Archivio per ottobre, 2012

PROVINCIA DI SALERNO: LA MANFRINA ORCHESTRATA PER NON ANDARE A NUOVE ELEZIONI

11 ottobre 2012

 

Salerno, 11 Ottobre 2012

Ambrogio IETTO

La vicenda Cirielli

 

Quanto si sta verificando a Palazzo Sant’Agostino è anche oggetto della stampa nazionale. Un contributo, a firma di Aldo Cazzullo, pubblicato ieri sul ‘Corriere della Sera’ con l’emblematico titolo ‘Dimettersi per candidarsi. L’imbarazzante privatizzazione della politica ‘, nell’indicare alcuni nomi di altri presidenti di Provincia e di sindaci dimissionari perché interessati  alla competizione politica della prossima primavera, ha fatto riferimento anche al caso Salerno e alla vexata quaestio risolta, da parte della maggioranza del consiglio, col pronunciamento della decadenza del presidente Cirielli.

Le dichiarazioni rilasciate dalla dottoressa Pantalone, prefetto della Repubblica, anche se contraddistinte da opportuno equilibrio, evidenziano la chiarezza del quadro normativo di riferimento e, contestualmente, anche  la ‘ vivace dialettica politica in corso’. E’ molto probabile che la vicenda passi al vaglio del giudice amministrativo.

Al redattore di questo contributo, assolutamente privo di una competenza giuridica di settore, si impone il silenzio nel merito della questione anche se, fortunatamente, gli rimane almeno la possibilità di esprimere qualche considerazione da cittadino comune che assiste ad una querelle assolutamente incompatibile col buon senso e, soprattutto, con la pratica della democrazia partecipativa.

L’onorevole Cirielli è persona dotata di intelligenza vivacissima dimostrata in molte occasioni, in particolare nella conquista della piena ed assoluta leadership all’interno prima della sua aggregazione partitica d’origine e, quindi, dentro il composito raggruppamento denominato PDL. Coloro che in passato tentarono di ostacolarlo nella conquista della segreteria provinciale di Salerno di Alleanza Nazionale   o  si sono allontanati dalla politica attiva oppure, investiti anche di importanti incarichi istituzionali, eseguono  più o meno pedissequamente i suoi comandi. Piaccia o non piaccia la politica risponde a queste regole.

Ciò che non convince  di tutta la manfrina orchestrata per tenere a galla il consiglio provinciale di Salerno, al fine di affidarne la presidenza di fatto a persona di esclusiva fiducia dell’onorevole Cirielli, è proprio il ricorso all’escamotage della decadenza.

Cirielli, nell’orientare la gestione dell’Ente di Palazzo Sant’Agostino all’insegna del benemerito e  condivisibile contenimento  delle spese, non ha avuto indugi nell’esprimere al meglio le sue potenzialità cognitive e fantastico – creative per coprire tutte le possibili caselle del potere e del sottopotere di sua pertinenza con persone di stretta sua fiducia e di assoluta esecutività.

La lista dei collaboratori di giunta si è infoltita nel tempo di alcune decine di rispettabili nomi tutti avviati ad una specie di veloce uditorato orientato all’acquisizione di presunte competenze da esprimere nella fase successiva di titolare di questo o di quello assessorato. La girandola è risultata sempre funzionale alla copertura della casella lasciata libera ma non ha dato lusinghieri risultati dal punto di vista del processo di alfabetizzazione nel settore assegnato e della conseguente capacità elaborativa e progettuale dell’ente Provincia.

Un esempio emblematico può essere offerto dal piano di razionalizzazione della rete scolastica degli istituti secondari di secondo grado. Questo adempimento poteva essere una delle occasioni per dare un razionale assetto a questo importante segmento del sistema formativo. Invece, sempre per valutazioni di  natura politica, si è ritenuto opportuno soddisfare le pressioni provenienti dagli amministratori degli enti locali ben lieti di ostentare l’avvenuta acquisizione, nel proprio ambito circoscrizionale, di un’autonomia scolastica anche se espressione di istituti plurionnicomprensivi con un unico dirigente impegnato ad attivare processi di innovazione didattico – pedagogica dalla scuola dell’infanzia ad un istituto professionale o tecnico.

La posizione assunta dalla maggioranza del consiglio provinciale di Salerno, a favore della decadenza da presidente dell’onorevole Cirielli, molto probabilmente esprime la consapevolezza delle oggettive difficoltà cui sarebbe andato incontro il centrodestra salernitano nell’affrontare tra poco e con nuove regole una campagna elettorale.

Il vento che spira dentro questa aggregazione, soprattutto a livello nazionale, non risulta favorevole. I sondaggi hanno consigliato a Berlusconi la nuova strategia del dichiarato ritiro. Evidentemente l’onorevole Cirielli, nonostante l’intelligente ed interessante campagna acquisti operata sul territorio nel corso del suo parziale mandato e l’avvenuta acquisizione di altri comparti delicati, quale quello della sanità pubblica provinciale, ha avuto sentore della problematicità e del dubbio che contraddistinguerebbe una prossima impresa per il mantenimento dell’ottima postazione di Palazzo Sant’Agostino.

Così, da ottimo uomo di legge, ha preferito aprire la querelle giuridica  tra decadenza e dimissioni.

 

UN’OCCASIONE – OPPORTUNITA’ PER RIFLETTERE SULLA FIGURA CENTRALE DEL SISTEMA SCOLASTICO PUBBLICO

5 ottobre 2012

 

Salerno, 5 Ottobre 2012

5 Ottobre

Giornata Mondiale dell’Insegnante

 

E’ dal lontano 1994 che l’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, dedica il 5 ottobre alla ‘ Giornata Mondiale dell’Insegnante’. Questa ricorrenza si contraddistingue, così, come l’occasione annuale per una riflessione pacata sulla  figura di un professionista dell’educazione e sulla funzione da essa svolta nel contesto socio – culturale e storico della realtà del nostro Paese.

L’intenzione di fondo era e rimane quella di orientare e sollecitare  i singoli Stati aderenti all’ONU a concentrare tutte le risorse possibili per elevare il tasso di alfabetizzazione della popolazione,  per contenere il fenomeno  della dispersione scolastica molto diffuso in tante regioni dell’Africa, dell’Asia e del Sud America e  per garantire alla persona, grazie ad un itinerario formativo che duri l’intera sua esistenza, spazi sempre più ampi di cittadinanza attiva anche al fine di consolidare la vita democratica dei singoli Paesi.

Quando si discute di scuola e di promozione culturale la riflessione inevitabilmente si concentra sulla figura dell’insegnante, sulla sua formazione iniziale e continua, sul trattamento economico e giuridico assicurato dalle diverse entità statuali, sulla qualità complessiva del servizio di istruzione erogato, sulla percezione che di questa funzione ha la società civile.

Sono aspetti della professione docente che anche  in Italia vengono posti al centro di noiosi dibattiti, di innumerevoli simposi, di continue ricerche attivate anche da qualificate Fondazioni e da referenziate realtà accademiche.

Indubbiamente la scuola si identifica con l’insegnante e viceversa. L’utenza rappresentata dagli allievi, dai loro genitori  e dagli esercenti la patria potestà chiede una scuola di qualità e dà vita, al momento dell’iscrizione del proprio giovane congiunto ad un’istituzione scolastica pubblica, ad una sorta di indagine molto empirica, fondata prevalentemente sui ‘ si dice’ e sul ‘passaparola’.

Vengono espresse, così, preferenze per l’insegnante Caio, per la sezione X, per il corso Y. Si va alla ricerca di amici e di conoscenti, se non proprio del politico di grido, per far giungere alla direzione della scuola una segnalazione a favore di questa o di quella soluzione. Non poche scuole, per i fanciulli e gli adolescenti che sono all’inizio di un ciclo di studi, ricorrono al sorteggio pur di non soccombere alle pressioni di una certa utenza e anche al fine di evitare una sorta di valutazione esterna che non poche volte risulta priva di oggettivi parametri comparativi.

Le organizzazioni sindacali di categoria da sempre manifestano la loro contrarietà all’introduzione di criteri e di elementi conoscitivi in grado di valutare le singole risorse umane di cui dispone ogni istituzione scolastica. L’ipotesi di dar vita a meccanismi idonei a premiare il merito e a meglio valorizzare  i soggetti  che dimostrano elevata professionalità tecnico – didattica, solido retroterra culturale, spiccata sensibilità nella costruzione e nella tenuta di relazioni significative con gli alunni, coi colleghi, coi genitori e con le diverse altre risorse umane  impegnate presso la medesima  istituzione scolastica, puntualmente viene messa in discussione e, di fatto, rifiutata.

Lo stesso attuale governo tecnico, rappresentato dal ministro Profumo, ha ipotizzato un percorso lungo e complicato per poter arrivare, nel corso di un triennio, ad ottenere parametri comparativi piuttosto relativi ma sufficienti, secondo gli esperti redattori dello schema di sperimentazione, a valutare in modo più o meno corretto circa 300 scuole e i rispettivi  suoi dirigenti ed operatori.

E’ semplicemente scandaloso che da oltre un decennio non si provvede ad attivare un sistema di valutazione degli stessi dirigenti scolastici  che pur sono tenuti per legge, come tutti i soggetti responsabili della pubblica amministrazione, ad essere sottoposti a verifica periodica.

Per un sistema come quello scolastico, determinante per la formazione delle future generazioni e, quindi, per elevare il grado di competitività dell’Italia nei processi d’innovazione tecnologica e per il più generale suo sviluppo economico e sociale, occorrono scelte coraggiose funzionali al miglioramento complessivo della qualità della scuola.

Una formazione iniziale più solida, il ripristino di un serio sistema di reclutamento ben diverso di quello ancorato a prove preselettive articolate su test, regole chiare sull’obbligo – dovere di una periodica formazione in servizio sono condizioni essenziali per ottenere un profilo qualificato di insegnante al quale, però, occorre garantire, da parte dei genitori degli allievi, massima stima e piena collaborazione. Con contesti socio – familiari difficili, frammentati, litigiosi le difficoltà per chi insegna si sono moltiplicate. Alla scuola e all’insegnante si chiede troppo frequentemente di affrontare e risolvere problemi generati dall’incapacità e dall’indisponibilità dei genitori ad elaborare e a portare avanti un serio e condiviso progetto educativo.

Ormai non c’è più la famiglia di un tempo. Molteplici e diverse sono le forme di famiglia oggi  in atto e il figlio troppo spesso è strumento di ricatto tra i due adulti che l’hanno concepito. Le situazioni di disagio scolastico sono quasi sempre il prodotto di un sostanziale disimpegno educativo da parte della componente parentale.

L’insegnante è chiamato anche a tentare di  tamponare carenze e conflittualità di questo tipo. Spesso, purtroppo, non riesce nell’intento.

L’odierna celebrazione serve anche a far prendere coscienza di quanto sia difficile oggi praticare e vivere intensamente la professione più bella e gratificante del mondo.

 

QUALE SARA’ IL FUTURO POLITICO DI VINCENZO DE LUCA, SINDACO DI SALERNO ?

4 ottobre 2012

 

Salerno, 4 Ottobre 2012

Ambrogio IETTO

DE LUCA TRA BERSANI, RENZI E VENDOLA

L’entrata in scena di Vendola per partecipare alle primarie promosse dal partito democratico ha già prodotto reazioni piuttosto vivaci. Ad essere fortemente critico non è soltanto Casini che giudica il presidente della giunta regionale della Puglia e leader di SEL ‘ non adatto a governare il Paese’. Altri fermenti si colgono, ovviamente, anche all’interno dello stesso partito democratico ove non tutti i dirigenti di punta si sentono di salutare come ‘ una bella giornata’, così come commentato diplomaticamente da Bersani, quella di martedì scorso, quando è stata ufficializzata la discesa in campo del corteggiato Nichi nazionale.

La sua partecipazione alle primarie mescola ulteriormente le carte all’interno di un partito che vive un’oggettiva situazione di crisi prodotta, in particolare, da posizioni fortemente contrastanti, interpretate verso sinistra da personaggi come Damiano e Fassina e, nell’area moderata, soprattutto da Fioroni, ex ministro dell’istruzione.

Chi scrive non è a conoscenza di dichiarazioni rilasciate dal sindaco di Salerno a commento dell’arrivo del ‘ terzo incomodo ’ in casa PD.

La settimana scorsa, quando il candidato Bersani è stato chiamato a confrontarsi con De Luca nell’irrespirabile sala dell’hotel che ospitava il ‘ faccia a faccia’, è apparso più espansivo del sindaco la cui scaletta predisposta – come sempre – mentalmente prevedeva la richiesta di una svolta radicale all’interno del partito, di un’attenzione particolare per il Mezzogiorno e di un ruolo centrale da riconoscere alle autonomie locali.

Si è potuto anche dedurre che i dirigenti provinciali del PD sono stati piuttosto espliciti nel chiedere a Bersani di rispondere alla seguente domanda: “ ma il vertice del partito quale ruolo di respiro nazionale intende assegnare al nostro sindaco in caso di vittoria alla consultazione elettorale della prossima primavera ? “. La molto probabile domanda è stata avanzata, evidenziando i meriti acquisiti da De Luca nel corso della sua lunga esperienza amministrativa. Bersani, consapevole della sicura influenza che l’intervento del sindaco potrà determinare nell’area campana sul voto per le primarie, non ha potuto fare altro che concedere assicurazioni nel merito.

Il 14 ottobre prossimo sarà di scena a Salerno Matteo Renzi, il rottamatore. Molto probabilmente sarà proprio il sindaco di Firenze, anche per un omaggio che pur deve al santo protettore della nostra città di cui porta il nome, a soddisfare, con una battuta d’anticipo, le aspettative dei deluchiani DOC, magnificando le qualità culturali, politiche ed amministrative del collega.

A Salerno, ovviamente, si farà vedere anche Vendola che, da bravo comunicatore qual è, adotterà strategie da lui già positivamente collaudate nel tentativo di corteggiare e di conquistare l’appoggio di De Luca che, da collaudato volpone, cercherà di ‘vendere’ al migliore offerente tra i tre candidati le credenziali politico – amministrative guadagnate sul campo.

All’osservatore attento, però, viene da chiedersi: “ ma a De Luca conviene davvero impantanarsi nella contesa romana alla ricerca di un posto di rilievo all’interno di un governo guidato da Bersani o da Renzi o, peggio ancora, da Vendola” ? Egli ha già fatto un’esperienza, per niente esaltante, tra i banchi di Montecitorio e sa bene che, anche se gratificato da un incarico di prestigio, il governo politico che sostituirà il gabinetto Monti andrà incontro a contrasti laceranti soprattutto all’interno della coalizione di centrosinistra, sempre che essa prevalga nella competizione elettorale.

Chi scrive non possiede qualità profetiche da ostentare ma è convinto che De Luca, da ‘ grande’, vorrà svolgere le funzioni di presidente della giunta regionale della Campania. Egli sa bene che il mutato quadro politico gli consentirebbe, con consistenti probabilità, di arrivare a Palazzo Santa Lucia al posto di Caldoro. Lì, in quella stanza dei bottoni, il potere è reale, non è vacuo né effimero. Scelto come sindaco di Salerno un fedele suo esecutore, potrebbe continuare a governare la città, irrorandola delle risorse finanziarie indispensabili per renderla davvero ‘ europea e mediterranea’.

Così facendo avrebbe pieno titolo ad aspirare, di qui a cento anni, alla sistemazione delle proprie ceneri nella già sfortunata Piazza della Libertà.

IL PENSIERO DI SALVATORE VALITUTTI A VENTI ANNI DALLA MORTE

1 ottobre 2012

 

 

Salerno, 1 Ottobre 2012

Ambrogio IETTO

ATTUALITA’ DI  VALITUTTI

 

Oggi lunedì uno ottobre si compiono vent’anni dalla dipartita di Salvatore Valitutti, nostro illustre conterraneo, deceduto due decenni fa a Roma in una giornata che egli, da fanciullo e da giovane, da studioso delle problematiche educative  e da ministro dell’istruzione pubblica, considerò decisiva per il progetto di vita di ognuno di noi.

Ai suoi tempi e fin dall’avvio dello Stato unitario il primo di ottobre, infatti, segnava l’inizio ufficiale dell’anno scolastico tanto è vero che i bambini, raggiunta l’età di avvio dell’obbligo di frequenza, intraprendevano proprio in questo giorno l’avventura protesa alla conquista della conoscenza. Essi, dovendo frequentare la prima classe della scuola primaria o elementare che dir si voglia, prendevano l’appellativo di remigini derivante dal nome di san Remigio, la cui festività religiosa cade appunto il primo di ottobre.

L’istruzione, la scuola, la formazione delle giovani generazioni, il progresso civile, etico – sociale ed economico del Mezzogiorno e dell’Italia rappresentarono per  l’intera sua esistenza il ricorrente leitmotiv, il tema dominante degli studi di Valitutti e del suo impegno costante e coerente al servizio della comunità e dello Stato.

Già nel lontano 1954 egli aveva avuto modo di soffermarsi sulla necessità non più rinviabile di dotare la società italiana di uno strumento in grado di renderla partecipe della vita e del progresso civile del mondo contemporaneo. Le sue riflessioni, anche grazie agli studi compiuti in gioventù al corso di laurea in Scienze Politiche, lo spinsero a ritenere impellente una riforma morale ed intellettuale dello Stato in grado di rimuovere la crisi in corso tra gli anni sessanta e settanta del ventesimo secolo.

Nel sostenere fermamente questa esigenza, maturata anche grazie alle attente letture compiute delle opere del corregionale Francesco De Sanctis, Valitutti tenne conto del processo degenerativo che investiva i partiti e la stessa pubblica amministrazione in quegli anni.

Prima ancora dell’istituzione delle regioni egli  scriveva testualmente: “ sussistono molte ragioni per prevedere che l’istituzione delle regioni inciderebbe negativamente sul sistema generale creato dalla Costituzione assai più di quanto incida la loro istituzione” ( in ‘La riforma dello Stato’, pag. 144, Le Monnier, 1968 ).

Col passar del tempo il maneggiamento del pubblico danaro è risultato sempre più un gioco da ragazzi tanto da collocare l’Italia tra i primissimi posti della speciale classifica in materia di corruzione. Il procuratore generale della Corte dei Conti ha denunciato l’aumento del 229% in più, in rapporto all’anno precedente,  delle denunce presentate alla Guardia di Finanza per fatti collegati ad una gestione per niente corretta delle risorse pubbliche.

Infatti quarantadue anni dopo la nascita delle regioni le procure della Repubblica di mezza Italia sono impegnate contestualmente ad indagare presso il consiglio regionale del Lazio sulla condotta del pingue ed impudente Fiorito e dei suoi compagni di merenda, in Sicilia dove ai gruppi rappresentati in Assemblea sono andati già per il 2012 oltre 12 milioni di euro, in Sardegna, regione in cui a ben 17 consiglieri è contestato il reato di peculato, nella vicina Basilicata con quattro consiglieri della trascorsa legislatura regolarmente rinviati a giudizio, in Piemonte ove la Guardia di Finanza, su regolare incarico della magistratura, ha acquisito i documenti relativi alle spese dei gruppi consiliari.

Qui il consigliere Roberto Boniperti si vede riconosciuti circa 40.000 euro di rimborsi per il carburante e altre piccole spese mentre il suo collega Maurizio Lupi, con altri consiglieri del proprio gruppo, organizza feste con Lele Mora e la sosia di Marylin Monroe. Non vanno meglio le cose in Emilia e Romagna mentre in Campania si ipotizza il reato di peculato per l’uso privato di fondi pubblici.  

Ovviamente  queste ed altre inchieste riguardano solo i cosiddetti costi della politica. Per il resto gli scandali e gli sprechi non si contano più. E’ proprio di ieri la notizia diramata dalla Corte dei Conti che le dieci società interamente partecipate dall’amministrazione regionale della Campania hanno fatto registrare nel 2012 complessivamente una perdita di 107 milioni di euro.

E’ tutta la produzione scientifica di Valitutti a dimostrare la straordinaria attualità del suo pensiero. In campo scolastico le sue sono vere e proprie profezie. Si pensi, ad esempio, all’esame di Stato. Nel ‘ Dialogo sugli esami’ ( Armando, 1969 ), mentre il pedagogista Luigi Volpicelli sostiene fermamente l’opportunità – necessità di modificarli radicalmente, rendendoli più seri, egli è di diverso avviso: occorre abolirli a seguito del deterioramento della loro qualità.

Il lettore saprà che lo scorso 12 settembre la sesta sezione del Consiglio di Stato ha modificato radicalmente una sentenza del Tar della Campania che aveva respinto il ricorso proposto da una studentessa impegnata nell’ultima sessione degli esami di maturità di giugno – luglio scorso. La stessa,  sorpresa nel corso di una prova scritta a copiare da un telefono cellulare palmare, era stata allontanata definitivamente dalle prove d’esame. Ebbene, in sede di appello, Il Consiglio di Stato, nel richiamare il particolare stato d’ansia del momento e il ‘ brillante curriculum scolastico della candidata’ ha accolto il ricorso, ordinando all’amministrazione scolastica di porre rimedio all’ingiustizia commessa dalla commissione d’esami e dando di fatto ragione alla tesi di Valitutti che proponeva l’inutilità  dell’esame finale degli studi secondari.

Ben nota anche la posizione del nostro compianto ministro dell’istruzione sull’abolizione del valore legale del titolo di studio ( laurea compresa ). Egli seguiva il pensiero del suo maestro Luigi Einaudi con un’analisi molto puntuale del decadimento della qualità degli studi e sul dovere dei giovani di qualificare sempre di più il proprio percorso formativo al fine di potenziare  le personali chance e competere al meglio nelle molteplici gare che una vita attiva impone di affrontare e superare.

Queste sono soltanto alcune delle posizioni di straordinaria attualità assunte da Salvatore Valitutti in un’epoca molto meno problematica dell’attuale.

Un merito speciale va riconosciuto al congiunto acquisito Renato Cangiano che, con ammirevole sensibilità, si adopera da sempre per ricordare alle  generazioni nuove delle nostre contrade un salernitano di Bellosguardo che, nei suoi molteplici, qualificati scritti a sfondo politico – sociale e pedagogico, negli incarichi  accademici ed istituzionali ricoperti e nelle responsabilità assunte di parlamentare e di uomo di governo, manifestò, da montessoriano convinto, attenzione primaria alle potenzialità cognitivo -espressive del bambino e al diritto dei giovani ad un’effettiva cittadinanza attiva, sostegno pieno alle politiche di sviluppo del Mezzogiorno d’Italia, azione determinata a favore di una scuola  di qualità da affidare a docenti preparati, severamente selezionati, da coinvolgere permanentemente in significative esperienze di formazione in servizio.

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