un museo inglese e nelle diverse visite di studio e di ricerca da lui compiute negli Stati Uniti ma anche documenti e materiale riguardanti i primissimi mesi successivi al settembre 1943 durante i quali si concretizzarono esperienze di vita e di integrazione tra militari di differenti identità nazionali e le nostre popolazioni.

Chi scrive, che già su un omologo quotidiano  ( la testata era allora denominata  ‘ Cronache del Mezzogiorno’) pubblicò dal 31 agosto al 6 settembre 2003, in occasione del sessantesimo anniversario, una serie di contributi sull’evento, ebbe modo di partecipare percezioni visive, impressioni e condizioni d’animo di un bambino di sette anni e mezzo incamerate nel corso di quei giorni.

La psicologia dell’età evolutiva riconosce a questa fase di crescita, comunemente detta delle operazioni concrete, la stabilizzazione del comportamento emozionale. Persistono di questa età le grandi strutture emozionali:  le paure, le tristezze, le collere, le gioie, i desideri non soddisfatti,  le mancanze gravi, l’oscurità persistente, i bagliori intermittenti, l’ululato delle sirene.

Questi ed altri sono tutti stati emotivi che rimangono costanti anche nell’età adulta.  Così eventi tristemente significativi della guerra e dello sbarco si ripropongono in mente con una nitidezza sconcertante: l’atteso e puntuale arrivo  di “ Ciccillo ‘o ferroviere”, l’aereo britannico impegnato nella ricognizione notturna, il duro bombardamento del 21 giugno a Battipaglia, l’asfalto della nazionale 18 bagnato di sangue per il trasporto delle centinaia di feriti ai ‘ Riuniti ‘ di via Vernieri, la mancanza di papà richiamato al servizio militare, l’allontanamento a carponi con mamma, il compianto fratello e le tre sorelline lungo il campo di grano ancora non mietuto, la prima migrazione a seguito dello sfollamento da Bellizzi sul carretto dell’indimenticato Gennarino Cerra, gli abbracci e gli evviva tra adulti e bambini, in quel di San Martino, all’ascolto della notizia dell’armistizio siglato a Cassibile,  i bombardamenti a tappeto da parte dei tedeschi, la marcia notturna di una famiglia disperata lungo un uliveto verso Occiano di Montecorvino Rovella, il pianto e l’invocazione alla Madonna di una mamma, l’accoglienza fraterna e generosa della famiglia Meloro, i corpi dilaniati di poveri soldati, il lenzuolo donato da Carlo, il prigioniero tedesco, per consentire a chi scrive di potersi accostare alla prima comunione quel 15 agosto del 1944.

Ora, e son passati quasi settant’anni, capita spesso di transitare lungo la nazionale 18 all’altezza del cimitero militare inglese di Bivio Pratole. Come non pensare a quei ragazzi britannici del quinto battaglione ‘ Hampshire ‘, lì seppelliti, che ‘caddero morti e feriti nella stretta strada ‘ coi  ‘ carri nemici che continuavano ad avanzare spietatamente, schiacciando sotto i loro cingoli di acciaio i vivi e i morti ‘ ? ( Hugh Pond, maggiore dell’esercito inglese e giornalista, in “ Salerno! Il giorno più lungo in Italia: operazione Valanga, valanga di errori e di morti”, Longanesi & C, lire 350 ).

 

QUEL SETTEMBRE DEL 1943

11 settembre 2012

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