NON CONVINCE LA MANFRINA ORCHESTRATA DALLA MANAGER LENZI ALL’OSPEDALE ‘ SAN GIOVANNI DI DIO E RUGGI D’ARAGONA ‘ DI SALERNO

 

Salerno, 17 Ottobre 2012

Ambrogio IETTO

UN DIRETTORE COL PIGLIO DEL DITTATORE

 

Non ho la fortuna di conoscere la dottoressa Elvira Lenzi, direttore generale del ‘ San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona’. Dopo aver letto sulla stampa quanto accaduto avantieri, presso la struttura ospedaliera, col divieto di accesso alle aule destinate all’attività didattica formalizzato  agli studenti del corso di laurea in medicina e chirurgia del nostro ateneo, ho cercato di acquisire delle notizie sul suo conto.

Trasformatomi in internauta sono approdato ad un video, intelligentemente diffuso in rete dalla redazione di Telecolore, che mi ha consentito di ascoltare più volte il testo delle dichiarazioni rilasciate dalla dottoressa Lenzi dopo l’evacuazione forzosa degli studenti.

Ho avuto modo, così, di cogliere immediatamente un viso e degli occhi espressivi di un marcato autocompiacimento, di ascoltare considerazioni proferite con toni lenti e solenni  tipici di chi, anche con non velata ostentazione, intende inviare un messaggio poco elegante all’interlocutore preso di mira, come per dire: “ Caro Pasquino, beccati questo atto, vuoi capire che qui comando io ? Come ti sei permesso di muovere osservazioni sulla mia nomina a direttore generale ? Addirittura hai formalizzato un ricorso al Tar avverso  quella designazione ? “.

La manager più volte ha pronunciato il lemma ‘ diritto ‘, l’espressione ‘Stato di diritto’. Ha continuato pontificando che il luogo fisico per svolgere la didattica è la sede universitaria di Baronissi ed ha anche insinuato che forse il rettore ‘ ha bisogno di qualche assicurazione’. Anzi, con una determinazione propria di chi sa ciò che vuole e sa come raggiungerlo,  il direttore generale con tono imperioso ha scandito: “ Io non consento a nessuno di lasciarmi col cerino in mano “.

Sicuramente poco elegante la metafora che, però, pronunciata da chi, al di là degli innegabili meriti professionali, è fedele espressione di una parte politica, la dice lunga su chi ha interesse ad impedire di fatto la trasformazione del ‘ Ruggi d’Aragona’ in azienda universitaria ospedaliera.

E gli indiziati non mancano. Ad esempio: chi ha imposto al presidente della giunta regionale Caldoro il nome della Lenzi per svolgere la delicata funzione di direttore generale ? Politici e stampa hanno attribuito questa nomina ai De Mita, onorevole Ciriaco e nipote Giuseppe vice presidente della giunta regionale, entrambi appartenenti all’aggregazione politica di Casini di cui, fatto abbastanza strano, il rettore Pasquino è stato referente d’eccellenza a Napoli quale candidato a sindaco nell’ultima consultazione elettorale.

Il virus che contamina quanti vivono di politica e quanti dalla politica attendono personali gratificazioni, si sa,  è piuttosto micidiale.

Piace, pertanto, anche a chi scrive avanzare qualche insinuazione. Se il Casini nazionale dovesse offrire un attestato di riconoscenza a Pasquino per il sacrificio compiuto, garantendogli un seggio parlamentare, il duo De Mita potrebbe manifestare soddisfazione oppure temere una poco gradita invasione di campo ? Di conseguenza ostacolare il rettore nel completamento della straordinaria opera compiuta con competenza e determinazione, restituendo a Salerno gli antichi fasti della sua antica  ‘ Scuola Medica’, potrebbe costituire una nota di demerito da far pesare in sede di definizione della lista dell’Unione di Centro.  

In più si riproporrebbe l’antico sogno irpino di costruire un asse privilegiato tra la Facoltà di Medicina e Chirurgia e la struttura ospedaliera ‘ San Giuseppe Moscati ‘ di Avellino di cui la Lenzi è stata direttore generale prima di essere spedita nel mese di giugno al San Leonardo.  

In questo bailamme che non ha nulla del clima e dello stile che, di norma, debbono caratterizzare i  rapporti tra istituzioni si inserisce, ovviamente, anche la storica querelle che divide medici ospedalieri e docenti all’interno delle aziende universitarie ospedaliere.

Non a caso ieri sul ‘Corriere del Mezzogiorno’ l’emerito gastroenterologo Gabriele Mazzacca ha scritto testualmente: ‘ Si comprende, allora, la preoccupazione dei medici ospedalieri di Salerno di una loro strisciante emarginazione nella direzione dei vari dipartimenti clinici dell’azienda ‘. Il professore Mazzacca, nel dare anche delle indicazioni sul come sciogliere il nodo tra il piano didattico e il rapporto tra insegnamento e impegno clinico, conferma di fatto che la manfrina orchestrata può essere animata anche dall’egocentrismo di musicanti indisponibili a mettere da parte lo strumento di pertinenza.  

Alle istituzioni pubbliche salernitane e non ( Regione, Delegazioni  Parlamentari, Provincia, Comune, Ordine dei Medici ) e agli Organi Accademici dell’ateneo che, coralmente, hanno svolto con intelligenza e ferma determinazione ciascuno il proprio ruolo a sostegno dello straordinario impegno del rettore Pasquino, il richiamo allo Stato di diritto della dr.ssa Lenzi non può che risultare improprio, strumentale, frutto dell’antico, infantile proverbio del ‘rendere pan per focaccia’.

Nei cittadini e in quanti assistono con fastidio a simili sceneggiate rimane, invece, l’avversione più netta nei confronti di quanti, con operazioni occulte e giochi burocratesi, intendono impedire che una comunità civile fruisca di una struttura ospedaliera legittimata da un’attività di ricerca sul campo e dalla letteratura scientifica.

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